Shirtologie / Jérôme Bel – L’autonomia della didascalia

Ago 29, 2021

L’artista

Jérôme Bel nasce nel 1964 a Montpellier. A 19 anni scopre il mondo della danza al Festival d’Avignone, assistendo a Nelken di Pina Bausch e Rosas danst Rosas di Anne Teresa de Keersmaeker. Decide così di iscriversi al Centre National de Danse Contemporaine presso Angers e una volta diplomato riesce a lavorare per varie compagnie ed artisti, tra cui Angelin Preljocaj o la Compagnie L’Esquisse di Joëlle Bouvier e Régis Obadia. Nel 1994 debutta in qualità di coreografo con un pezzo per due danzatori intitolato Nom donné par l’auteur, ponendo le basi di quello che poi si delineerà come il suo stile, la non-danza – corrente artistica nata in Francia nei primi anni ‘90 che prevede la creazione di pezzi in cui il movimento è associato a pratiche più teatrali e performative quali la lettura, le arti plastiche, musica, film, video proiezioni.

Nel primo progetto coreografico come nel successivo, dal titolo Jérôme Bel del 1995, la danza sembra scomparire a favore di un’analisi delle sue convenzioni e dei suoi codici, esplorando il corpo del performer alla stregua di un oggetto. È solo nel suo terzo progetto coreografico, Shirtologie del 1997, che lo stile performativo multimediale della non-danza si definisce chiaramente, non che si tratti di un artista a cui piacciono le etichette. 

L’opera

Pensiamo allora a Shirtologie come un gioco umoristico tra persone e immagini, un esperimento su un nuovo modo di connettere il performer e il pubblico, attraverso la poetica di un racconto e l’azione quotidiana di sfilarsi una t-shirt, sublimata sul palcoscenico. 

In un’intervista del 2012 per il Tate Modern, in occasione della ripresa della performance, il coreografo racconta l’origine della sua creazione. Per l’esibizione precedente a Shirtologie aveva previsto la nudità completa dei performer, quindi decide che il lavoro successivo si sarebbe concentrato in qualche modo sui costumi. Trova nella t-shirt grafica la forma di outfit più contemporanea, capace inoltre di portare con sé un’ideologia. Dopo un’interminabile sessione di shopping durata tre mesi – tutti i capi utilizzati durante la produzione sono infatti ready-made – mette in ordine il bottino di magliette per creare una narrativa, come un attore che scrive la propria drammaturgia.

La perfomance consta di tre parti, tre momenti diversi in cui il gioco sembra azzerarsi per poi ripartire durante la sezione successiva. È bene sapere che, originariamente, le tre parti servivano da break tra due performance più lunghe dell’artista.

Shirtologie

Prima parte | Il Countdown 

Frédéric Seguette è l’unico interprete in scena, già apparso negli altri lavori del coreografo e con il quale instaurerà di lì in avanti un rapporto di collaborazione molto proficuo.

Il performer, sotto un fascio di luce fredda in jeans e felpa bianca, sotto la quale si celano altri strati di capi, si guarda i piedi. Inizia a spogliarsi di una maglietta alla volta, e alla terza che recita 99% angel il pubblico già ride. Si scopre subito il gioco di uno strip-tease per niente erotico, come lo stesso autore lo definisce, un conto alla rovescia dettato dai numeri stampati sulle t-shirt.

La didascalia diventa autonoma, non più coadiuvante di qualcosa, non più solo sottolineatura, ma testo unico e protagonista, insieme al corpo e alle azioni del performer. Il meccanismo di ricerca del fil rouge è assolutamente lasciato nelle mani dello spettatore, che non si limita a guardare passivamente l’azione performativa ma vi partecipa scoprendo gli enigmi dietro le associazioni di immagini e parole.

Alla fine della sezione, il performer è ormai rimasto a torso nudo, e lo si vede per la prima volta non sfilare ma indossare una maglietta, che illustra una gabbia toracica.

Seconda parte | Dance or Die

Le scritte sulle prime due magliette preannunciano un cambio, un nuovo capitolo che sta per iniziare. Lo spirito è più narrativo, sembra di ascoltare una fiaba i cui tasselli vanno pian piano componendosi.
Per la prima volta il performer usa la voce, per leggere le parole trascritte sulla maglietta, o per cantare le note di uno spartito di Mozart stampato sotto il suo mento.
Le parole sulle t-shirt sembrano adesso dare ordini, ammonimenti, anticipazioni di quelle che saranno le mosse successive del performer, in un continuo gioco con il pubblico.

Terza parte | United Colors

La performance si chiude con la più breve tra le tre sezioni. Niente più scritte, si gioca di cromie, varie sfumature di blu e azzurro che si susseguono sul tronco del performer, per poi finire con una citazione alla cultura pop del fast-fashion che non fallisce mai nel far sorridere il pubblico.

La ripresa integrale è del luglio 1999 
durata: 25 minuti in 3 parti
performer: Frédéric Seguette
pubblico: è necessario che il pubblico riesca a vedere perfettamente cosa è scritto sulle magliette indossate dal performer
spazio: lo spazio minimo richiesto è 2x2m
luce: un cerchio di luce bianco sul performer
suono: nessun suono previsto

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