Scritture e riscritture alla rassegna Second Hand

Dic 23, 2024

Articolo di Sara Raia

La XXVII edizione della rassegna Second Hand diretta da Gabriella Stazio ha inizio, nell’intimità della Sala Assoli di Napoli, con una narrazione circa l’origine del mondo. La performance, infatti,  prende ispirazione da La storia del mondo di Marco De Simone e la messa in scena, attraverso una singola performer, tramuta in danza l’argomento con una prospettiva tutta al femminile. Ad emergere sono gli interrogativi e le questioni più profonde sulla vita, sulle connessioni intime con la natura e con l’insieme dei suoi elementi. Origenìa di Antonello Apicella fa la sua comparsa in sala con un incipit suggestivo, che rimanda ad un’atmosfera di ritualità: l’interprete Olimpia Milone è circondata da piccole candele a cui delicatamente si avvicina e con cui comincia a familiarizzare. Un velo nero posto in avanti risalta agli occhi degli spettatori ma questo viene utilizzato durante pochi istanti della performance. Un momento significativo- pur se breve- dà poi vita al leitmotiv dell’esibizione: la danzatrice muove i suoi passi con l’ausilio silente del secolare frutto proibito. Ha tra le mani una mela dalla quale prima si discosta, con la quale poi pare svagarsi per infine cedere e cibarsene. Un unico morso è seguito da movimenti veloci che mirano a pulire le mani dall’atto compiuto: ciò che per antonomasia è conosciuto come peccato.

L’atto di coraggio che genera il mondo e dona la vita, rappresentato da una musica forte e spesso incalzante, viene messo in scena grazie ad una ripresa delle tecniche storiche con cui il corpo della performer si orienta nello spazio. Emerge, sottesa, una volontà di riformulare il già detto attraverso una chiave nuova: istintiva e naturale. Un «impeto pacifico» pervade l’intera cornice e il pubblico assiste ad un continuum di sequenze tramite floorwork, fall and recovery, giri, sapienti articolazioni di braccia, balance and unbalance, il cui intento è quello di portare in scena una riscrittura della Genesis svincolata da ogni condizionamento precostituito. La rassegna procede presentando la seconda performance della prima serata. Prima due e poi quattro danzatori, al lato, appaiono circoscrivendo delicatamente e vicendevolmente i loro corpi, già avvolti da una luce calda.

No Question di Irma Cardano si presenta come un momento intimo sin dal principio. La pièce ha origine dai suoni moderni di un quartetto di musicisti napoletani che reinterpreta sapientemente Le quattro stagioni di Vivaldi. Un mélange di scrittura e riscrittura, suono e moto dell’anima,  permette la realizzazione di una produzione attraverso cui la danza contemporanea non è unicamente accessoria: diviene profondamente interconnessa con la musica. Il pubblico avverte non solo la forza strumentale – dietro cui si cela il lavoro di riscrittura di un pilastro della tradizione quale Vivaldi- anzi, gli spettatori si trovano difronte a dei corpi talmente armonici da parer essi stessi strumento dell’orchestra. A giocare un ruolo fondamentale, intervallando le sequenze di Allegro o Adagio, sono i silenzi. Ne risulta una sospensione temporale volta a porre l’accento sui corpi che, insieme, comunicano e si fondono. La performance è governata dall’ottima presenza scenica dei danzatori: un flusso ininterrotto di movimenti dinamici guida i loro passi che affiorano allo sguardo dello spettatore attraverso un’ottica di ricezione che va verso l’apertura di diversi spiragli percettivi.

La performance alterna momenti di solo, duetti, terzetti e ensemble: una graduale concatenazione che dona alle figure in movimento la possibilità di accedere alla partitura musicale e di procedere, emozionando, da dentro. Il pubblico osserva piccoli quadri in evoluzione in cui quattro corpi instancabili si elevano tramite grandi lift, spaziando tra giri à la seconde, attitude, grand jeté. Non mancano penché, arabesque, tour en l’air,chaînés, grand battements. Scivolate al suolo permettono ai danzatori di convergere verso il centro e l’ensemble mostra virtuosismi tecnici ed estetici che non s’arrestano, dando vita ad un’artisticità che consente di dialogare attraverso il proprio linguaggio del corpo, cavalcando una forte e incessante onda emotiva, volta a eternizzare l’istante- musicale e corporeo-  tramite la profondità a cui questa danza riesce ad arrivare. L’ARB Dance Company, con Monica Cristiano, Valeria Di Lorenzo, Raffaele Iorio e Carmine Olivazzi, mette in scena gli intenti della coreografa Irma Cardano e la performance riesce a valorizzare, emozionare, stupire. A concludere la serata sono gli applausi calorosi del pubblico che, entusiasta, prolunga i propri ringraziamenti.

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