Questo articolo è stato prodotto dai partecipanti di TheaterTelling – corso di formazione in Digital Storytelling & Audience Engagement per lo spettacolo dal vivo. Articolo a cura di Andrea Carriero.
Nel biennio antecedente alle elezioni politiche del 2018, a Roma emersero gruppi criminali orbitanti nell’ambito dell’estrema destra romana che ri-diedero vita al “Bangla Tour”. Non parliamo di un festival colorato a base di spezie, ma di pestaggi e raid squadristi «per sconfiggere il nemico».
In questo “tetro-tour” Alessandro Blasioli, durante il progetto di teatro itinerante Notturni della città (a cura di Andrea Maurizi e con la supervisione artistica di Marco Baliani), avvertì nell’aria un odore di fascismo abbastanza eloquente. Analizzando la situazione e chiedendosi quali fossero le analogie tra il 2018 e il 1920/30, si scontrò con la figura più nascosta del ventennio fascista: il Re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia chiamato, durante la prima guerra mondiale, “Sciaboletta” a causa della sua bassa statura – 153 cm appena– per la quale fu necessario forgiare una sciabola particolarmente corta, che evitasse di strisciare in terra – così come ci racconta Alessandro Blasioli in una breve intervista.
Sciaboletta scritto, diretto e interpretato da Alessandro Blasioli, giovane ma già affermato talento della scena under 35 italiana, è Il sesto appuntamento della stagione ARGOtNAUTICHE – Cronache dal mondo sommerso, in scena dal 13 al 15 dicembre al Teatro Argot Studio di Roma.
Durante l’ascesa del fascismo il Re sparisce dai documenti ufficiali del periodo: non è piú prevista la sua firma, basta semplicemente quella del Duce. Questa forma di subordinarietà evidenzia una realtà ossimora che non è stata mai affrontata nel dettaglio.Immaginate un vecchietto di 74 anni che si ritrova improvvisamente spodestato dal suo regno. Partendo dalla fuga del Re Vittorio Emanuele III del 9 settembre ’43, Sciaboletta racconta di un Re fortemente antifascista immaginando un’invettiva in cui si rinnega il fascismo rigettando una situazione ormai intollerabile.
Da qui prende avvio la costruzione scenica proposta da Alessandro Blasioli. La necessità, l’urgenza e l’emergenza sollevate dalla cronaca odierna in merito all’operato neofascista hanno ispirato il racconto di questo personaggio. Siamo una società con la memoria corta, continuamente bombardata di informazioni e fake-news. Oggi più che mai, bisogna ricordare che cosa è stato e cos’è il fascismo.
La produzione dei monologhi di Alessandro Blasioli è totalmente figlia del contesto culturale e politico in cui ci troviamo. Già al suo terzo spettacolo, autoprodotto e autodiretto, dopo il pluripremiato Questa è casa mia e DPR_Web_Sommerso – nonostante un tragico sistema teatrale, un CCNL raramente stipulato e bandi sempre piú scarni – è riuscito a reinventarsi con monologhi realistici e dirompenti.
Compagnie formate da dieci persone? Chimera. Da cinque persone? Fantasia. Alessandro Blasioli, da solo a casa sua, implacabilmente scrive, dirige e recita i suoi monologhi. La produzione dei suoi spettacoli è fast, smart, multitasking. Nella prima fase di creazione, drammaturgia e regia si fondono: si parte da una canovaccio, si prosegue con la scrittura, fino ad arrivare a un lavoro di scrematura in cui impara superficialmente il testo per ottenere il linguaggio più diretto possibile.
Se vi sono blocchi a chi rivolgersi? Ci si confronta con Alessandro il drammaturgo o con Blasioli l’attore-regista? Bisogna lasciare che tutto si sedimenti per riprendere il lavoro successivamente e comprenderne la reale potenza. Avere il contributo di uno sguardo esterno aiuta il processo creativo: lo spettacolo Questa è casa mia, ad esempio, ebbe la supervisione artistica del regista Giancarlo Fares. Altre volte, come nel caso di DPR e Sciaboletta entrambi proposti per un concorso e sottoposti a tempistiche da bando, può risultare complesso ritagliarsi del tempo per avere un riscontro. Di conseguenza, indicando l’idea del progetto, una volta vinto il bando, Blasioli si è buttato a capofitto nella scrittura e nella messa in scena. Ottenuti premi e riconoscimenti, con la programmazione di diversi spettacoli nelle stagioni teatrali, ha potuto dedicarsi a un singolo progetto per volta.
Finché la situazione rimarrà invariata, Alessandro Blasioli continuerà a scrivere. Il prossimo lavoro sarà incentrato sulla figura di Giacomo Matteotti. Proprio a Chieti – patria dell’artista – ci fu il processo-farsa agli assassini di Matteotti per l’omicidio che segnò l’incipit della dittatura fascista. Alessandro Blasioli prosegue dunque la propria ricerca artistica, scavando nella memoria del primo trentennio dell’Italia del ‘900, rintracciando aneddoti, prove, esempi, rimandi e ammonimenti per scongiurare il rischio che vengano scritte nuove pagine buie della storia dell’umanità.
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