È stato approvato il nuovo Piano Operativo 2021 per lo Spettacolo dal Vivo del Lazio che vedrà uno stanziamento di oltre 1,9 milioni di euro, il 23% in più rispetto al 2020, a cui si aggiunge oltre 1 milione per progetti di valorizzazione, officine, residenze, bande e cori e manifestazioni folkloristiche. Il Programma 2021, inoltre, prevede la predisposizione di nuove misure per venire incontro alle difficoltà dei tanti operatori del settore derivanti dalle misure per il contenimento della pandemia. Sono allo studio, infatti, ulteriori forme di sostegno e, come già avvenuto nel 2020, verrà valutata la possibilità di concedere deroghe al regolamento regionale e agli avvisi in corso. Così in un comunicato la Regione Lazio.
“L’approvazione di questo nuovo Piano Operativo per lo Spettacolo dal Vivo è fondamentale per dare una risposta concreta alla crisi di tanti operatori del settore e per preparare insieme la ripresa quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza sanitaria”, ha dichiarato il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Nel corso del 2020, abbiamo sostenuto tutte le realtà dello spettacolo con contributi per il pagamento dei canoni di locazione, per la realizzazione di attività di promozione culturale e sociale, anche in remoto, e con contributi una tantum a fondo perduto per mitigare gli effetti negativi dovuti alla chiusura delle sale teatrali e dei luoghi della cultura.
Ma abbiamo anche promosso investimenti innovativi per rafforzare la competitività del settore, favorendo l’adozione di tecnologie digitali e per l’efficientamento energetico: strumenti fondamentali per promuovere il teatro, la musica, la danza perché le porte delle sale si aprano presto a un pubblico ancora più vasto e variegato. Per il 2021, abbiamo intenzione di fare ancora di più perché vogliamo tornare a vivere la Bellezza e per farlo c’é bisogno del lavoro e della passione di ognuno di noi”.
Oltre 1,9 milioni del Piano Operativo sono destinati alle produzioni di spettacolo dal vivo, ai centri di produzione di teatro e danza, ai festival e alle rassegne teatrali, musicali, di danza ma anche circensi e di teatro di strada; ai circuiti regionali, orchestre ed ensemble musicali, ai progetti per favorire l’accesso dei giovani allo spettacolo dal vivo in collaborazione con le istituzioni scolastiche; all’educazione e formazione musicale, teatrale e coreutica; al teatro di figura e alle iniziative di spettacolo dal vivo destinate ai bambini e all’infanzia. A queste risorse si aggiungeranno anche nel 2021, 600mila euro per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale attraverso lo Spettacolo dal Vivo destinati alle associazioni che operano nel settore per la realizzazione di progetti in specifici luoghi della cultura del Lazio.
Inoltre, 200mila euro saranno destinati alle Officine culturali e di teatro sociale: progetti biennali che riguardino l’attivazione e gestione di centri di promozione di spettacolo dal vivo e di ‘teatro sociale’; ancora, 91 mila euro verranno investiti per le Residenze artistiche a cui si aggiungono 120mila euro di risorse del Ministero della Cultura, 100mila euro per le bande musicali, i cori, la coreutica e il teatro amatoriale e altri 100mila per i festival del folklore nel Lazio.
Circa 6 milioni di euro saranno destinati, inoltre, a importanti Fondazioni e Associazioni del territorio partecipate dalla Regione Lazio: le Fondazioni dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma Capitale, l’Associazione Teatro di Roma, le Fondazioni Musica per Roma e RomaEuropa Arte e Cultura e ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio. Si tratta di enti di rilevanza sia statale che regionale colpiti, come tutto il resto del settore, dalle restrizioni imposte per l’emergenza epidemiologica che hanno condizionato il regolare svolgimento delle attività di spettacolo dal vivo.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Nonostante la nuova battuta d’arresto per le attività culturali e artistiche, imposta dal DPCM firmato il 24 ottobre scorso, prosegue la narrazione di Piccoli comuni si raccontano, il progetto di Regione Lazio sviluppato in collaborazione con ATCL Lazio e Lazio Crea. In un momento di grande spaesamento per l’intero settore culturale, la proposta artistica di Piccoli comuni si raccontano, ha posto l’attenzione, oltre che sulla circolazione della cultura in territori spesso esclusi dai circuiti di distribuzione ufficiali, anche sulle possibilità lavorative offerte ai giovani talenti.
A partire da questa volontà, è stata rinnovata la partnership con il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma, già istituita per la prima edizione di Piccoli comuni si raccontano, ed è stata indetta una nuova collaborazione con “Fabbrica” Young Artist Program, il progetto del Teatro dell’Opera di Roma, realizzato al fine di favorire la trasmissione di sapere e la promozione di nuovi talenti nel campo dell’opera lirica.
Molti sono stati, nel corso di questo primo mese di programmazione di Piccoli comuni si raccontano, i momenti dedicati all’arte musicale e all’opera lirica affidati a giovani studenti che hanno saputo incantare le platee dei borghi laziali coinvolti nel progetto.
Del valore assunto da questa operazione culturale per i territori e per gli studenti e le studentesse che, con la loro arte, li hanno attraversati, abbiamo discusso con il M° Roberto Giuliani, Direttore del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma,e con Eleonora Pacetti, Direttrice di “Fabbrica” Young Artist Program, approfondendo la tematica della ripresa e della necessità di supporto economico e politico, espressa a gran voce dal settore dello spettacolo dal vivo.
Il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma è una delle massime istituzioni musicali sul territorio nazionale e internazionale. Su quali principi si fonda l’offerta formativa del Conservatorio?
Roberto Giuliani: L’offerta del Conservatorio è volta a formare un musicista completo, sia dal punto di vista della ampiezza e lunghezza della carriera formativa, sia dal punto di vista della completezza della formazione. I Conservatori – come le altre Istituzioni del settore AFAM – Alta Formazione Artistica e Musicale: Accademie di Belle Arti, Danza, Arte Drammatica ecc. – sono un settore parallelo a quello dell’Università, e risultano quindi articolati in Trienni accademici e in successivi Bienni accademici specialistici. Prima però, è possibile seguire i Corsi Propedeutici, perché gli studi strumentali nella maggior parte dei casi vanno coltivati molto prima della maggiore età, motivo per cui è previsto l’accesso in Conservatorio anche per i piccoli “talenti precoci”, oltre alle possibilità offerte dalle convenzioni che il Conservatorio ha attive con associazioni che si occupano degli allievi più giovani.
All’altro estremo, dopo il Biennio, è stata attivata in questi ultimi anni un’offerta di Master post diploma in grado di fornire un’ulteriore competenza professionale: Master in Artistic Research in Music (in collaborazione con l’Orpheus Institut di Gent), Canto (in collaborazione con il Conservatorio Nazionale Centrale di Pechino), in Film scoring, Improvvisazione coreutica e musicale (in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Danza), Interpretazione della musica contemporanea, Musica per Videogiochi.
Per quanto riguarda la completezza della formazione, oltre alla riscrittura aggiornata dei programmi di Triennio e Biennio, in Conservatorio sono stati attivati oltre 200 corsi e, tra le numerose discipline a disposizione, lo studente ne può scegliere diverse per completare il suo percorso e per seguire le sue inclinazioni e i suoi interessi, anche in prospettiva occupazionale.
Inoltre, l’attività di produzione del Conservatorio, costituita da numerose stagioni di concerti nei quali suonano perlopiù i migliori studenti e diplomati, consente loro di entrare presto in contatto con il pubblico e con gli apparati produttivi.
Nonostante la vocazione internazionale, il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” mantiene aperto il dialogo con il territorio che ne ospita la sede. Ne è esempio la partnership avviata con il progetto Piccoli comuni si raccontano di Regione Lazio, sviluppato in collaborazione con ATCL e Lazio Crea. Che valore ha la presenza dell’istituzione sul territorio laziale e qual è la mission di tale collaborazione?
RG: Il Conservatorio “Santa Cecilia” è punto di approdo, da tutto il mondo, di studenti attratti dall’eccellenza delle scuole di Canto e di Strumento. Attualmente abbiamo studenti provenienti da ben 34 diversi Paesi, tanto da connotarci come l’ONU della musica. Una situazione privilegiata, di particolare importanza anche per la conoscenza reciproca delle differenze: sostengo spesso infatti che un quartetto, un coro o un’orchestra sono dei laboratori preziosi di dialogo e di pace, dove solo se ci si conosce e ci si rispetta si riesce a lavorare insieme, valorizzando le peculiarità.
Global, glocal, local…ci piace lavorare in tutte le dimensioni della comunicazione musicale, e non dobbiamo poi dimenticare come parte dell’utenza sia naturalmente quella del bacino romano e laziale. Per questo, pur avendo nella nostra sede di via dei Greci una delle sale da concerto più belle del mondo, siamo presenti a Roma in diversi luoghi, secondo una mia idea di “occupazione musicale” della città.
Abbiamo così, per esempio, dato vita a una stagione di concerti dei nostri migliori giovani presso il Teatro Off off di via Giulia (I concerti della domenica); abbiamo recentemente partecipato, grazie alla collaborazione con Videocittà, alle cerimonie per la riapertura del monumentale Giardino delle cascate all’EUR, con l’Ensemble di trombe e percussioni, che ha dedicato un concerto alla memoria di Ennio Morricone, nostro ex allievo e prezioso amico, e in questi giorni siamo presenti ogni sabato (tempo e covid permettendo) con i nostri ensemble a Villa Borghese all’interno della mostra di arte contemporaneaBack to Nature.
Non solo Roma però, anche il territorio laziale è per noi da tempo oggetto di interesse, tant’è che già da prima della collaborazione con ATCL era stato varato il progetto della creazione di tre orchestre giovanili (ad Albano, Fiuggi e Rieti) di cui quella di Albano, la GIOCR – Giovane Orchestra dei Castelli Romani, ha già avuto il suo primo battesimo di pubblico lo scorso anno.
La collaborazione con il progetto Piccoli Comuni, oltre a essere quindi per noi naturale, in un progetto di comunicazione e diffusione più ampio possibile, da una parte permette ai nostri ragazzi di suonare in luoghi dove è possibile una dimensione rara del contatto col pubblico, dall’altra offre al pubblico occasioni che difficilmente – se si dovessero perseguire logiche commerciali – potrebbero aver luogo.
Quindi è un’occasione preziosa per avvicinare alla musica persone che ne sono costantemente private, vista l’assenza capillare sul territorio di “presidi musicali”, di questa possibilità. Il contatto visivo con il musicista, la magia delle prove, non possono infatti essere surrogati dai mass media, che non consentono un’esperienza profonda e partecipata del fare e ascoltare musica dal vivo.
La seconda edizione di Piccoli comuni si raccontano pone l’attenzione sui giovani talenti e sulle possibilità professionali loro offerte. Quali sono le azioni messe in campo dal Conservatorio di “Santa Cecilia” per accompagnare e immettere i propri studenti e le proprie studentesse nel mondo del lavoro?
RG: Come detto in parte precedentemente, una prima azione è costituita dallo strutturare dei percorsi di studio che tengano conto sia delle innovazioni didattiche, sia delle evoluzioni delle discipline, sia di un ampio spettro formativo, anche in prospettiva lavorativa. Così il musicista acquista anche una duttilità che nel mondo delle nuove professioni è particolarmente richiesta: non formiamo infatti solo ottimi cantanti e strumentisti, destinati per esempio a una carriera solistica o a un’attività orchestrale, ma anche insegnanti (nel corso di Didattica della musica), musicologi (nel corso di Discipline della storia della critica e dell’analisi musicale), compositori di Musica per le immagini ecc.
Dell’attività concertistica si è già detto, ma a questo deve aggiungersi il grande potere formativo offerto dalle esperienze internazionali: oltre ad avere una nutrita attività di scambi Erasmus (dedicata a studenti incoming e outcoming, per la quale il Conservatorio ha siglato più di 100 Inter-Institutional Agreement con le maggiori istituzioni formative europee), “Santa Cecilia” ha vinto come capofila importanti progetti europei estremamente innovativi (comeOpera out of Opera, News in MAP, Italian film soundingecc.) che coinvolgono diversi partner; a questo si aggiungono le attività di progettazione con Russia, Panama, Cina, Giappone ecc.), che consentono anch’esse a docenti e studenti di viaggiare, suonare con i colleghi stranieri, e conoscere gli altri sistemi formativi.
La crisi sanitaria ha fortemente indebolito la dimensione live dei progetti artistici, musicali e spettacolari intervenendo, oltre che sull’ambito lavorativo e performativo, anche su quello didattico. Su quali criteri si basa il nuovo assetto formativo del Conservatorio? A pochi mesi dalla ripresa, qual è il bilancio delle difficoltà riscontrate dal settore e quali interventi ritiene necessari per la ripartenza?
RG: Gli impatti sono stati diversi. La parte didattica, non appena tecnicamente possibile, è stata portata on line durante il periodo del lock down, grazie al grande impegno e disponibilità degli studenti e dei docenti. È chiaro che se la normale didattica scolare soffre della dimensione non in presenza, si può facilmente immaginare quanto sia innaturale e poco produttivo far lezione di canto o di strumento attraverso un computer.
Per questo appena è stato possibile siamo tornati, seppur con le limitazioni dovute all’applicazione ferrea delle procedure di sicurezza, a diplomare gli studenti in Sala Accademica e a far lezione in presenza, anche se già in questi giorni riemergono ombre che minacciano non tanto le lezioni collettive (già programmate on line per l’anno accademico 2020/2021), ma anche le lezioni singole. Per non parlare dei problemi posti dagli ensemble, soprattutto canori e di fiati, nonostante siano stati acquistati pannelli di plexiglass ecc.
Per quanto riguarda la parte di ricerca e di progettazione, soprattutto internazionale, questa è proseguita on line, ma continuano a essere cancellati importanti incontri, come quello dell’AEC a Vienna, o il Cultural Forum a San Pietroburgo. Per i concerti, ovviamente tutte le stagioni programmate nel 2020 si sono fermate, e per il momento siamo riusciti a riprendere con i concerti all’aperto già menzionati, e per i concerti al chiuso in Sala Accademica sono stati confermati per ora solo quelli legati a impegni internazionali, come la serieEuropa in Musica, organizzata con il Cluster EUNIC – EU National Institutes for Culture, o il concerto Suoni del Mediterraneo per la presentazione dell’iniziativa Resq – People saving People, con Médecins sans Frontières.
La ripartenza non sarà un problema, quando le condizioni sanitarie lo permetteranno, e intanto il Conservatorio affronta giornalmente i problemi derivanti dalla estrema variabilità e imprevedibilità dell’emergenza Covid. Quello che preoccupa, e continuerà a preoccupare anche dopo, è la situazione della cultura in Italia. Comprendo i problemi economici del Paese, ma questa emergenza si è andata ad aggiungere a un’antica situazione di disinteresse nei confronti non solo della musica, ma in generale della conservazione produzione e diffusione culturale, con atteggiamenti che oscillano dall’infastidito assistenzialismo, alla malsana idea che la cultura debba e possa autofinanziarsi.
Nei Paesi compiutamente civili questo non accade: lo Stato investe in cultura e in formazione perché questo crea un cittadino migliore, e tra l’altro potenzia anche un indotto turistico e commerciale. Provate a pensare di chiudere musei e teatri italiani, e vedrete quale inabissamento in numero e in qualità avrebbero i flussi turistici. Ma questo bisogna ogni volta rispiegarlo alla classe politica di turno, perché ormai manca questa sensibilità nella formazione degli italiani e gli effetti si vedono, purtroppo in tutti i settori, nel peggioramento dei comportamenti e del tessuto sociale.
La grande tradizione dell’opera lirica italiana è un valore che rende il nostro paese un importante approdo per studenti e studentesse provenienti da ogni parte del mondo. Dal 2016, anno della sua fondazione, “Fabbrica” Young Artist Program promuove i giovani talenti dell’opera lirica sostenendone la formazione. Quali sono i punti cardine del progetto?
Eleonora Pacetti: La possibilità di esibirsi in palcoscenico e l’esperienza di un training specifico per le audizioni e le performance sono i punti cardine di “Fabbrica” Young Artist Program.
“Fabbrica” Young Artist Program, oltre a sostenere la formazione, prevede l’inserimento nell’ambito professionale con un percorso costruito ad hoc per ciascun partecipante di studio e lavoro presso il Teatro dell’Opera di Roma. Quali sono gli step previsti dal progetto per condurre i partecipanti alla professionalizzazione?
EP: Si parte dall’esperienza di andare in scena con ruoli piccoli e cover per poi interpretare ruoli più importanti. Inoltre gli artisti vengono presentati alle agenzie che saranno coloro che costruiranno la loro carriera un domani.
A partire da quest’anno il Teatro dell’Opera di Roma, attraverso “Fabbrica” Young Artist Program, figura tra i partner del progetto Piccoli Comuni si raccontano, una collaborazione, questa, che rappresenta un impegno, da parte delle istituzioni nel fornire ai giovani nuove occasioni per esplorare le possibilità lavorative offerte dal territorio laziale e per entrare in relazione con il pubblico. Quanto conta per “Fabbrica” Young Artist Program diffondere la tradizione dell’opera lirica italiana anche nei piccoli borghi del Lazio, attraverso il talento dei propri studenti?
EP: E’ davvero molto importante: il contatto con la “base” è una benzina che ci aiuta a mantenere vivo l’entusiasmo per il lavoro, come accaduto nel 2017 e nel 2018 quando abbiamo portato l’Opera nelle piazze di Roma e del Lazio (Amatrice, Accumoli, Leonessa, Cittareale, Borbona, Poggio Bustone, Frascati, Alatri) con il progetto Opera Camion, in cui sono stati coinvolti gli artisti di “Fabbrica” YAP (non solo cantanti, ma anche pianisti ed il gruppo regia) e il pubblico ha risposto con tanto entusiasmo.
Alcuni giorni fa l’ANFOLS ha diffuso un appello dei teatri d’opera per sostenere le riaperture, ponendo l’attenzione sull’insostenibilità delle future programmazioni a seguito delle misure restrittive sulle capienze delle platee. Di quali condizioni necessita il settore per avviare una ripartenza che, nonostante l’incertezza, sia in grado di consentire il prosieguo delle attività dei teatri d’opera e l’impiego dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici?
EP: Difficile dirlo in un momento come questo. A nuove situazioni non si possono incollare modelli vecchi: la creatività e l’immaginazione dovranno, ora più che mai, dare luce ad idee nuove.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Investire su progetti che mirino alla valorizzazione della cultura e del territorio è un valoroso atto di premura nei confronti della comunità. Atto che, nell’odierna, complessa condizione di incertezza, assume connotati politici e sociali. Piccoli comuni si raccontano, il progetto della Regione Lazio, realizzato con ATCL Lazio e Lazio Crea, inaugurato lo scorso anno con grande successo di pubblico, con questa seconda edizione rinnova la volontà di rendere l’offerta culturale accessibile a tutte e a tutti. Il talento di grandi artisti e artiste della scena musicale e teatrale italiana, ha allietato 33 borghi laziali, con meno di 5000 abitanti, per una ricca programmazione autunnale.
Ponendo, inoltre, grande attenzione alle opportunità di lavoro offerte ai più giovani, con eventi della rassegna dedicati agli studenti e alle studentesse del Conservatorio di Santa Cecilia e di FABBRICA YOUNG ARTIST PROGRAM del Teatro dell’Opera di Roma, Piccoli comuni si raccontano si fa specchio dell’impegno mostrato, in tale direzione, dalle istituzioni.
A questo proposito abbiamo intervistato Albino Ruberti, Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Lazio, che ha raccontato le azioni messe in campo dalla Regione a sostegno del settore, con particolare dedizione alla formazione dei giovani e all’inclusività culturale.
Con la seconda edizione di Piccoli comuni si raccontano, Regione Lazio con ATCL rafforza il sostegno rivolto al comparto culturale ponendo l’accento non solo sulla qualità della proposta artistica, ma anche sulla riscoperta del territorio. In cosa si sostanziano le azioni della Regione di incentivazione e supporto alla cultura e quali sono gli obiettivi?
Quella tra cultura e territorio è una sinergia inscindibile. Progetti come Piccoli comuni si raccontano rappresentano perfettamente la linea seguita in questi anni dal Presidente Zingaretti per la promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e delle eccellenze artistiche del Lazio. La nostra storia, le nostre tradizioni, i nostri paesaggi non possono non diventare parte di una strategia integrata di rilancio del settore culturale e per questo stiamo agendo a 360 gradi, in un’ottica sempre di proficua collaborazione con le istituzioni locali e tutte le realtà del territorio.
Come Regione, anche nel 2020, un anno complesso in cui l’emergenza sanitaria ci ha posto di fronte a difficoltà prima inimmaginabili, abbiamo investito importanti risorse a sostegno dell’intero settore culturale. Dai luoghi della cultura al cinema, dallo spettacolo dal vivo alle associazioni e imprese culturali, ad ognuno di questi settori abbiamo dedicato diversi avvisi pubblici destinati allo sviluppo di progetti di promozione culturale, rassegne, eventi (sempre in grado di assicurare il rispetto del principio del distanziamento sociale), ma anche al sostegno di canoni di affitto, lavori di ristrutturazione, funzionamento e attività.
Per stimolare la ripresa, la Regione ha inoltre messo in campo diverse misure volte alla semplificazione amministrativa ma anche alla sperimentazione di nuove modalità di fruizione degli eventi da parte del pubblico al fine di garantire la diffusione della cultura in piena sicurezza. Il nostro obiettivo, ora ma anche e soprattutto quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza sanitaria, è quello di portare la bellezza in ogni angolo del Lazio e dare a ogni lavoratore della cultura, dello spettacolo e del cinema la possibilità e la certezza di essere parte integrante e fondamentale di questo immenso patrimonio.
Il progetto Piccoli comuni si raccontano si inserisce nel più ampio quadro di delocalizzazione dei processi culturali che, nel Lazio come sull’intero territorio nazionale, sta incrementando la circolazione di un’offerta artistica anche in luoghi solitamente esclusi dai circuiti di distribuzione, facilitando ai cittadini di piccoli centri abitati l’incontro con l’arte e la cultura. Come si pone la Regione rispetto a questi nuovi criteri di circuitazione culturale e quali benefici, tenendo anche conto dei risultati della prima edizione di Piccoli comuni si raccontano, sono riscontrabili per le comunità locali?
La Regione sta lavorando molto per garantire a tutte e a tutti la fruizione di un’offerta culturale ampia e di qualità anche oltre i confini della Capitale. Iniziative come Piccoli comuni si raccontano rappresentano un’occasione unica per ogni cittadino del Lazio di incontrare i grandi protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo. In questo senso, abbiamo attivato da tempo collaborazioni importanti anche con le grandi istituzioni culturali del territorio come l’Accademia di Santa Cecilia e il Teatro dell’Opera che non solo hanno portato nel territorio regionale le loro produzioni ma hanno creato anche importanti occasioni di coinvolgimento e formazione del pubblico e delle comunità, in particolare per i più giovani.
Nel caso di Santa Cecilia, ad esempio, è stata intrapresa un’importante azione di coinvolgimento dei comuni dell’area del sisma, anche durante il lockdown, con corsi online per le realtà soprattutto bandistiche locali. È fondamentale per noi che la cultura esca anche fuori dalle sale e arrivi a quanti di solito non frequentano i luoghi della cultura tradizionali, in particolare i più giovani ma anche coloro i quali, ad esempio, vivono in territori lontani da Roma.
Tra i settori più colpiti a causa della diffusione della pandemia vi sono il turismo e lo spettacolo dal vivo. Uno dei punti di forza di Piccoli comuni si raccontano è la capacità di creare un ponte tra i due settori, generando un indotto per le imprese locali e tessendo nuove possibilità di accrescimento culturale. Quali sono, da tale punto di vista, i margini di crescita del progetto e che valore acquisisce Piccoli comuni si raccontano in questo momento storico?
Iniziative come Piccoli comuni si raccontano, grazie anche al prezioso lavoro di ATCL, sono l’esempio perfetto dell’impegno della Regione nel difendere e valorizzare l’immenso capitale culturale, urbano e sociale delle comunità locali. Queste iniziative sono fondamentali non solo perché ogni singolo abitante del Lazio possa partecipare alla vita culturale ma anche per promuovere le proprie bellezze naturali e storico-artistiche, l’artigianato locale e le produzioni di qualità.
Portare spettacoli come quelli contenuti in questa rassegna nei piccoli borghi della regione è un ulteriore passo in avanti verso una concezione più completa e inclusiva del territorio. I numeri sino ad ora ci hanno dato ragione: il pubblico non si è fatto attendere e, oltre i nostri confini, la visibilità dei territori anche più lontani da Roma si sta allargando. Dobbiamo e vogliamo continuare a lavorare in questa direzione.
La collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia e con FABBRICA YOUNG ARTIST PROGRAM del Teatro dell’Opera di Roma, dimostra l’attenzione di Piccoli comuni si raccontano, e dunque della Regione, verso i giovani e verso le possibilità formative e professionali loro offerte. Quanto conta, considerando il tema della ripartenza del comparto culturale, investire sulla formazione e sull’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro?
La formazione dei giovani e il loro inserimento lavorativo è certamente tra le nostre priorità e lo abbiamo dimostrato. Oltre alle esperienze da voi citate e fortemente sostenute dalla Regione, investiamo importanti risorse in percorsi formativi per i giovani del Lazio anche nell’ambito delle arti, della cultura e dell’enogastronomia. È il caso di Officina Pasolini, laboratorio gratuito di Alta Formazione del teatro, della canzone e del multimediale; c’è la Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté”, anche questa pubblica e gratuita, che offre un percorso triennale dedicato alle principali professioni del cinema e dell’audiovisivo. Dedicati alla formazione, sono anche i nuovi piani che abbiamo inaugurato al WeGil, l’hub culturale della Regione nel cuore del quartiere Trastevere a Roma.
Qui sono già cominciate le lezioni della Scuola Volontè e, prossimamente, partirà anche il WeGil Food Lab – Accademia del Cibo ARSIAL, un progetto inedito dedicato alla formazione enogastronomica d’eccellenza, pubblica e gratuita, a cui potranno accedere tanti giovani di talento grazie all’impegno dell’Agenzia regionale ARSIAL e di Agro Camera, l’Azienda speciale della Camera di Commercio di Roma. Tanti tasselli di un unico grande progetto: concedere a tutte e a tutti nuove prospettive affinché si possa contribuire insieme alla crescita del nostro territorio.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Inizia oggi la seconda edizione di PICCOLI COMUNI SI RACCONTANO, un progetto pensato per 35 piccoli comuni, comunità al di sotto di 5000 abitanti, un patrimonio storico culturale per la Regione e memoria storica delle nostre tradizioni. Per loro nasce il progetto PICCOLICOMUNI SI RACCONTANO della Regione Lazio realizzato da ATCLin collaborazione con LazioCrea, nella sua seconda edizione per la quale si sono sviluppate collaborazioni con importanti istituzioni: Teatro dell’Opera e Conservatorio di Santa Cecilia. Dal 2 ottobre ai primi giorni di novembre l’intero territorio sarà attraversato da concerti, spettacoli, attività per bambini, nuovo circo: un caleidoscopico calendario di eventi che disegnerà un itinerario “fantastico” di riscoperta del piccolo/grande territorio.
Dopo l’anteprima a Castel San Pietro Romano con Michele Placido ed a Ventotene con il Teatro Bertolt Brecht, dal 2 ottobre partirà la programmazione di Piccoli Comuni si raccontano con 33 nuovi appuntamenti in altrettanti Comuni del Lazio.
Ampio spazio alla musica di qualità a partire dal Jazz con una formazione d’eccezione: IMPERFECT TRIO con l’ecclettico Roberto Gatto alla batteria, Pierpaolo Ranieri al basso e contrabbasso, Marcello Allulli al saxper due grandi appuntamenti (Piglio 4 ottobre; Poggio Nativo 18 ottobre). Con questo trio Roberto Gatto si muove all’insegna della sperimentazione legata alle nuove sonorità e conduce il pubblico nel mondo dell’elettronica, del progressive rock e dell’improvvisazione, dando vita ad una performance multiforme.
Dopo l’incredibile consenso di pubblico nella passata edizione, è confermata la collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia nell’ottica di presentare quei giovani talenti che già stanno ottenendo successi nella carriera professionale. Sono 3 le formazioni che si alterneranno in diversi Comuni: dal quartetto d’archi con RACCONTO DI UN QUARTETTO D’ARCHI, TRA CONTRASTO E ARMONIA (Colonna 2 ottobre, Castelforte 9 ottobre, Maenza 11 ottobre, Roccagiovine 30 ottobre), al quartetto di chitarre con QUATTRO CHITARRE SUONANO LA GIOIA (Norma 31 ottobre, Capranica Prenestina 1 novembre), al duo CHITARRE A PASO DOBLE (Cantalupo 23 ottobre, Cerreto Laziale 24 ottobre, Collevecchio 25 ottobre).
Importante la collaborazione avviata per questa edizione con “FABBRICA” YOUNG ARTIST PROGRAM del Teatro dell’Opera destinato atalenti nella produzione di opere liriche provenienti da tutto il mondo che abbiano già terminato un percorso di studi attinente o già maturato delle prime esperienze in palcoscenico. Saranno 3 concerti intimi e raffinati per presentare i giovani cantanti accompagnati al pianoforte in LE PIU’ BELLE ARIE D’OPERA (Castiglione In Teverina 2 ottobre, Allumiere 9 ottobre, Poggio Moiano 16 ottobre).
Per la sezione teatro, Sebastiano Somma ci porterà nelle pagine indimenticabili della grande letteratura americana con un reading tratto da IL VECCHIO E IL MARE di Ernest Hemingway con Cartisia J. Somma e accompagnato al violino il M° Riccardo Bonaccini (Oriolo Romano 3 ottobre, Roccasecca Dei Volsci 4 ottobre).
Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo danno voce e corpo ad una delle più belle storie mai raccontate, OMERO, ILIADE, e la musica dal vivo di Pino Cangialosi diventa suggestiva complice ed elegante compagnia di questo viaggio tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Baricco (Sant’Angelo Romano 25 ottobre)
Un omaggio allo scrittore americano Charles Bukowski quello di Jacopo Ratini in SALOTTO BUKOWSKI, in cui le poesie saranno affiancate ai grandi successi della canzone d’autore italiana suonati, cantati e reinterpretati da Gianmarco Dottori. Al pianoforte il Maestro Luca Bellanova, curatore degli arrangiamenti musicali dello spettacolo (Canepina 31 ottobre, Mazzano Romano 1 novembre).
Spazio anche alle compagnie professioniste più interessanti che svolgono nel territorio laziale un’importante azione di diffusione teatrale e culturale. Venti Chiavi Teatro con COMPILATION, spettacolo/concerto, presenta un racconto generazionale per indagare il tema delle relazioni, un percorso sulla memoria e sulla creazione della nostra identità (Farnese 31 ottobre). Matutateatro in GARBATELLA. VIAGGIO NELLA ROMA DI PIER PAOLO PASOLINI ambientato nella Roma degli anni Cinquanta, esplora la lingua sperimentale di Pasolini e le canzoni romane di una volta, in una nuova modalità di teatro di narrazione (Forano in Sabina 4 ottobre, Città Ducale 18 ottobre).
Giannino Stoppani in arte Burrasca di Settimo Cielo è ispirato in parte alla mitica figura di Gianburrasca, un bambino di dieci anni nella Toscana di fine ‘800 (Montopoli 17 ottobre). Per i bambini una sezione dedicata al nuovo circo, con artisti che operano sia in Italia che all’estero, in grado di utilizzare varie tecniche come il teatro, la danza, la clownerie, l’acrobatica. Eugenio De Vito e Leonardo Varriale sono i protagonisti della slapstick comedy Backpack (Ponza 9 ottobre, Roiate 10 ottobre, Piansano 30 ottobre); Ivan Perretto in Bubble Concert si esibisce in un concerto con bolle di sapone (Fontechiari 3 ottobre, Vico Nel Lazio 11 ottobre, Vallerano 16 ottobre, Camerata Nuova 17 ottobre); Niccolò Nardelli in Mercante di Gravità è un giovane venditore con poteri straordinari (Esperia 23 ottobre, Torre Cajetani 24 ottobre, Poli 25 ottobre).
I 35 Comuni coinvolti nelle 5 Province: Allumiere, Camerata Nuova, Canepina, Cantalupo, Capranica Prenestina, Castel San Pietro Romano, Castelforte, Castiglione in Teverina, Cerreto Laziale, Città Ducale, Collevecchio, Colonna, Esperia, Farnese, Fontechiari, Forano in Sabina, Maenza, Mazzano Romano, Montopoli, Norma, Oriolo Romano, Piansano, Piglio, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Poli, Ponza, Roccagiovine, Roccasecca dei Volsci, Roiate, Sant’Angelo Romano, Torre Cajetani, Vallerano, Ventotene, Vico nel Lazio
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Nel prossimo week-end Piccoli comuni incontrano la cultura farà tappaa Roma, Viterbo e Frosinone con tre eventi di teatro e letteratura. Durante il primo mese di attività, la rassegna organizzata da Atcl Lazio e Regione Lazio, ha coinvolto l’intero territorio regionale regalando eventi artistici di grande interesse.
La chitarra tra sogno e gioia: il Conservatorio di Santa Cecilia in concertoa Poli (RM)
Lo scorso 18 ottobre, nella piccola cittadina di Poli (Rm) si è tenuto il concerto La chitarra tra sogno e gioia, eseguito dai musicisti laureandi del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Un antico organo svetta tra gli affreschi della Chiesa di San Pietro Apostolo, uno strumento musicale che diventa simbolo di speranza per l’intera comunità: nel dare il benvenuto ai cittadini accorsi per l’evento, il Sindaco Federico Mariani ricorda il lavoro di restauro cui l’organo della Chiesa è sottoposto da alcuni mesi.
La chitarra tra sogno e gioia – Conservatorio di Santa Cecilia di Roma
La musica, che da quella cassa armonica tornerà a risuonare, si farà portavoce e metafora di una rinascita culturale che luoghi come Poli tentano faticosamente di ottenere. Un’azione rilevante che si fa sintesi concreta delle volontà perseguite dal progetto Piccoli comuni incontrano la cultura: far rivivere cittadine di grande fascino, puntando sui processi culturali su di esse innestati.
Il quartetto di chitarre classiche ha invaso la navata della Chiesa di San Pietro Apostolo con l’esecuzione di brani di grandi compositori come Hendel, Bach, Pachelbel, Giuliani, fino ad arrivare a Vivaldi e Piazzolla regalando una serata dalle atmosfere raffinate, a tinte barocche. Federico Attanasio, Marco Caponegro, Riccardo Colini e Federica Sanzolini, i quattro giovani chitarristi del Conservatorio di Santa Cecilia, riproporranno il loro repertorio il 27 ottobre alle ore 18:00, presso la Chiesa di S. Lucia di Castrocielo (FR).
Paola Quattrini a Sant’Oreste (RM) con Oggi è già domani
Il 26 ottobre alle ore 21:00, al Teatro Comunale di Sant’Oreste (RM), Paola Quattrini sarà protagonista di Oggi è già domani. Lo spettacolo racconta di una casalinga, Dora, con un marito distratto e quasi sempre assente, due figli egoisti che si ricordano di avere una madre soltanto quando hanno bisogno di aiuto. Quella di Dora sembrerebbe un’esistenza grigia ma, invece, non è così, perché Dora è una donna dotata di eccezionali risorse e riesce a vincere la solitudine sfogandosi con un’amica che sa ascoltare: il muro della cucina. Al muro, Dora confida sogni, desideri e felici ricordi.
Oggi è già domani – Paola Quattrini
Racconta gli accadimenti delle sue giornate ed alcuni divertenti incontri con una antipatica vicina di casa, una sorprendente compagna di scuola, un cane forzatamente vegetariano e con Pia la sua unica amica femminista. Se un muro potesse ridere e commuoversi, non c’è dubbio che il “suo” muro lo farebbe perché Dora esprime tenerezza, fantasia ed un irresistibile umorismo. Grazie a queste doti, Dora riesce ad evadere dalla prigione domestica e non solo metaforicamente. Perché, un bel giorno, ritrova tutto il suo coraggio: pianta la famiglia ingrata e si tuffa in una esotica avventura partendo per la Grecia insieme con l’amica Pia.
E non importa se anche l’amica si rivela un’egoista e la lascia sola per godersi un’avventura amorosa. Uno scoglio in riva al mare diventa il nuovo confidente di Dora. Allo scoglio, come prima al muro della cucina, Dora parla con la sincerità e libertà di linguaggio, senza mai perdere la fiducia nella gente e nella vita.
Radio Maigret: Settimo Cielo in scena a Carbognano (VT)
A Carbognano (VT), nello spazio culturale Ex Chiesa di S.Maria, il 27 ottobre alle ore 21:00, Piccoli comuni incontrano la cultura porterà in scena Radio Maigret di Settimo Cielo, ideazione e testo di Gloria Sapio e Maurizio Repetto.
Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e di sceneggiati nostrani entrati nell’immaginario collettivo, come certe indimenticabili modulazioni della voce che ci riconducono a un teatro d’attore “che non si fa più”.
Radio Maigret – Settimo Cielo
I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda. Un tappeto sonoro che allude alla vecchia postazione del rumorista ma ha i suoi riferimenti nella musica contemporanea e si intreccia con le voci, le sostiene, le annulla, le porta lontano.
Al doppio binario di questo Maigret, si aggiunge la teoria dei personaggi, colpevoli e innocenti, tutti “sotto il cielo di Parigi” confusi tra gli amanti di sempre e quel corollario di immagini che Simenon e il mito ci hanno reso consuete. Ma la proverbiale umanità del commissario, la penna empatica di Simenon, non riescono a dissimulare la ferocia di una caccia che spinge il commissario (con la complicità del pubblico che viene invitato a entrare nel vivo del plot) a braccare i colpevoli, bestie sanguinose, sospinte dalla miseria verso l’emarginazione e quindi alla delinquenza. Sono la folla di immigrati che già preme alle porte di Parigi e colpisce con determinazione cieca una società che li ghettizza e respinge. Una storia che prelude e allude al presente, tanto da confondersi con esso.
Radio Maigret è anche un omaggio a Parigi attraverso le parole suggerite da un autore belga che amava quella città con la tenerezza di un esule. Lo spettacolo rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon – Maigret et son mort – che, lontano da Parigi, in America, chiude gli occhi e enumera le strade, le piazze, i quai e i boulevard con la nitidezza ossessiva del ricordo.
Va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar: Edoardo Siravo e Gabriella Casali a San Donato Val di Comino (FR)
Edoardo Siravo sarà protagonista insieme a Gabriella Casali di una serata letteraria, Va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar, dedicata al nettare degli dei, il vino, presso il Teatro di San Donato Val di Comino (FR), il 27 ottobre alle 18:30 in cui racconta di come il vino sia da sempre protagonista della letteratura, tanto che numerosi poeti e scrittori della storia hanno dedicato proprio a questa bevanda alcuni dei loro più importanti passi.
Edoardo Siravo e Gabriella Casali
“Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente / scuota da i molli nervi ogni torpor, / purghi le nubi de l’afflitta mente, / affoghi il tedio accidioso in cor”. Così cantava Giosuè Carducci, inneggiando a quella salutare e schietta bevanda che fa decisamente buon sangue, che ormai ha assunto un posto d’onore sulle tavole della buona borghesia, e non più solo su quelle aristocratiche, come lamentava l’abate Parini, il quale per le sue origini prediligeva il vino ugualitario al più raffinato e blasonato caffè. Un dualismo che diventa anche contrapposizione fisica di luoghi, di comportamenti, tra il caffè degli illuminati fratelli Verri e le taverne popolari. Queste ultime in particolare celebrate da Giuseppe Gioacchino Belli, per il quale il vino è forza, salute, vita, compagno di bisbocce e di invettive, e anche animatore di risse feroci.
Anche nelle opere di Giovanni Verga il vino assume un posto particolare, insieme al pane. Anche simbolico. Non solo per i derelitti dei Malavoglia. Pensiamo a Cavalleria rusticana. Turiddu ha una colpa da espiare: un’ultima cena, un bicchiere di vino rifiutato, il bacio del tradimento. Una “passione” laica dove vino e sangue si mischiano.
Per gli Scapigliati, invece, il vino diventa trasgressione e assume i colori dell’autodistruzione in compagnia del verde assenzio, riecheggiando solo alla lontana le esaltazioni di Baudelaire e di Rimbaud.
E potrebbe continuare a lungo questo viaggio sulla presenza di Bacco nella letteratura, un viaggio che comincia da Alceo, Anacreonte, Euripide, Omero, Virgilio e Ovidio, passando tra le opere di Parini e Carducci, Trilussa e Campanile e altri grandi autori.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
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