I titoli, spesso, ci permettono di catalogare qualcosa o di ricordarci un testo grazie a una, due, cinque parole. A volte però sono utili anche per cominciare un discorso, forse addirittura sostituirlo.
Il grado di attendibilità storica della pièce è quasi nullo; non si tratta cioè di un dramma documentario. L’esagerazione, la crudeltà e l’eccesso contenuti sono fondamentali per rendere possibile una lingua che faccia della fiaba il mezzo per interpretare la realtà, o meglio per immaginarla.
A tal proposito mi piace ricordare la storia di un personaggio mitologico, Procuste, che mi sembra essere sempre molto in tema quando si parla di ‘documenti’:
«[Procuste] stava nel Coridallo dell’Attica e a chiunque passasse di là imponeva di stendersi in un certo suo letto; poi se più lunghi fossero di quello, ne tagliava di membra quanto ne avanzava; e se più corti, ne stirava i piedi finché fossero giunti a quella lunghezza: per questo era appunto chiamato Procuste, quasi stiratore, o tormentatore» (Diodoro Siculo, Biblioteca storica).
(Stefano Fortin)
Anno di stesura: 2019
Numero pagine: 47
Numero personaggi: 60 circa (numero puramente indicativo)
Testo già rappresentato: NO
SINOSSI
Salò intende narrare una storia scoppiata in mille pezzi, quella di una guerra civile nella quale non c’è spazio per i sentimenti o le persone, ma solo per i fantasmi. Come fosse una “fiaba crudele” (Geruelmärchen), Salò è una geografia di luoghi che disegnano la mappa di un trauma, in cui l’orrore e il soprannaturale non sono tanto registri stilistici, ma un incubo che parla la lingua stessa della realtà.
WORDLIST SALÒ. UNA FIABA DELL’ORRORE
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