È stato approvato il nuovo Piano Operativo 2021 per lo Spettacolo dal Vivo del Lazio che vedrà uno stanziamento di oltre 1,9 milioni di euro, il 23% in più rispetto al 2020, a cui si aggiunge oltre 1 milione per progetti di valorizzazione, officine, residenze, bande e cori e manifestazioni folkloristiche. Il Programma 2021, inoltre, prevede la predisposizione di nuove misure per venire incontro alle difficoltà dei tanti operatori del settore derivanti dalle misure per il contenimento della pandemia. Sono allo studio, infatti, ulteriori forme di sostegno e, come già avvenuto nel 2020, verrà valutata la possibilità di concedere deroghe al regolamento regionale e agli avvisi in corso. Così in un comunicato la Regione Lazio.
“L’approvazione di questo nuovo Piano Operativo per lo Spettacolo dal Vivo è fondamentale per dare una risposta concreta alla crisi di tanti operatori del settore e per preparare insieme la ripresa quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza sanitaria”, ha dichiarato il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Nel corso del 2020, abbiamo sostenuto tutte le realtà dello spettacolo con contributi per il pagamento dei canoni di locazione, per la realizzazione di attività di promozione culturale e sociale, anche in remoto, e con contributi una tantum a fondo perduto per mitigare gli effetti negativi dovuti alla chiusura delle sale teatrali e dei luoghi della cultura.
Ma abbiamo anche promosso investimenti innovativi per rafforzare la competitività del settore, favorendo l’adozione di tecnologie digitali e per l’efficientamento energetico: strumenti fondamentali per promuovere il teatro, la musica, la danza perché le porte delle sale si aprano presto a un pubblico ancora più vasto e variegato. Per il 2021, abbiamo intenzione di fare ancora di più perché vogliamo tornare a vivere la Bellezza e per farlo c’é bisogno del lavoro e della passione di ognuno di noi”.
Oltre 1,9 milioni del Piano Operativo sono destinati alle produzioni di spettacolo dal vivo, ai centri di produzione di teatro e danza, ai festival e alle rassegne teatrali, musicali, di danza ma anche circensi e di teatro di strada; ai circuiti regionali, orchestre ed ensemble musicali, ai progetti per favorire l’accesso dei giovani allo spettacolo dal vivo in collaborazione con le istituzioni scolastiche; all’educazione e formazione musicale, teatrale e coreutica; al teatro di figura e alle iniziative di spettacolo dal vivo destinate ai bambini e all’infanzia. A queste risorse si aggiungeranno anche nel 2021, 600mila euro per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale attraverso lo Spettacolo dal Vivo destinati alle associazioni che operano nel settore per la realizzazione di progetti in specifici luoghi della cultura del Lazio.
Inoltre, 200mila euro saranno destinati alle Officine culturali e di teatro sociale: progetti biennali che riguardino l’attivazione e gestione di centri di promozione di spettacolo dal vivo e di ‘teatro sociale’; ancora, 91 mila euro verranno investiti per le Residenze artistiche a cui si aggiungono 120mila euro di risorse del Ministero della Cultura, 100mila euro per le bande musicali, i cori, la coreutica e il teatro amatoriale e altri 100mila per i festival del folklore nel Lazio.
Circa 6 milioni di euro saranno destinati, inoltre, a importanti Fondazioni e Associazioni del territorio partecipate dalla Regione Lazio: le Fondazioni dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma Capitale, l’Associazione Teatro di Roma, le Fondazioni Musica per Roma e RomaEuropa Arte e Cultura e ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio. Si tratta di enti di rilevanza sia statale che regionale colpiti, come tutto il resto del settore, dalle restrizioni imposte per l’emergenza epidemiologica che hanno condizionato il regolare svolgimento delle attività di spettacolo dal vivo.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
Fin dalla sua prima edizione, il progettoPiccoli comuni si raccontano di Regione Lazio, sviluppato in collaborazione con ATCL Lazio e Lazio Crea, ha rappresentato un momento di scoperta e valorizzazione per i territori coinvolti. Mission del progetto, infatti, è la diffusione capillare della cultura in quei luoghi che, seppur già noti per le bellezze paesaggistiche e architettoniche, restano esclusi dai circuiti di distribuzione ufficiali.
Piccoli comuni si raccontano, coinvolgendo circa quaranta comuni in tutto il Lazio, non solo ha permesso alle comunità locali di poter usufruire di un’offerta culturale di rilievo, ma anche di generare un indotto per il territorio: se la città di Roma tende a inglobare il turismo nazionale e internazionale, rassegne come questa sono in grado di dare una spinta concreta al turismo di prossimità, con una ricaduta benefica sull’economia dei luoghi e sul consolidamento dell’attività comunitaria.
Come accaduto a marzo, durante la prima fase della pandemia, un nuovo blocco è stato imposto al pubblico spettacolo, arrestando anche la proposta messa in campo da Piccoli comuni si raccontano a partire dal mese di ottobre. Ragionare dunque sulla eco e sul valore di eventi culturali come questo, a due anni dalla sua ideazione, risulta interessante per comprendere le prospettive del progetto e i benefici concreti che l’arte è in grado di apportare. Intervistato a proposito di questi temi, Gianpaolo Nardi, sindaco di Castel San Pietro Romano e vicepresidente dell’ANCI Lazio, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, racconta l’esperienza di Piccoli comuni si raccontano.
Dal 2017 Castel San Pietro Romano fa parte dei Borghi più belli d’Italia. La bellezza paesaggistica e architettonica ha condotto il grande cinema italiano in questo comune, fin dagli anni ‘50, facendolo diventare set di film che hanno fatto il giro del mondo. Qual è il rapporto di Castel San Pietro Romano con la cultura?
Sicuramente un rapporto bellissimo e sostanziale. La cultura, in tutte le sue sfumature, ha da sempre arricchito il nostro paese e rappresentato potenziali e importanti opportunità di crescita, di sviluppo, di valorizzazione e promozione del nostro territorio. Castel San Pietro nasce, potremmo dire, come paese del cinema: set del celebre film Pane Amore e Fantasia, conosciuto per essere “il paese più scassato”, lo vediamo oggi rivestito di luce nuova ma sempre strettamente legato al panorama culturale che lo arricchisce e lo coinvolge.
In questa prospettiva, sono orgoglioso di rappresentare un territorio così ricco come Castel San Pietro Romano, che proprio sulla bellezza non solo paesaggistica ma anche artistica e culturale, ha fatto leva per ricevere importanti certificazioni, come quella di Borgo più bello d’italia e Borgo più bello del Mediterraneo.
Castel San Pietro Romano, coinvolto sin dalla prima edizione nel progetto Piccoli comuni si raccontano, ha ospitato grandi artisti come il M° Nicola Piovani e Michele Placido. Considerando che tra le due edizioni è intercorsa una pandemia che ha inciso sulle modalità di partecipazione degli spettatori, qual è stata la risposta della comunità agli eventi di quest’anno?
La comunità ha risposto in maniera straordinaria. Come giustamente è stato messo in luce, le modalità di partecipazione sono variate, il numero di spettatori è variato per far fronte al alle nuove normative dettate dall’emergenza COVID-19. Una cosa,però, non è cambiata: il calore della nostra comunità. I cittadini di Castel San Pietro Romano e tutti i partecipanti, accolgono sempre entusiasticamente ogni iniziativa che vede coinvolto il nostro amato paese.
Il concerto che ha visto protagonista il Maestro Nicola Piovani si è svolto in un momento storico diverso, più leggero e meno rigido in fatto di normative, e la partecipazione è stata davvero numerosa. L’evento che ha coinvolto Michele Placido, attore di fama internazionale, essendo ambientato in un oggi che, purtroppo, ben conosciamo, ci ha costretto a ridimensionare la quantità degli spettatori, per garantire il dovuto distanziamento, e a svolgere la serata all’aperto. Nonostante le più rigide normative, è stata una serata straordinaria che ha disteso pensieri e animi.
In qualità di vicepresidente dell’Anci Lazio, associazione dei Comuni del Lazio, potrebbe raccontare come ha influito complessivamente il progetto Piccoli comuni si raccontano sulle realtà coinvolte e che valore ha assunto per i diversi comuni una più consistente circuitazione culturale?
È sicuramente una grande opportunità per i piccoli comuni ma anche per la Regione Lazio. I comuni considerati “piccoli” nel Lazio costituiscono ben il 70% del territorio regionale. Valorizzare e promuovere i piccoli comuni significa promuovere i territori più belli della nostra regione. In questi luoghi ci sono delle bellezze paesaggistiche, monumentali e archeologiche che meritano di essere conosciute.
È necessario incentivare quel turismo di prossimità. Nel Lazio, troppo spesso, si guarda soltanto alla magnifica città di Roma. Promuovere questi territori ci consente di spostare il turismo di massa della Capitale verso le nostre province. Roma Capitale è un’opportunità importante per le province.
A due anni dall’adesione alla rassegna Piccoli comuni si raccontano, quali sono le prospettive progettuali e quali gli obiettivi futuri da raggiungere?
Auspico che possa continuare questa straordinaria rassegna. Mi permetto di dare un suggerimento: chiediamo anche ai grandi artisti che partecipano come protagonisti ai diversi eventi, di aiutarci a promuovere i territori che li ospitano. Non circoscrivere la rassegna al singolo evento ma cercare di prolungare l’effetto che gli spettacoli hanno sui piccoli comuni, istituendo un collegamento con i grandi artisti che sia duraturo nel tempo.
Nasce a Napoli nel 1993. Nel 2017 consegue la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Antropologia Teatrale. Ha lavorato come redattrice per Biblioteca Teatrale – Rivista di Studi e Ricerche sullo Spettacolo edita da Bulzoni Editore. Nel 2019 prende parte al progetto di archiviazione di materiali museali presso SIAE – Società Italiana Autori Editori. Dal 2020 dirige la webzine di Theatron 2.0, portando avanti progetti di formazione e promozione della cultura teatrale, in collaborazione con numerose realtà italiane.
Superare l’ostacolo, ricominciare, guardare oltre. Incontrare il pubblico, lavorando a fianco degli artisti, alla ricerca di una nuova normalità. Danza, teatro e performance abiteranno il Supercinema di Tuscania (VT) dal 2 al 4 ottobre, con l’appuntamento annuale del Focus Giovani, tre giorni dedicati alla nuova autorialità in cui verranno presentati presso il Supercinema di Tuscania, a cura di TWAIN_Centro Produzione Danza, Vera Stasi_Progetti per la Scena e ATCL_Circuito Teatrale del Lazio, i lavori di sei giovani realtà artistiche under 35 e del coreografo Manfredi Perego, ospite d’eccezione riconosciuto e apprezzato in Italia e all’estero.
Focus Giovani 2020: 2 ottobre
Il weekend di danza si aprirà venerdì 2 ottobre con gli artisti presentati da TWAIN_Centro Produzione Danza: Sara Lupoli che presenterà Off-Cells, opera crossmediale che invita gli osservatori ad attivare la propria capacità cinestetica e percettiva attraverso un esperimento che investe i neuroni legati alla vista, una produzione Art Garage; Paglialunga/Mattogno con lo spettacolo Shape of moving waves, un dialogo tra danza e musica ispirato alla fisica del suono e alla sua propagazione molecolare nell’aria; Antonio Formisano con DependEsports primo studio, prodotto da Borderline Danza che si colloca al confine tra benessere e malessere derivanti dall’uso dei videogames. La performance racconta la fascinazione oscura per la relazione con il computer da gioco, in un’immersione totale nella dipendenza dalla realtà virtuale.
Focus Giovani 2020: 3 ottobre
La serata del 3 ottobre, organizzata da VERA STASI_Progetti per la Scena in collaborazione con Network Anticorpi XL, vedrà esibirsi la coreografa e danzatrice Barbara Berti con la creazione Bau#2, dalla serie BAU – Coreografia del pensare, in cui viene sviluppato un metodo di lavoro incentrato sull’esplorazione delle connessioni invisibili fra corpo e mente, tra subconscio e percezione cosciente del reale, una pratica in cui movimento e parola vengono creati in tempo reale durante la performance, traducendo le informazioni e i processi che intercorrono tra pubblico e performer.
La stessa sera il trio Zanni/Feltre/Cisternino, autore di DOYOUWANNAJUDGEME, presenterà una performance, prodotta da Company Blu, che concretizza i “frammenti coreografici” derivati da un’analisi visiva e puramente personale dell’affresco Giudizio universale di Michelangelo Buonarroti. Partendo da una serie di sperimentazioni suggerite dalla varietà di forme e dettagli che caratterizzano l’opera pittorica, il lavoro si sviluppa attraverso la costruzione di una partitura coreografica suddivisa in ‘frames’.
Focus Giovani 2020: 4 ottobre
Domenica 4 ottobre, Manfredi Perego e Paolo Rosini riscalderanno il pubblico di Tuscania con il loro estro creativo. Perego con Primitiva, produzione TIR Danza, coproduzione Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, proporrà al pubblico una ricerca sugli elementi primari che abitano la corporeità, un viaggio mnemonico all’interno della più antica percezione di sé, quella animalesca e al contempo impulsiva e fragile. Lo spettacolo è programmato in collaborazione con ATCL_Circuito Teatrale del Lazio. Mentre Rosini (vincitore Premio TenDance 2019) porterà in scena la performance Oriri, una meditazione sul fluire mutevole della vita e sulla sua inafferrabilità; un luogo dove l’abbandono allo scorrere degli eventi, diventa nuovo punto di partenza per un’esistenza apparentemente priva di sostegno, quasi abbandonata a se stessa.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
TikTok è il social del momento con 800 milioni di utenti attivi al mese. Proprio su questa piattaforma ha debuttato Isadora – The TikTok Dance Project, una sperimentale residenza artistica digitale diGiselda Ranieri, danzatrice e coreografa, e Simone Pacini, esperto di comunicazione digitale. Il progetto, che guarda soprattutto ai giovani della Generazione Z, indagherà il tema della didattica a distanza e la possibilità di coinvolgere nuovi potenziali pubblici teatrali su una piattaforma “pop”.
L’idea è che le difficoltà causate dalla crisi sanitaria possano diventare un’opportunità per riaffermare il valore trasversale e comunitario dello spettacolo dal vivo, e che il web sia una delle vie per sostenerlo. All’evento finale si accederà attraversoil gruppo Facebook il Foyer di Isadora, che potrebbe raccogliere in futuro altri progetti performativi.
Isadora – The TikTok Dance Project è fra i sei vincitori di un bando promosso durante il lockdown, dal titolo “Residenze digitali”, a cura di Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in collaborazione con AMAT, Anghiari Dance Hub, ATCL per Spazio Rossellini. Isadora ha trovato inoltre il supporto della rassegna internazionale di danza Resistere e Creare, diretta da Michela Lucenti di Balletto Civile e Marina Petrillo della Fondazione Luzzati Teatro della Tosse.
Giselda Ranieri, danzatrice di formazione classica e contemporanea, ha fatto della composizione istantanea il suo tratto distintivo. Dall’indirizzo www.tiktok.com/@isadora.danceme creerà una web performance interattiva basata sull’improvvisazione, a partire da un processo partecipativo ispirato alla didattica a distanza. In una seconda fase, Isadora – The TikTok Dance Project potrebbe diventare una proposta rivolta alle scuole.
I giovani coinvolti realizzeranno una coreografia basata su parametri coreografici come la ripetizione, il ritmo, lo stop motion, la segmentazione del movimento, dando vita a un processo di ricerca in linea con il “learning by doing” dellagenerazione Z, iperconnessa, performativa, con forte spirito autodidatta. Simone Pacini, docente per IED e Università La Sapienza di Roma, specializzato in Social media storytelling ed esperto di fruizione digitale, nel contempo monitoreràl’engagement e le reazioni dei followers e del contesto, in un dialogo con la danzatrice utile al processo artistico ma anche all’analisi delle potenzialità di questo social network in ambito culturale.
Il titolo omaggia chiaramente Isadora Duncan, figura rivoluzionaria della danza e donna emancipata che, in questa occasione, (ri)vive sulla piattaforma più scaricata al mondo che sta attirando l’attenzione di enti di caratura internazionale come le Gallerie degli Uffizi, il Museo del Prado di Madrid, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Naturkundemuseum di Berlino e il Grand Palais di Parigi.
In questa intervista Giselda Ranieri e Simone Pacini raccontano Isadora – The TikTok Dance Project, progetto realizzato in collaborazione con Isabella Brogi ed Elisa Sirianni.
Qual è l’intento comunicativo e mediatico di un’iniziativa come Isadora – The Tik Tok Dance Project?
Simone Pacini: Complice la situazione creatasi con il lockdown, il web ha messo in moto la creatività. Inizialmente siamo partiti io, Isabella Brogi e Elisa Sirianni con l’intento di partecipare al bando “Residenze digitali”. Abbiamo pensato di coinvolgere Giselda Ranieri per l’apporto artistico, per creare insieme a lei l’ambiente “virtuale”, immaginarlo e progettarlo. Mentre passavamo in rassegna diverse cose, Giselda ha pubblicato sulla sua pagina facebook un video in cui danza con l’espressione del volto. Il video ha avuto successo e abbiamo pensato di adattarne formato e durata alla piattaforma di Tik Tok, con la volontà di diffondere anche un progetto di danza contemporanea su questo nuovo social network.
Il pubblico di Tik Tok è performativo, ama mettersi in gioco ma il campo di riferimento artistico per quel che riguarda la danza, spesso, è solamente l’hip-hop. Il progetto si pone in una dimensione davvero sperimentale, sia dal punto di vista artistico sia comunicativo o più tecnicamente digital. Sicuramente stiamo cercando di portare la nostra cifra stilistica di artisti per cui Giselda non sceglie le canzoni di tendenza che Tik Tok stesso suggerisce ma, pur andando contro le logiche di visibilità – scegliere una canzone di tendenza aumenterebbe l’engagment –, mantiene una sua identità e integrità di danzatrice.
Con questo progetto mi piacerebbe poter segnalare al mondo “colto” che vale la pena aprirsi alle nuove piattaforme e tendenze, specialmente se sono un ponte di collegamento con le generazioni. Allo stesso modo mi piacerebbe che le nuove generazione si dimostrassero curiose e disponibili nei confronti dell’arte.
Qual è il processo creativo del progetto? Quanto la sua modalità di diffusione condiziona la creazione?
Giselda Ranieri: Il processo prevede due tranche di lavoro, due mesi di residenza suddivisi tra l’estate e l’autunno, sulla piattaforma Tik Tok, in cui produrrò due video a settimana. La sfida più ardua è scoprire le strategie per “rendersi visibili”: raggiungere un buon numero di ragazzi che siano incuriositi e invogliati a rifare le coreografie che propongo. Questo significa comprendere di volta in volta come ricalibrare l’approccio coreografico per chiarire quali siano i pattern fondamentali nella composizione proposta (ripetizione e ritmo, stop motion e fast foward, keep e dro).
All’inizio ero destabilizzata: imparare a creare una coreografia in soli 15 secondi di video, provando a esprimere qualcosa, sembrava molto lontano di miei metodi compositivi in cui il processo è essenziale. Poi, ho scoperto che in questo progetto l’esperienza nella composizione istantanea è a tutti gli effetti il processo creativo che mi supporta.
The Tik Tok Project è un progetto comunitario, o, per lo meno, ambiamo a farlo diventare tale. A condizionare le mini creazioni, più che la modalità di diffusione è proprio la modalità di coinvolgimento della comunità, che è tutta da scoprire.
Quali sono state le fonti di ispirazione e quali sono le tue aspettative nei confronti di questo progetto?
GR: A dire il vero le fonti d’ispirazione sono poche, mi sono gettata a capofitto nella sfida progettuale. Forse, parlerei più di fonti di studio. Questo progetto si configura realmente come una residenza digitale, il che significa che per tutta la sua durata, fino a prima della restituzione finale, è interamente dedicato allo studio: dalla visione di webinar di esperti sull’argomento, ai consigli dei tiktoker più in voga, fino al semplice girovagare sulla piattaforma alla scoperta della “linea editoriale” più affine da cui trarre eventualmente ispirazione.
Trovo interessanti soprattutto quei video, non solo di danza, in cui emerge con forza la creatività dell’ideatore, perché suggeriscono la presenza di un pensiero dietro al girato. Mi attrae lo scanzonato e il giocoso, laddove c’è una qualche maestria e nessuna affermazione o presa di posizione. Se proprio dovessi dire a cosa mi sto ispirando risponderei che per me è diventata fondamentale quell’attitudine di fondo comune a questa generazione: learn by doing…anch’io imparo facendo.
A prescindere dalla crisi sanitaria e dalle sue conseguenze, la digitalizzazione di determinati processi potrebbe essere la chiave vincente per avvicinare la generazione Z alla danza e, più in generale, allo spettacolo dal vivo?
SP: La residenza digitale è stata, a mio parere, una bella intuizione. Diciamo che però ogni cosa ha i suoi tempi. Noi ci troviamo a vivere un progetto in residenza digitale mentre quasi tutti gli altri, in diversi ambiti e con diversi scopi, si stanno incontrando di nuovo in una configurazione dal vivo. Posso dire, con piacere, che è definitivamente crollato il tabù di alcune tecnologie. L’idea di scandagliare e cogliere nuovi terreni fa parte della ricerca stessa. Alla base resta sempre il rispetto del lavoro artistico, con le sue esigenze e collocazioni. Credo ci siano tutti i presupposti per essere curiosi e ben disposti nei confronti delle possibilità digitali che abbiamo a disposizione e di quelle che verranno.
GR: Per certi versi questo è già avvenuto prima della pandemia e sta avvenendo, ora, in modo più massiccio e forse consapevole. In ogni caso, penso di sì perché permette un avvicinamento più diretto e giocoso. Credo poi – o per meglio dire lo spero – che piano piano l’offerta si possa diversificare e che la danza in ogni sua forma, non solo quella da videoclip, si faccia strada. Questo è il tentativo che sto portando avanti con The Tik Tok Dance Project.
In che modo è stata concepita la diffusione del progetto?
SP:Il progetto ha una sua collocazione molteplice, crossmediale. Rispetto alla diffusione, influisce molto il fatto che i contenuti viaggiano da Tik Tok verso altri social come Facebook, Instagram e YouTube. Così si ha modo di vedere le reazioni delle diverse community, e dei diversi target. L’idea creativa è anche quella di incrementare l’utilizzo di altre parti del corpo della danzatrice, di creare un corpo unico che vive – separato e unito – su Tik Tok e non solo. La danza è sia scomposizione sia composizione e, mediante questi formati, viene stimolata la creatività.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
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