40 anni di teatro con una media di 100 spettacoli l’anno, dedicati principalmente al teatro per ragazzi, poche ma significative esperienze nel cinema con i registi Giorgio Diritti e Marco Tullio Giordana ed un’azzeccata produzione di spettacoli di prosa con Accademia Perduta Romagna Teatri, fondata nel 1982 insieme a Ruggero Sintoni. Questa, in estrema sintesi, la carriera di Claudio Casadio, attore, regista e produttore, premiato con il Franco Enriquez 2023 per la sua interpretazione de L’Oreste – Quando i morti uccidono i vivi. Un punto di svolta nel suo percorso artistico, questo spettacolo, per il suo aspetto innovativo che unisce il fumetto al teatro, ispirato all’opera di Francesco Niccolini e costruito su misura per lui, romagnolo doc col volto da boxeur, nei panni di Oreste, un uomo rinchiuso da 30 anni nel manicomio dell’Osservanza di Imola, in provincia di Bologna.
Solo in scena a dialogare con i suoi fantasmi e i suoi incubi che prendono vita attraverso i disegni di Andrea Bruno stagliandosi nel buio della sua camera e tormentandolo senza sosta. La sorella morta tramortita da maiali inferociti, il padre di ritorno dalla guerra in Russia poi ucciso dalla moglie che si è rifatta la vita con un altro uomo, il rifiuto e la solitudine negli orfanotrofi, poi l’irrompere della sua natura violenta e l’omicidio della madre e del suo amante. Un richiamo all’Orestea di Eschilo trasposta nella Romagna contadina e un viaggio di sola andata nell’inferno del disagio mentale nei manicomi, con un istrionico Casadio che riesce a smorzare il dramma della follia con il suo personaggio stralunato e surreale, a volte comico, a volte feroce.
“Fin dai primi giorni di prova – ha raccontato ai microfoni di Pier Giorgio Carloni che lo ha intervistato per La Stagione dei Teatri al Ridotto dell’Alighieri nei giorni scorsi – ho sentito che grazie a questo lavoro stava rinascendo la mia passione per il teatro, dopo il periodo del Covid che, insieme ad alcune sofferenze professionali e personali, mi aveva quasi convinto a voler chiudere la mia carriera e andarmene in pensione. In fondo, non mi era andata male, avevo realizzato pochi lavori ma tutti di qualità e con un ottimo riscontro di pubblico. Un giorno però il drammaturgo Niccolini, che conosco da anni, mi ha chiesto che personaggio mi sarebbe piaciuto interpretare, io ho risposto ‘il matto’. Ecco allora che ha scritto per me L’Oreste che abbiamo realizzato grazie alla straordinaria collaborazione con il Lucca Comics & Games e diretto da Giuseppe Marini”.
Ispirato alla storia vera di Fernando Ninetti, ricoverato nell’istituto per malattie mentali di Volterra, che aveva l’abitudine di disegnare geroglifici sui muri della sua stanza con la fibbia della sua cintura, il personaggio dell’Oreste è stato trasferito a Imola per farne un malato romagnolo, marcandone l’accento e la logorrea. Ecco così che lo spettatore riesce a sorridere, a entrare in empatia con lui, a commuoversi. Tutta la bonarietà e l’umorismo sono racchiuse nelle movenze del corpo pingue allegramente esibito dall’attore, vestito di un solo paio di mutande con la canottiera e nella sua voce che interloquisce di volta in volta con le voci fuori campo che animano le sequenze a fumetti: la sorella, la madre, il dottore con l’assistente, l’amico immaginario. A fare da contraltare, la parte grafica, cupa e di forte impatto emotivo sia per il costante richiamo al sangue e alla morte con l’uso del rosso e del nero, che per le migliaia di segni vergati con minuziosa precisione che richiamano le ossessioni e la maniacalità. Una prova di capacità tecnica, quella di inserirsi con le battute all’interno dei tre filmati, ha spiegato Casadio, che sono riuscito a superare grazie al mio senso del ritmo e alla musicalità che mi hanno permesso di non sbagliare sui tempi”.
Ambientato negli anni ’80, in concomitanza con l’entrata in vigore della legge Basaglia che poneva fine alla reclusione dei malati mentali nelle strutture psichiatriche, l’opera apre alla riflessione su quanto all’epocala società fosse in grado di accogliere e accettare persone così vulnerabili e quanto gli ospiti di queste strutture fossero in grado di reggere l’impatto emotivo che avrebbe comportato il ritorno alla vita di tutti i giorni.
Uno spettacolo, ha concluso Casadio, in cui c’è molto del ragazzo stravagante che sono stato ma anche del teatro per ragazzi a cui mi dedico da tanto tempo e a cui mi sono ispirato per cercare di dare poeticità alla trama, ad esempio attraverso la sua ossessione del viaggio sulla luna e della sorella amata che continua a chiamare fino alla fine. Lo sento simile a Pollicino, uno dei personaggi col quale sono stato in tournée in Europa facendo oltre 1.500 repliche e recitandolo anche in francese. Ecco… l’Oreste mi piacerebbe recitarlo anche in un’altra lingua, che è sempre una forte emozione, magari proprio in francese, che assomiglia al dialetto romagnolo”.
Il Premio Nazionale Franco Enriquez 2023 – Miglior Attore nella categoria Teatro Classico e Contemporaneo sarà consegnato a Claudio Casadio il prossimo 30 agosto a Sirolo, in provincia di Ancona.

Insegnante di italiano come seconda lingua, formatasi all’Università per Stranieri di Siena, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine laureata in Filosofia e Beni culturali all’Università degli Studi di Bologna, una grande passione per il teatro. Pirandello, De Filippo, Pasolini e le avanguardie del Novecento i preferiti di sempre.