Sonia Bergamasco è una delle attrici più versatili del teatro e del cinema italiani: a partire dal debutto con l’Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler nel 1990, ha lavorato con alcuni dei migliori registi italiani (Carmelo Bene, Massimo Castri, Silvio Soldini, Bernardo Bertolucci e Liliana Cavani) e ha parallelamente ideato e diretto in prima persona una lunga serie di spettacoli, performance e letture.
Dopo il successo di Louise e Renée, ispirato a Balzac e presentato lo scorso anno al Piccolo Teatro, la Bergamasco arriva al Teatro dell’Arte (in collaborazione con il Teatro Franco Parenti che è anche produttore) con la prima del suo nuovo lavoro da regista e interprete. Ancora una volta, l’artista milanese sceglie di confrontarsi con una voce di donna in un racconto tutto al femminile, L’uomo seme di Violette Ailhaud, mémoire scritto nel 1919 – venuto alla luce nel 1952 e solo recentemente pubblicato in Italia, dove è diventato in breve tempo un vero e proprio caso letterario.
In un villaggio di montagna dell’Alta Provenza, all’indomani della Grande Guerra, tutti gli uomini sono caduti in battaglia e il paese è abitato solo da donne e bambini: la Ailhaud, classe 1835, è testimone dei fatti, e trova solo allora le parole per raccontare di quando, molti anni prima, il suo villaggio aveva vissuto un’identica tragedia.
Quella de L’uomo seme è una lingua forte, scabra e ventosa, che ci conduce in cima alle montagne dove vive questa strana comunità di sole donne stringe uno straordinario patto per la vita, e i loro corpi abitano con amore e con forza lo spazio del quotidiano per raccontare i limiti dell’esperienza disumana della guerra e per ritrovare il senso profondo del vivere comune.
Inno spiazzante alla vita, L’uomo seme è uno spettacolo corale concepito in forma di ballata, in cui racconto, canto e azione scenica cercano un punto di equilibrio essenziale.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1925, la Ailhaud ha consegna il racconto a un notaio insieme ad una lettera, specificando che il plico non avrebbe dovuto essere aperto prima del 1952 (cento anni dopo gli eventi narrati) e che sarebbe stato consegnato al maggiore dei suoi discendenti, tassativamente di sesso femminile.
«Svetlana Aleksievic – scrive la Bergamasco nelle note di regia – nel suo grande libro di inchiesta La guerra non ha un volto di donna scrive che il racconto della guerra nasce, nella tradizione, da percezioni prettamente maschili, rese con parole maschili. Nei racconti delle donne non c’è, o non c’è quasi mai, ciò che siamo abituati a sentire: gente che ammazza eroicamente altra gente e vince o viene sconfitta. E anche se sembra che il tempo presente, tempo di guerra permanente, sia anche il tempo delle donne soldato – curde, americane, israeliane – resta tuttavia la percezione che per entrare nella lingua della guerra “guerreggiata” le leve femminili abbiano la necessitàdi mascolinizzarsi. Sono altri i racconti femminili, e parlano d’altro. La guerra raccontata al femminile ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti. Dove non ci sono eroi e imprese strabilianti, ma persone reali impegnate nella più disumana delle occupazioni dell’uomo. E a soffrirne non sono solo le persone, ma anche i campi, e gli uccelli, e gli alberi. Ogni cosa che convive con noi su questa terra.»
Sonia Bergamasco (IT)
L’uomo seme
racconto di scena ideato e diretto da: Sonia Bergamasco
tratto da: L’uomo seme di Violette Ailhaud (traduzione di Monica Capuani)
drammaturgia musicale a cura di: Rodolfo Rossi
e del quartetto vocale Faraualla
con: Sonia Bergamasco, Rodolfo Rossi, Loredana Savino, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone,
Teresa Vallarella
scena e costumi: Barbara Petrecca
luci: Cesare Accetta
cura del movimento: Elisa Barucchieri
assistente alla regia: Mariangela Berardi
costumi realizzati presso: la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione: Teatro Franco Parenti/Sonia Bergamasco
si ringrazia per la collaborazione: Triennale Teatro dell’Arte e il Comune di Lucera
prima nazionale
durata: 75’
16-21 gennaio 2018
martedì-sabato ore 20.00
domenica ore 16.00
Triennale Teatro dell’Arte
viale Alemagna 6
Milano

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