da Edoardo Borzi | 12 Nov 2022 | Interviste
Marla, nome che Francesca La Spada ha scelto per sé, è nata a Desio il 30 gennaio 1987. Dopo essersi diplomata al liceo artistico, ha studiato per tre anni presso l’Academy of Performing Arts M.A.S. di Milano dove ha conseguito il diploma.
Durante gli anni in accademia ha iniziato a lavorare come ballerina, laureandosi in Lingua multimediale presso l’Università Cattolica di Milano; ha continuato a studiare recitazione con vari insegnanti iniziando a lavorare come attrice e performer di musical. Ha continuato il suo percorso di formazione presso l’Alvin Alley di New York e a Roma sotto la direzione del coach Michael Margotta, membro dell’Actor’s Studio di New York, con il quale ha studiato il metodo Stanislavskij-Strasberg. Ha lavorato come aiuto regia presso il Teatro Litta di Milano e come regista presso il Teatro di Trastevere in Roma.
Nel gennaio del 2016 ha fondato I FIGLI DI MARLA, compagnia di performing art con sede a Milano, composta da artisti con differenti formazioni. Ha scritto la performance “High Reactors” che ha girato in luoghi diversi d’Italia; lavorando sul metodo di formazione per gli artisti chiamati Emotional dance, incentrato sugli aspetti fisici ed emotivi dei performer. I FIGLI DI MARLA è nata dalla concezione filosofico-performativa di Marla. Al centro della filosofia vi è il corpo: ogni lavoro è mirato a creare arte attraverso un sincero e onesto flusso d’interazione tra attore e regista. Il corpo viene utilizzato senza i limiti di una lingua definita ma utilizzando le diverse potenzialità espressive delle tecniche artistiche in modo fluido e consapevole. (LINK FACEBOOK)
I figli di Marla
Ho sempre desiderato avere una compagnia che mettesse in scena una certa tipologia di performance artistica. Di per sé la performance art è stato originariamente uno degli strumenti utilizzati dagli artisti visivi, i quali, attraverso le loro creazioni protestavano contro lo stato dell’arte contemporanea che mercifica la cultura e i “prodotti artistici”. Ovviamente è strano che I figli di Marla esistano come compagnia di performance art, però in questo, devo dire, sono stata abbastanza lungimirante anche perché la Biennale di quest’anno parla dell’immagine del performer. Dopo essermi interrogata intorno al tema delle performative arts due anni fa sono arrivata alla conclusione che mancava l’esaltazione della figura del performer, in un mondo artistico molto ibrido in cui è difficile trovare un attore o un danzatore “puro”. La performance art non deve essere solamente uno strumento per gli artisti visivi, secondo me è teatro contemporaneo.
Un mio amico gallerista mi chiese tempo fa se volevo lavorare a una mostra durante la quale dovevo dare vita una performance. Io avevo già scritto la mia prima performance “High reactors” – espressione che indica colui che reagisce agli stimoli in maniera ipersensibile. Nei giorni in cui mi arrivò questa proposta, lavoravo con Micheal Margotta, acting coach che insegna i metodi Stanislavskij e Strasberg, e stavo facendo una respirazione sciamanica che dura quasi tre ore in cui puoi avere varie visioni e io immaginai le cose che dovevo fare in scena. Sono una persona molto visionaria. Durante questa visione mi sono riconosciuta in sala prove che dirigevo i ragazzi I Figli di Marla che non esistevano ancora. Così per l’allestimento scenico della mostra chiamai alcune persone entusiaste del progetto. Purtroppo questa mostra non si è più fatta però questo è stato lo slancio che mi ha portato a creare un gruppo di lavoro. In questo modo sono nati I Figli di Marla. Già nel nome della compagnia si parla di relazioni e di amore, da questo si può capire quanto io cerchi di mettere tutto l’amore e tutta la passione che ho per fare questo lavoro.
Il lavoro del performer
Molti studiosi si interrogano sulla figura del performer, le cui caratteristiche non sono ancora state chiarite e definite totalmente, così il nostro progetto risente di questa mancanza di confini teorici e pratici. Questa indefinitezza ci permette di muoverci attraverso la performance art dandoci la possibilità di trovare nuove forme di espressione e di avvinarci al mondo contemporaneo e alla sua complessità. Anche il teatro e la danza cercano di aprirsi a più contesti. I performer de I Figli di Marla hanno formazioni completamente diverse, dal teatro alla danza – alcuni di loro provengono anche dall’acrobatica. Con loro svolgo un training che rappresenta non solo un lavoro sul proprio io ma soprattutto un’esperienza che dà la possibilità di crescere molto umanamente. Da due anni si è creato un gruppo-famiglia molto forte perché svolgiamo degli allenamenti fisici ed emotivi per arrivare pronti a fare un tipo di performance che non è lo spettacolo teatrale per cui devi lavorare sul testo oppure un lavoro di danza prettamente coreografico. Dopo aver provato a portare la performance art anche in teatro ci siamo resi conto che, nel momento in cui cambia lo spazio di interazione, cambiano le modalità e le tecniche di comunicazione dei performer col pubblico.
In questo senso nelle nostre performance c’è un’interazione fra pubblico e performer molto forte che devi mantenere alta per tutto il tempo. Avendo dentro di me sia la filosofia della spettatrice – come quando vedo i lavori degli altri e capisco cosa mi piace e cosa non – sia la filosofia da performer faccio in modo che i ragazzi lavorino molto bene per offrire un’esperienza unica al pubblico e che finiscano il lavoro sentendosi più maturi e cresciuti personalmente. In questo senso spero di poter sempre creare delle esperienze di crescita sia per il pubblico sia per i performer.
Le performance visionarie
Siamo nati come compagnia di performance arte ma tengo sempre la porta aperta per lasciare che le cose si sviluppino e mi piace il fatto che non abbiamo una formazione statica come altre compagnie. Ultimamente stiamo lavorando molto con il video ma anche per ambiti legati alla moda o alla musica e per me questo è fantastico, perché odio quando alcune forme d’arte si ghettizzano e diventano di nicchia, non credo che l’arte debba essere così tanto mentale. Per me invece è importante che ci sia un’apertura e che non ci sia un linguaggio recepito solo da quei quattro che hanno a che fare con quel mondo. Per me è importante che una persona che fa tutt’altro nella vita possa vedere una performance come la nostra senza pensare di non aver capito niente. Mi piace ideare un’esperienza del performer e del pubblico, elementi fondamentali della performance, in cui vi sia uno scambio energetico reciproco. Le domande che mi faccio prima di creare qualsiasi cosa sono: “Cosa vuoi dire? Come pensi che questa cosa può arrivare?”.
Mi pongo molte domande perché credo che ci debba essere un forte rispetto per il pubblico che paga un biglietto dopo una giornata molto stressante e che ha tutto il diritto di assistere a uno spettacolo di alta qualità. “High Reactors” parla dell’ipersensibilità, è un lavoro molto emotivo, per come sono fatta io non parlerei mai di grandissimi temi perché in fondo i temi sono sempre gli stessi, quello che cambia è il modo in cui ne parli. Penso che parlando di un micro-tema io possa toccare tantissime tematiche e quindi riesco a dare anche una lettura più aperta al pubblico. Io non mi sento mai parte di nessun ambiente artistico, né di quello dell’arte contemporanea né del teatro, né della danza. Questo per me è un punto di forza perché mi permette di non seguire le mode imperanti dell’arte e di essere libera.
da Redazione Theatron 2.0 | 19 Ago 2021 | Bandi
Giunge alla quinta edizione la rassegna biennale di INTRANSITO, l’iniziativa voluta dal Comune di Genova per valorizzare il lavoro di giovani compagnie e di artisti emergenti della scena teatrale nazionale e che conducono ricerca nell’ambito delle arti performative. L’edizione 2021 si svolgerà nei giorni 9, 10 e 11 dicembre 2021 al Teatro Verdi di Genova, offrendo a sei soggetti, singoli o in gruppo, selezionati attraverso un bando, l’opportunità di presentare il proprio lavoro di fronte ad operatori, critici e personalità del mondo del teatro di livello nazionale.
I sei finalisti riceveranno un premio di 300 euro. Il vincitore, a cui sarà assegnato un premio del valore di 1.500 euro, verrà decretato da una giuria nazionale appositamente selezionata.
Dopo lo straordinario successo delle prime quattro edizioni, dove oltre 600 giovani compagnie teatrali hanno partecipato al bando, fra le quali Le vie del fool, Generazione Disagio, Nanirossi, Collettivo L’Amalgama, Pan Domu Teatro e tantissimi altri che, anche grazie alla rassegna, hanno avuto la possibilità di mettersi in evidenza, il Comune di Genova, in collaborazione con Teatro Akropolis, Associazione La Chascona, Compagnia Officine Papage, conferma nuovamente l’attenzione alle realtà teatrali emergenti sul territorio nazionale promuovendo la quinta edizione della rassegna INTRANSITO.
Il bando è rivolto ad artisti operanti sul territorio nazionale di età inferiore o uguale ai 35 anni o a gruppi teatrali aventi sede o comunque operanti stabilmente sul territorio nazionale, in cui almeno il 70% dei componenti sia di età inferiore o uguale ai 35 anni alla data di scadenza del bando prevista entro le ore 12:00 del 30 settembre 2021 ora italiana. Ogni gruppo o artista può presentare un solo spettacolo, l’iscrizione è gratuita.
Per iscriversi è necessario compilare il form d’iscrizione in tutte le sue parti caricando tutta la documentazione richiesta dal bando, all’indirizzo web www.genovacreativa.it/intransito2021. L’elenco dei progetti selezionati sarà pubblicato, indicativamente, a partire dal 2 novembre 2021 sui siti www.comune.genova.it alla sezione bandi/cultura e www.genovacreativa.it.
Si informa che nella gestione delle proprie attività l’Ente Comune di Genova si attiva nel rispetto costante delle misure anticontagio e nello specifico adotta un preciso protocollo di contrasto e contenimento della diffusione Covid 19 negli ambenti di lavoro e in ogni ambiente aperto al pubblico in ottemperanza ai DPCM emanati e in ultimo al DPCM 02/03/2021 e relative disposizioni attuative.
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.
da Redazione Theatron 2.0 | 9 Giu 2017 | News
Sei giorni imperdibili per tutti gli appassionati di arti performative, quelli che promette Fossano dal 27 giugno al 2 luglio 2017 in occasione dell’undicesima edizione del Mirabilia International Circus & Performing Arts Festival, divenuto uno degli appuntamenti più attesi a livello europeo. Il Festival prosegue anche quest’anno l’esplorazione della scena europea contemporanea attraverso la molteplicità dei suoi linguaggi, proponendo un calendario di performance e spettacoli che spaziano dal circo contemporaneo alla giocoleria coreografica, dalla danza di ricerca al teatro urbano e di strada.
Lente di ingrandimento sui nuovi progetti di creazione artistica europea, Mirabilia chiama quest’anno a raccolta sul territorio 236 artisti, 56 compagnie fra cui alcune provenienti da Belgio, Cile, Finlandia, Francia, Giappone, Germania, Irlanda, Spagna oltre che, naturalmente, dall’Italia. Centoquarantanove sono le repliche nei sei giorni di festival, sei prime assolute e nove nazionali.
Un percorso centripeto quello compiuto dal festival che, dopo le diverse preview in programma a Busca, Savigliano, Monforte, Trinità e nelle frazioni fossanesi di Maddalene, Murazzo e Loreto, circoscrive a Fossano la propria diffusione. La scelta è strettamente legata alla riscoperta di un territorio, nel cuore della Provincia Granda che negli ultimi dieci anni ha ampiamente dimostrato di saper coniugare cultura popolare e ricerca, attenzione per il panorama e innovazione.
In un’ottica di contaminazione di luoghi e spazi, oltre che di discipline e linguaggi, Mirabilia invade letteralmente la città e ne cambia il profilo, muovendosi tra cortili teatrali, tendoni da circo, castello e bastioni, in un gioco di equilibrio tra sperimentazioni tecnologiche e coreografiche, tra laboratori e notti bianche.
Organizzato dall’Associazione culturale IdeAgorà, con la direzione artistica di Fabrizio Gavosto, il festival, che è anche espressione di un’attività annuale di residenza, sostegno e messa in rete di compagnie italiane ed europee, rappresenta uno dei maggiori riferimenti italiani su molti progetti e partnership internazionali, essendo co-organizzatore di progetti europei quali Circus Next – Saison Européen du Cirque 2016-2017, CircoStrada, Circollaborative Tools.
EDIZIONE 2017
Titolo dell’edizione 2017 è “The Soul Surfers”, ovvero i surfers dell’anima.
“Mirabilia è un festival – spiega Gavosto – in cui la contemporaneità degli eventi, il livello e la complessità delle proposte artistiche creano una dimensione magica e affascinante, che attrae decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Il festival si ricompatta quest’anno su Fossano, con una durata di sei giorni, mantenendo la ricchezza che lo caratterizza. E per farlo, riscopre il territorio, i suoi giovani e le sue risorse, diventando orgogliosamente #madeinfossano, per avere la forza di cambiare rimanendo se stesso, e per trasformare tutti i suoi visitatori in veri e propri surfers dell’anima, che corrono le onde della creazione contemporanea con leggerezza e gioia attraversando il labirinto degli eventi, traendo da ciò un’esperienza unica e inebriante. Dunque, benvenuti nella nuova era di Mirabilia, dove tutto è possibile e tutto accade intorno a voi, e dove potete essere protagonisti dei vostri sentieri, disegnati in mezzo a un universo di emozioni. Ma… non dimenticate di leggere il programma, di fare delle scelte, di informarvi, perché anche se il festival è adatto a tutti, non tutti i suoi sentieri saranno adatti a voi.
BUONA LA “PRIMA”
Sono sei le prime assolute a Mirabilia: Circo Zoè con Born to be circus, B612 Lab con Progetto Trentesimo, Houseclown con Foreign, Karcocha con Mundos Paralelos, Garage29 con Copyleft, Compagnie du Chaos con NONADA. Nove sono le prime nazionali: Compagnie du Chaos con Nebula, La (Cie) Sid con L’ironie d’un Saut, Maleta Company con Boa Noite, Hisashi Watanabe con Inverted Tree, Cie NUUA con Taival, Stefan Sing con Entropía, Du’K’tO con In-confort, Defracto con Dystonie, Outside the box con Lulu’s world.
LEGGI L’INTERO PROGRAMMA
La webzine di Theatron 2.0 è registrata al Tribunale di Roma. Dal 2017, anno della sua fondazione, si è specializzata nella produzione di contenuti editoriali relativi alle arti performative. Proponendo percorsi di inchiesta e di ricerca rivolti a fenomeni, realtà e contesti artistici del contemporaneo, la webzine si pone come un organismo di analisi che intende offrire nuove chiavi di decodifica e plurimi punti di osservazione dell’arte scenica e dei suoi protagonisti.