Patamu: la terza via per uno sviluppo culturale sostenibile. Intervista al fondatore Adriano Bonforti
Fondata con poco più di 100mila euro di finanziamenti, raccolti tra privati e due premi (Inventare il Futuro” dell’Università Alma Mater di Bologna ed il premio “Fondo per la creatività” della Provincia di Roma), la giovane start-up Patamu si è affermata, in pochi anni, come piattaforma web di riferimento per tutelare dal rischio di plagio le opere dei creativi italiani, generando una prova d’autore per qualsiasi opera d’ingegno o lavoro creativo. Oggi, dopo sei anni, può vantare circa 19mila iscritti che hanno deciso di tutelare la propria creatività e pubblicare o condividere in sicurezza i propri lavori iscrivendo un totale di 88mila opere nell’applicazione principale: Patamu Registry, il registro delle creazioni caricate sul portale.
Adriano Bonforti, fondatore e CEO di Patamu, ci racconta la nascita e lo sviluppo di questo progetto virtuoso, a partire da un’importante riflessione sul diritto d’autore.
Liberalizzazione dei diritti d’autore e lotta al monopolio Siae: due principi propulsori per cui è stata fondata Patamu. Come nasce l’idea e come si è sviluppato negli anni il progetto?
L’idea nasce da un’esigenza personale, scrivere e comporre musica è qualcosa che da sempre prende parte della mia vita. L’iscrizione alla SIAE, come giovane artista, è stata un passaggio obbligato. La serie di vincoli non permettevano quella libertà di cui sento una forte necessità per poter creare. Volevo essere libero di suonare e condividere la mia musica.
Patamu nasce da questa esigenza e inizialmente si rivolgeva agli artisti in campo musicale. Quello che volevo era dare la possibilità a chi componeva musica di utilizzare le licenze Creative Commons (CC), coniugando la musica e il concetto di condivisione, ormai necessario nel panorama globale. E soprattutto di farlo tutelando comunque il proprio diritto d’autore, senza timore di essere plagiati.
Permettere a chi crea di essere tutelato senza la paura di cadere in vincoli legali è quello che continuiamo a proporci, creando una vera alternativa alla Siae. Il progetto negli anni si è articolato sempre più perché abbiamo percepito la necessità di tanti altri tipi di artisti e creativi di tutelarsi prima di condividere le proprie opere. Per questa ragione, sono nati servizi come Patamu Teatro, rivolto alla riscossione delle royalties in ambito teatrale, e Patamu Live, per la riscossione delle royalties per gli eventi dal vivo.
Allo stesso tempo, pensiamo sia importante uscire dalla rigidità di certe logiche e proponiamo vari tipi di account per godere dei nostri servizi. Questo perché riteniamo che ognuno dovrebbe disporre di un servizio quanto più vicino alle proprie necessità. Dopo 6 anni, abbiamo quasi raggiunto i 20000 utenti e le 90000 opere depositate, e continuiamo a crescere per soddisfare le esigenze di tutti.
Quali sono le principali criticità dell’esercizio Siae nell’intermediazione del diritto d’autore?
La Siae nel proteggere il suo monopolio impone agli autori una serie di vincoli così stringenti da far gettare la spugna a molti, relegando la voglia di condivisione a quella di un cassetto chiuso nella propria stanza. Grazie alla recente istruttoria dell’Antitrust sulle attività della Siae, sono emerse delle criticità nei servizi promossi da questo ente. Questo sia in termini di trasparenza verso i propri iscritti sia di concorrenza verso i competitor. L’Antitrust è intervenuta per garantire quelle normative europee che superano, di molto, la normativa su cui regge la Siae, datata 1941.
Ovviamente, la situazione creatasi è dovuta non solo al mancato adeguamento della Siae ma ad un mancato adeguamento del sistema legislativo che va a diminuire la libertà di scelta degli autori. Questo danneggia l’intera industria, scoraggiando artisti e aziende che non riescono a muoversi tra i paletti imposti dal legislatore, rendendo l’Italia un fanalino di coda rispetto agli altri Paesi europei. Al momento, siamo in attesa che la direttiva Barnier sia recepita nella sua interezza in maniera da garantire a piccoli e medi artisti una maggiore attenzione.
Il dibattito sul diritto d’autore in italia ha sempre visto affrontarsi due fazioni radicali: le imprese e i loro organismi di rappresentanza a difesa della formula “tutti i diritti riservati” e i propugnatori del no-copyright. In questa lotta tra “conservatori” e “innovatori” sta il motivo della difficoltà di trovare una soluzione in grado di accontentare tutti. Come si pone Patamu in questo quadro e a quali artisti si rivolge?
Questa domanda è estremamente interessante, perché è frutto del sistema in cui viviamo e dei modi in cui siamo abituati a pensare. No-copyright o tutti i diritti riservati sono punti di vista che molte volte vengono creati anche da chi non crea opere, generando quindi un parere non interno che non fa bene agli artisti stessi. Con Patamu, cerchiamo di imporci in una situazione di ascolto verso il pubblico. C’è da considerare che in Italia viviamo, come dicevo precedentemente, un’arretratezza da questo punto di vista.
Non c’è verso il pubblico l’attenzione necessaria per accogliere pienamente i suoi bisogni. Per questa ragione Patamu ha deciso di non chiedere nessuna esclusiva sulle opere depositate, evitando che si crei quel rapporto vincolante con gli autori. Chi crea e vuole avere una certificazione di paternità deve avere la piena libertà di utilizzare il servizio di deposito anche se iscritto ad una collecting tradizionale.
Allo stesso tempo, riteniamo che per garantire il rispetto dei bisogni degli autori, ci debba essere un servizio quanto più facile e rapido possibile. Questo si traduce sia nella possibilità di caricare direttamente in piattaforma le proprie opere ed avere a disposizione la propria licenza, sia nella possibilità da parte degli utenti di disiscriversi in qualsiasi momento. Inoltre, all’interno del nostro portale, gli autori possono decidere di scegliere tra una licenza di copyright tradizionale e una licenza Creative Commons. Diamo questa possibilità di scelta perché diverse opere richiedono diversi sistemi, e possiamo affermare con orgoglio che più della metà delle quasi 90.000 opere depositate su Patamu hanno una licenza libera. Interessarsi al diritto d’autore non deve essere una lotta tra due fazioni, ma deve essere una decisione di chi crea. E solo dando ai creativi la strumentazione per far valere le proprie necessità che si può far evolvere il sistema.
Patamu ha raggiunto quota 19mila iscritti e un totale di quasi 90.000 depositati sulla sua applicazione principale: Patamu Registry, il registro delle creazioni caricate sul portale. Quali sono le sfide che si pone Patamu per il futuro?
Cercheremo sicuramente di mantenere alto il tasso di innovazione, proprio per permettere sempre la maggiore fruibilità dei nostri servizi. Già oggi, l’autore di un’opera può scegliere di utilizzare la marcatura temporale, riconosciuta a livello istituzionale, e quella realizzata attraverso il deposito blockchain. Quest’ultima è collegata direttamente ai Bitcoin, e va ad inserirsi in un registro digitale che valida la data di creazione dell’opera in questione. Accanto alla necessità di disporre di certificazioni sempre più robuste e solide, pensiamo sia utile permettere agli utenti di disporre di una quanto più ampia gamma di servizi possibili. Come accennato su, i servizi che offriamo si stanno differenziando sempre di più. Oltre Patamu Teatro e Patamu Live, offriamo anche Patamu Enterprise, per chi fa un uso professionale di Patamu, e Patamu Legal, per chi ha bisogno di assistenza legale.
Infine stiamo lavorando intensamente per poter offrire presto un servizio vero e proprio di riscossione di royalties. Possiamo quindi affermare che quello che Patamu si riassume in tre punti. Una valorizzazione del ruolo della tecnologia, per creare una marcatura sempre valida e al passo con i tempi. Un servizio sempre più delineato sui bisogni degli utenti, in modo che questi possano accedere a delle certificazioni in linea con le proprie necessità. E un servizio sempre più vicino a chi crea e necessita di aiuto nella riscossione delle royalties, che speriamo di lanciare presto con il supporto di tutti i nostri utenti. In questo modo pensiamo sia possibile delineare un servizio sempre più vicino agli autori e che possa essere guardato come una vera alternativa alla Siae.
Redattore