Spazi condivisi. L’XI edizione di Direction Under 30, al Teatro Sociale di Gualtieri

Lug 22, 2024

Tra il 12 e il 14 luglio è andata in scena al Teatro Sociale di Gualtieri la fase finale dell’XI edizione di Direction Under30, il festival che ogni anno riunisce e accoglie compagnie e pubblico di giovani da tutto il territorio nazionale. Sei spettacoli interamente ideati, rappresentati e prodotti da sei giovani esperienze teatrali hanno colorato il cartellone del festival, dando prova di un’emergente scena italiana di indubbio valore artistico. Ad aggiudicarsi i due premi messi in palio, anch’essi assegnati da giurie di under 30, sono stati, rispettivamente, A.L.D.E. di Giovanni Onorato, vincitore del premio in denaro della Giuria, e The Old Man del collettivo Nanouk, insignito del premio della Critica che varrà la partecipazione al Festival Apertodi Reggio Emilia. In scena anche Capelli – M. si desta un mattino da sogni inquieti del collettivo Sante di Lana, Memori di Nicola Lorusso e Giulio Macrì, Baccanti – Fare schifo con gloria di Giulio Santolini e Muà di Noemi Piva.

La cornice del Teatro Sociale di Gualtieri, nel circondarsi ogni anno di giovani appassionati appartenenti ai più disparati settori dello spettacolo teatrale, ritrova ben più che l’occasione di un festival. Nel contatto con le nuove generazioni, questo luogo si significa e racconta la sua stessa storia. È d’altro canto a un gruppo di giovani, confluiti nel 2009 nell’Associazione Teatro Sociale di Gualtieri, che si deve la straordinaria operazione che a partire dal 2005 ha reso possibile la riapertura del teatro, caduto in rovina per più di trent’anni.

Dall’intransigenza di questi ragazzi, accomunati dalla laica sacralità di quello spazio, ha preso forma l’idea della restituzione del teatro alla sua cittadinanza. Un esperimento senza garanzie di successo, fatto di progetti e valori, ma anche di notti in teatro tra gli interventi di manovalanza, pulizia e muratura, fino al dialogo fatto di alti e bassi con l’amministrazione comunale. Nel 2008 si raggiunge l’accordo: un impianto elettrico a norma e la verifica dell’agibilità in cambio di una rassegna teatrale in grado di non gravare sul bilancio comunale. Tra le corse e i rischi di insuccesso, il teatro riapre i battenti il 6 giugno del 2009; l’esito di quella nuova prima volta è facilmente intuibile.

Frequentare il teatro di Gualtieri per i tre giorni del festival, nell’incontro con giovani artisti, attrici, drammaturghi, scenografe, sound designer, giornaliste e organizzatori, significa dunque porsi in una linea di continuità con il lavoro di quel gruppo di ragazze e ragazzi (oggi Associazione Teatro Sociale di Gualtieri), esperirne l’importanza e la bellezza, aggiungere un capitolo alla storia viva di questo spazio.

Appare così evidente come l’idea di un festival dedicato interamente ad un pubblico di under 30, in cui compagnie e critici ricevono ospitalità per tutta la durata del festival, non sia un’operazione accidentale. Intercetta piuttosto, da un lato, l’essenza più autentica di questo teatro, e dall’altro, la volontà ferma degli organizzatori di offrire a chi è venuto dopo, uno spazio di condiviso in cui esprimersi.
Insieme alle due giurie riunite, i sei spettacoli in gara hanno dato prova di voler far proprio questo spazio di espressione e di riempirlo con l’originalità delle proprie proposte.

Il progetto A.L.D.E., scritto e rappresentato da Giovanni Onorato e vincitore del premio della Giuria, esprime in modo intimo e deciso il bisogno di uno spazio di espressione, quasi che l’esigenza comunicativa che ne sta alla base, da semplice pretesto, si faccia binario su cui veicolare un messaggio. L’espediente messo in scena per ottenere una finestra d’attenzione, d’altronde, dà ragione di ciò; il testo prende le mosse dal racconto di un presunto amico morto suicida, Arduino Luca Degli Esposti, di cui verranno lette le poesie, di cui verrà raccontata, tra ricordi e digressioni, la vita e il pensiero.

In uno stile contemporaneo e dinamico, la musicazione (presente sul palco e curata da Mario Russo) si fonde con il testo ogni qual volta la parola sembra non bastare, dischiudendo atmosfere in un crescendo di picchi emotivi. Ma d’un tratto, un’interazione tra i due esecutori in scena rivela il fatto che Arduino non esiste, altro non era che un disperato pretesto per ottenere uno spazio d’ascolto. Ma l’incanto non è rotto: il disvelamento dell’inganno lascia emergere ora con maggiore evidenza il senso dello spettacolo, senza più filtri, senza possibilità di proiettare altrove il senso di inadeguatezza, le stranezze, le paure, l’incertezza nel vestire ogni giorno i propri stessi panni tipico di molti di questa generazione.

Questo stesso senso di incertezza, sospeso tra lo scivolare nella nostalgia di ciò che è stato, o meglio, che poteva essere e non è stato, e il bisogno di rimanere aggrappati al tempo presente, è portato alle estreme conseguenze nel lavoro del collettivo Nanouk, The Old Man, premiato dalla Critica. L’esasperazione di questo processo è messa in pratica nella disgregazione dell’old man in tre componenti, le cui caratteristiche sono affidate ai corpi significativamente differenti l’uno dall’altro dei tre performer in scena (Linda Pasquini, Marianna Basso e Daniel Tosseghini). Nello spiraglio aperto ad una possibile risoluzione delle tre parti, The Old Man comunica senza la parola, agito nei suoi continui snodi, da una notevole forza narrativa del gesto.

In altri termini, colpisce ancora una volta la solidità delle proposte portate in scena, e non si sbaglia a pensare che il guanto di sfida lanciato ogni anno dal Teatro Sociale di Gualtieri alla nuova scena teatrale italiana, sia, anche in questa edizione, raccolto da artisti concretamente pronti a mettersi in gioco. E il pubblico ringrazia.

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