La Macchina dei Sogni Festival: 39 anni di arte e mirabili visioni

Lug 6, 2022

Dal 7 al 10 luglio si terrà la 39esima edizione del festival La Macchina dei Sogni, intitolata “Il paese dei balocchi”, che si articolerà in tre luoghi emblematici della città di Palermo: il Teatro di Via Bara all’Olivella, il Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas e il Monte dei Pegni di Santa Rosalia a Palazzo Branciforte.
Teatro e Museo interagiscono nel segno della “rappresentazione”, che per entrambi costituisce una funzione primaria.

Il linguaggio poetico e teatrale ha consentito una diversa fruizione degli spazi museali, creando percorsi emotivamente coinvolgenti, restituendo un rapporto vivo e dialogante con le opere d’arte e con la loro storia. Sotto questa luce si può leggere il programma di quest’anno, che ancora una volta parte da Palermo per guardare oltre l’orizzonte cittadino. Al Museo Archeologico Salinas andranno in scena gli spettacoli di teatro di figura del Teatro del Drago di Ravenna, della Compagnia Carlo Colla & figli di Milano, della Nuova Accademia Teatrale di Bibiena di Arezzo, della Compagnia Granteatrino/Casa di Pulcinella di Bari, dell’Associazione Casa delle Guarattelle Bruno Leone di Napoli. Il programma di spettacoli delle compagnie, che con il loro lavoro rappresentano l’Italia e le sue molteplici forme del teatro di figura (marionette, burattini, pupazzi, guarattelle, ombre), si completerà con il progetto Piccoli Dei.

Nel teatrino di via Bara all’Olivella, la compagnia Figli d’Arte Cuticchio presenterà lo spettacolo di pupi Aladino di tutti i colori espressamente pensato per i bambini ma che, nell’incanto del teatro dei pupi, si nutre dell’appassionata partecipazione del pubblico di ogni età. Mimmo Cuticchio, unendo l’essenzialità espressiva con il massimo delle sollecitazioni fantastiche, piomba sull’attualità recuperando tracce di storie senza tempo, sfruttando appieno la tecnica dell’improvvisazione, una prassi teatrale che utilizza tanto negli spettacoli tradizionali quando in quelli del nuovo repertorio. 

A Palazzo Branciforte, dove la storia si coniuga con l’archeologia, noto anche come Monte dei Pegni di Santa Rosalia, in cui hanno trovato collocazione permanente i pupi più antichi della famiglia, Mimmo Cuticchio creerà un percorso teatralizzato, un’azione scenica che coinvolgerà allo stesso tempo narratore, opere e visitatori. I pupi esposti saranno protagonisti e costituiranno il centro e l’alveo dell’azione da cui si dipaneranno i racconti e i ricordi di Cuticchio, che ripercorrerà la storia della sua famiglia di opranti, intrecciata a quella del Teatro dei Pupi dall’Ottocento ai giorni nostri.

Così il Maestro Mimmo Cuticchio, Direttore Artistico del Festival, commenta in una nota la 39esima edizione de La Macchina dei sogni: 

«Quando nel 1984, per festeggiare i cinquant’anni di attività artistica di mio padre Giacomo, realizzammo la prima edizione de La Macchina dei Sogni, non potevo immaginare che quell’avventuroso viaggio sarebbe continuato fino a superare i miei cinquant’anni di attività teatrale. Mio figlio Giacomo all’epoca aveva due anni, una foto lo ritrae in braccio a me, accanto a mio padre. Oggi, alla 39esima edizione del festival, in braccio a me c’è nuovamente un bimbo di due anni, mio nipote Mimmo, figlio di Giacomo.

Il primo è cresciuto dentro La Macchina dei Sogni condividendone temi e incanti, il secondo spero assorba, negli anni a venire, tutta la magia e l’entusiasmo che il festival sprigiona, condividendoli con il numeroso pubblico di tutte le età. 
La Macchina dei Sogni ha sempre privilegiato il teatro di figura – dall’Opera dei pupi alle molteplici forme della narrazione – pensato per un pubblico misto di bambini e di adulti che desiderino ritrovare l’infanzia che è in loro. 

Ma l’edizione di quest’anno, intitolata Il paese dei balocchi, è decisamente dedicata ai bambini. In un’epoca così difficile e delicata come quella che stiamo vivendo, con una pandemia non ancora del tutto scomparsa e una guerra alle porte d’Europa, che rischia di degenerare in un conflitto mondiale, si delinea chiaramente un’emergenza infanzia. Sono i bambini, infatti, a pagare il prezzo più alto di questa catastrofe, che condiziona pesantemente la loro crescita, il loro immaginario, pregiudicando il diritto a vivere in un mondo di pace e di benessere. Insicurezza, sfiducia e paura per l’incerto futuro sono sentimenti con i quali ci confrontiamo quotidianamente e ai quali non sfuggono i nostri figli e nipoti.
L’impegno rivolto alle nuove generazioni è il presupposto necessario per rifondare una civiltà in declino, la condizione indispensabile per assicurarne lo sviluppo e la sua stessa sopravvivenza. Nel mio piccolo, sento pressante il bisogno di fare la mia parte. 

Come si sa, l’Opera dei pupi, per la drammaticità degli argomenti che tratta, è un genere di teatro storicamente rivolto soprattutto a un pubblico adulto; tuttavia, da diversi anni, parallelamente agli spettacoli della Storia dei paladini di Francia, almeno una nostra produzione nell’arco di un triennio è dedicata ai bambini. Da L’infanzia di Orlando alle prime imprese di tutti i paladini, da Aladino di tutti i colori fino all’ultimo nato, Alì Babà e i 40 ladroni, sono tanti gli spettacoli che abbiamo realizzato per i bambini, in una prospettiva “pedagogica”, che tiene in considerazione le differenze sociali e culturali presenti nella nostra società. L’intento di questi spettacoli è quello di far vivere ai più piccoli il teatro come luogo nel quale sia possibile maturare una coscienza civile, per imparare a rispettare le differenze, a convivere con tutti e a risolvere i conflitti attraverso il confronto, l’accoglienza e la valorizzazione delle diversità, che diventano ricchezza per tutti. 

Il paese dei balocchi ci rimanda al Pinocchio di Collodi, all’episodio in cui i bambini si imbarcano sulle carovane per raggiungere il luogo fantastico in cui è possibile giocare ed essere felici ad ogni ora del giorno. Ma un paese del genere è un luogo utopico, che non può esistere in un mondo in cui è giusto rispettare delle regole e accettare l’alternanza del gioco con l’impegno comune volto a far crescere la società. Questo ci insegna lo straordinario racconto di Collodi. E allora, con la nostra “Macchina dei Sogni” vogliamo interrogarci insieme a voi e insieme a quanti più bambini possibili, su cosa sia oggi “il paese dei balocchi” e cosa possiamo fare, anche noi teatranti, per far si che un’utopia, pur restando tale, possa servire a migliorare il mondo che consegneremo agli adulti di domani».

Per approfondire ulteriormente il lavoro di ideazione e organizzazione della 39esima edizione de La Macchina dei sogni e la proposta artistica in programma abbiamo intervistato Elisa Puleo, anima storica della compagnia Figli d’Arte Cuticchio.

La 39esima edizione della Macchina dei sogni è intitolata il “Paese dei Balocchi” ed è dedicata ai bambini come simbolo di ripartenza. Perché avete scelto questo tema?

Il tema riprende il concetto del Paese dei Balocchi di Collodi senza però la simbologia negativa entro cui l’autore ascrive porzioni di senso. Per noi rappresenta la spensieratezza, un posto in cui con animo da fanciullo si può accogliere tutto quello che viene proposto con leggerezza, spettacoli e momenti belli. Il nostro Paese dei Balocchi è il Teatrino dei Pupi, dove si continuano a fare spettacoli da oltre cinquant’anni ma anche il Museo Archeologico che è, invece, un luogo di cultura, perché custodisce la storia della Sicilia. E poi Palazzo Branciforte, che per noi è un pezzo di cuore, uno spazio stupefacente che non ha età, capace di scaraventarti nella Palermo d’altri tempi, quando la gente si recava a Santa Rosalia per impegnare dolorosamente i propri oggetti personali. L’asse che collega questi tre punti focali della cultura palermitana è, per noi, l’emblema del Paese dei Balocchi nella sua accezione positiva. 

Casa Guarattelle di Bruno Leone – Ph Alessandro D’Amico

Per la programmazione di La Macchina dei Sogni avete scelto di far interagire il Teatro e Museo, due luoghi attraverso i quali la società puo’ conoscersi e riconoscersi nella dialettica tra passato e presente. 

E.C: In effetti sia nel teatro che nei musei si rappresenta qualcosa: nel teatro si rappresenta lo spettacolo dal vivo, al museo si rappresenta la storia. Questi due luoghi hanno in comune la parola “rappresentazione”. L’idea che si ha oggi del museo, non è di un luogo ammuffito, statico ma di un luogo vivo in cui poter interagire direttamente con la storia per mezzo degli oggetti. Ecco perché è già il terzo anno che facciamo questa operazione.

Al Monte dei pegni di Santa Rosalia, infatti, luogo che custodisce i vostri pupi, Mimmo Cuticchio proporrà un percorso teatralizzato rievocando la vostra storia e creando nuovi punti di contatto con l’Opera dei Pupi. Come si articolerà questo percorso?

Si tratta di una sorta di fil rouge: anche a Palazzo Branciforte c’è un progetto di conoscenza che si articola in nuovi punti di osservazione con cui guardare gli oggetti esposti, i pupi, che attraversa il periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, viaggiando nei ricordi che Mimmo Cuticchio ha trasposto in forma drammaturgica. Si farà la storia del Teatro dei Pupi. Una tradizione che, purtroppo, negli ultimi 50 anni, è stata sottovalutata, considerata spettacolo per bambini, fatto folcloristico, non forma teatrale dall’elevato spessore culturale.
Noi abbiamo il diritto e il dovere di dire che per noi il Teatro dei Pupi è il grande teatro dei siciliani, il primo teatro che i siciliani hanno conosciuto e che fino agli anni Cinquanta ha rappresentato per adulti e bambini l’unica modalità di acculturazione. 

Il percorso che proponiamo a Palazzo Branciforte è un modo per fare conoscere questo luogo meraviglioso, restaurato in maniera conservativa dal grande architetto Gae Aulenti. Mentre installavamo la nostra mostra ci sembrava che il Monte dei Templi, dove sorgeva il Monte dei Pegni, fosse ancora popolato da quell’energia, dalle anime inquiete e sofferenti che lo hanno attraversato.
Negli stessi giorni in cui si tiene La Macchina dei Sogni, a Palermo viene organizzato il Festival di cinema e cortometraggi Sole Luna. Abbiamo stipulato con l’organizzazione una collaborazione per cui il festival ospiterà sei corti dedicati al Teatro di Figura.
Stringere relazioni per noi è importante per innescare processi virtuosi sul territorio: abbiamo stretto una collaborazione anche con il Teatro degli Spiriti e il Teatro Atlante di Palermo.

La longevità de La Macchina dei Sogni, giunto alla 39° edizione, suscitando ancora un importante successo di pubblico è un traguardo per voi e per l’intero settore…

Inizialmente nessuno di noi, e neanche Mimmo Cuticchio che è stato l’ideatore di questo festival, pensava che La Macchina dei Sogni potesse avere vita così lunga.
Prima che il festival nascesse come evento che si rinnova di anno in anno, Mimmo era solito organizzare delle rassegne che però non avevano la grande continuità che La Macchina dei Sogni è riuscita a garantire.
Il festival è partito da un’idea di Mimmo per omaggiare i 50 anni di attività di suo padre, Giacomo Cuticchio, che per lui rappresentava la vera macchina dei sogni. Oggi siamo arrivati alla 39° edizione e abbiamo già festeggiato i 50 anni di attività di Mimmo. A pensarci mi commuovo, mi rendo conto di quanta acqua sia passata sotto i ponti.

Abbiamo lavorato a lungo nella precarietà, facendo un grande investimento perché eravamo convinti che la città, e con essa il quartiere L’Olivella, meritasse di essere conosciuta e di essere apprezzata anche dagli stessi palermitani. Quando Mimmo comprò il teatrino, questa zona doveva essere completamente smantellata secondo il piano regolatore del periodo. Mimmo è stato veramente lungimirante, ha capito che le cose potevano cambiare e il tempo gli ha dato ragione, perché adesso è un polo culturale importante.

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