L’arte del racconto fra il gioco e la tragedia. Intervista a Ivano Picciallo

L’arte del racconto fra il gioco e la tragedia. Intervista a Ivano Picciallo

Con Ivano Picciallo, capofila della Compagnia Malmand Teatro, autore, attore e regista dello spettacolo “A Sciuqué”, vincitore della VI edizione del Roma Fringe Festival in collaborazione con i Nuovi Scalzi e di Gran Ghetto, premio della giuria dei giornalisti al Giovani Realtà di Udine, abbiamo attraversato il suo percorso artistico, a partire dalla virtuosa formazione con maestri indiscussi nel campo della Commedia Dell’Arte, analizzando le importanti tematiche sociali trattate nei suoi spettacoli fino ad arrivare a toccare le criticità presenti nel circuito teatrale in cui gli artisti e gli spazi stentano a sopravvivere. Una discussione avvincente che mette in luce la storia e le idee che guidano la poetica di un artista capace di valorizzare le tecniche e i principi teorici della tradizione in un continuo lavoro di innovazione e di ricerca dentro e fuori il palcoscenico.
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TESI DI LAUREA: Architetture del comico nella Commedia dell’Arte

TESI DI LAUREA: Architetture del comico nella Commedia dell’Arte

TITOLO DELLA TESI > ARCHITETTURE DEL COMICO NELLA COMMEDIA DELL’ARTE

ISTITUTO > UNIVERSITÀ DI ROMA LA SAPIENZA – FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

AUTRICE > SARA PASCOLINI

François Bunel le Jeune (attribuito a), Personaggi della Commedia dell’Arte.
François Bunel le Jeune (attribuito a), Personaggi della Commedia dell’Arte, 1578-1590.

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE:

L’idea di questa tesi di laurea nasce da un colpo di fulmine per la Commedia dell’Arte. Avevo appena iniziato il mio percorso di Laurea Specialistica in Discipline dello Spettacolo quando inaspettatamente mi sono imbattuta in un laboratorio di recitazione, incentrato sullo studio delle maschere della Commedia dell’Arte e tenuto da Claudio De Maglio presso il Teatro Ateneo dell’Università la Sapienza. Un’esperienza straordinaria, un amore nato per caso e vissuto nei muscoli e sulla mia stessa pelle. Concluso il laboratorio, proseguendo il mio percorso di studi, mi sono chiesta come poter portare la passione nata per questa forma di teatro, antica eppure così attuale, nel mio lavoro di tesi. La risposta è arrivata attraverso l’incontro con uno dei docenti del corso di laurea, che ho scelto poi come relatore: il Professore Roberto Ciancarelli. Da un primo scambio di idee la ricerca per la mia tesi si è prolungata lungamente, come una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca di indizi che mi aiutassero a fare chiarezza e a rintracciare quello che si potrebbe definire un enorme elefante nella stanza; visibile a tutti ma talmente grosso da non poter essere riconosciuto davvero: la questione dell’origine della Comicità nella Commedia dell’Arte. Tutti gli autori citati e studiati per raccogliere gli indizi ed arrivare a vedere questo enorme elefante parlavano molto delle zampe, della proboscide, della pelle rugosa, ma non dell’elefante in sé. Fuor di metafora: sebbene esistano numerosi trattati contemporanei alla Commedia dell’Arte stessa o dei nostri tempi, che analizzano le tipologie di scene comiche, la struttura, i temi ricorrenti, non esisteva alcun lavoro che analizzasse quali fossero i meccanismi messi in atto dai comici per divertire il pubblico. Così, studiando dapprima i trattati teorici antichi, moderni e contemporanei (Da Aristotele a Bergson, passando per Cicerone e Pirandello), poi le raccolte di materiale scenico dei Comici dell’Arte ed infine affidandomi allo studio meticoloso di quattro Commedie trascritte interamente sul finire della parabola di questa particolare forma di spettacolo, sono riuscita a tirare le mie conclusioni ed ad individuare quelle che erano (e che molto spesso sono) gli espedienti che rendono comica una vicenda e che, a partire dall’antichità classica fino ad arrivare ai giorni nostri, ci fanno ridere e sorridere. In fondo,come dice Umberto Eco : “Il comico è una faccenda difficile, a capirlo si è risolto il problema dell’uomo su questa terra”. Da parte mia, senza la presunzione di aver risolto alcun problema dell’umanità, spero di aver aggiunto un piccolo tassello alla ricerca sulla Commedia dell’Arte che è ancora misteriosa e forse per questo così affascinante ed ispirante.

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BIOGRAFIA DI SARA PASCOLINI:

Sara Pascolini nasce a Roma e fin da piccola nutre una grandissima passione per l’arte. Crescendo, dopo essersi diplomata al liceo Classico, si iscrive al Corso di Laurea Triennale in Moda e Costume, concludendo il suo percorso con una tesi riguardante la messa in scena del balletto Sogno di Una notte di Mezza Estate con coreografia di G. Balanchine. Successivamente decide, seguendo l’amore nato per le arti dello spettacolo, di proseguire il percorso specialistico proprio in questa disciplina e si laurea con il massimo dei voti in Saperi e Tecniche dello Spettacolo presso la facoltà di scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma. Unendo l’amore per lo spettacolo a quello per l’arte decide poi di seguire un corso professionale per Trucco Cinematografico, Teatrale e correttivo presso l’Accademia Studio 13, sempre a Roma. Attualmente lavora come truccatrice per clienti privati e fotografi. Fa parte dell’Associazione culturale Nereides Danze Antiche, in qualità di danzatrice nel corpo di ballo Ninfe Nereidi e dell’Associazione Culturale Cane Nero con cui organizza eventi di animazione culturale e gioco di ruolo dal vivo.

Manoscritto inedito di Goldoni ritrovato a Dresda

Manoscritto inedito di Goldoni ritrovato a Dresda

Il Goldoni della commedia dell’arte prima del nuovo teatro riformato, meno conosciuto e poco documentato, riemerge da un manoscritto inedito della commedia ‘Il cavaliere e la dama‘ ritrovato da Riccardo Drusi dell’Università Ca’ Foscari alla Sächsische Landesbibliothek di Dresda.

Si tratta di un manoscritto settecentesco in una redazione diversa da quella stampata e che rispecchia, con ogni probabilità, la forma più vicina al testo inizialmente concepito per la rappresentazione. “Se infatti nelle edizioni a stampa – spiega Drusi, docente di Letteratura italiana nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo lagunare – l’autore si premura di dichiarare che, rispetto all’originale portato in scena nel 1749, ha  proceduto alla sostituzione delle maschere dialettali con altrettanti personaggi che parlano in lingua, la redazione di Dresda vede invece agire Pantalone, Arlecchino, Brighella, ciascuno nell’idioma che gli è più tipico”.

Già per queste varianti, “il manoscritto appare come un tassello molto importante per ricostruire quelle fasi più remote della scrittura goldoniana – sottolinea – che l’autore stesso efficacemente occultò in nome della sua ‘riforma’ teatrale”.  La riforma del genere teatrale della commedia da parte di Carlo Goldoni consistette principalmente, nella stesura per intero dei dialoghi (contro la consuetudine del “Teatro dell’Arte” di fornire agli attori canovacci su cui improvvisare le battute) e nella abolizione delle maschere. A queste convinzioni il commediografo approdò tuttavia progressivamente, e dopo aver almeno in parte condiviso le precedenti esperienze di scrittura per le compagnie professioniste.

Ma perché si trova a Dresda? Fino alla caduta del muro di Berlino, questa era stata una Biblioteca di difficile accesso, ma da quando la Germania è stata unificata, molti cataloghi sono stati resi pubblici e agli studiosi si è aperto un mondo di possibili ricerche. Le compagnie dell’epoca partivano in tour nelle capitali europee, tra cui Dresda era luogo privilegiato, e si portavano dietro il manoscritto. Il manoscritto ritrovato, che è inedito, non è firmato ed è datato 1752, vede ancora l’intervento di Pantalone, Arlecchino, Brighella, parlanti ciascuno nell’idioma che gli è più tipico, mentre le edizioni seguenti offrono personaggi alternativi e dalla lingua più letteraria.

COME D’ARTE – Festival Internazionale di Commedia dell’Arte

COME D’ARTE – Festival Internazionale di Commedia dell’Arte

Dall’ 8 al 17 Settembre 2017 si terrà presso il Nuovo Teatro San Paolo la VII edizione del Festival Come d’Arte – Festival Internazionale di Commedia dell’Arte, diretto da Gabriele Guarino e Vania Castelfranchi.

Il Festival, questa prima micro-cellula di un’esperienza comunitaria e multidisciplinare ha il suo fine principale nell’ offrire Commedia dell’Arte in tutte le sue componenti spettacolari, performative, pedagogiche e culturali. Un’incubatrice la cui unica linea è quella di sostenere tutte le esperienze viaggianti che la Commedia attraversa, le sue traduzioni, le sue declinazioni, le sue possibili evoluzioni nel contesto socio-culturale dell’Italia di oggi. L’idea nasce dall’esigenza degli attori-ci che praticano e sperimentano la Commedia dell’Arte di incontrarsi, di collaborare e mostrare al pubblico le mille forme estetiche, poetiche e politiche che il lavoro con i ‘Caratteri’ e con le ‘Maschere’ ha assunto dalla tradizione ad oggi, sino alla sperimentazione futura.
Questo dona al Festival un intento assolutamente comunitario e moderno, senza alcuna pretesa accademica o storicista, nel puro ‘lazzo’ del barattare i diversi ed affascinanti universi di incontro con la Maschera, da quello antropologico, a quello classico e purista, sino alla re-invenzione e al tradimento della Commedia stessa.

Abbiamo intervistato Gabriele Guarino e Vania Castelfranchi, direttori artistici di Come d’Arte:

– Ciao Gabriele, parlaci di come è nato il Festival Come d’Arte e della sua evoluzione fino ad oggi?

Il Festival è nato come un’iniziativa spontanea di una rete di artisti creatasi in seguito ad un evento organizzato dalla compagnia La Bottega dei Comici presso la Casa dei Teatri di Roma, con sede allora in Villa Pamphili, il 25 Febbraio 2014, compleanno mondiale della Commedia dell’Arte. L’obbiettivo iniziale era quello di invitare e riunire tutti coloro che su Roma praticavano e amavano la Commedia dell’Arte, e unire le forze. Dopo le prime riunioni, Vania Castelfranchi, Direttore artistico della compagnia Ygramul Teatro e del Festival di Arti Medievali “Ludika 1243” che ha luogo ogni anno a Viterbo, propose di ospitare una prima edizione del Festival all’interno dello stesso Ludika, mettendo a nostra disposizione spazi e risorse. La prima edizione di “Come d’Arte” ebbe luogo nel Luglio 2014 nel centro storico di Viterbo e ci consentì di realizzare una prima rassegna degli spettacoli delle compagnie organizzatrici, La Bottega dei Comici e Ygramul Teatro, a cui si aggiunsero quasi subito Circomare Teatro e la appena nata TradirEfare Teatro. Con la seconda edizione estiva, ancora ospiti di Ludika, nel 2015, iniziammo a coinvolgere artisti da tutta Italia, che giunsero a Viterbo a loro spese, spinti dal desiderio di partecipare al Festival. Questo ci incoraggiò e ci spinse a tentare una prima edizione “romana”, slegata da Ludika, nel Febbraio 2016, con l’obbiettivo di riconsegnare alla Capitale un Festival dedicato alla tradizione teatrale nazionale per eccellenza.

La III edizione quindi, grazie alla collaborazione dell’Istituto Teatrale Europeo e del Teatro Abarico di San Lorenzo, ci consentì di ospitare anche maestri e artisti per i workshop, primi tra tutti Claudio De Maglio, il direttore dell’ Accademia “Nico Pepe” di Udine, e la compianta Lydia Biondi che nonostante i suoi problemi di salute decise di partecipare e contribuire con un suo seminario. I riscontri di pubblico furono ben oltre ogni più ottimistica previsione, ricordo la paura “positiva” di non sapere dove mettere le sedie per fare entrare il pubblico, la sua enorme risposta ci spiazzò e ci spinse ad andare avanti. Arrivammo allora alla IV edizione di Viterbo, ancora a Ludika, mentre la V edizione di Febbraio 2017 ebbe luogo direttamente al Teatro della compagnia di Vania, il Teatro Ygramul in zona San Basilio e ci ha consentito di ospitare artisti nazionali e internazionali. Dopo la VI edizione estiva a Viterbo, abbiamo deciso di provare un’edizione romana di fine Estate. Questa VII edizione è stata possibile grazie alla straordinaria disponibilità dello Staff del Nuovo Teatro San Paolo e la loro voglia di scommettere con noi per un’edizione, la più grande e ambiziosa finora: 10 giorni di spettacoli, workshop ed eventi, ospitando sia gli allievi della Civica Accademia “Nico Pepe” di Udine con il loro spettacolo di Commedia dell’Arte, diretti sempre da Claudio De Maglio, sia una straordinaria compagnia internazionale “Iustumo” costituita da attori di nazionalità diverse, messi insieme dal maestro Alberto Ferraro.

– Come si svilupperà questa VII edizione e quali sono le novità introdotte?

Questa VII edizione avrà un incipit differente rispetto alle precedenti. Il primo evento del Festival non sarà uno spettacolo ma il famoso convegno “ritrovo tra Comici”, richiamo a quella prima riunione originaria della Casa dei Teatri nel 2014, in cui ci si ritrova a parlare di Commedia dell’Arte e del perché e del come farla oggi, a Roma e in Italia. La cosa più importante del Festival è l’incontro e lo scambio di esperienze e di testimonianze, in modo che le idee possano circolare liberamente, essere condivise e fornire spunti di rilancio per tutti. Le quattro compagnie organizzatrici apriranno il festival e poi andranno in scena gli ospiti.

Le due principali novità sono l’inserimento di un’offerta di spettacoli per bambini le due Domeniche pomeriggio e la programmazione delle performance delle 19.30 dal Lunedì al Venerdì: una rassegna di brevi esibizioni pre-serali di arti che in qualche modo ruotano intorno alla Commedia dell’Arte (musica, giocoleria, acrobatica, giullarata, teatro di figura) svelando alcun dei possibili collegamenti e funzionalità del mestiere di Commediante. Il Festival poi si chiuderà con il tradizionale “spettacolo improvvisato”, l’evento che accompagna ogni edizione, in cui gli artisti che hanno partecipato, si ritrovano un giorno con un canovaccio scritto all’ultimo momento e improvvisano uno spettacolo tutti insieme, integrando nei fatti e sul palco le loro molteplici e diverse esperienze. Questa edizione quindi parte dal rapporto con la cittadinanza, dal discutere sul senso della Commedia e finirà inevitabilmente sul palcoscenico!

– Qual è il tema da voi scelto per questa edizione e perchè?

Il Tema di questa edizione è la Formazione. Molte scelte sono state compiute in base a questo focus: l’ospitalità di una delle più prestigiose Accademie di Teatro Italiane ed Europee, la “Nico Pepe”, la concentrazione di workshop con Maestri prestigiosi, lo stesso convegno in cui ci onoriamo di ospitare gli studenti dell’Associazione Universitaria “Gruppo Teatro Ateneo” che si battono per riaprire lo storico Tetro universitario della Sapienza. Perché per improvvisare nel mondo occorre essere ben preparati, così come in Commedia dell’Arte.

– Vania, quali sono i docenti individuati per la sezione “Workshop” del Festival?

Caratteristica fondamentale del nostro COMEd’ARTE, Festival Internazionale di Commedia dell’Arte, di questa come delle sei passate edizioni, è il desiderio di conoscere la storia, l’evoluzione, le tecniche e le poetiche del mondo della Maschera di Commedia da diversi punti di vista pedagogici e storici… così ad ogni edizione cerchiamo di invitare pedagoghi e Maestri di esperienza, artigiani e ricercatori del Teatro di Commedia e in genere studiosi della ‘funzione’ maschera, che portino i loro differenti e a volte contraddittori e contrastanti modi di viverla e di praticarla. La Commedia dell’Arte ha, a nostro parere, migliaia di interpretazioni, di storie e di sviluppi moderni e classici, per cui è importante nella nostra Direzione Artistica che si ascoltino le tante voci e la moltitudine di anime che hanno fatto nascere e continuano a vivificare il sistema Commedia dell’Arte.

E così, anche in questa Settima Edizione, ci troveremo con onore ad ospitare grandi professionisti quali : il Maestro Flavio Albanese (Sab 9 e Dom 10), il mascheraio Alberto Ferraro (da Lun 11 a Mercoledi’ 13), il Maestro Claudio De Maglio (Mart 12 e Merc 13) con i suoi allievi dell’Accademia D’Arte Drammatica di Udine “Nico Pepe”… ed ancora l’attrice Cristina Coltelli (Giov 14 e Ven 15), la costumista Valentina Di Girolamo (Giov 14 e Ven 15), gli esperti insegnanti di Commedia per bambini e ragazzi Valentina Puccini ed Alessio Sapienza de ‘il Carro Allegorico’, (Sab 16 e Dom 17) ed infine l’incontro con la nostra Direzione Artistica, di Gabriele Guarino e del sottoscritto, Vania Castelfranchi (Lun 11 e Sab 16); a sottolineare la linea di contrasti e di diversità che animano il nostro Festival, verso uno studio antropologico e profondo delle Maschere. Un girotondo, una sorta di ‘sguardo panottico’ che dalla centralità dell’attore mira ad una pratica mappatura di dimensioni lontane e complementari sulla Commedia dell’Arte.

– Il Festival vede il contributo e la collaborazione di quattro realtà artistiche, vuoi presentarcele?

Come nella scelta dei vari Seminari e delle voci di pedagogia, anche le anime che fondano il Festival ed i nostri relativi ospiti appartengono ad aree di ricerca sulla Commedia dell’Arte molto differenti.
La Bottega dei Comici ha uno studio lungo ed approfondito sulla Commedia dell’Arte, una tecnica solida e storica, portando nei suoi spettacoli un alto livello di radice filologica della Maschera e di ‘codice’ ufficiale;
Il Teatro Ygramul viceversa viaggia nella ricerca antropologica, riportando la Maschera ad una funzione archetipica e mischiando i segni e le storie delle Maschere di Commedia dell’Arte con un’esperienza decennale di viaggi nel teatro rituale africano, brasiliano ed orientale;
Circomare Teatro porta con sé la maggiore pratica teatrale della Maschera, una lunghissima carriera di andate in scena in molte situazioni differenti, con lo sviluppo di maschere simboliche, politicizzate e di impegno sociale, ed una grande capacità da commedianti d’origine, di piazza e di vita;
TradirEfare Teatro è una compagnia di teatranti nata assieme al Festival, con grandissima forza interpretativa e registica, e l’intento ammirevole e ben riuscito di portare la storia e la tecnica delle Maschere tradizionali verso una ricerca drammaturgica innovativa ed originale, modernizzando tematiche e simboli.

– Che futuro riservate a Come d’Arte – Festival Internazionale della Commedia dell’Arte?

Come d’Arte è un Festival sui generis, nomade nello spazio e nel tempo, che non ha dunque cadenza fissa di eventi né luoghi preposti di avvenimento. Ma possiede una verve propulsiva che speriamo resti invariata nel tempo ed anzi cresca, aprendosi al pubblico due se non più date all’anno, e cercando di muoversi nel Lazio e magari esportare questa invenzione in altre regioni italiane. Fino ad oggi, in meno di 4 anni, ha già dato vita a 6 edizioni ricche di contenuto e di pubblico; speriamo che il nostro sforzo venga in futuro sempre più premiato da attori, da spettatori, dagli studiosi e critici, riportando l’attenzione del Teatro sull’oggetto Maschera da molti dimenticato e bistrattato; al contrario la Maschera è portatrice sana di archetipi, simbologie antiche, rituali primordiali e sociali, tecniche interpretative difficili ed antiche, spinte rivoluzionarie e politiche, forza espressiva e narrativa incomparabile ed in continua ricerca.

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