La Biennale di Venezia ha attribuito i Leoni per la Danza 2018

La Biennale di Venezia ha attribuito i Leoni per la Danza 2018

La Biennale di Venezia ha attribuito alla danzatrice e coreografa americana Meg Stuart il Leone d’Oro alla carriera e alla danzatrice e coreografa capoverdiana Marlene Monteiro Freitas il Leone d’argento. I riconoscimenti alle due artiste sono stati proposti dalla Direttrice del Settore Danza Marie Chouinard e fatti propri dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta.

Il Leone d’Oro alla carriera sarà consegnato il 22 giugno in apertura del 12° Festival Internazionale di Danza Contemporanea; per questa occasione Meg Stuart e Damaged Goods presenteranno la rivisitazione di Built to Last (2012), coreografia che trova ispirazione nella monumentalità della musica classica e contemporanea.
Il Leone d’Argento sarà consegnato il 28 giugno: per questa occasione Marlene Monteiro Freitas presenterà il suo ultimo lavoro, Bacchae – Prelude to a Purge, originale rilettura del tragico mito euripideo interpretato dalla sua compagnia di dodici danzatori e musicisti.

In passato il Leone d’Oro alla carriera per la Danza era stato attribuito a Merce Cunningham (1995), Carolyn Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012), Steve Paxton (2014), Anne Teresa De Keersmaeker (2015); Maguy Marin (2016); Lucinda Childs (2017).
Il Leone d’Argento, dedicato alle promesse della danza o a quelle istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, è stato attribuito in passato al Performing Arts Research and Training Studios di Anne Teresa De Keersmaker (2010), a Michele Di Stefano (2014), a Dana Michel (2017).

MEG STUART:

Famosa per importanti improvisation projects dal segno aspro e incisivo che hanno coinvolto molteplici artisti, Meg Stuart – di New Orleans, ma da oltre vent’anni in Europa dove fonda la sua compagnia, Damaged Goods, a Bruxelles – è autrice di assoli, coreografie d’ensemble, installazioni site-specific ospitati anche in gallerie e mostre come Documenta X di Kassel.
Meg Stuart è premiata per aver “saputo sviluppare un nuovo linguaggio e un nuovo metodo ad ogni creazione, collaborando con artisti appartenenti a differenti discipline e muovendosi tra danza e teatro. Attraverso l’improvvisazione (aspetto fondamentale della sua pratica) la Stuart ha saputo esplorare stati fisici ed emotivi e il ricordo degli stessi. Cercando sempre nuovi contesti e nuovi territori in cui muoversi, il suo lavoro si ridefinisce costantemente” (dalla motivazione).

MARLENE MONTEIRO FREITAS:

Considerata fra i migliori talenti della sua generazione, Marlene Monteiro Freitas è stata la sorpresa delle ultime stagioni con la sua presenza elettrizzante e la forza dionisiaca dei suoi spettacoli. Interessata alla “metamorfosi” e alla “deformazione” – probabile eco della tradizione carnevalesca della sua isola natale, Capo Verde – “gli ibridi creati dalla Freitas sfidano musicalmente e gioiosamente i limiti dell’esteticamente corretto. Lavorando sulle emozioni più che sui sensi, le sue coreografie aprono l’immaginario alla sfrenata molteplicità dell’io” (dalla motivazione).

Debutta il 45° Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia

Debutta il 45° Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia

Debutta martedì 25 luglio (fino al 12 agosto) il 45. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, secondo il programma ideato dal neo direttore Antonio Latella e intitolato Atto primo: regista.

Al centro la regia, tema attorno al quale ruota la storia teatrale a partire dal secolo scorso, per vederne l’evoluzione attraverso nove registe provenienti da Italia, Germania, Francia, Polonia, Olanda, Estonia: tutti volti nuovi che offrono uno spaccato del più aggiornato panorama europeo. Sono registe per lo più quarantenni, con un percorso artistico accreditato in patria e all’estero, di cui il Festival presenta fino a quattro spettacoli, tutti in prima italiana, come tanti ritratti che tracciano il processo creativo di ognuna di loro.

“Quest’anno – dichiara Antonio Latella – l’accostamento di spettacoli, e quindi la creazione di mini-personali, ha evidenziato che soprattutto nelle registe donne è più facile, anche in un breve tempo, intravedere la nascita, o meglio, l’evoluzione dei linguaggi, e ovviamente questo ci ha stimolato a dare, per questa nostra prima Biennale, per questa nostra apertura di porte su un quadriennio, il passo di entrata alle registe donne. Molte di loro capaci di evolvere con grande naturalezza, ma al contempo con profondo senso critico, l’unione dei linguaggi che fanno da ponte tra il secolo scorso e questo. E’ proprio nella concentrazione di una ricerca del linguaggio che, soprattutto nelle registe donne, abbiamo riscontrato un’esigenza, una necessità mai gratuita, mai legata a un bisogno puramente carrieristico o di affermazione, ma da una sincera urgenza creativa”.

Martedì 25 luglio il Festival si apre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian (ore 15.00), sede della Biennale, con la consegna del Leone d’argento alla regista polacca Maja Kleczewska e del Leone d’oro alla carriera, che per la prima volta è destinato a una scenografa, la tedesca Katrin Brack.

43 anni, da Cracovia, Maja Kleczewska è considerata una delle figure più rilevanti del teatro polacco lungo la linea che da Tadeusz Kantor arriva a Krystian Lupa e Krzysztof Warlikowski (di cui è stata assistente); a sua volta Katrin Brack è una delle grandi firme della scenografia teatrale europea e la sua opera testimonia “come la scenografia non sia soltanto un oggetto artificiale da far abitare agli attori, ma un vero contributo drammaturgico che partecipa attivamente alla scrittura scenica, quanto le parole di un testo” (A. Latella).

Alla premiazione, seguirà una conversazione con Maja Kleczewska e Katrin Brack, primo di un ciclo di incontri con le artiste invitate al Festival condotti da Claudia Cannella, critico di teatro e direttrice della rivista Hystrio.

La sera, al Teatro Piccolo Arsenale (ore 19.30), debutta in prima per l’Italia The Rage, regia di Maja Kleczewska, dall’omonimo testo teatrale di Elfriede Jelinek – premio Nobel per la letteratura nel 2004, ma già nota al pubblico internazionale per La pianista, romanzo e poi film di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot, premiato al Festival di Cannes nel 2001.

La Jelinek comincia a scrivere The rage dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi, traendo ispirazione anche dal testo del sociologo tedesco Klaus Theweleit, The laughter of killers. Sperimentale, antinaturalistico, provocatorio, intriso di critica sociale, costruito sulla parola – frammenti di immagini, riflessioni, aneddoti, lunghi monologhi – più che sull’azione e i personaggi, il teatro della Jelinek artiglia la realtà ed è una sfida per attori e registi.

La rabbia, tema dell’opera, diventa nella regia di Maja Kleczweska, alla sua quarta messinscena di un testo della Jelinek dopo Shadows (Eurydice speaks), Babel e Winter Journe, uno spettacolo ad alta intensità, in cui i generi si fondono in un teatro sperimentale e politico al tempo stesso. Avvalendosi della collaborazione di Łukasz Chotkowski, che ha curato la drammaturgia sotto la supervisione della Jelinek stessa, e dello scenografo e artista Zbigniew Libera, Maja Kleczweska ha immaginato un gruppo di attivisti che prende il controllo del teatro e lo trasforma in uno studio televisivo dove, tra programmi e notizie realmente attinte dai media, si svolgono gli scontri tra vittime e carnefici, tutti travolti da una rabbia accecante.

“La rabbia – afferma la regista – è la rabbia dei terroristi, ma è anche la rabbia degli impotenti, quella dei politici di destra, quella degli eroi antichi e persino la nostra, un sentimento che si dissolve in una comune, immensa, emozione. La rabbia, a tutti i suoi livelli, è indagata come un fenomeno potente, creativo e distruttivo insieme… Il testo è anche un requiem per l’Europa, per questo continente tragico, indifferente, impotente e vuoto. E questo vuoto si riempie di rabbia”.

Laureata in regia alla scuola del Teatro Nazionale di Cracovia, Maja Kleczweska ha lavorato in molti teatri, come il Teatro Nazionale di Varsavia, il Teatro Polacco di Bydgoszc, il DeutschesSchauSpiel Haus di Amburgo. Fra i suoi ultimi lavori: Rats, dal testo di Gerhart Hauptmann, Painted bird, dal racconto di Jerzy Kosinski, Dybuk di Anski e The Rage di Elfriede Jelinek.

Antonio Latella: la Biennale Teatro come processo creativo collettivo

Antonio Latella: la Biennale Teatro come processo creativo collettivo

Pubblichiamo l’intervento di Antonio Latella, direttore del Settore Teatro della Biennale di Venezia, in occasione della presentazione del programma della biennale Teatro 2017 (Leggi il programma)

” Da quando sono stato scelto per dirigere la Biennale Teatro, insieme ai miei collaboratori leggo, cerco, ascolto tutto ciò che la Biennale è stata ed è; accompagnarla per quattro anni vuol dire essere accompagnato da lei, capirla e intravedere come riuscire a dare e ricevere. La Memoria è scritta, testimoniata, perché ci racconta e ci rende ciò che siamo e ci consiglia ciò che potremmo essere. Ciò che mi sembra di aver capito, in questo breve periodo, è che la Biennale Teatro rappresenta qualcosa di diverso, perché la sua storia la rende diversa. La Biennale Teatro non può e non deve essere una sorta di clonazione dei tanti Festival che ci sono in Europa e non solo, non può essere un contenitore, una vetrina di spettacoli; per il suo valore storico e culturale, è quel luogo dove una volta all’anno gli spettatori, gli operatori e tutti gli addetti del settore si incontrano per vivere insieme alcune giornate di cultura teatrale e per osservare i tanti linguaggi del teatro e il loro continuo evolversi. Un luogo dove possiamo vedere più opere di maestri, di registi, o più frammenti d’opera che ci concedono al contempo di assistere da vicino al processo creativo di un amato maestro o di un nuovo regista che traccia nuovi alfabeti, nuove grammatiche che possono evolversi in linguaggio. Su come nasca un processo creativo cala sempre uno spietato velo di silenzio, neppure un regista, o un autore, è in grado di spiegare a posteriori il momento dell’ispirazione. Spesso, una volta che la creazione è compiuta, l’artista non sa più nulla della sua origine, né di come essa sia maturata o come si sia formata. Mai, o quasi mai, è capace di spiegare come le parole si siano combinate per dar vita a una strofa, come le successioni di immagini sono divenute un atto teatrale; la sola cosa che può aiutarci a comprendere è la possibilità di tentare di segnalare o seguire un processo artistico, capace di condurci in quella zona di mistero che ci avvicina alla creazione di nuovi linguaggi. Per far questo non basta uno spettacolo, non si possono mettere in mostra gli spettacoli, ma bisogna tentare di mettere in mostra i registi e le loro opere. Per questo motivo, pur nel nostro piccolo, tentiamo di creare per ogni regista ospite delle piccole “personali”, che possano aiutare ad avvicinarci ai differenti mondi creativi dei vari artisti.

Quest’anno, l’accostamento di spettacoli, e quindi la creazione di mini-personali, ha evidenziato che soprattutto nelle registe donne è più facile, anche in un breve tempo, intravedere la nascita, o meglio, l’evoluzione dei linguaggi, e ovviamente questo ci ha stimolato a dare, per questa nostra prima Biennale, per questa nostra apertura di porte su un quadriennio, il passo di entrata alle registe donne. Molte di loro capaci di evolvere con grande naturalezza, ma al contempo con profondo senso critico, l’unione dei linguaggi che fanno da ponte tra il secolo scorso e questo. E’ proprio nella concentrazione di una ricerca del linguaggio che, soprattutto nelle registe donne, abbiamo riscontrato un’esigenza, una necessità mai gratuita, mai legata a un bisogno puramente carrieristico o di affermazione, ma da una sincera urgenza creativa. A loro il nostro inizio di questo quadriennio, Ladies first! ”

Antonio Latella

Biennale di Venezia : Annunciati i programmi dei settori Danza Teatro Musica

Biennale di Venezia : Annunciati i programmi dei settori Danza Teatro Musica

I programmi dei settori dello spettacolo dal vivo della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, si svolgeranno quest’anno da giugno a ottobre, e precisamente:
– dal 23 giugno all’1 luglio si svolgerà l’11. Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto da Marie Chouinard e intitolato Capitolo primo (First Chapter); il Leone d’oro alla carriera per la Danza è stato attribuito alla danzatrice e coreografa statunitense Lucinda Childs, il Leone d’argento alla performer e coreografa canadese Dana Michel;
– dal 25 luglio al 12 agosto avrà luogo il 45. Festival Internazionale del Teatro, intitolato Atto primo: REGISTA, secondo il programma del direttore Antonio Latella; Leone d’oro alla carriera di questa edizione del Festival è la scenografa tedesca Katrin Brack; Leone d’argento è la regista polacca Maja Kleczewska;
– dal 29 settembre all’8 ottobre è programmato il 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, dal titolo Est!, sotto la direzione di Ivan Fedele; Leone d’oro alla carriera per la Musica è il compositore cinese Tan Dun; il Leone d’argento è stato attribuito al compositore giapponese Dai Fujikura.

Dichiara Paolo Baratta:
“I tre programmi sono ispirati a un indirizzo comune. Ciascuno è focalizzato su modi particolari di concepire la regia teatrale e l’impostazione coreografica della danza, mentre nel caso della musica ci si concentra in particolare su quella proveniente da una parte del mondo, l’Est, il grande Oriente. Per la Biennale si tratta di scelte importanti ai fini di una qualificazione del suo ruolo di luogo di ricerca. Un particolar modo di intendere il festival, che mette in luce i partecipanti per l’interesse che ciascuno rappresenta, tanto da essere convocato con più di uno spettacolo; registi di cui si vuole cogliere l’evoluzione, coreografi di cui si vuole cogliere una linea omogenea applicata a diverse esperienze; mentre per la musica, al di là del focus particolare su una regione del mondo, si affianca una grande apertura nei confronti dei diversi generi musicali effettuata nel nome della qualità. Molto interessanti – prosegue Baratta – gli sviluppi di Biennale College in ciascuno dei tre settori. Il College si rivolge non solo ai danzatori ma per la prima volta anche ai coreografi, non solo agli attori ma anche ai registi, mentre per la musica è cresciuto l’impegno a proporre e produrre tre lavori di teatro musicale.
Sono tutt’e tre l’atto primo, il capitolo primo, il momento primo di un percorso che proseguirà seguendo la stessa metodologia e che segnerà, anche per coerenza di impostazione, un capitolo molto importante nella storia della Biennale”