Scimone e Sframeli sono artisti molto amati e pluripremiati in Italia così come all’estero. Per la prima volta si misurano con Pirandello e con i Sei personaggi in una versione calorosamente festeggiata dal pubblico e dalla critica al suo debutto a Napoli. Ciò che salta subito all’occhio è la capacità che i linguaggi dei due autori – diversi ma complementari – hanno di dialogare tra di loro. La commedia pirandelliana perde il suo alone di ancestrale moralismo e scopre invece i rapporti concreti tra le persone.
Scimone lavora sulla parola, ‘riscrivendo’ con grande fedeltà il testo originario, ma denunciandone apertamente quelle che oggi sarebbero inutili forzature. È lui stesso a interpretare il capocomico della compagnia in prova mentre Francesco Sframeli, che firma la regia, è un misuratissimo ‘padre’, ovvero il motore colpevole del dramma. Con loro in scena un folto gruppo di bravi ed affiatati interpreti tra i quali molti i giovanissimi.
« Sei – affermano Scimone e Sframeli – nasce dal bisogno di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con la lingua del grande maestro. Durante il lavoro di elaborazione, abbiamo ridotto il numero dei personaggi, eliminato o aggiunto scene e dialoghi, sostituito qualche termine linguistico, ma senza stravolgere la struttura drammaturgica dell’opera originale”.
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