Articolo a cura di Alessandro Cappai
Un uomo attraversa lo spazio e un altro lo guarda. E basterebbe questo, brechtianamente parlando, per dare inizio a un’azione teatrale. L’uomo trasforma lo spazio in teatro con l’azione, così come il teatro trasforma lo spazio per vocazione, perché il teatro si trova dove il teatro avviene.
Torino è una città bifronte spaccata tra aristocrazia sabauda e quarto stato operaio. Torino così si è inventata il teatro in luoghi altri.
Ci sono i relitti post industriali che hanno ripreso vita. Il primo sono le mastodontiche Fonderie Limone Moncalieri, oggi spazio del Teatro Stabile di Torino, ma dagli anni Venti al agli anni Settanta luogo di trasformazione per bronzo, alluminio e ghisa. Metalli da solidi a liquidi negli stessi luoghi che oggi forgiano gli attori della scuola per attori e attrici del TST, due sale teatrali, due sale prove, l i laboratori di scenografia, la sartoria, i magazzini elettrico-fonici e la foresteria per gli artisti.
E restando sulle grandi superfici, sempre a ridosso della città si trova la Lavanderia a Vapore. La struttura è stata costruita tra il 1870 al 1875 e l’edificio fu poi adibito al lavaggio dei panni del Regio Manicomio che era sorto dal 1851. Dal 2008 sotto le capriate degli ex capannoni si trova un centro di eccellenza per la danza. Così come l’intera palazzina dell’ex officina dell’Azienda Elettrica Municipale di corso Ferraris 266 ospita un teatro polivalente con due sale teatrali, un’ampia arena esterna, aule per laboratori e sala prove della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani.
Nel novero delle ex fabbriche, ma di più piccole dimensioni, si aggiunge anche Bellarte, è un’ex fabbrica tessile trasformata in uno spazio polivalente nel 2006 dove ha trovato casa Tedacà. Quando il gruppo è entrato negli spazi di questo centro appena ristrutturato, situato in via Bellardi a Torino, la struttura si presentava come due grandi stanze di colore giallo canarino nel bel mezzo del quartiere residenziale operaio di Parella. Oggi tutto questo è diventato il “Teatro della porta accanto”.
Mestieri e vocazioni, storie dei luoghi ed echi.
Anche il piccolo ex negozio di cornici è diventato il teatro Gar(a)bato. È la sala più piccola della città perché conta solo venticinque posti a sedere, ma l’ex laboratorio è sufficiente per un piccolo palco di cartapesta sotto un soffitto affrescato.
Teatro, poi cinema a luci rosse e oggi di nuovo teatro. La storia ciclica del Cinema Teatro Maffei, nel quartiere di San Salvario, parte nell’anno 1908 quando veniva inaugurata sala nata in copia carta carbone dei cafè-chantant parigini. Negli anni 50, quando si restaura l’intera struttura, nasce su quel palco la prima compagnia stabile di avanspettacolo italiana. Ma poi dal corpo delle soubrette e del teatro leggero, il teatro ha lasciato posto al cinema. E il Maffei ha portato sul grande schermo solo pellicole per adulti fino alla sua chiusura nel 2019. Oggi una nuova associazione promuove nuovamente teatro e performance dal vivo.
A teatro per incontrare fantasmi.
Non si parla né di Amleto né dei nemici di Riccardo III. Si tratta della Dama Velata. È lo spirito della principessa Barbara Jakovlevna Tatisjtjeva, moglie dell’ambasciatore russo a Torino, morta giovanissima, che si dice cammini di notte per le strade di Borgo Dora. Lei come i boia e i morti sulla forca erano seppelliti nel cimitero di San Pietro in Vincoli, voluto da Vittorio Amedeo III nel 1777. Il vecchio campo santo oggi ospita l’attività delle compagnie teatrali A.M.A. Factory(nata dalla collaborazione tra Acti Teatri Indipendenti e Il Mulino di Amleto) e LabPerm di Domenico Castaldo. Nella navata a pianta centrale della cappella c’è lo spazio scenico coperto, mentre lungo il porticato che porta al palco e alle cripte ci sono ancora alcune lapidi. Altre storie.
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