Le scoperte geografiche è il primo testo che ho scritto ed è anche il primo ad essere stato rappresentato. Ripensare a questo lavoro, oggi, a distanza di anni, mi mette un po’ a disagio. Sono molto legato al processo di ideazione e produzione condiviso con la regista, gli attori e gli altri collaboratori e collaboratrici della compagnia Lisa, ma non posso nascondere la distanza che sento rispetto alla scrittura del copione in sé. Non mi turbano tanto la forma e la struttura: quello che sento lontano è l’estasi romantica che credo sia stato il motore, almeno quello più superficiale, che mi ha permesso di scrivere, e di cui, credo ancora, il testo è impregnato. Questa stessa distanza, però, fa emergere in me il presentimento che in questo pezzo vi sia anche il racconto dell’impossibilità, della violenza del vuoto prodotta dalla concezione romantica dell’amore. Mi riferisco in particolare alla terza parte, che è quella che al drammaturgo che sono ora interessa di più. Quello scambio fra i protagonisti ormai invecchiati mi pare in fondo un modo di filosofeggiare stancamente sul desiderio, sulla necessaria (secondo una certa scuola psicanalitica) mancanza di cui deve nutrirsi. Ecco, semmai questo testo fosse rimesso in scena, mi piacerebbe che l’eventuale regia lavorasse a partire da questo terzo atto. Perché credo che sotto la sua crosta di tenzone amorosa Le scoperte geografiche nasconda un nucleo di violenza (non sono state le stesse “scoperte” di Colombo e Magellano delle invasioni tutt’altro che pacifiche?), una sotterranea forza negativa che potrebbe contribuire a uno spettacolo appartentemente più infedele alla lettera del testo, ma forse più utile a un ragionamento sul territorio delle relazioni umane.
Anno di stesura: 2017
Numero pagine: 45
Numero personaggi: 2
Testo già rappresentato: SI
SINOSSI
Un banco di scuola, anni Cinquanta. Due compagni, due giovani uomini che ripassano la lezione di storia: le scoperte (le invasioni) geografiche di Colombo e Magellano. Ma quella lezione in realtà è un pretesto, perché tra i due c’è un sentimento profondo che finora hanno nascosto. Il viaggio dei due esploratori si confonde con la loro esplorazione. La classe diventa la caravella, e la terra da invadere è un continente oscuro e senza confini, quello del desiderio e dell’identità. Questo tragitto di formazione prosegue oltre l’adolescenza, attraversando la maturità e la vecchiaia dei protagonisti. Si addentra nel loro Nuovo Mondo interiore, un universo pericoloso, fatto di tempeste, di ammaraggi coraggiosi e di mostri sputati dall’inconscio. Un universo più reale della realtà, dove la lingua perde ogni funzione quotidiana diventando un codice esclusivamente amoroso, poetico in senso stretto, che si fonde ironicamente con il gergo marinaresco. Le scoperte geografiche è la storia di un sentimento assoluto e forse mancato, l’epopea di una rotta perpetua, perché nell’oceano dei sentimenti non c’è terraferma su cui attraccare, non c’è meta, ma solo un senso agrodolce, insieme definitivo e sospeso, inevitabile conseguenza per ogni viaggiatore.
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