#AnticipAzione: “Washinghton Square” ultima creazione di Giancarlo Sepe

#AnticipAzione: “Washinghton Square” ultima creazione di Giancarlo Sepe

Dal 30 marzo  al Teatro La Comunità il nuovo spettacolo di Giancarlo Sepe Washington Square (Storie Americane) ispirato al romanzo di Henry James. Le repliche proseguiranno fino al 7 maggio dal giovedì alla domenica.

Lo spettacolo, presentato dalla Compagnia Orsini in collaborazione con la Compagnia del Teatro La Comunità diretta da Giancarlo Sepe, è interpretato da Sonia Bertin, Marco Imparato, Silvia Maino, Pietro Pace, Emanuela Panatta, Federica Stefanelli, Guido Targetti, Adele Tirante e con Pino Tufillaro. Le scene e i costumi sono di Carlo De Marino, le musiche sono a cura di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team, il disegno luci è di Guido Pizzuti.

Washington Square con il sottotitolo Storie Americane è,  nello spettacolo di Sepe,  un pamphlet dedicato alla lotta delle donne americane per ottenere la parità dei diritti. Un viaggio al femminile nella storia americana tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Al centro della storia Catherine Sloper, minuta, insignificante e scialba di cui il padre, famoso medico della città, ne soffre le pochezze intellettuali e caratteriali, e che malvolentieri si trascina dietro per feste e balli. In un ballo appunto la ragazza incontra Morris un bel ragazzo che si dice innamorato e pronto a sposarla. Il dottor Sloper si oppone energicamente, sicuro che il giovane sia più attratto dal suo patrimonio che dalla bellezza della figlia, inesistente. Si scontra però con l’ostinazione di Catherine che cerca di sposare consapevolmente l’uomo “sbagliato”, per esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, contro il parere dell’integerrimo padre e contro la società perbenista e puritana dei salotti “bene” di una New York tra la guerra di secessione e i primi anni Venti.

In Storie Americane, le vicende della più che benestante famiglia Sloper, si incastonano con quella  delle famiglie che, emigrate dall’Europa, hanno creato il Nuovo Mondo, sopportando ogni tipo di disagio e di lotta per arrivare ad ottenere una terra e creare il loro futuro.

La scena è quella di una sala del museo cittadino dove le storie si dipanano tra cerimonie, matrimoni, funerali, nascite, esecuzioni, e feste nazionali, manifestazioni di suffragette, canzoni e ballate, in un susseguirsi di visioni del pensiero e della realtà cittadina, che al pari della storia della famiglia Sloper, si racconta tra solennità religiose e balli, agnizioni (l’apparizione dei familiari defunti) e romanze musicali, tutti alle prese con la nuova società americana: ingenua, puritana e violenta.

James è uno scrittore essenziale e cattivo, che condanna senza ascoltare ragioni o alibi, egli fa dei sentimenti dei veri e propri mostri che popolano la mente dei suoi personaggi e gli ambienti dove essi vivono. James non concede tregua ai nostri sentimenti che hanno voglia di raccontarsi, invece che essere liquidati con piccole esternazioni cupe e cattive (come fa il dottor Sloper), egli non concede spazi alla festa dell’amore, la chiude invece in una esperienza di morte da cui non riesce più a liberarsi, una morte fatta di silenzi e di remissione dei peccati, quelli di sopravvivere a chi non c’è più. Si dice sempre che quelli che vanno via sono i migliori, allora quelli che restano non contano nulla, sono innocue figure fatte di dabbenaggini e di animi popolari che non amano le raffinatezze. Resta un’America che si celebra pensando però più ai morti che ai vivi  (Giancarlo Sepe)

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