Madri è un’indagine sull’intimo, sul pudore, sull’identità, articolata attraverso il rapporto di un figlio, che ha da poco lasciato la casa in cui è cresciuto, con sua madre, una donna attorcigliata nei suoi pensieri.
Ed è su questo ingarbugliarsi ossessivo del pensiero che il testo si fonda.
Il limite fra ciò che è detto e ciò che è pensato va via via assottigliandosi, fino a diventare indistinguibile. Fino al punto in cui i pensieri e i sogni occupano e rubano lo spazio stesso alla realtà.
Il dolore esistenziale che lega l’uno all’altra come un sorta di eredità, è rimosso, dimenticato. Di quel dolore rimane solo la superficie, parole leggere, racconti, eppure serpeggia come un fantasma, manifestandosi a sprazzi, in immagini che nemmeno loro riescono a identificare.
In un meraviglioso tramonto. Nel gracchiare del citofono.
È bene ricordarsi questo nell’approccio attoriale e registico al testo.
Il dolore, la sofferenza, non sono mai esibite (se non in pochissimi momenti), il testo deve procedere soave, in levare, senza timore dell’assenza di azione. L’azione è tutta verticale e trova il suo senso solo nelle parole finali. La risata è buffa, il pianto è inspiegabile.

Di intimo c’è rimasto solo…?

(Diego Pleuteri)

Anno di stesura: 2020

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Numero pagine: 78

Numero personaggi: 2

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Testo già rappresentato: È prevista una rappresentazione a Rubiera, produzione di Corte Ospitale, il 4 ottobre 2024.
La regia è di Alice Sinigaglia, con Valentina Picello e Vito Vicino
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2020 - Premio InediTO Colline di Torino

SINOSSI

Una donna riceve inaspettatamente la visita del figlio in un pomeriggio piovoso, e mentre lei scava nella sua memoria per ricordare una frase dimenticata, i due si ritrovano a raccontarsi con leggerezza le loro debolezze, la loro stanchezza e le loro paure.
La paura di doversi dire addio e rimanere soli.
La paura di dimenticare e, forse, quella di essere dimenticati.
Sospesi fra sogno e realtà, azione e pensiero, madre e figlio sprofondano nel loro inconscio senza accorgersene, finché la donna non riesce a ripescare quelle parole che aveva perduto, restituendo a entrambi ciò che di intimo gli è rimasto.

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