da Redazione Theatron 2.0 | 2 Ott 2017 | AccaddeOggi
Presentato per la prima volta da Dario Fo come giullarata popolare nel 1969, Mistero Buffo è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù.
Ebbe molto successo e fu replicato migliaia di volte, perfino negli stadi. È recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane.
Mistero buffo fu un’opera originale che influenzò molti autori e attori, e viene considerato un modello per il genere del teatro di narrazione, sviluppato in seguito da attori-narratori come Baliani e Paolini. Una differenza che tuttavia separa nettamente le rappresentazioni di Fo dagli spettacoli narrativi della generazione successiva è il diverso uso del corpo e delle potenzialità sceniche dell’attore. Nel Mistero buffo ogni suono, verso, parola o canto, uniti alla complessa gestualità utilizzata formano un insieme semantico inscindibile, di cui il racconto degli eventi è solo un canovaccio. Lo stile, irriverente e portato all’eccesso, si richiama infatti alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie.
Il punto centrale dell’opera è costituito dalla presa di coscienza dell’esistenza di una cultura popolare, vero cardine della storia del teatro ma anche di altre arti, che è stata sempre, secondo Fo, posta in piano subalterno rispetto alla cultura ufficiale. Tramite l’esposizione di drammi religiosi, moralità e parabole in chiave satirico-grottesca ed anticlericale, Fo rovescia il punto di vista dello spettatore ponendo l’accento sulla mistificazione degli avvenimenti storici e letterari nel corso dei secoli. Per questo motivo l’opera prende il nome di “Mistero buffo”, in riferimento ai Misteri riletti in chiave buffonesca.
Le edizioni di Mistero buffo sono numerose e constano di differenti integrazioni durante il corso degli anni: Rosa fresca aulentissima, componimento di Cielo d’Alcamo che apre la rappresentazione, era assente nella prima edizione dell’opera.
Lo stesso Dario Fo ha confermato che nella stesura del Mistero buffo ha avuto una certa influenza la raccolta di novelle Le Parità e le storie morali dei nostri villanidell’antropologo chiaramontano Serafino Amabile Guastella.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=9EdIFECzTVE[/embedyt]
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 23 Mar 2017 | AccaddeOggi
- La vita di Dario Fo, durata ben 90, è stata piena e ricca di accadimenti. Nato nel 1926 da una famiglia della provincia di Varese, Dario Fo crebbe in un ambiente intellettualmente vivace e aperto, poiché il padre, Felice, oltre a lavorare come capostazione, era un attore teatrale dilettante. La cornice popolare del suo paesino, Sangiano, pose le basi per il suo futuro percorso artistico, soprattutto per quanto riguarda i metodi di narrazione semplici ma efficaci del colorito linguaggio contadino.
Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1997 (già candidato nel febbraio 1975), i suoi lavori teatrali fanno uso degli stilemi comici propri della commedia dell’arte italiana e sono rappresentati con successo in tutto il mondo. In quanto attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia, Fo è stato un uomo di teatro a tutto tondo.
Negli anni ’60 Dario Fo era ormai preso da una frenetica attività teatrale, con testi e spettacoli, soprattutto commedie, che occupavano quasi tutto il suo tempo. In questo periodo conobbe e si innamorò di Franca Rame, anche lei colta donna d’arte, che diverrà la sua eterna compagna di vita. Insieme a Franca, Dario produsse e recitò migliaia di testi teatrali dagli argomenti più disparati, tra i quali spicca ancora oggi Il Mistero Buffo, il suo capolavoro.
Il Mistero Buffo era un’opera teatrale che vide la luce per la prima volta nel 1969 e che racchiudeva perfettamente lo stile ed il progetto artistico di Dario Fo: una raccolta di monologhi (in scena c’era solo Fo), narrati alla maniera “giullaresca” (quindi accompagnati da una recitazione marcata, con ampi gesti, balzi e canzoni dialettali) che ripercorrevano in maniera satirica alcuni episodi famosi dei Vangeli e della Storia della Chiesa (e non solo). Le vicende narrate venivano poi paragonate agli accadimenti che si verificavano nel corso degli anni in cui Il Mistero Buffo veniva messo in scena. L’opera quindi non era mai sempre uguale, perché Il Mistero venne recitato per oltre 40 anni e quindi gli avvenimenti presi in considerazione, spesso correlati ai guai della politica italiana, cambiavano continuamente. A metà tra teatro, satira politica e recitazione giullaresca, quello che rese famoso il Mistero Buffo, più dei temi, fu il linguaggio usato, ribattezzato Grammelot. Questo era un mix di parole, dialetti e suoni senza senso che però venivano capiti dal pubblico grazie all’intonazione della voce e alla gestualità dell’attore. Questo modo di narrare (da qui la definizione “teatro di narrazione”) vicino alla cultura popolare nonostante i temi piuttosto complessi, contraddistinguerà per sempre l’opera di Fo, capace di far ridere e pensare allo stesso tempo.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=BBttAeJy7kQ[/embedyt]
Dario Fo – La resurrezione di Lazzaro (Mistero Buffo)
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.