RancoreRabbia di Bologninicosta al Doit Festival: la poetica drammatica di Sofia Bolognini
Il 7 e l’8 aprile la compagnia Bologninicosta torna a Roma, ad Ar.Ma Teatro, per il Doit Festival, portando in scena lo spettacolo RancoreRabbia. La penna caustica di Sofia Bolognini si incontra con le musiche oniriche di Dario Costa per dare vita, insieme al danzatore Antonio Bissiri, a una performance unica nel suo genere dove l’armonia estetico-poetica e gli ideali politici si fondono in un potente dispositivo artistico e intellettuale.
Ti avrei insegnato l’arcobaleno della tangenziale oltre i capannoni della periferia.
Ti avrei insegnato i venti che battono le serrande abbandonate degli hangar.
Ti avrei insegnato la campagna in attesa, e insieme avremmo vegliato la notte sulle solitudini che ci spaventano.
Ti avrei insegnato le colonne immobili di autotreni, e i tramonti riflessi sulle schiene degli immigrati.
Ti avrei insegnato la bellezza del lavoro che nobilita l’uomo, ti avrei insegnato ad amare te stesso e amare la gente, stimare il contatto, cercare l’incontro.
Ti avrei insegnato il volo di un gabbiano sui mari celesti senza petrolio.
Ti avrei insegnato le correnti d’aria, le tue ali spiegate, e avremmo proceduto assieme
attraverso le stelle, che sono così lontane, un bagliore infinito, e poi più niente.
Se fossi stata madre in un mondo limpido e purificato, t’avrei insegnato queste e molte altre cose. E invece sono una conchiglia, con dentro un perla in una pozzanghera di detriti e vergogna. E questa mia perla che sei, dovunque ti nasconderai continuerai a brillare. E io osserverò la tua luce da lontano.
Se sarai bambina ti chiamerò Rabbia, come la mia gola.
Se sarai bambino ti chiamerò Rancore, come il mio intestino, e tutto l’amore
che mi hanno strappato
e tutto l’amore
che non ti ho dato
lo consegno al vento.RancoreRabbia
In vista del debutto, intervistiamo Sofia Bolognini, vincitrice, con la drammaturgia di RancoreRabbia, del premio Artigogolo 2017 – sezione Drammaturghi in Azione. La casa editrice ChipiùneArt edizioni sta pubblicando il testo integrale che il 7 e l’8 aprile verrà presentato al Doit Festival.
GENESI e TEMI di rancorerabbia
Rancorerabbia è nato come testo teatrale, un’epopea ad otto personaggi che ho scritto nel giro di poche settimane tra maggio e giugno 2016. Volevo raccontare quel momento in cui la tragedia politica diventa disfatta privata, la sfera pubblica con i suoi drammi e le sue lacerazioni apre ferite personali nelle vite degli individui. E così RANCORERABBIA nella mia testa era un giovane a metà tra un uomo e una donna che cerca disperatamente di sopravvivere nella metropoli popolata da animali metafisici, personaggi improbabili e grotteschi come Banca Centrale, Diritto di Voto e Democrazia.
Volevo che questo RANCORERABBIA fosse alla ricerca di sua madre, o della verità intorno al passato di questa madre perduta o scomparsa: Italia. Del resto, noi tutti sappiamo troppo poco sulle storia recente del Paese che ci ha cresciuti, e quindi parlare della memoria come di qualcosa che ad un certo punto ci è sfuggito di mano o che non abbiamo mai del tutto compreso, mi sembrava di importanza cruciale. RANCORERABBIA è giovane, ed è confuso. Sul suo presente, sul suo passato e sul suo futuro. E non ha più nemmeno un ideale come guida: il sogno della Rivoluzione è ormai un fantasma (o uno zombie) difficile da riesumare, una bandiera sbiadita che conduce ad una strada sbarrata o senza mèta.
Italia è morta in un altro tempo e in un altro spazio, e RANCORERABBIA vuole i colpevoli: volevo raccontare questa fisiologica necessità di distribuire le accuse una volta che si fanno i conti con il passato, questa necessità tipica delle nuove generazioni, che periodicamente si confrontano con le vecchie e tornano a chiedere il conto: “che cavolo avete combinato?”. E volevo, soprattutto, che questa domanda rimanesse tipicamente senza risposta, irrisolta così come sono i grandi dilemmi dell’uomo che nel contempo è anche cittadino, e che ogni giorno deve fare i conti con questa dualità, con il suo essere animale politico e insieme figlio e padre, e che quindi porta su di sé il peso di tutte queste responsabilità, senza tregua alcuna e senza possibilità di scampo, o di sottrarsi al suo compito, o di scaricare quel peso su qualcun altro.
ARTI PERFORMATIVE E MUSICA
Sentivamo che, data la natura fortemente simbolica del testo, avremmo potuto fornire a quelle parole un respiro extra-teatrale. La multidisciplinareità ci piace così come ci piacciono i processi: ci piace l’idea che giovani di diverse competenze possano collaborare per uno scopo comune: dal momento della nostra fondazione abbiamo sempre portato avanti progetti allargati che si sono evoluti nel tempo, nell’ottica di incontrare sempre nuove realtà e condividere le pratiche.
La nostra storia artistica e umana è costellata di collaborazioni extra-teatrali che hanno aggiunto qualità e valore ai nostri progetti: nel caso di RANCORERABBIA, esplosivo è stato l’incontro con Antonio Bissiri, danzatore e coreografo fondatore della Compagnia di Danza e Fotografia Prendashanseaux. Era la prima volta che utilizzavamo la danza per scombinare e ricombinare i nostri linguaggi, e durante i giorni di residenza siamo riusciti ad approdare a una grammatica comune (grazie ad un intenso lavoro di sala) che unisse il teatro alla musica e alla danza, in una tessitura spuria e mai completamente ascrivibile all’una o all’altra forma artistica predominante.
A tutto questo abbiamo aggiunto la video-mapping e la videoarte, grazie ad Alessandro Cipollone (videomapper) e Andrea Festugato (autore dei contenuti video) il risultato è quello che vedrete domani e dopodomani all’Ar.ma Teatro: un primo studio, in cui verificheremo se il dialogo tra queste arti ha effettivamente funzionato e dove si può intervenire per farlo funzionare meglio. La performance è pensata per essere eseguita interamente dal vivo: Antonio danzerà, Dario suonerà e Alessandro proietterà tutti insieme tutti contemporaneamente. Non vedo l’ora di sentir fluire tutte queste energie.
teatro civile e impegno politico
Il teatro che ci piace fare è politico perché parla delle varie dimensioni che vive l’uomo e non solo di quella intima o privata. La sfera pubblica e civile non è un surplus che si accende o si spegne a comando, ma una realtà con cui facciamo i conti ogni giorno e che ha conseguenze tangibili sul nostro corpo e sul nostro modo di vedere il mondo.
Se la multidisciplinarietà è per noi un elemento fondante della nostra ricerca artistica, lo è altrettanto la ricerca sociale. Siamo giovani laureati prima di essere artisti, e fin dall’inizio ci stimolava l’idea di poter applicare le nostre conoscenze acquisite nell’ottica di potenziare la ricerca teatrale sia a livello di contenuti che a livello di pratiche: a livello di contenuti perché siamo naturalmente portati a parlare di tematiche sociali e grazie alla raccolta dati possiamo farlo meglio e in maniera credibile per noi stessi e per chi ci guarda fuori; a livello di pratiche perché col tempo abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando forme nuove di raccolta dati che mescolano tecniche di ricerca sociale “accademica” con tecniche prettamente teatrali (un esempio su tutti, la realizzazione di quello che abbiamo chiamato “Focus Group” performativo).
Redattore