Ho scritto avendo accanto, seduto e in carne e ossa, il mio desiderio. Ha scelto la musica che avrei dovuto ascoltare. Ha fatto silenzio. Mi ha corretto diverse parole.

La Vacca non ha avuto vita facile.

È un testo nato nel solco di un cambiamento epocale che non ci aspettavamo. Realizzato nell’estate del 2019, ha atteso la riapertura dei teatri per un anno e mezzo con la paura di non aver più ragion d’essere. Una paura che ancora condivide con altri. Nonostante tutto è riuscito a esistere, forte anche di un consenso sottinteso che, in qualche modo, lo ha nutrito.

Le parole della drammaturgia sono venute fuori piano, tra le aule semideserte di un’università che l’afa di luglio aveva quasi addormentato. Scrivere in quel luogo non teatrale mi ha aiutato a regredire, a ritornare al passato, alla coltre spessa di sensazioni che volevo a tutti i costi riportare in scrittura. Si ribadiva in me un immaginario che già da tempo avevo sviluppato: quello della provincia, della periferia ignorata, di certi luoghi dell’abbandono in cui si abita senza vivere. E si dorme senza mai svegliarsi.

La rappresentazione di uno spazio profondamente marginale rientra in un obiettivo più ampio, una ricerca sulla provincia che provo a condurre cautamente, partendo dal linguaggio. Una lingua che qui è imbastita per l’occasione ma che al contempo è agganciata al suono del mio dialetto: la risultante vuole essere un artificio che renda il parlare dialettale più estremo, reale ma pure più vicino all’invenzione. Come accade anche ai bambini di inventarsi le parole e di usarle pesantemente, come vere.

(Elvira Buonocore)

Anno di stesura: 2019

i

Numero pagine: 32

Numero personaggi: 3

R

Testo già rappresentato: SI

2021 - Premio Per fare il Teatro che ho sognato / Per-formare il sociale SARAS Università di Roma – LaSapienza all’interno del Festival PRESENTE FUTURO.

2019 – Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti XIII Edizione.

SINOSSI

Estate torrida in un’imprecisata periferia napoletana. La terra apatica e schifa non produce più nulla.  Due fratelli giovanissimi, Mimmo e Donata, vivono un’esistenza trascurata, ignota agli adulti,  schiacciata dall’indifferenza su un eterno grigiore. I corpi sono spenti, non arde una passione. Qui ci  sono giovani belli ma non educati al piacere, al godimento di quel che, per forza, la vita propone.  

Ma accade qualcosa. Donata, come un sotterfugio, mostra una passione, si innamora di un uomo,  Elia, un adulto, un vile come gli altri che ai suoi occhi assume lo spessore del dio. L’amore è radicale,  mette il corpo al centro di tutto. Donata si accorge di sé stessa, si vede per la prima volta, non si piace,  vorrebbe nuove forme, seni enormi, sproporzionati, un eccesso finalmente da mostrare. Cova il  desiderio di essere altro, non il corpo di una voce, ma un pezzo di carne da toccare. Da frugare  ciecamente. 

Una favola neorealista. Una storia in cui, per eccesso di realtà, la fiaba esplode inevitabile. Costruita  su una serie di tentativi, La Vacca racconta la necessità adolescente di negarsi la purezza, la ricerca  di un corpo nuovo, che sia macchina da usare, terra da saccheggiare, e infine, per forza, che sia servo  per amore. 

RICHIEDI IL TESTO INTEGRALE

Compila il form per ricevere gratuitamente il testo integrale.
Lo invieremo alla tua mail il prima possibile!

Vuoi ricevere il testo integrale "La Vacca" di Elvira Buonocore?

15 + 5 =