da Redazione Theatron 2.0 | 29 Ago 2018 | Curiosità
Lindsay Kemp (Cheshire il 3 maggio 1938 – Livorno, 25 agosto 2018) è stato un coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico.
>Story
Innamorato fin dall’infanzia della danza, del teatro e del cinema, studia con Sigurd Leeder, Charles Weidman e soprattutto Marcel Marceau. Particolarmente significativa per Kemp è l’esperienza formativa con il creatore di Bip, dichiarerà infatti in più occasioni che Marceau gli ha “dato le mani” giocando con le parole per indicare l’effettiva importanza delle mani nell’arte mimica e nella sua personale interpretazione di essa e in riferimento al pezzo ‘Le Mani’ che il mimo francese trasmise all’allievo britannico come ‘dono’ tra artisti e maestri nell’arte mimica. Kemp ha lavorato in varie compagnie di danza, teatro, teatro-danza, cabaret, musical, mimo, coreografia fino a formare nel 1962 la sua prima compagnia, la The Lindsay Kemp Dance Mime Company.
>Linguaggi
Noto per la ricerca fra diversi linguaggi teatrali e per un approccio innovativo alla danza e al teatro, Kemp negli anni ‘70’ diventò il precursore di un genere di danza onirico, ricco di contenuti al limite dell’acrobatico e ricco di effetti spettacolari ottenuti in modo semplice attraverso l’uso creativo della musica e delle luci.
>Artist
Kemp parallelamente coltiva anche interesse nella pittura, allestendo mostre dei suoi dipinti e dei suoi disegni in tutto il mondo, bozzetti di costumi di scena e foto d’archivio, oltre a curare masterclass di teatro-danza, incontri col pubblico e conferenze.
>Livorno
Kemp si innamora di Livorno quando con Flowers debuttò al Goldoni. Nato in una città col porto e il mare, per lui la differenza la fa la gente di Livorno. Qui si sente a casa, più che in ogni altra parte del mondo, ha trovato grande umanità, ha ricevuto un magnifico benvenuto, per le strade, nei bar, al mercato. Sosteneva che non gli importava della nobiltà, della celebrità, gli piacevano le persone normali, sincere, di cui fidarsi. L’affetto della gente gli dava stimoli e ispirazione. La casa dove abitava sorgeva dove un tempo c’era il Teatro Politeama, un luogo abitato dai fantasmi degli antichi teatranti.
>La passione
A chi gli chiedeva il segreto della propria longevità, Kemp rispondeva con il suo tono sempre trasgressivo: «In realtà nella mia vita ho fatto tutto ciò che normalmente porterebbe diritto alla tomba! Fino a un certo punto mi sono candidato all’autodistruzione, poi ho cambiato comportamenti. Basta vedere i miei coetanei rockstar ancora in vita: tutti hanno fatto una scelta salutista. Per uno come me non è stato facile. Ma bisogna avere cura dello strumento avuto in dono. E poi c’è la passione. Io non potrei mai scendere dal palcoscenico. È la mia vita! Forse il segreto è vivere in maniera intensa».
“L’arte è dare forma all’emozione per comunicarla al pubblico.”
LINDSAY KEMP
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La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 27 Gen 2018 | AccaddeOggi
Michail Nikolaevič Baryšnikov soprannominato Misha, nato in Lettonia il 27 gennaio 1948, è stato uno dei più grandi ed indimenticabili danzatori del ‘900.
Infatti viene spesso citato accanto ai nomi di Vaslav Nijinsky e Rudolf Nureyev per essere stato uno dei più grandi ballerini della storia. Il talento di Baryšnikov era evidente fin dalla sua giovinezza pertanto a 18 anni divenne solista del Balletto Kirov.
Nel 1974, nel corso di una tournée in Canada con il Bolshoi Ballet, chiese asilo politico in Occidente, diventando immediatamente una delle star più celebri del balletto americano. Il suo obiettivo principale era quello di lasciare l’Unione Sovietica per poter finalmente lavorare liberamente con coreografi giovani e innovatori. Pertanto nei primi due anni (dall’assenza nel suo Paese), ha danzato per non meno di 13 diversi coreografi, tra cui Jerome Robbins, Glen Tetley, Alvin Ailey e Twyla Tharp.
Annunciò al mondo della danza che non sarebbe più tornato in Russia:
“Non perché oggi non possa, ma perché mancano le vere ragioni per andarci. Mi sento un po’ americano e un po’ russo. Ammetto di essere scettico sul futuro della Russia, la considero un grande Paese, abitato da un grande popolo che si meriterebbe il meglio e questo non sta accadendo. Nulla da eccepire sulla qualità di ballerini e compagnie, ma non vedo coreografi di peso”.
Scritturato al suo arrivo dall’American Ballet Theatre, dal 1974 al 1978, ha collaborato con Gelsey Kirkland; ha poi danzato per un breve periodo (come primo ballerino) con il New York City Ballet di George Balanchine.
Tornò all’ABT nel 1980 come ballerino e ricoprì il ruolo di direttore artistico, incarico che ha ricorrerto per un decennio. Nel 1989 ha fondato, insieme a M. Morris, il White Oak Dance Project, operazione che ha segnato il suo distacco dagli spettacoli classici. Barijšnikov, infatti, si è successivamente dedicato soltanto alla danza contemporanea.
Assetato di nuove esperienze, si cimenta nella coreografia: il balletto che sceglie di creare, o meglio, di ricreare e aggiornare secondo il suo gusto e la sua personale interpretazione è lo stesso Don Chisciotte che lo aveva visto trionfare nei teatri di tutto il mondo sin da quando era giovanissimo.
Nel 1983 ne dà una sua versione danzata al fianco di Cynthia Harvey, subito considerata un capolavoro della danza mondiale. Importante ricordare, sempre in campo coreografico e con la Kirkland (altra partner storica), una sua versione de Lo Schiaccianoci (1977).
Mai stanco di sperimentare nuove possibilità artistiche, Baryshnikov si mette alla prova anche in campo cinematografico nei film The Turning Point (1977), White Nights (1985) e Spie Contro (1990), fino alla partecipazione nell’ultima serie televisiva Sex and the City.
Molti coreografi riconobbero in Baryšnikov una sensibilità unica capace di esprimere un nuovo modo di danzare. Dà prova non solo di un controllo e di una padronanza tecnica indiscutibili, ma soprattutto di una capacità artistico-espressiva degna di un attore consumato.
“Io ho due memorie. Una è nel cervello, come tutti. L’altra nei miei muscoli, nelle mie ossa. Ambedue passano dalle pupille. Perché nella memoria del corpo io immagazzino tutti i gesti, le posture, i movimenti che vedo intorno a me. Nelle mie braccia, nelle mie gambe, nei miei piedi c’è come una banca dati dove conservo due mani che fendono l’aria, mosse da un barbone sul metrò o le braccia conserte di una donna in chiesa”.
Michail Nikolaevič Baryšnikov
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