Nasce l’ Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona

Nasce l’ Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale sostiene da tempo l’importanza del teatro come opportunità di integrazione, condivisione e coesione ed è proprio in quest’ottica di teatro inclusivo, impegnato ad operare in aree disagiate della società, che ha deciso di accogliere e sviluppare un progetto di Gabriele Vacis, Roberto Tarasco e Barbara Bonriposi dotandosi, grazie al sostegno della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, di una nuova funzione e dando vita all’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona.

A partire da 2017, infatti, un nuovo dipartimento all’interno dello Stabile – considerato anche dal MiBACT quale progetto pilota a livello nazionale – realizzerà attività, laboratori, seminari, performance e “ambienti” dedicati alla cittadinanza, concentrandosi, in una prima fase, sulle comunità dei migranti presenti nell’area metropolitana di Torino e sul territorio piemontese.

«Questo progetto consolida il posizionamento dello Stabile al centro del contesto in cui opera – dichiarano il Presidente del Teatro Stabile Lamberto Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti – nella profonda convinzione che il teatro sappia rafforzare il senso di appartenenza ad una comunità, favorire la coesione sociale e la condivisione di valori identitari, accogliere e includere le differenze. L’Istituto di Pratiche Teatrali e il progetto Migranti – continuano Vallarino Gancia e Fonsatti – contribuiscono a creare una “competenza di cittadinanza” e sono complementari all’iniziativa Un posto per tutti che, eliminando ogni barriera di accesso, consente anche alle classi svantaggiate e ai meno abbienti di partecipare alle nostre attività ricevendo gratuitamente un abbonamento alla nostra stagione».

«Da sempre – scrivono i curatori del progetto – il teatro impiega le proprie tecniche oltre lo spettacolo: lo psicodramma, la musicoterapia, la danza come antidoto alla nostra vita statica, l’animazione nelle periferie più degradate, sono consuetudini diffuse e ormai popolari. Si impiega la narrazione in campo medico e il gioco teatrale nella gestione delle disabilità… Tutte queste pratiche si fondano sulla consapevolezza di sé, degli altri, del tempo e dello spazio, che è alla base del teatro di ogni tempo. Oggi c’è molta più gente che fa teatro, che danza, di quanta non vada a vederli teatro e danza. Grandi registi e grandi attori hanno ispirato queste strade del teatro da più di un secolo. E oggi accade che molti artisti non percepiscano più l’azione sociale come un dovere civile o una benevola elargizione. Il coinvolgimento del cittadino, della persona, nel lavoro artistico è ormai la poetica di molti attori, drammaturghi, registi. Il nostro presente tecnologico produce forme a getto continuo: l’arte non è più solo creazione di forme ma anche inclusione. L’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, nasce per comprendere questa articolazione del teatro».