Santarcangelo Festival, 49esima edizione. Da venerdì 5 a domenica 14 luglio 2019

Mag 31, 2019

Torna dal 5 al 14 luglio il Santarcangelo Festival, kermesse dedicata al teatro giunta alla sua 49/a edizione e terza tappa della direzione artistica di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino. La rassegna intitolata ‘Slow & Gentle’ punta, con una programmazione articolata, a volgere uno sguardo lento e delicato – ‘Slow & Gentle’ appunto – sul presente e a accogliere nuove prospettive fra spettacoli, indagini sulla realtà, riti collettivi.

ORIZZONTI DELLA PERFORMANCE E CREATURE FANTASTICHE, TRA FANTASCIENZA, MITOLOGIA E SPORT

L’articolato programma di questa 49esima edizione rilancia la vocazione del Festival come piattaforma in cui produrre e presentare progetti artistici innovativi, che mixano linguaggi e formati, estetiche e pratiche in un’ottica radicalmente post-disciplinare. La proposta di spettacolo del Festival, molteplice e abbondante, spazia dunque tra i diversi orizzonti della performance, interrogando la nozione di contemporaneo e esplorando ambiti inaspettati, abitati da creature meravigliose, come la fantascienza, la mitologia, lo sport e il folklore. È il caso della straordinaria performance di apertura Dragon, rest your head on the seabed dei madrileni Pablo Esbert Lilienfeld & Federico Vladimir Strate Pezdirc, per la prima volta in Italia, che combina la pratica coreografica contemporanea con l’abilità e la tecnica di sei nuotatrici sincronizzate in un immaginario fantascientifico. Lo spettacolo è incluso nel fitto calendario di appuntamenti della Notte Rosa, il capodanno della riviera che porta nel primo weekend di luglio numerosi spettacoli e eventi su 60 km di costa adriatica. La superficie dell’acqua diventa lo schermo su cui scorre la storia: una creatura magnifica viene scomposta e ricomposta, producendo straordinari effetti visivi, in uno spettacolo che gioca con la meraviglia. Altre apparizioni del dragone e dei workshop dedicati al nuoto sincronizzato sono previsti alla Piscina Acquadiccia di Santarcangelo (dal 6 all’8/07). Dopo un sirenetto nel 2017, un unicorno nel 2018, un drago marino chiude un triennio dedicato anche alla fantasia e al gioco: l’incontro con queste creature permette di aprire mondi altri, con umorismo e grazia. Lo stesso umorismo e la stessa grazia che contraddistinguono il lavoro di Silvia Gribaudi: nella sua performance Graces (Lavatoio, dal 5 all’8/07) le convenzioni estetiche e di genere vengono rovesciate, giocando con la spettacolarizzazione del corpo. Le creature meravigliose di Silvia Gribaudi sono esilaranti, irriverenti: sul palco tre Grazie maschili e la Gribaudi stessa strizzano l’occhio alla tradizione, tra virtuosismo e ironia, in uno spettacolo gioioso e sorprendente. In questo universo contemporaneo anche lo sport diviene habitat di creature straordinarie, dal nuoto sincronizzato allo sci di fondo. In First Love (Lavatoio, dal 10 al 14/07) il giovane coreografo e performer Marco D’Agostin, Premio UBU 2018 come Miglior Performer Under 35, esplora la relazione con il suo mito, la campionessa olimpica Stefania Belmondo. Una rilettura epica della celebre gara alle Olimpiadi di Salt Lake City nel 2002, che lancia un grido di vendetta e di disperata esultanza: in un’atmosfera di nostalgia e sfida, D’Agostin racconta la sua storia e quella della Belmondo, legate da un agonismo implacabile.

LE CREAZIONI DEL FESTIVAL: TESSERE RELAZIONI, ATTIVARE IL TERRITORIO

L’edizione 2019 del Festival è la terza tappa della direzione artistica di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino: dopo tre anni di impegno e ricerca, giunge a compimento l’intenso dialogo tra le curatrici e gli artisti, il pubblico, gli operatori del settore, il territorio. La chiusura di un cerchio che sancisce l’importanza di tempo e cura nella costruzione di spazi di relazione profonda, in cui mettere in discussione abitudini e visioni consolidate, dare spazio alla complessità e alla stratificazione dei significati. In questo contesto Slow & Gentle hanno preso forma le produzioni del Festival, progetti frutto di percorsi artistici articolati, creati ad hoc per questo ecosistema, da tre artiste molto diverse per poetiche e pratiche. Kristina Norman (Estonia) ha realizzato una video/performance sulla figura delle badanti, incontrando le donne migranti del territorio che si dedicano ad attività di cura degli anziani, giunte a Santarcangelo e a Bologna da diversi Paesi dell’Europa Orientale. Lighter Than Woman (Teatrino della Collegiata, dal 5 all’9/07 e dal 12 al 14/07) è un progetto emotivamente complesso, commissionato dal Festival e realizzato in coproduzione con Emilia Romagna Teatro Fondazione / Atlas of Transitions Biennale e alcune altre importanti istituzioni estere. Risultato di 3 anni di confronti con l’artista estone, la creazione racconta come questa forte e determinata comunità di donne riesca ad affrontare il peso del lavoro e la difficoltà delle circostanze, imparando a convivere con l’ambivalenza della propria condizione. La performance unisce proiezioni e interventi dal vivo, intrecciando una narrazione toccante e inaspettata, che celebra la tenacia dello spirito umano. Francesca Grilli (Belgio/Italia), artista associata del triennio, con Sparks (Porta Cervese, 6, 7 e dal 10 al 13/07) ha creato un progetto che coinvolge alcuni bambini del territorio, ribaltando la relazione di potere tra infanzia e mondo adulto: cosa accade se ci mettiamo nelle loro mani, se gli affidiamo la facoltà di prevedere il futuro? In questa performance i piccoli oracoli, portatori di una conoscenza mistica, detentori di poteri magici, offrono un’esperienza unica ad adulti curiosi e coraggiosi.

Da Tel Aviv/Berlino, Public Movement è stato invitato a creare la performance site-specific per uno spettatore alla volta Debriefing Session: Santarcangelo Festival (luoghi vari, dal 6 al 14/07): Dana Yahalomi ha tracciato un’affascinante ricerca sull’arte moderna palestinese precedente al 1948, tragicamente assente dalla memoria istituzionale. Esplorando la relazione tra sistema dell’arte e ideologia, e i meccanismi che il Potere mette in atto per costruire la Storia, la performance prende la forma di un’indagine: allo spettatore vengono presentati alcuni esempi di arte italiana realizzati tra il 1909 e il ’45, persi, distrutti o scomparsi durante la II Guerra Mondiale.

NARRAZIONI ALTERNATIVE, FAKE NEWS E COSTRUZIONE DELLA REALTÀ

Se Public Movement porta in evidenza il ruolo che l’ideologia gioca nei processi di riscrittura della Storia, tutto il Festival è un allenamento delle nostre capacità di indagine, un invito ad andare oltre le fake news, a cercare le fonti, a non cadere nei tranelli mediatici, a reagire al sovraccarico di informazioni, ad andare in profondità e cercare le omissioni che possano determinare nuove versioni della realtà. Di questa urgenza porta una forte testimonianza Domínio Público, progetto dei brasiliani Elisabete Finger, Maikon K, Renata Carvalho e Wagner Schwartz, per la prima volta in Europa (Sferisterio, dal 10 al 12/07). Nel 2017 i 4 artisti sono stati oggetto, ciascuno per motivi diversi, di un acceso dibattito sulla libertà di espressione e i limiti morali in campo artistico, subendo attacchi, persecuzioni e censure da parte del potere politico e giudiziario: il progetto collettivo, un reading asciutto e tagliente, riflette su questi fenomeni prendendo spunto da un’icona della storia dell’arte, La Gioconda, e evidenziando le contraddizioni che ogni narrazione di un’opera porta con sé, in relazione all’epoca storica. L’inarrestabile flusso di notizie sui nostri dispositivi ci rende testimoni perenni di situazioni complesse ma molto lontane da noi, generando un crescente senso di disagio nei confronti della realtà tragica a cui veniamo esposti: una spirale di senso di colpa e vergogna che non risparmia nessuno. L’olandese Studio Dries Verhoeven indaga questa dinamica nell’installazione video Guilty Landscapes (Spazio Saigi, dal 5 al 14/07), portando provocatoriamente in primo piano la sgradevole realtà trasmessa dai telegiornali, e invitando a domandarsi quale connessione individuale possa innescarsi con i protagonisti delle news. Stimola il dibattito sulla produzione di immagini nell’era della sorveglianza e propone un allenamento allo sguardo disobbediente la videoinstallazione Liquid Violence (Piazza Ganganelli, dal 5 al 14/07) del collettivo Forensic Oceanography, che dal 2011 con ONG, scienziati, giornalisti e attivisti produce mappe, video, rapporti e siti web per documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo. Al Festival viene presentata per la prima volta nello spazio pubblico la dettagliata ricerca di Lorenzo Pezzani e Charles Heller sul caso Iuventa, nave della ONG tedesca Jugend Rettet sequestrata dalla magistratura italiana nell’agosto 2017, i cui operatori sono stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Combinando le testimonianze di violazioni dei diritti umani con sofisticate tecnologie digitali, l’opera indaga criticamente il regime di militarizzazione di questa contesa area marina, analizzando le condizioni che hanno causato la morte di oltre 16.500 persone negli ultimi 20 anni.

LA COREOGRAFIA CHE ABITA E CREA LO SPAZIO PUBBLICO

Da 49 anni in occasione del Festival tutto il paese si trasforma in un palcoscenico diffuso. L’edizione 2019 compie un passo in avanti nella relazione tra arte e spazio pubblico, prestando un ascolto più profondo alla natura dei luoghi attraversati dalle performance in programma. In particolare lo Sferisterio, grande anfiteatro naturale e palco urbano, che integra l’architettura del paese nell’esperienza del pubblico, quest’anno accoglie il lavoro di artisti che hanno re-immaginato i propri progetti proprio per questo spazio. La prima è Cristina Kristal Rizzo con il suo ULTRAS sleeping dances (Sferisterio, 6 e 7/07), performance che incarna la contemporaneità e ne materializza l’ambiguità, essendo allo stesso tempo leggendaria e intenzionalmente ridicola, suscitando ilarità e tristezza, ponendo il pubblico in uno stato di confusione emotiva, di incertezza ma anche di speranza. In scena parrucche e strani oggetti, alieni, forse vampiri, portano al pubblico un’autoironia che improvvisamente si rovescia in una danza libera e toccante. Duplice l’intervento di mk, compagnia romana guidata dal coreografo e performer Michele di Stefano, che dal ’99 ha sviluppato un approccio fluido e aperto alla pratica artistica, tra ricerca coreografica, sperimentazione sonora e curatoriale. Bermudas (Sferisterio, 13/07) e la sua seconda versione espansa, continuativa, collettiva, Bermudas Forever (Sferisterio, 14/07) generano uno scambio di relazioni e dinamiche corporee, creando in tempo reale un sistema di corpi: i danzatori entrano, escono, cambiano, girano, risucchiati nel turbinio gioioso dei tropici. Nella seconda versione il pubblico è invitato a prendere parte al loop ipnotico e a restare nella turbolenza, imparando sul momento lo schema coreografico. In paese durante il Festival altri spazi performativi nascono, si trasformano, scompaiono, perché a determinare l’ambiente è l’azione coreografica stessa. È il caso di Pelat (luoghi vari, 5, 7 e 9/07) dell’artista spagnolo Joan Català, performance concepita per la piazza con l’obiettivo di costruire una comunità temporanea attraverso la fiducia, metafora di tutto il Festival. Lo spettacolo è dedicato ai cittadini di Santarcangelo, al loro orgoglio e alla loro responsabilità nei confronti della propria città: Pelat è un’azione artistica rischiosa, con tecniche circensi, sincera e necessaria, che crea un’esperienza condivisa, trasformando una cerchia di estranei in una comunità viva e gioiosa. Pelat è calore, aspettativa, tensione, spontanea partecipazione, poesia del corpo, innovazione, movimento e azione collettiva. Català porterà poi altri interventi a sorpresa nello spazio pubblico (luoghi vari, 6 e 8/07). Anche Trigger (luoghi vari, dall’11 al 13/07) di Annamaria Ajmone, giovane e talentuosa coreografa e danzatrice, esplora lo spazio e lo determina grazie al contributo del pubblico: all’interno di un perimetro geometrico, la partitura fisica, fissata ma istantanea, porta la performer in relazione con gli spettatori che la circondano, in un ascolto intimo e profondo. Così anche Andamento unico (luoghi vari, dall’11 al 13/07) di Elena Giannotti, assolo ispirato dal dipinto La Visione di Sant’Agostino di Vittore Carpaccio e interpretato da una danzatrice adolescente che esplora la relazione con la matassa coreografica, generando una scultura corporea potente. Elena Giannotti, coreografa e danzatrice, è anche esperta di medicina tradizionale cinese e in alcune mattine del Festival guiderà delle pratiche di Qi Gong (Parco del Clementino, 11 e 12/07).

CURA, GUARIGIONE E CATARSI, TRA INDIVIDUO E COMUNITÀ

Dallo spazio al corpo, dal corpo allo spazio, in un Festival slow & gentle entrano necessariamente in gioco anche cura e catarsi, tanto delle persone quanto dei luoghi che abitano: dal Qi Gong di Elena Giannotti alle pratiche di Valentina Medda, che con Healing interventions for domestic wounds propone una performance continuativa (Contrada dei Fabbri, performance 11/07, installazione dal 11 al 13/07) concepita per attivare la memoria di un luogo attraverso l’agopuntura, con aghi applicati agli elementi architettonici. Paragonando la pelle umana alla superficie di una parete, la distanza tra corpo e spazio si annulla, la cura dell’ambiente diviene quella dell’Io. Il pubblico è poi invitato a prendere parte anche a Untitled# in cui dedicarsi a cura della pelle, tattoo e piercing in una location segreta (dall’11 al 13/07). Rituale e catartico è anche Azdora’s Temple: greetings to Eva Britt Niemi (Scuola Elementare Pascucci, dal 5 al 14/07), progetto che coinvolge le azdore, gruppo di donne di Santarcangelo che dal 2015 collabora con l’artista svedese Markus Öhrn, e gli spettatori in un rito collettivo in omaggio alla nonna di Markus, invitando a un momento di solitudine e raccoglimento in una cappella dedicata ad Eva. Ad agosto le azdore eseguiranno un ultimo rituale sulla tomba di Eva in Lapponia, nell’anniversario della sua morte. Prosegue la collaborazione con MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano, con un progetto che mette a disposizione del pubblico una vasca di deprivazione sensoriale in cui immergersi per attivare un reset fisico e mentale, preparando corpo e mente ad accogliere l’intensità del Festival. The Floaters (Supercinema, dal 5 al 14/07), per uno spettatore alla volta, è un allenamento al non fare nulla, un momento di tregua e decompressione, un’opportunità per entrare in contatto con la dimensione profonda di sé. A riattivare corpo e sensi ci penserà poi la crew di Tropicantesimo, collettivo musicale con base a Roma Est, per il terzo anno al Festival, che propone delle sessioni di Bagno di Suono (Palestra della Scuola Elementare Pascucci, dall’8 al 12/07): immersioni nelle frequenze sonore dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno.

TRA RICERCA E FORMAZIONE: LA TRASMISSIONE E LA CONDIVISIONE DEL DESIDERIO

Oltre alle produzioni, il Festival ospita alcuni percorsi di ricerca che, prendendo lo slancio da alcuni speciali desideri degli artisti, trasmettono impulsi, conoscenze e stimolano all’azione a tutti quelli che sono disponibili all’incontro. È il caso di Save the last dance for me (ITC Molari, dal 5 al 13/07), ideato da Alessandro Sciarroni, progetto aperto a tutti coloro che vogliano impegnarsi nella missione di salvare dall’estinzione l’antica Polka Chinata. Danza dalle origini misteriose tipica di Bologna, con due ballerini che roteano sulle ginocchia piegate, questa tradizione è portata avanti da solo 5 persone nel mondo. Il gruppo che prenderà parte all’allenamento, negli ultimi giorni di Festival irromperà nel programma con 3 momenti danzanti (luoghi vari 11 al 13/07). Kiss (ITC Molari, dal 5 al 13/07) nasce dal desiderio di Ilenia Caleo e Silvia Calderoni che, dopo l’esperienza alla Biennale di Venezia 2018, coinvolgono 23 performer in uno spazio di lavoro e vita, annullando la separazione tra pubblico e privato, giorno e notte: nell’accampamento creato a Santarcangelo, ci si bacerà senza sosta; il pubblico è invitato a seguire il processo di creazione, dalle prove quotidiane all’esplosione di baci durante le tre presentazioni pubbliche (aperture pubbliche 6, 7 e 9/07; performance dall’11 al 13/07). Kiss non è uno spettacolo ma una proposta radicale di convivenza sul palco: dove termina la performance, dove inizia la realtà? Kiss è la riproduzione serializzata e moltiplicata di un gesto che si propaga viralmente, il bacio. Kiss, come il film di Warhol del ’64, è pura celebrazione di desiderio e libertà: oggi un bacio è ancora un manifesto? A includere il pubblico e a confondere i ruoli arriva anche Chiara Bersani, migliore attrice italiana under 35 agli ultimi Premi UBU, performer e autrice-portatrice di un pensiero poetico sul corpo politico. Chiara sarà in residenza a Santarcangelo durante il Festival con il progetto Il Canto delle Balene (luoghi vari, dal 7 al 11/07), per lavorare alla sua nuova creazione. Prima dell’inizio di alcuni appuntamenti in programma, solo sulla scena, Matteo Ramponi avrà mezz’ora di tempo per compiere una magia: trasformare il pubblico in un coro e portare ogni fruitore dell’opera a scegliere di diventare parte di un rito collettivo.

LA MUSICA IN UNA DIMENSIONE UNPLUGGED

Francesca Morello e Stefania Pedretti curano per il terzo anno consecutivo il programma musicale che, in dialogo costante con la programmazione artistica, si manifesta in questa edizione con una dimensione inedita, unplugged. Le due artiste saranno anche protagoniste di un doppio live (Piazza delle Monache, 13/07 ore 22.30) dal titolo ?Alos Ritual “The Chaos Awakening” + R.Y.F., in cui interpretano da due prospettive diverse le tematiche queer: R.Y.F., aka Francesca Morello, con un approccio intimo e personale, ?Alos, aka Stefania Pedretti, con una ricerca del lato mistico e magico della musica. Termine generalmente riferito al riadattamento di un brano o di uno showcase in formato acustico, diventato popolare negli anni ’90 grazie a un programma di MTV, unplugged al Festival identifica una strategia culturale e estetica per costruire una relazione intima attraverso la sottrazione e la semplificazione dei mezzi produzione.

Il programma musicale si apre con la “piccola strega scozzese più fortunata del mondo”, come lei stessa si definisce, Kathryn Joseph (Piazza delle Monache 5/07 ore 22.30), creatura magica ed eterea la cui musica è saldamente radicata nel sangue e nelle ossa. Segue l’intervento Ronin plays The Unknown by Tod Browning (Piazza Ganganelli, 6/07 ore 21.30), in cui il leggendario film horror muto del ’24 viene accompagnato da una colonna sonora alternativa creata da una delle più prolifiche indie band italiane. Portatrice di un blues nuovo, fatto di slide selvaggi e contaminato da influenze punk e dalla musica indiana, Elli de Mon (Piazza delle Monache, 7/07 ore 22.30), one woman band vicentina, propone un live che è amore sconfinato per il blues. Il concerto di Angelo Maria Santisi (Pieve di San Michele Arcangelo, 9/07 ore 21.30) invita a immergersi in un viaggio che crea un ponte tra la musica bachiana e il repertorio del ‘900, da Ligeti a Hindemith, fino a Berio e Sollima. Seguono gli Alternative Station (Piazza delle Monache, 10/07 ore 22.30), quartetto riminese nato nel 2013, primo gruppo protagonista del progetto Wash Up, guidato da un team di ragazzi di Santarcangelo che in questi anni ha presentato incontri inediti tra musicisti locali e artisti legati al Festival. Maurizio Abate, musicista che spazia tra blues, folk, elettronica e psichedelia, e Lucia Gasti, violinista di formazione classica, diplomata in musica elettronica propongono un live (Piazza delle Monache, 11/07 ore 22.30) con brani tratti dall’album solista di Maurizio, che sancisce l’inizio della loro collaborazione. Kaelan Mikla (Piazza delle Monache, 12/07 ore 22.30) è un giovane trio islandese tutto al femminile dedicato al synth/post-punk, il cui ultimo album è considerato tra le migliori uscite del 2018: una miscela di reminiscenze post-punk e no-wave in una cornice eterea, oscura e neoromantica. Dopo concerti con artisti del calibro di The Cure e Placebo, il trio porta a Santarcangelo un live ammaliante, gotico e malinconico, capace d’incantare il pubblico grazie alla sua intensità e al carisma delle protagoniste. Cosmesi fa un roof concert (Centro Anziani Franchini, 14/07 ore 21.30) di Eva Geatti, Nicola Toffolini e Marcello Batelli: un concerto sul terrazzo, un esperimento musicale con 8 canzoni pop, suonate, scritte e cantate da artisti che non hanno mai suonato uno strumento, e un vinile distribuito da un’etichetta discografica. Irena Kotvitskaya presenta a cappella l’arcaica ma vivissima tradizione canora della Bielorussia (concerto Piazza delle Monache 14/07 ore 23.00, conferenza Piazza Ganganelli, 12/07 ore 21.30): con video, immagini e registrazioni raccolte durante i suoi viaggi, l’etnomusicologa e cantante folk offre una narrazione storica di questo territorio, canzone per canzone.

LA NOTTE DEL FESTIVAL: I DJ-SET DI IMBOSCO

Sotto un tendone da circo nascosto tra gli alberi, ai piedi del Parco Cappuccini a fianco del fiume Uso, Imbosco è lo spazio che accoglie il pubblico alla fine del programma di spettacoli, proponendo ogni notte un dj-set diverso: 05/07 Bronson Produzioni con Call me, serata disco anni ’80; 06/07 Playgirls from Caracas, frizzante fritto misto al femminile, lancia in pista trash, pop, cantautorato, elettroclash, punk, rrriot, synth pop e molto altro; 07/07 Ubi Broki, aka F. De Isabella, co-fondatrice del collettivo milanese Strasse, anima un party di matrice electro-romantic-queer; 08/07 Wodevi crea un mosaico di musiche da tutto il mondo, tempi e generi, legate da sintetizzatori, drum machine, campionatori e poesie; 09/07 ClashDisko, aka Massimiliano Renzi, spazia dalla musica concreta al pop, dai suoni d’avanguardia al puro intrattenimento; 10/07 WoWo, queer e femministe non binarie, Stefania ?Alos Pedretti e Francesca R.Y.F. Morello ai vinili e ai notebook, per una selezione con brani dagli anni ’20 ai ’90; 11/07 Dani, tra sensuale hip-hop queer e musica elettronica araba, apre uno spazio sicuro per reclamare la complessità di tutte le identità; 12/07 Palm Wine, progetto di Simone Bertuzzi, è un dj-set dalle calde sonorità border-crossing, con suoni e immaginari post-globali; 13/07 Tropicantesimo Circus, in cui i colori e i calori della foresta tropicale animano un rituale musicale, con interventi Irena Kotviskaya, Holiday Inn e Alessandro Sciarroni; 14/07 Silvia Calderoni propone un dj-set coinvolgente in cui il corpo e la musica si fondono in un mash-up di electropunk, 80’s, new wave e trash, con interventi di R.Y.F.

I PROGETTI DEI RAGAZZI E ALTRI APPUNTAMENTI DEDICATI AL TERRITORIO

Quasi 500 ragazzi, bambini e adolescenti del territorio, fanno parte della comunità del Festival, recitando, partecipando ai workshops, curando il programma annuale, portando il loro contributo come volontari, festeggiando, discutendo. Appuntamenti fissi del Festival sono i progetti realizzati con loro: gli spettacoli che aprono una finestra sulle loro attività annuali saranno presentati in una speciale anteprima la sera del 4 luglio allo Sferisterio. La non-scuola / Teatro delle Albe presenta Don Chisciotte, dedicato al poeta Gianni Fucci, frutto del lavoro di un gruppo di ragazzi tra gli 11 e i 13 anni che ha lavorato sul romanzo di Miguel de Cervantes, tra suggestioni letterarie, dialoghi, immagini e improvvisazione. Let’s Revolution! è un laboratorio per studenti dai 13 ai 18 anni, portato avanti dal 2016 da Teatro Patalò con il sostegno di Santarcangelo Festival e Comune di Santarcangelo, che quest’anno ha dedicato il proprio percorso di ricerca ai futuri possibili, con la guida di Luca Serrani e Isadora Angelini (Fino alla fine del mondo). In aggiunta al programma di arti performative, oltre ad alcuni workshop e ai momenti di condivisione di pratiche con gli artisti ospiti del Festival, la programmazione del Festival comprende una serie di talk a cura di Eva Geatti dal titolo Conferenze Santarcangioline, la presenza degli Artigiani del Corpo e della Mente, che porteranno i loro servizi dedicati alla cura e al benessere in Piazza Ganganelli durante i weekend, alcuni tour del territorio realizzati con Valmatrek e le visite guidate agli allestimenti, dedicate agli appassionati di cantieri (aka Umarel). Inoltre come ogni anno il Festival ospita un mercatino artigianale e propone un’offerta di ristorazione vegan-friendly, con alimenti eco-sostenibili locali. Il programma include anche un calendario di proiezioni gratuite all’aperto ogni sera in Piazza Ganganelli.

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