Bisogna mettersi in viaggio al più presto perché…non c’è più tempo! Proprio come negli anni ’70 in cui tra il disagio giovanile, tensioni sociali e un pessimismo diffuso nasceva il punk, da giovani ribelli – senza causa – che si unirono al grido NO FUTURE, così oggi, la nostra #gioventùbruciata, divorata dal sistema capitalistico, condannata dal cambiamento climatico e scoraggiata dalla pandemia si unisce sotto un’altra unica visione: NO PRESENT.
Quattro progetti formativi per 11 mesi di attività culturali interamente rivolte agli U25: Dominio Pubblico lancia la call “NO PRESENT”, aperta dal 4 ottobre fino a dicembre 2021, per invitare gli U25 ad intraprendere un percorso formativo di guida alla visione degli spettacoli e di incontri con i più grandi artisti della scena teatrale e artistica contemporanea, finalizzato alla produzione, organizzazione e promozione del festival multidisciplinare “𝘋𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪𝘰𝘗𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘰 – 𝘓𝘢C𝘪𝘵𝘵𝘢̀ 𝘢𝘨𝘭𝘪U𝘯𝘥𝘦𝘳25”: il più significativo evento italiano dedicato alla creatività dei giovani, che giungerà -nell’estate del 2022- alla sua nona edizione.
Da quest’anno, con l’acquisto di un abbonamento al Teatro di Roma – Teatro Nazionale o a Spazio Rossellini –Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio gestito da ATCL, sarà possibile scegliere se accedere a una o più delle tantissime opportunità offerte dal progetto per una formazione totalmente gratuita nel campo delle arti sceniche contemporanee della propria città e a livello nazionale.
A partire da ottobre sarà infatti possibile: partecipare alle azioni urbane di MA®T, progetto di riqualificazione di aree periferiche attraverso la street art; entrare a fare parte della Redazione under 25 CHE STORY, per la documentazione e lo storytelling delle attività annuali e degli spettacoli in abbonamento; collaborare all’organizzazione del Festival Dominio Pubblico – La Città agli Under 25 – IX edizione, entrando a far parte della direzione artistica partecipata; e grazie al DP in Tour! partire alla scoperta dei festival estivi partner di Dominio Pubblico tra cui quelli di Risonanze Network, la rete nazionale per la tutela e la diffusione del teatro #under30.
Anche quest’anno il progetto di Dominio Pubblico intende dare ascolto a una generazione che sente forte su di sé il peso e la responsabilità di un futuro migliore, agevolando un processo informale di scambio di buone pratiche nel mondo della cultura, che aiuti gli Under 25 coinvolti a prendere il proprio posto nel mondo.
Dominio Pubblico nasce nel 2013 dall’incontro delle direzioni artistiche di Teatro Argot Studio e Teatro dell’Orologio di Roma e viene riconosciuto -a partire dal 2015- come una delle realtà meritevoli nel capitolo promozione/ formazione del pubblico dal MiC – Ministero della Cultura. Nel tempo sono entrati a far parte della direzione del progetto gli under 30 delle edizioni passate, dando esempio di concreto co-working artistico e gestionale. Sotto la direzione di Tiziano Panici, oggi, Dominio Pubblico U25 può contare su una comunità di oltre 800 ragazzi formatasi negli anni.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
ROMing è un progetto di collaborazione volto a incentivare uno scambio culturale tra organizzazioni internazionali, specialmente nel campo delle arti performative. Il dipartimento di Arti Performative della Middlesex University di Londra ha prodotto lo spettacolo “Gilgamesh” destinato a debuttare il 3 giugno all’interno del Festival “Dominio Pubblico – La città agli under 25”, che si terrà a Roma nel periodo dal 29 maggio al 3 giugno 2018, nelle strutture del Teatro Nazionale di Roma, Teatro India.
GILGAMESH è un progetto ideato da Simone Giustinelli e realizzato con gli studenti del corso Triennale (BA) e Magistrale (MA) del dipartimento di Arti Teatrali della Middlesex University of London. Tutti gli attori e la maggior parte delle maestranze, provenienti da India, Brasile, UK, Portogallo, Lituania, Zimbabwe, Polonia, Giappone e Italia, hanno meno di 23 anni. Il 4 Giugno, presso il foyer del Teatro Valle, ci sarà una tavola rotonda con i membri della Middlesex University, del Dipartimento di Arti Performative, dell’Associazione Dominio Pubblico e con gli organizzatori del progetto ROMing, sui temi del teatro giovanile, progetti di collaborazione internazionali, programmi per i prossimi anni.
La storia di Gilgamesh
Gilgamesh è la prima opera letteraria della storia dell’uomo e resta, ad oggi, tra le più incredibili mai realizzate. Scritto nell’antica Mesopotamia nel secondo millennio a.C., anticipa la stesura dell’Iliade di circa 1000 anni. Dato per scomparso per quasi 2 millenni, le undici tavolette di argilla sulle quali il poema era stato inciso furono ritrovate nel 1850 tra le rovine dell’antica Ninive, e il testo non venne completamente decifrato e tradotto se non entro la fine del secolo. Il poema epico è la storia del primo eroe della letteratura, il re della città di Uruk (l’attuale Iraq), e del suo viaggio alla scoperta di sé stesso. Gilgamesh dà voce al dolore e alla paura nei confronti della morte, ritrae l’amore e la vulnerabilità, e il combattimento disperato dell’essere umano nel riconoscimento della propria finitezza.
Intervistiamo il regista Simone Giustinelli, responsabile del progetto, per indagare il processo di creazione e di costruzione dello spettacolo “Extra” della rassegna teatrale di Dominio Pubblico 2018.
Ideazione e sviluppo del progetto teatrale di Gilgamesh
Il progetto GILGAMESH nasce all’interno della Middlesex University di Londra. Sto frequentando, grazie a un bando della regione Lazio realizzato con finanziamenti europei, un Master di un anno in Arti Teatrali in questa università. Prima delle vacanze di Natale sono andato dalla responsabile del nostro Dipartimento, per chiedere se l’università fosse interessata ad accogliere e sviluppare progetti che provenissero dagli studenti. La risposta è stata positiva e così ho immaginato un progetto che coinvolgesse gli studenti del corso triennale (BA nel sistema inglese) e del Master (MA) nella formazione di una compagnia internazionale e nella produzione di uno spettacolo.
Partnership Dominio Pubblico e Middlesex
L’intento del progetto era quello di lavorare in due direzioni che idealmente si incrociassero: la prima, all’interno dell’università, con studenti provenienti da contesti linguistici, culturali e artistici molto diversi tra loro, impegnati nell’ideazione e nello sviluppo autonomo di un progetto di spettacolo; la seconda, che tendesse a collegare il mondo accademico con quello professionale, provando a creare un tratto di continuità tra un percorso di studio e il mondo del lavoro.
Ho pensato che la soluzione migliore, per dare al progetto un respiro internazionale, e basandomi sulle mie esperienze negli anni precedenti, fosse quella di provare a includere l’Associazione Dominio Pubblico all’interno di questo progetto. Il Festival, che essa organizza e che arriva quest’anno alla sua quinta edizione, è stato per me negli ultimi anni un punto di riferimento costante e un osservatorio privilegiato dei movimenti più interessanti a livello giovanile. Pensavo fosse la situazione ideale per proporre un progetto di giovanissimi (l’età media, tra tutti i membri della compagnia, è di 22 anni), essendo il Festival un contesto protetto, accogliente, e al tempo stesso assolutamente professionale.
Tiziano Panici ha accolto con entusiasmo la mia proposta, e così negli ultimi mesi abbiamo sviluppato idee e gettato le basi per immaginare perfino una progettualità che possa durare nei prossimi anni. Il progetto è articolato in due fasi: la prima a Roma, con la performance di Gilgamesh e la tavola rotonda che si terrà al Teatro Valle; la seconda a Londra, a settembre, quando la Middlesex ospiterà una compagnia tra quelle andate in scena durante il Festival, e ci saranno due giorni di spettacoli, laboratori, master class e incontri, sempre all’insegna del grande tema che stiamo provando a sviluppare durante questo progetto: possibili forme di collaborazione internazionale in ambito accademico e professionale.
Gilgamesh: dai versi ai personaggi.
Gilgamesh è il primo testo letterario della storia dell’umanità. Precede di almeno 1000 anni la stesura dell’Iliade e in esso vi sono importanti nuclei tematici/letterari che saranno le basi dei più antichi racconti biblici. È la prima volta che l’essere umano ha riconosciuto il fatto di esistere e lo ha inciso sulla pietra. Anche questa considerazione credo sia degna di nota. Il testo, di epoca babilonese, venne letteralmente inciso, scavato, su tavole di pietra. Non è un caso se ogni parola è una sintesi perfetta e ha una densità materica, una consistenza per la quale ogni parola del testo è necessaria.
La restituzione scenica: scelte registiche e suggestioni artistiche
Mettendo al centro del processo un’idea di collaborazione, ho deciso di condividere la regia con Munotida Chinyanga, una mia collega di Master. La nostra idea sin dall’inizio è stata quella di provare a comprendere le strutture fondanti del poema epico e metterle poi in discussione. Ci siamo chiesti quali fossero le forme dell’epica contemporanea, da cosa siano riempiti, oggi, i vuoti lasciati da quell’assenza di narrazione.
Cast e maestranze multi culturali
Il cast è una Babilonia a tutti gli effetti. Abbiamo all’interno del nostro gruppo persone che vengono da India, Brasile, UK, Portogallo, Lituania, Zimbabwe, Polonia, Giappone e Italia. Abbiamo cercato di valorizzare questa comunità apolide, attraverso le forme del nostro lavoro e i risultati che tentiamo di portare in scena. Londra stessa obbliga a concepire i linguaggi della scena come forme attuali e universali allo stesso tempo. Credo che sia un’idea che abbia a che fare con un’orizzontalità nello spazio, più che nel tempo. Un obbligo ad aprirsi, a rendere l’esperienza collettiva il più inclusiva possibile.
I lavori di studio e di prove di Gilgamesh
Il lavoro è stato infinito e tutt’ora mi pare poco più che un punto di partenza. Mettere insieme così tante persone, così tante culture e vissuti era qualcosa che mai mi era capitato di sperimentare. Abbiamo provato a insistere sulla formulazione di una collaborazione reale, che desse spazio alle singole esperienze ed esigenze, piuttosto che a cristallizzare dei risultati. Il processo è stato complesso, una rivelazione e una messa in discussione continua.
Futuri sviluppi del progetto negli anni venturi
Spero che il progetto possa andare avanti e trovare persone e risorse necessarie a supportarlo. È stato un esperimento a tutti gli effetti, e come tutti gli esperimenti è servito anche a mettere in luce cosa può essere corretto, ricalibrato, aggiustato.
GILGAMESH
freely inspired by the book “Gilgamesh” translated by Stephen Mitchell
direction Munotida Chinyanga, Simone Giustinelli
lights Daniel Brennan, Geraldo Monteiro
scenes Justyna Zukovska
costumes Wiktor Nowicki
sounds Munotida Chinyanga, Magdalena Slabonova
with Jessica Victoria Bourne, Joshua Jaz Impey, Kenichiro Nakajima, Barbara Ramos Teixeira, Adeeb Abdul Razak, Justyna Zukovska
È una storia che attraversa i secoli quella del Teatro di Figura, mutando nella forma e nei linguaggi, preservando artigianalità e ritualità. In un gioco di rifrazioni, burattini, oggetti e marionette, portano in scena l’umano sentire, celando e svelando mani e corpi che compongono l’atto teatrale.
In Europa, il Teatro di Figura italiano ha rappresentato un importante traino per lo sviluppo del genere, ibridandosi con le maschere della Commedia dell’Arte, fino a giungere in epoca contemporanea a una contaminazione di tipo performativo e tecnologico. Colto e popolare, alto e basso, improvvisazione e cura del dettaglio, minuzia e maestosità, magia e realtà: in questa compresenza antitetica risiede il fascino di un teatro erroneamente associato alla sola spettatorialità infantile, capace di coinvolgere fasce di pubblico eterogenee.
Della crisi generata dalla diffusione della pandemia il Teatro di Figura ha risentito fortemente a livello sistemico, ponendo numerosi quesiti sulla tutela destinata al genere. L’effervescenza delle sperimentazione e il fiorire di compagnie dedite a quest’arte, a livello nazionale e internazionale, necessitano di un’indagine approfondita che faccia affiorare il cammino impetuoso del Teatro di Figura.
Con il ciclo di ricerca Teatro di Figura, immagini di vitaanalizziamo lo stato di questo genere teatrale dando voce ad artisti e compagnie.
Nel corso della XXI edizione del festival Maggio all’infanzia, abbiamo incontrato Luana Gramegna ed Enrica Zampetti della compagniaZaches Teatro – di cui fanno parte anche Francesco Givone, Stefano Ciardi e Gianluca Gabriele –, in scena con lo spettacolo Sybilla Tales, che mercoledì 30 giugno sarà presentato, nell’ambito del progetto Live Streaming Theatre, al Festival Dominio Pubblico di Roma.
Il lavoro di Zaches è incentrato sulla compresenza di diversi coefficienti artistici che restituiscono l’artigianalità del fatto artistico senza però complicare la fruizione dello spettatore che piuttosto viene spinto a porsi come produttore di senso. Come convive la ricerca della semplicità con impianti visivi e drammaturgici così sofisticati?
Luana Gramegna: Hai colto il centro della nostra ricerca: per noi la sfida risiede proprio in questo. Infatti le difficoltà in fase di creazione nascono dalla riflessione su come non rinunciare ai vari strati di lettura, pur cercando la semplicità della fruizione. Per me è sempre stato molto importante fare in modo che lo spettatore di qualunque età, provenienza sociale e culturale, potesse sentirsi partecipe di ciò che accade in scena.
Mi riferisco a una partecipazione attiva, nel senso che tutto il lavoro è costruito in un modo per cui a chi guarda spetta il completamento del quadro, non solo a livello visivo ma anche emotivo e intellettuale. Pur interagendo sempre in maniera complessa, la compresenza di questi piani è il fulcro della nostra creazione.
Enrica Zampetti: A un certo punto subentra un grande lavoro di sottrazione, perché all’inizio sperimentiamo tutti questi linguaggi, cercando un modo attraverso il quale possano integrarsi l’uno con l’altro. Nella fase attiva della ricerca c’è una grande sovrapposizione che poi, arrivando all’essenzialità, trova un’integrazione tra i vari linguaggi. Il giusto equilibrio.
Questo atto di semplificazione vi consente di affrontare la contemporaneità andando a rintracciare la radice archetipa delle narrazioni proposte, innescando di fatto una ritualità che mette al centro il pubblico. Quanto conta la dimensione rituale nel teatro di figura, un genere che fa di sensorialità e magia (intesa come capacità di dominare la natura) una caratteristica fondante?
L.G: Il teatro di figura parte dall’ancestralità, dalla figura dello sciamano, dall’idea di totem, per questo pensiamo che sia molto importante recuperare la matrice rituale. Mi riferisco a quella materia invisibile di cui parla anche Paul Klee quando dice che l’obiettivo dell’arte risiede nel rendere visibile l’invisibile. Si tratta di forze che sono quelle della natura e da cui, nel mondo contemporaneo, ci siamo allontanati moltissimo. Nella ricerca che stiamo conducendo con La trilogia della fiaba, di cui Sibylla Tales è una costola, vogliamo proprio andare a riprendere gli archetipi e rimetterli in luce, farli riaffiorare con tutta la loro potenza.
E.Z: La forza dell’archetipo è relativa alla sua capacità evocativa, che non attinge alla logica preponderante nella nostra società occidentale, trovando invece una fonte in un universo più antico, spirituale.
L’ausilio di mezzi tecnologici ha rafforzato il vostro lavoro intervenendo ancor più sul coinvolgimento sensoriale degli spettatori. A partire dal 2020, invece, avete cominciato a sperimentare la fruizione streaming. Come è cambiato in questo senso il vostro approccio al lavoro e come siete riusciti a mantenere attiva la relazione con il pubblico?
L.G: La macchina da presa si è rivelata uno strumento veramente interessante perché ha amplificato dettagli che, nel caso specifico di Sibylla Tales, sono molto importanti. Lo sguardo dello spettatore si è immedesimato nell’obiettivo, innescando il desiderio di rendere tangibile quanto veniva visto. Quando il lavoro si è spostato in presenza abbiamo cercato di capire come portare con noi quest’eredità.
Il linguaggio delle proiezioni video ha completato l’immagine in scena senza sostituirla. Ci stiamo ancora interrogando sulla questione del dettaglio, anche perché il lavoro ha debuttato da poco. Vogliamo capire ancora come riuscire a riportare quel coinvolgimento che si era creato con lo streaming e che in uno spazio teatrale più ampio rischia di perdersi. Sono sicura però che organizzando meglio lo spazio di fruizione, saremo in grado di ricreare quel coinvolgimento.
E.Z: Con il live streaming abbiamo avuto modo di creare un progetto che ci ha consentito di incontrare i ragazzi, anche se in forma digitale, sia prima sia dopo lo spettacolo, facendoli entrare in una dimensione creativa e di vita, che altrimenti non avrebbero potuto percepire. Abbiamo colto lo stupore del pubblico che, attraverso la live, ha potuto vivere la collettività, accedendo a quel contagio emotivo che si verifica tra spettatori.
L.G: In questo senso spero che il teatro, grazie alla pandemia, riesca a entrare anche in contesti in cui purtroppo non vi è una grande qualità, offrendo un’alternativa a ciò che di solito i ragazzi guardano.
Il Teatro Ragazzi ha subito un’importante battuta d’arresto a causa della pandemia, che ha reso evidenti i limiti di un sistema spettacolo che tende a tutelare debolmente alcune posizioni lavorative, come gli intermittenti, particolarmente diffuse in questo genere teatrale. Considerando anche la vostra lunga esperienza all’estero, di quali azioni di sostegno necessiterebbe il Teatro Ragazzi italiano?
E.Z: Innanzitutto non dovrebbe essere considerato un teatro pensato solo per i ragazzi: il teatro è teatro. Pensiamo il teatro per un tout public, ma per una questione pratica lo spettacolo viene categorizzato. Questo però lo sminuisce, lo definisce automaticamente un teatro di serie B. All’estero, soprattutto in Russia e in centro Europa, non si percepisce un distacco così netto tra il teatro per adulti, il teatro per ragazzi e il teatro di figura. Già cambiando i termini linguistici con cui si definiscono le cose si cambia la percezione delle cose stesse.
L.G: Credo che il problema si anche culturale, molto legato al nostro paese: il teatro di figura all’estero è un teatro di ricerca, d’avanguardia molto forte e può essere per adulti come per bambini. Poi è chiaro che nella creazione si guardi più a un target che ad un altro ma solo qui esiste questa grande differenza. Esistono dei temi spinosi, come la morte, la paura, il buio che si ha paura di affrontare in sala perché richiedono un lavoro ulteriore prima e dopo la visione. Noi cerchiamo sempre di proporre un progetto più ampio, culturale e per questo non possiamo portarlo avanti da soli come compagnia. C’è bisogno che i programmatori e gli organizzatori abbiano in mente un progetto più ampio perché non possiamo farlo da soli.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Dopo un anno di isolamento forzato, in cui a farne le spese sono stati soprattutto i ragazzi e le ragazze, dal 25 giugno al 4 luglio, la città torna agli Under 25 che, con gioia e orgoglio se ne riappropriano, coinvolgendo e chiamando a raccolta l’intero territorio con il festival “Dominio Pubblico_La Città agli Under 25”. Per due fine settimana, le nuove leve artistiche torneranno ad abitare gli spazi del Teatro India e dello Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio, luoghi simbolo della città di Roma, di cui ci stiamo lentamente riappropriando, con musica, danza, teatro, performance, mostre, installazioni, cinema e arte digitale, incontri e talk. Un viaggio fitto di appuntamenti in un città ridisegnata dalla Generazione Z: multietnica, fluida, partecipata e donna.
Tanti ospiti speciali e nuovi esperimenti per una staffetta di 30 progetti multidisciplinari che esprimono il bisogno di esserci e di poter dire la propria sulla realtà circostante: una realtà che racconta di lavoratori e lavoratrici sfruttate; di ingiustizie sociali e di diritti umani calpestati; del bisogno di incontro e di contatto tra i corpi che va oltre le barriere di qualsiasi genere; di una politica incapace di dare risposte concrete e immediate, che si perde nei meandri della burocrazia e non riesce invece a dare risposte sincere ai bisogni delle persone. Una realtà soffocata e senza aria, avvolta nel cellophane e dove gli “adulti” non riescono più ad essere credibili e – semplicemente – non hanno risposte. Per questo SOTTOVUOTO è il titolo scelto dalla direzione U25 per questa nuova edizione.
Il direttore artistico Tiziano Panici e la direzione artistica partecipata under 25, raccontano il Festival Dominio Pubblico.
Sta per iniziare l’edizione “Sottovuoto” del Festival Dominio Pubblico _ La città agli under 25, un claim che vuole attivare una riflessione sullo stato di immobilità e asfissia reso visibile dalla pandemia, ma già precedentemente celato nella società contemporanea. Dominio Pubblico, allora, cerca ancora una volta il cambiamento. In che direzione muove la ribellione di quest’anno?
Tiziano Panici: La ribellione di quest’anno cerca di essere “gentile”, tenendo in considerazione tutti i delicatissimi equilibri che ci circondano dopo l’uscita da un nuovo lungo lockdown durante il quale, tra l’altro, Dominio Pubblico non si è mai fermato. Da gennaio abbiamo realizzato due grandi progetti di street art, Cantieri San Paoloe MA®T 2020 e un bootcamp dedicato alla Paura dell’altro, con il progetto Stati d’Animo realizzato presso il Castello di Santa Severa. Abbiamo poi affiancato il Teatro di Roma nella realizzazione di Immagini di Città e lo Spazio Rossellini in quella di Live Theatre Streaming e infine abbiamo collaborato a IPER: Festival delle Periferie, inoltre la nostra redazione non è sta mai così attiva (e Theatron 2.0 ne sa qualcosa).
Arriviamo quindi a questa ottava edizione del Festival con il fiato un po’ corto e ci sembra che tutta la realtà intorno a noi sia improvvisamente impazzita: le persone sono di nuovo indaffarate, stressate. In questi giorni si è aggiunto anche lo stato di agitazione dei lavoratori e dei tecnici del Teatro di Roma, che potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà la gestione degli eventi estivi, tra cui il nostro. Abbiamo già affrontato tutto questo l’estate scorsa e ci è sembrato un miracolo riuscire a realizzare il festival nel 2020. Ora approcciamo a questa ripresa vorticosa con l’intento di non dimenticare la prima regola, la più importante: esserci.
Ci siamo ancora, nonostante tutto, con i nostri fardelli e le nostre paure, le nostre frenesie. Ma dobbiamo cercare di prendere il meglio da questa circostanza, con la consapevolezza che abbiamo avuto la forza di continuare a fare il nostro lavoro e che ancora una volta ragazzi e ragazze molto giovani daranno spazio ad altrettanti artisti ed artiste che aspettano di poter tornare su un palco da più di un anno. Questo insieme di tensioni finora rimasto celato, è stato descritto dall’artista ironmould che ha realizzato l’immagine guidadel festival traducendo visivamente il concetto di SOTTOVUOTO, con i colori vivaci dell’arcobaleno. Siamo pronti a trasformare la nostra energia in qualcosa di esplosivo. Ne vedrete delle belle.
Anche per questa edizione il programma del Festival è ricco e multidisciplinare, come a sfidare gli ostacoli che la pandemia ha posto più e più volte sul percorso di artisti e organizzatori, nel corso dell’ultimo anno e mezzo. In questo contesto, che significato assume oggi l’organizzazione di un evento così articolato, che può contare inoltre sulle forze di ragazzi giovani, intenti a riprendersi i propri spazi?
TP: Senz’altro è un impegno difficile da gestire senza fare errori. È ancora più difficile fare previsioni: il pubblico verrà? Gli artisti saranno contenti? Noi saremo contenti? Proprio per questo ammiro molto la determinazione del gruppo di direzione artistica Under 25 che si è formato quest’anno e quella dello staff che ormai si è consolidato in anni di esperienza: Dominio Pubblico ha ormai una struttura solida che si è molto ingrandita, ma allo stesso tempo continua ad avere un’anima fragile di cui bisogna prendersi cura.
Gli spettacoli che vedrete al Festival sono sempre l’espressione di gruppi di lavoro o singoli artisti che stanno ancora cercando la loro poetica e i mezzi migliori per esprimersi. Però la Generazione Z non ha paura di raccontare il proprio punto di vista: sono acerbi, senz’altro ancora inesperti, ma i temi attorno a cui stanno scaldando il dibattito politico – l’ambiente, la fluidità di genere, il rispetto degli altri, posizione sociale, credo religioso –, li rende degli interlocutori molto più centrati rispetto alle generazioni passate. Inoltre, hanno già scelto di usare i mezzi della cultura, della creatività e dell’arte, della scienza e della politica per difendere le proprie idee.
I giovani non devono ad esempio diventare “digitali”, sono già nati da quella parte della storia e la mia sensazione è che siamo noi i – grandi – a dover faticare per poterci ancora accreditare e dare un senso ai nostri slanci. Mi sembra invece che questa sia una generazione pienamente adiacente al suo tempo: non si sente né in ritardo né in anticipo. Non vuole lottare per trovare il proprio posto: se lo sta già prendendo di diritto. E allo stesso tempo sembra essere più sicura dei propri doveri.
Pertanto credo che sia indispensabile prestare loro ascolto e Dominio Pubblico, ancora una volta, cerca di creare le condizioni perché questo scambio possa avvenire, senza innalzare ulteriori barriere, ma con la consapevolezza che c’è un tempo per essere giovani e che poi quel tempo finisce e inizia per tutti una fase diversa della vita in cui non si deve smettere di credere nei diritti e nei doveri che abbiamo cercato di rispettare fino a quel momento. Mi auguro quindi che questo festival sia una fotografia del mondo che questa generazione vuole cambiare…e che cambierà!
Con il Festival Dominio Pubblico _ La città agli under 25, viene portato a compimento il percorso annuale della direzione artistica partecipata Under 25. Un traguardo importante che ha il sapore di un ritorno alla vita e alla normalità. Cosa vi aspettate da questa edizione che avete contribuito a costruire?
Direzione artistica under 25: E’ stato un anno particolare: la direzione artistica partecipata Under 25 di Dominio Pubblico non si è mai incontrata al completo dal vivo, se non agli inizi di giugno. Conoscersi su Zoom riuscendo a portare avanti le selezioni e a definire il programma di quello che sarà a tutti gli effetti il nostro Festival, è già di per sé un grande traguardo. Ci aspettiamo che questa edizione sia un nuovo esplosivo inizio, più che il ritorno a una normalità ormai lontana da noi. Ci auguriamo possa essere un trampolino di lancio per molti artisti e molte artiste under 25, ma soprattutto un megafono per dare risonanza alla voce di una generazione che per troppo tempo è rimasta “sottovuoto”. Infine speriamo sia una grande festa, un’occasione di condivisione dopo tanti mesi di distanza.
La direzione artistica partecipata under 25 di Dominio Pubblico – Ph Roberta Ungaro
Dopo 12 mesi, Dominio Pubblico diventa così l’occasione per toccare con mano questo fermento, con 30 diverse e ricche occasioni di incontro, confronto e scoperta, all’interno di un programma che dialoga con la realtà della Generazione Z, in cui l’arte e la bellezza non fanno distinzioni di sesso e culture. Ecco quindi una line up multietnica ed interculturale che vede protagoniste tante giovani e talentuose artiste, fra cui Margherita Vicario con l’Orchestra Multietnica di Arezzo, Claire Audrin, Ellynora e molti altri giovani talenti.
Ad aprire Dominio Pubblico il 25 giugno saranno le nuove proposte musicali selezionate nel corso dell’ultima edizione di Lazio Sound, con Envoy ed Ellynora pronti a calcare il palco e a portare la loro musica nell’Arena del Teatro India. Altri due artisti vincitori di Lazio Sound sono attesi al Teatro India nel corso di Dominio Pubblico: il 2 luglio sarà la volta dei Santamarya e della loro poesia urbana; il 4 luglio sarà invece la cantautrice “self-made” Claire Audrin a trasportare il pubblico nei suoi universi sonori. Grande attesa anche per l’entrata in scena di un’altra giovane artista: l’attrice e cantautrice Margherita Vicario sarà in scena, insieme all’Orchestra Multietnica di Arezzo, con lo spettacolo “Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli” al Teatro India il 27 giugno alle 21:30.
Imperdibili gli appuntamenti del 26 giugno e 3 luglio, a cui assistere live e in diretta streaming dallo Spazio Rossellini con “MATCH, incontro/spettacolo fra generazioni teatrali a confronto”, un progetto Gli Scarti, ideato da Andrea Cerri e condotto da Graziano Graziani: artisti e compagnie young contro un grande e noto artista del panorama teatrale nazionale. L’appuntamento del 26 giugno vedrà protagoniste Claudia Marsicano ー giovane interprete femminile nota al panorama nazionale e vincitrice del premio UBU 2017 come migliore interprete italiana Under 35 ー e l’attrice Francesca Benedetti. Mentre il 3 luglio si confronteranno Nicola Borghesi ー regista e direttore della compagnia Kepler 452 ー e il maestro Gabriele Lavia.
Spazio ai nuovi linguaggi con gli incontri pubblici on-line che coinvolgeranno gli artisti selezionati e alcuni dei massimi esperti nel campo delle live e performing arts digitali. Lunedì 28 giugno, dalle 9:30 alle 18:30, Spazio Rossellini ospiterà uno degli appuntamenti annuali del Network Risonanze, dove si riuniscono i dodici partner della rete per discutere le azioni messe in campo nel corso dell’anno e per confrontarsi sull’esito dei progetti in atto.
Quest’anno il meeting offre anche un’opportunità di formazione, grazie al progetto Performing + in Tour, promosso dalla Fondazione Piemonte dal Vivo e da Fondazione Compagnia di San Paolo, in collaborazione con Osservatorio Culturale del Piemonte, rivolto sia ai partner della rete sia ad operatori ospiti. Un evento dedicato allo scambio di buone pratiche, alla formazione nell’ambito dei temi della sostenibilità nel mondo culturale, insieme agli esperti di Hangar, alla scoperta dei più innovativi processi di partecipazione dedicata agli spettatori più e meno giovani. Tra i partner dell’iniziativa anche Teatro di Roma/Teatro nazionale – ATCL/Circuito Multidisciplinare Regionale del Lazio e C.Re.S.Co.
Tantissimi altri eventi attendono il pubblico in questa edizione, fra concerti, spettacoli, proiezioni e incontri alternati alle performance degli artisti Under 25 selezionati, che si articoleranno durante tutta la manifestazione con teatro, musica, cinema e mostre di arti visive, offrendo una panoramica delle tendenze artistiche e delle nuove istanze portate alla ribalta dai creativi Under 25.
Dominio Pubblico nasce nel 2013 dall’incontro delle direzioni artistiche di Teatro Argot Studio e Teatro dell’Orologio di Roma con il regista e drammaturgo Luca Ricci e viene riconosciuto nel 2015 come una delle 20 realtà meritevoli nel capitolo promozione/ formazione del pubblico dal Ministero dei Beni Culturali. Nel tempo sono entrati a far parte della direzione artistica gli Under 30 delle edizioni passate, dando esempio di concreto co-working artistico e gestionale. Sotto la direzione di Tiziano Panici, oggi, Dominio Pubblico U25 può contare su una comunità di oltre 800 ragazzi, artisti che danno nuova linfa al progetto, con la collaborazione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale, main partner dal 2015.
Il Festival “Dominio Pubblico – La Città agli Under 25” è promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE. Il progetto è sostenuto da Ministero della Cultura, la Regione Lazio, Roma Culture, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, in collaborazione con ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio e Municipio VIII. Dominio Pubblico è un progetto di rete che si fonda sulla collaborazione e sulla condivisione di idee. Per questo motivo ogni anno si estende il network delle realtà con cui collabora, stringendo accordi con importanti partner nazionali e internazionali per quel che riguarda il teatro e le arti emergenti.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Il progetto OVER/Emergenze teatrali, pensato per valorizzare l’esperienza di artisti che stanno cercando di affermarsi professionalmente nel mondo dello spettacolo dal vivo e delle arti performative, nasce dall’esperienza di Argot Produzioni di Roma che da sempre è impegnata nella creazione di produzioni di ricerca e nella valorizzazione dei talenti emergenti in ambito teatrale.
Dopo mesi di stasi dovuta al lockdown, Argot riprende le fila del progetto dedicato ai giovani artisti. Senza la possibilità di svolgere attività in presenza e di aprire le porte al proprio pubblico, lo spazio verrà messo a disposizione di artisti che hanno l’esigenza di portare avanti il loro lavoro e di sperimentare modalità e strumenti di rappresentazione digitale che consentano a tutto il pubblico di Argot di seguirli anche a distanza.
Pertanto, tra febbraio e marzo 2021, Argot Studio, all’interno del più ampio progetto Il Teatro di domani, ospiterà tre progetti di residenza e la programmazione di due spettacoli in diretta streaming gratuita alle ore 18:00: il 14 febbraio la pièce pluripremiataIonica di Alessandro Sesti eil 21 febbraio lo spettacolo interattivoOBLIO di Cristel Checca (Cerbero Teatro) in diretta sul canale facebook di Argot Studio e dei partner del progetto, grazie al supporto tecnico di Monoscopio.
Gli artisti chiamati a prendere parte alla programmazione di OVER, saranno ospiti dello spazio Argot Studio per usufruire di una residenza e del confronto con la direzione di Argot Produzioni e gli altri partner della rete: NEST e Theatron 2.0, affiancate da un osservatorio di giovani spettatori under 30 composto dai progetti di formazione Dominio Pubblico e GiovaniO’Nest, che hanno l’obiettivo di avvicinare e di sensibilizzare i ragazzi e le ragazze al mondo della cultura e dell’arte scenica.
Il primo dei tre progetti in residenza, a cura di Alessandro Sesti, Debora Contini e Nicola “Fumo” Frattegiani è una performance per un solo spettatore alla volta, dal titolo Eclissi, liberamente ispirata alla novella Una giornata di Luigi Pirandello. La residenza, dall’11 al 13 febbraio, nasce dall’ideazione di una performance site-specific all’aperto, volta alla creazione di un percorso urbano che lo spettatore dovrà attraversare.
Due aspetti rappresentano il fuoco di questa performance, entrambi fondamentali per indurre una forma di scollamento dalla realtà: il primo è il lavoro di orchestrazione dell’ambiente circostante; il secondo è l’aspetto sonoro. Mentre un racconto basato su un flusso di pensieri farà da narrazione e indicatore interno delle azioni da compiere, verranno inserite delle incursioni sonore live, che andranno ad alterare la percezione del luogo, grazie all’utilizzo della tecnologia binaurale di registrazione e diffusione del suono.
Il 14 febbraio alle ore 18:00 l’autore e attore Alessandro Sesti presenterà in diretta streaming sul canale facebook di Argot Studio Ionica, spettacolo pluripremiato che si inserisce nel filone di ricerca del Teatro di narrazione che Sesti porta avanti dal 2015 raccontando storie di mafia, di atteggiamenti omertosi, di denuncia. Per questa pièce le musiche dal vivo sono a cura di Debora Contini, Federico Passaro e Federico Pedini.
In Ionica, scritto da Alessandro Sesti e Alfonso Russi, vive la storia di Andrea Dominijanni, testimone di giustizia calabrese che nel 2014 ha avuto il coraggio di denunciare la ‘ndrangheta. Un viaggio, attraverso la strada statale 106 “Jonica”, nato da interviste, biografie, ricerche e viaggi in terra di Calabria, dove Sesti ha avuto la possibilità di vivere per un periodo sotto scorta, al fianco di Andrea Dominijanni.
OBLIO di Cristel Checca (Cerbero Teatro) è il secondo progetto di residenza che verrà ospitato ad Argot dal 18 al 20 febbraio: un esperimento di performance interattiva, con una struttura a bivi in cui la scelta è lasciata allo spettatore. Tramite l’artificio drammaturgico di un surreale QUIZ SHOW televisivo, il pubblico prende parte in prima persona alle scelte della protagonista, partecipando attivamente alla narrazione e orientandone la direzione. OBLIO lancia così una sfida al pubblico, travalicando la quarta parete dello schermo e abbattendo la distanza tra giudicante e giudicato, trasformando lo spettatore in “regista” del personaggio in scena.
Lo spettacolo nasce dall’esigenza di discutere e portare alla luce un fenomeno che nella contemporaneità viene definito slut-shaming, letteralmente l’onta della sgualdrina, che con l’arrivo dell’era di Internet sta mietendo sempre più vittime. Lo slut-shaming è la gogna mediatica riservata alle donne giudicate “colpevoli” di trasgredire quei codici di condotta sessuale che la società ha previsto per loro. Può trattarsi di “revenge porn”, porno vendetta, ma può avere mille sfaccettature e spesso, come in molti, troppi casi di cronaca, esiti tragici. La restituzione pubblica si svolgerà il 21 febbraio alle ore 18:00 in streaming sul canale facebook di Argot Studio.
Il terzo progetto di residenza, previsto dal 4 al 7 marzo, vedrà Hosteria Fermento, compagnia vincitrice del Premio OVER 2020, proseguire la ricerca del progettoIn Marcia: storia di un viaggio che tre soldati (Marco Valerio Montesano, Michele Enrico Montesano e Francesco Pietrella) devono compiere per tornare casa. Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, dovranno fronteggiare le impervie difficoltà che la guerra presenta e ripresenta loro lungo la strada, acuite dalle sofferenze e dalle inquietudini a cui l’animo umano si lascia andare.
A dare manforte ai nostri soldati arriva, ironia della sorte, uno straniero (Simone Chiacchiararelli) che il rigido protocollo di guerra impone di giustiziare. In Marcia è nato dall’esigenza di raccontare il mondo che ci circonda. Un mondo che parla di libertà, di diritti, di equità, ma fortemente dominato dal loro contrario. Un mondo dove i giovani vengono dipinti, descritti, giudicati. Nel vuoto lasciato dalla soppressione di alcuni valori che duravano da secoli e dalla crescente incapacità di esprimerne di nuovi, In Marcia sposta la riflessione un passo indietro: cos’è un valore? E chi lo identifica come tale?
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
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