Stabat Mater, reimparare a condividere il lutto

Feb 5, 2025

C’è qualcosa di rivoluzionario nella decisione della compagnia Fabula Saltica di portare in scena, di mostrare senza censure la perdita nel mondo contemporaneo. Mentre la violenza e il sangue sono sdoganati in ogni mezzo di comunicazione, l’essere umano taglia fuori dalla propria vita e rifiuta di vedere la desolazione, il vuoto e il senso di finitudine che il lutto porta con sè, cancellando così ogni possibilità di elaborazione e superamento. Lo Stabat Mater di Pergolesi trova però asilo una domenica pomeriggio di gennaio allo Spazio Rossellini. Gli otto corpi dei performer compaiono sotto i riflettori coperti da vesti e teli neri e si preparano a condividere il dolore di Maria per la morte di Cristo sulle note del musicista settecentesco.  

Stabat Mater Fabula Saltica
© Valentina Zanaga

Inizia così un percorso che porta gli interpreti e il pubblico, riuniti in un attimo in un’unica comunità, ad affrontare ognuno degli stati d’animo che contraddistinguono l’elaborazione del lutto. Le emozioni sembrano propagarsi insieme ai movimenti senza soluzione di continuità cinetica da un danzatore all’altro. Ognuno con il proprio tempo segue a sua volta il ritmo, le variazioni, l’ondata della musica di Pergolesi, resa ancor più adatta alla danza da alcuni inserti contemporanei composti apposta per la rappresentazione.  

Non si tratta della sola disperazione, che pure fa irruzione sulla scena nel momento stesso in cui il primo performer solleva il velo che gli copre il volto grigiastro e gli occhi spiritati. Ci sono anche l’angoscia irrazionale, sottolineata dai movimenti scattanti dei danzatori, che il peggio debba ancora venire, l’illogica ricerca di una soluzione, la rabbia insostenibile che emerge nella danza a coppie o gli spasmi di terrore che provoca il rumore di una pesante asse di legno lasciata cadere sul palco. 

Questo unico oggetto di scena — se si eccettuano i veli neri come parte del vestiario dei performer — riassume ognuno dei macabri dettagli materiali che caratterizzano il fine vita degli esseri umani e la sua sola presenza inanimata nella cornice del movimento concitato della danza diventa agli occhi degli spettatori e delle spettatrici croce, poi bara e infine cadavere del defunto. L’asse sorretto dai danzatori sostiene a sua volta la performance e collega gli otto corpi sulla scena, costringendoli alla vicinanza e alla collaborazione e portandoli a formare con gli arti un’ unica grande creatura dolente. La cura estetica e compositiva dedicata a questi quadri calibrati al millimetro è notevole e lascia lo spettatore incantato e stupito anche nell’atmosfera tetra del teatro. 

Stabat Mater Fabula Saltica
© Valentina Zanaga

Quando il pubblico pensa che lo spettacolo, dopo aver raggiunto l’apice del trasporto emotivo nell’oscurità del lutto, sia ormai terminato, ecco che ha inizio invece il secondo atto, aperto dai sospiri che sollevano appena i veli neri che i danzatori portano in volto. Sarà l’unico suono che uscirà dalle loro bocche durante lo spettacolo e segna una sopraggiunta rassegnazione, primo passo verso la vita che ricomincia. Ora sette performer tengono inclinata l’asse mentre l’ottava si arrampica su di essa, recuperando dall’alto una prospettiva più ampia sull’esistenza e lo scorrere del tempo

Non è possibile, nemmeno in questo frangente, attribuire un ruolo a ciascuno dei danzatori: tutti loro, uomini e donne, giovani e maturi, impersonificano uno alla volta oppure a gruppi quella Maria, quella madre che nella sua tragedia sembra non avere più sesso nè età. Il pubblico può partecipare così al suo dolore quasi archetipico in un modo nuovo, non più travolto dalla commozione per la vergine santa ma dalla compassione per la fragile psiche di un altro essere umano che si ritrova di fronte al baratro della morte. Il raccoglimento collettivo generato dall’esperienza di visione è liberatorio, catartico

Crediti

Musica di Giovanni Battista Pergolesi e brani originali di Paola Magnanini

Compagnia di danza Fabula Saltica Cassandra Bianco, Valentina D’Alessi, Davide Dibello, Federica Iacuzzi, Claudio Pisa, Luca Marchi, Antonio Taurino, Chiara Tosti

Coreografia Claudio Ronda

Assistente alla coreografia Federica Iacuzzi

Costumi Antonio Taurino realizzati da Federica Coppo

Responsabile tecnico Gianluca Quaglio

Produzione dell’Associazione Balletto “città di Rovigo” – Compagnia Fabula Saltica, con il contributo di MiC e Assessorato alla Cultura del Comune di Rovigo

Segui Theatron 2.0

Bandi  e opportunità

Ultimi articoli