Pluralità del sensibile, questo il titolo del Crisalide Forlì Festival 2023, realizzato dalla compagnia Masque Teatro, che quest’anno giunge alla sua trentesima edizione, con una prima parte, che si svolge dal 25 al 27 agosto al Giardino di Gualdo, con ospiti Ultimi Fuochi Teatro, C&C Company, gruppo nanou, Roberto Magnani e Giacomo Piermatti, Stefania Tansini ed Enrico Malatesta, mentre la seconda, in scena tra ottobre e novembre al Teatro Felix Guattari, avrà tra gli ospiti Marco D’Agostin, Laminarie, Cristina Kristal Rizzo, Teatro Akropolis, Dewey Dell, Motus, Francesco Marilungo, Ateliersi, Aristide Rontini, Quotidiana.com, Teatro Koreja.
Una cifra stilistica, quella di Masque, in cui il teatro dialoga con le discipline filosofiche ed esplora le dinamiche tra la figura del danzatore-performer ed uno spazio scenico che si fonde a volte con la natura e l’ambiente, altre volte è esso stesso a fondere visionarietà e realtà concettuale. Incisivo, nel suo percorso di ricerca artistica, il pensiero del filosofo e psicanalista francese Felix Guattari, al quale peraltro è stato intitolato lo spazio teatrale che ospita le attività di produzione della compagnia, il progetto Residenze Artistiche nei Territori, il festival Crisalide e la stagione di Contemporaneo Corpo:Pathos.
Autore, insieme al filosofo Gilles Deleuze, dei due volumi Capitalismo e schizofrenia, di cui il più noto L’Anti Edipo pubblicato in Francia nel 1972, ma soprattutto dell’opera Le tre ecologie del 1989, Guattari riprende da Arne Næss il concetto di Ecosofia e lo sviluppa alla luce dei registri non solo ambientale ma anche sociale e mentale.
Masque Teatro ripensa quindi il teatro e le sue potenzialità educative alla luce di una nuova forma di ecologia che sappia indicare le strade di una trasversalità di intenzioni e di azioni all’interno di una pluralità dei sensibili, sempre, comunque, nell’ottica di una risingolarizzazione e quindi di una univocità dell’essere nella prospettiva di un riallaccio con le forze vitali dell’alterità.
Tra i lavori più apprezzati e conosciuti della compagnia, sia in Italia che all’estero, Coefficiente di Fragilità (Triennale di Milano, 1998), Omaggio a Nikola Tesla (Bitef Festival, Belgrado 2003), Materia cani randagi (Teatro delle Passioni-Modena 2009), Just Intonation (Festival di Santarcangelo 2011) e i più recenti Luce (2019), Kiva (Teatro Koreja 2022), mentre a Crisalide saranno presenti con la loro ultima produzione Vivarium.
Nell’occasione abbiamo intervistato Lorenzo Bazzocchi, fondatore di Masque Teatro, dal 1998 affiancato dall’attrice e performer Eleonora Sedioli.
Come nasce Masque Teatro, come è nato il Crisalide Festival e cosa rappresenta per voi questa edizione numero 30?
Masque Teatro nasce nel 1992, Crisalide di lì a qualche anno. La prima edizione è del ’94. Il festival ha preso vita certamente grazie ad una serie di interconnessioni, al serrato dialogo con artisti e artiste provenienti da diverse discipline, dal teatro alle arti visive, ma è al concetto di crisi che, sin dalle prime edizioni, lega le sue tensioni tese al rinnovamento della scena teatrale e all’affrancamento delle pratiche artistiche da una sempre più assillante richiesta di efficacia e efficientismo. Crisalide fa sua la necessità, avanzata dalle leve più impegnate della generazione artistica a lei coeva, di superare il formato vetrina e di impostare la propria progettualità intorno ai concetti di imbattersi fortuito e di avamposto, maturando una visione dell’opera come processualità.
Arduo è il tentativo, volgendosi indietro, di cogliere la natura del percorso che si è affrontato in un tempo così vasto, ma dovendo dire che cosa rappresenti questa trentesima edizione, l’unica cosa che sento emergere forte è la certezza di aver sempre comunque cercato di costruire delle connessioni tra la pratica artistica e l’elaborazione teorica che la precede e che essa stessa produce.
Il tema di quest’anno è Pluralità del sensibile, richiamandovi al pensiero del filosofo Felix Guattari. Come si intreccia il pensiero filosofico all’arte performativa e alla potenzialità educatrice del teatro e delle arti in genere?
Vorrei premettere che il tema/titolo, con cui ostinatamente cerchiamo di definire le nostre Crisalidi, non è per noi lo strumento cui ci si avvale per operare scelte, quanto per indicare un recinto di studi all’interno del quale ci si prepara ad accogliere gli ospiti, siano essi artisti, artiste o studiosi. In tal senso può essere compresa la nostra tensione ad affiancare pratiche artistiche e pratiche di pensiero.
Ed è proprio sullo scambio sinergico tra queste prassi che contiamo per un reale potenziamento delle capacità dell’artista nel difficile compito di analisi del proprio fare. Esorcizzare lo spettro della mano. La complessità che caratterizza la creazione teatrale conduce infatti spesso ad un allontanamento precoce dai presupposti teorici che l’hanno generata. Anche in tal senso accogliemmo ben volentieri, dieci anni or sono, la sollecitazione di Carlo Sini e Rocco Ronchi a valutare la fattibilità di incontri filosofici a cadenza annuale a Forlì. Nel 2014 nasceva così la scuola di filosofia Praxis. È la stessa tensione a portare, quest’anno al festival, i trialoghi filosofici di Fuorilogos curati da Paolo Vignola, Sara Baranzoni con la presenza di Federica Timeto.
Guattari parlava anche del rischio di anestetizzazione indotto dalla tecnologia sempre più pervasiva nel nostro modo di comunicare e relazionarci. Le arti sono ancora al riparo da questo rischio, in particolare quella performativa, legata alla danza e alla corporeità?
Guattari non contestava l’utilizzo delle tecnologie in sé, anzi era convinto della possibilità che esse potessero generare un potenziamento delle sensibilità; era il modo con cui il neoliberismo occidentale ne aveva fatto un ulteriore strumento di controllo, a tormentare il pensatore francese.
Ritornando a noi, è naturale che le arti stiano sulla difensiva quando il politico individua nel digitale un’arma per risolvere tutti i mali. Questo non significa rifiutare l’integrazione delle tecnologie digitali nelle arti performative, ma il suo utilizzo esasperato. Il corpo, d’altro canto, può trarre potenza dalla tecnologia quand’essa sia in grado di estrarne l’essenza fantasmatica.
In questa edizione presenterete il vostro lavoro intitolato Vivarium. Di cosa tratta e a cosa si ispira?
Tutto nasce da un insetto, il Phasmide, genere phasmoidea. O meglio quando, in una sua visita al “Jardin des Plantes”, George Didi-Huberman scopre, tra le altre, una teca che riporta il nome dell’antico insetto. Ma la vetrina non sembra mostrare nulla. È solo dopo qualche istante che egli si accorgerà che è l’intero habitat, che dovrebbe riprodurre le condizioni di vita dell’essere che né è ospite, ad essere la forma di vita cercata. Il fasmide viene così a coincidere con l’organismo-ambiente, è ciò di cui si nutre e ciò in cui abita.
In Vivarium Masque indaga il corpo, la sua durezza e fantasmaticità, la sua presenza e il suo essere vento, la sua materia e la sua dissomiglianza, il suo movimento e il suo fossile, ed infine il suo rigore e la sua natura di sogno.
Forse, alla fine, l’unica cosa che stiamo cercando, è che, dissolvendo il corpo, possa la qualità del luogo manifestarsi come forma di vita.
Novità e ospiti di questa edizione 2023 del Festival?
Anche quest’anno il festival si svolge in due sessioni distinte: una fase estiva, all’aperto, in luogo agreste e una autunnale, al chiuso, negli spazi del teatro. Se, da una parte, in questa scelta hanno inciso sicuramente i desideri di aperto che la pandemia aveva amplificato negli anni passati, dall’altra hanno contribuito la sensazione di libertà e di pienezza che l’edizione passata aveva vissuto nell’analogo momento estivo, sempre nel giardino di Gualdo, in località Meldola (FC).
Riguardo gli ospiti, oltre alla 3 giorni con gli invitati del progetto Fuorilogos, a cui accennavo prima, ospiteremo, nello step estivo, Stefania Tansini, con il suo L’ombelico dei Limbi, poi il gruppo nanou con Paradiso, Carlo Massari con il suo trittico, Larva, Blatta, Sapiens, e Roberto Magnani delle Albe, con Alfabeto apocalittico, mentre in autunno avremo Marco D’Agostin, autore di Anni, spettacolo costruito su una playlist di brani musicali a partire dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni con in scena la danzatrice Marta Ciappina, i Motus con Of the Nightingale I Envy the Fate, che reinterpreta in chiave contemporanea il mito di Cassandra. Poi Francesco Marilungo con Dove lei che non c’è, studio tratto da Stuporosa, recente creazione del giovane e talentuoso coreografo che reinterpreta il ballo ancestrale tarantolato del Sud.
Da ricordare, per comprendere la pluralità delle proposte del festival, la presenza del Teatro Koreja con Cumpanaggiu, di Ateliersi con Il linguaggio degli oggetti, di Aristide Rontini con Back eye black, di Quotidiana.com con il loro ultimo lavoro teatrale I greci gente seria! Come i danzatori, di Akropolis con Apocatastasi, di Città di Ebla con Brave, infine di Dewey Dell con I’ll do, I’ll do, I’ll do.
Progetti futuri dopo aver festeggiato il 30° compleanno?
Crisalide, al suo trentesimo anno, si presenta come un fanciullo il cui desiderio rimane, nel tempo, il medesimo: vedere bandita, nei programmi di sostegno alla creatività e alla cultura, la oramai non più velata minaccia “Siate commensurabili, oppure sparite”.
Insegnante di italiano come seconda lingua, formatasi all’Università per Stranieri di Siena, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine laureata in Filosofia e Beni culturali all’Università degli Studi di Bologna, una grande passione per il teatro. Pirandello, De Filippo, Pasolini e le avanguardie del Novecento i preferiti di sempre.