Parola d’ordine? Collaborazione! L’esperienza di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani

Lug 15, 2023

Rispetto alla coralità della loro direzione artistica del Teatro Biblioteca Quarticciolo, Antonino Pirillo e Giorgio Andriani si sono resi artefici di una virtuosa decostruzione dell’idea di direzione artistica “intesa come competenza di una singola figura, per aprirla a visioni diversificate che operano in sinergia”. Quali sono le azioni da mettere in pratica nella realizzazione di questo nobile intento? I fondatori dell’Associazione Cranpi ci hanno rivelato il loro segreto, espresso da una parola solo apparentemente di uso comune.

Antonino e Giorgio, da quasi otto anni condividete un percorso professionale dedicato alla produzione e alla comunicazione delle performing arts. Come si sono incontrate le vostre strade?

G. La nostra collaborazione è precedente a questi ultimi 8 anni di assidua collaborazione. Ci siamo conosciuti circa 13 anni fa, mentre lavoravamo per la stessa Compagnia. Io mi occupavo della produzione, Antonino della comunicazione e dell’ufficio stampa, condividendo questo percorso per circa tre anni.  In questo contesto abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha permesso di testare una nostra più stretta collaborazione – che allora ci sembrava solo una pallida possibilità – partecipando creativamente alla realizzazione di una rassegna di drammaturgia contemporanea focalizzata su testi inediti internazionali. Da lì abbiamo deciso di creare qualcosa di nostro e non per un bisogno puramente imprenditoriale, piuttosto avevamo più bisogno di dedicare tempo, energie e soprattutto tutta l’esperienza maturata negli anni precedenti, in un progetto in cui potevamo identificarci maggiormente da un punto di vista creativo. Così è iniziata la nostra avventura con Cranpi.

Dal 2015, Cranpi è un vero e proprio laboratorio di produzione e promozione di spettacoli di drammaturgia contemporanea, una realtà virtuosa che dal 2021 è sostenuta anche dal Ministero della Cultura. Quali sono, però, le maggiori difficoltà riscontrate nella produzione di drammaturgia contemporanea e quali, invece, i riscontri?

G: Tutti i nostri progetti nascono da una necessità, cioè da un incontro con artiste e artisti con cui decidiamo di sceglierci, più che da un’esigenza meramente produttiva. Non c’è ombra di dubbio che diverse difficoltà nascano da questa scelta, tuttavia, fu il nostro primo progetto produttivo, La classe di Fabiana Iacozzilli, ad avere la storia più travagliata. Nel 2016 avevamo avviato un lavoro di indagine artistica e drammaturgica, ma anche produttiva, intorno a questo spettacolo. Come accade per la maggior parte dei giovani progetti, anche questo spettacolo aveva partecipato a diversi premi e concorsi, arrivando sempre o in finale o a una menzione speciale. Ovunque ricevevamo la medesima risposta: il nostro progetto avrebbe meritato la vittoria, ma non sarebbe stato adatto al mercato italiano. Non ci siamo fatti demoralizzare, attirando l’attenzione di Maura Teofili, che ha pensato di dare un’occasione a La classe nel suo Anni Luce a Romaeruropa Festival.

A. Abbiamo dunque debuttato nel 2018 al Romaeuropa Festival e da lì sono successe tante cose. Nello specifico di questo spettacolo, quindi, la co-produzione con il Teatro Vascello, successivamente la vittoria di In-Box nel 2019, le candidature e la vittoria del premio Ubu nello stesso anno per il miglior progetto sonoro, la partecipazione a Primavera dei Teatri di Castrovillari nel 2019, che ha poi in un certo senso consacrato a livello di critica e di pubblico questo spettacolo. Ci chiedono ancora repliche per il 2024, quindi di fatto è ormai diventato quasi un classico di Fabiana Iacozzilli | Cranpi. Questo è un unicum, rispetto alla drammaturgia contemporanea, che invece soffre di diverse problematiche, a partire dall’assenza di spazi dedicati; per fortuna ci sono direttori di festival teatri e Circuiti teatrali illuminati in grado di creare spazi e opportunità.

E voi avete trovato la vostra strada al Teatro biblioteca Quarticciolo. Come siete approdati a una delle borgate storiche di Roma?

G. Io e Antonino non siamo romani, quindi anche l’opportunità di occuparci di un teatro pubblico e in particolare al quartiere Quarticciolo è stata una sfida che abbiamo raccolto, nonostante non conoscessimo bene il tessuto urbano e sociale. Ci siamo subito immersi in questo contesto studiandone e vivendone le potenzialità e le mancanze, la vitalità e le problematiche. Inizialmente la gestione è iniziata con una collaborazione che non prevedesse la nostra direzione artistica; tuttavia, dalla fine del 2019 abbiamo pensato che se avessimo voluto portare avanti un lavoro specifico e funzionale avremmo dovuto avere una corrispondenza anche dal punto di vista artistico, quindi nel 2020, insieme a Valentina Marini, Valentina Valentini e Federica Migliotti, con un nuovo bando di assegnazione abbiamo ottenuto l’affidamento della direzione artistica oltre che gestionale del Teatro Biblioteca Quarticciolo.

A. Come diceva Giorgio, io sono calabrese, però trovatomi al Quarticciolo mi sono sentito subito a casa, in empatia con un quartiere che chiede di essere studiato, compreso, mai giudicato. È sorprendente riuscire a stabilire una relazione con un posto che non è quello di nascita, ma che piano piano lo diventa. Non bisogna, però, pensare al Quarticciolo come un teatro di quartiere, come d’altra parte non bisogna pensare che sia un teatro come qualsiasi altro teatro cittadino. Cerchiamo pertanto di restituire questa specificità attraverso una programmazione nella quale risuoni il contesto e le sue domande, nei temi per esempio. Anche la campagna di comunicazione è pensata ad hoc coinvolgendo addetti ai lavori e cittadini del quartiere e del Municipio V in una narrazione comunitaria e ironica.

Un’altra delle vostre virtù risiede nella capacità di coltivare rapporti lavorativi di lunga data, arrivando a costruire una rete artistica florida e virtuosa. Secondo voi oggi avere alle spalle una rete solida come la vostra può fare la differenza? E soprattutto, come si crea oggi una rete?

A. Tutte le relazioni che siamo andati a costruire negli anni sono state sempre molto lente, ma frutto di una sincera attenzione e di una lealtà che operatori e artisti hanno riconosciuto. La nostra rete è nata da una stima reciproca con gli operatori in maniera naturale, con la voglia di realizzare dei progetti insieme. Powered by REf, ideato da Maura Teofili, raggruppa molti partner romani e laziali da Carrozzerie | n.o.t ad ATCL, da Periferie Artistiche a 369gradi: un progetto che dà la possibilità concreta a giovanissimi artisti/compagnie under 30 di portare avanti la propria ricerca.

G. Da tre anni ospitiamo all’interno della nostra programmazione la rassegna Condivisa co-realizzata con Fortezza est, che è un altro spazio necessario nel quartiere Torpignattara, con cui abbiamo sentito una affinità per il nostro interesse alla drammaturgia contemporanea. Molte altre sono le collaborazioni a livello cittadino e nazionale, grazie alle quali scopriamo nuove compagnie, intessendo un rapporto di condivisione artistica. Condividere con gli artisti e non esserne semplicemente produttori, fa sì che la relazione con l’artista diventi una collaborazione artistica produttiva.

Quali sono i progetti in cantiere?

A. Siamo lieti di parlare di un progetto in particolare, perché quest’anno abbiamo vinto il bando biennale dell’Estate Romana 23/24. Dal 14 luglio avrà luogo tra l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo e il Goethe-Institut il frutto di questo lavoro, il festival multidisciplinare Sempre più Fuori. Si tratta di un programma molto vasto. Si parte così da evergreen contemporanei come gli spettacoli MDLSX di Motus oppure Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus del Teatro delle Ariette, Sex Machine di Giuliana Musso, Save the Last Dance for Me del coreografo Leone d’Oro Alessandro Sciarroni o ancora l’installazione Precipitazioni sparse, che l’artista Bruna Esposito ha presentato alla Biennale di Venezia 2005, per arrivare a formati multimediali di artisti emergenti quali SO HUMAN-La mia vita da pianta, la digital audio performance sui temi ambientali nel quartiere a cura di Arterie, Autoritratti in tre atti, la lecture performance dell’artista sordo Diana Anselmo del collettivo Al.Di.Qua. Artists., l’associazione di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo con corpi disabilitati, Every Burns, il concerto della compositrice e cantautrice R.Y.F, e This is a Male Nipple. Am I Censored Enough?,la mostra fotografica sulla censura del corpo femminile sui social di Irene Tomio.

In collaborazione con Biblioteche di Roma la presentazione poi del romanzo Premio Strega nel 2015 La ferocia di Nicola Lagioia (in dialogo con Francesca De Sanctis), accanto a quella del volume Lost in Translation. Le disabilità in scena, che ripercorre le storie del rapporto tra disabilità e arti performative della giovane ricercatrice Flavia Dalila D’Amico.

Sempre più fuori prevede anche la proiezione (sottotitolata per la comunità sorda) di un cult del cinema italiano come il memorabile ritratto di un’Italia di fine anni ’70, Le vacanze intelligenti, di Alberto Sordi; un dj-set di musica elettronica con Silvia Calderoni; il laboratorio riservato ai danzatori Save The Last dance for me  e quello per studenti e abitanti del Municipio II Radio Frammenti; una visita guidata all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo in LIS, promossa negli appositi canali grazie all’ENS e alla collaborazione con l’associazione Al.Di.Qua. Artists., consulente in materia di accessibilità. 

Infine in entrambe le location è previsto uno stand enogastronomico a cura dello storico ristorante di Centocelle La Cantina di Dante che propone piatti rivisitati della cucina romana.

G. Abbiamo sentito la necessità di creare una nuova sinergia, integrandoci in un tessuto urbano diverso, e godendo della possibilità di portare fuori quello che facciamo ogni giorno a teatro. Abbiamo anche in questo caso curato un rapporto di stima reciproca e apertura con una nostra spettatrice affezionata, Julia Draganović, direttrice dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, un luogo meraviglioso percepito come una roccaforte nel deserto. Ed ecco che al suo bisogno di aprire le porte della sua realtà, abbiamo abbinato il nostro di uscire dal seminato e intraprendere un nuovo progetto artistico.

A livello produttivo, continuano le collaborazioni con artisti con cui collaboriamo da diversi Fabiana Iacozzilli (a novembre a Romaeuropa Festival verrà presentata la “Trilogia del Vento”: “La classe”, “Una cosa enorme” e l’ultimo capitolo dal titolo, in prima nazionale, “Il grande vuoto”); Andrea Cosentino; Federica Migliotti; Paola  Di Mitri e Davide Crudetti (sempre a Romaeuropa Festival presenteremo “Da qui in poi ci sono i leoni” una videoistallazione con la partecipazione dell’artista Alfredo Pirri). Grazie al nostro interesse per la creatività emergente, abbiamo iniziato nuovi percorsi con la giovanissima compagnia napoletana Putéca Celidònia che ha debutto con Felicissima Jurnata a Primavera dei teatri) e Greta Tommesani (attualmente in allestimento con Ca-ni-ci-ni-ca che debutterà ad Anni Luce/REf).

Si può dire che anche per “Sempre più fuori” la parola d’ordine è “collaborazione”. Ma dopo averne parlato diffusamente in questa intervista, sapreste darmene una definizione?

A. Produrre in Italia oggi significa spesso mettere al mondo figli solo per poter dimostrare di essere fertili. Noi, invece, abbiamo sempre cercato di essere produttori creativi, affettuosi e sapienti, ed è quello che spesso insegniamo in diversi workshop in giro per l’Italia. Per noi collaborazione è confronto e il confronto con l’artista è importante perché per portare avanti un progetto è necessario riconoscersi in ciò che si produce. Né io, né Giorgio interveniamo direttamente sulla parte artistica, però porre delle domande, insinuare un tarlo nella mente creativa dell’artista e sentirsi parte attiva del progetto è indice di una relazione sana e alla pari.

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