TITOLO TESI > Il mito e la danza: L’Orfeo di Trisha Brown tra Barocco e Postmoderno
ISTITUTO > Università degli studi di Padova – Corso di laurea triennale in Lettere Moderne
AUTRICE > Matilde Cortivo
INTRODUZIONE DELL’AUTRICE
Al centro dello studio vi è l’analisi dell’Orfeo, diretto dalla coreografa americana Trisha Brown, che debuttò presso il Théâtre Royale de la Monnaie di Bruxelles nel maggio 1998. Lo spettacolo ha messo in scena l’originaria opera composta da Claudio Monteverdi su libretto di Alessandro Striggio, proposta in occasione di una seduta dell’Accademia degli Invaghiti, il 24 febbraio 1607 alla corte dei Gonzaga a Mantova.
L’indagine comparata si propone di mettere in luce l’estetica postmoderna di regia e coreografia di Brown nell’adattamento di un melodramma barocco, assumendo una prospettiva diacronica inter artes, tra il linguaggio letterario e quello coreutico. Affrancando lo spettacolo teatrale dalla retorica dell’effimero che storicamente lo subordina alla letteratura, si offre l’occasione per uno studio intersemiotico che coinvolga più discipline, in primis la letteratura e la danza, in uno spazio composito.
La prospettiva non solo interdisciplinare, ma anche intertestuale dà vita ad un discorso eterogeneo in cui si circoscrivono prolifiche interazioni tra le arti. Infatti la narrazione letteraria, dal punto di vista teorico ed estetico, origina ed alimenta le partiture gestuali e di movimento; nello stesso tempo la danza reinventa i versi, facendo scorgere qualcosa di inesprimibile verbalmente. In questo scambio dialogico tra le arti, è necessario tenere presente che nessun codice comunicativo rimane isolato in sé stesso, bensì la continua interazione fa emergere vantaggi e svantaggi di ognuno di essi. Tra danza e letteratura dunque non potrà esserci una completa simbiosi, ma al contrario, dal confronto di una molteplicità di saperi e competenze, risulteranno significative intersezioni vicendevoli. Di fatto si considerano i passaggi da un codice artistico ad un altro: dalle fonti latine al melodramma monteverdiano e successivamente dal libretto striggiano alla danza di Brown.
La tesi si articola in tre capitoli: il primo affronta le interazioni tra letteratura e danza e la tradizione del mito di Orfeo; il secondo analizza L’Orfeo del 1607 composto da Monteverdi su libretto di Striggio; l’ultimo, qui pubblicato, tratta L’Orfeo, diretto e coreografato da Trisha Brown. Innanzitutto nel capitolo III si illustrano le tappe dell’evoluzione del processo creativo dell’artista americana. Successivamente, si esamina lo specifico caso dell’Orfeo, il quale mostra chiaramente una rielaborazione del mito e dell’opera barocca in chiave postmoderna, dal punto di vista teorico ed estetico. Infine si fa riferimento al successo che riscontrò lo spettacolo, per il pubblico e per la stessa Brown, che rivalutò il ruolo della narrazione in una creazione danzata.
Questa ricerca nasce dalla volontà di indagare le interazioni tra forme comunicative e linguaggi artistici che utilizzano codici differenti ma non isolati, quali il segno linguistico del discorso letterario e la gestualità del corpo della composizione coreografica. Lo studio inter artes appare fondamentale per l’osservazione e la comprensione del presente: la comparazione in un’ottica combinatoria riesce a considerare le sfumature della molteplicità in virtù della costruzione di nuove verità. L’Orfeo di Trisha Brown ha offerto la preziosa occasione per riflettere dapprima sul significato del mito, a livello sia culturale che letterario, e in seguito sulla sua rielaborazione in epoca barocca e postmoderna. Occuparsi di ciò risulta significativo sia per la teoria della letteratura che per i dance studies. Infatti, la narrazione del libretto di Striggio ha permesso la genesi di una danza che, senza essere mimetica, didascalica o retorica, riesce ad evocare più interpretazioni: la stilizzazione dei gesti e il rapporto dei corpi con la scena, pensati da Brown, lascia ampio spazio ermeneutico allo spettatore. Dunque la coreografia è in grado di trasmettere emotivamente qualcosa di più profondo rispetto alla semplice lettura del libretto o alla rappresentazione dello stesso attraverso i codici enfatici e talvolta pleonastici del recitar cantando seicentesco.
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Matilde Cortivo nasce a Padova nel 1997. Si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università della sua città natale e prosegue tuttora gli studi presso il corso di Filologia Moderna de La Sapienza di Roma. La sua ricerca personale accosta lo studio accademico ad una carriera da danzatrice e performer. Infatti, dopo essersi perfezionata presso DAF – Dance Arts Faculty diretta da Mauro Astolfi, frequenta workshops di approfondimento con coreografi e compagnia italiane ed internazionali e lavora in produzioni di opera, musical, progetti performativi e filmici. Nel 2021 approda in Ritmi Sotterranei – Contemporary Dance Company, diretta dalla coreografa Alessia Gatta, e inizia a collaborare con la compagnia toscana di ricerca teatrale Cantiere Artaud.

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