A cura di Arianna Dell’Orso
Il teatro nella Firenze medicea, edito da Cue Press, è un volume scritto dalla Professoressa Sara Mamone, docente di Storia del teatro e dello spettacolo all’università di Firenze. Il periodo preso in esame è quello compreso tra il 1536 e il 1636, lungo il quale furono poste non solo le basi architettoniche del Teatro all’italiana, ma anche quelle che riguardavano le luci, la costumistica e la recitazione.
Cosimo de Medici è uno dei protagonisti del volume della Mamone. Egli ebbe come scopo quello di associare la propria famiglia all’idea di un patrimonio artistico e culturale, senza porre differenze tra la sua dimora e gli altri palazzi signorili della città. Possiamo dire che, sostanzialmente, continuò il lavoro intrapreso da Lorenzo de Medici e, grazie al suo operato, Firenze mantenne il suo primato artistico vivendo il suo lungo Secolo d’oro.
La professoressa Mamone, specialista dell’argomento, permette al lettore di approfondire un periodo artistico davvero interessante e da un’originale prospettiva teatrale.
Il nostro Paese ha dato natali ad artisti del calibro di Brunelleschi, Vasari, Buontalenti, che hanno realizzato spettacolari ambienti architettonici, come i teatri fiorentini presenti nel Cortile del Palazzo Mediceo, nel giardino di Palazzo Pitti e nel palazzo degli Uffizi. In questi luoghi sono state messe in scena diverse rappresentazioni teatrali, ospitando prodigi della scenotecnica e della scenografia, ovvero macchine sceniche e raffinatezze tecniche.
Nel volume è evidente che con il passare degli anni le strutture fiorentine si avvicinano sempre di più al cosiddetto “Teatro all’Italiana”. Secondo la professoressa Mamone, l’avvenimento che segna la sua nascita fu il matrimonio tra Ferdinando II e Vittoria della Rovere, nel 1637. Le nozze furono celebrate nel cortile di palazzo Pitti, dove, per l’occasione, fu messo in scena lo spettacolo Le nozze degli Dei. Il palcoscenico venne abbassato al livello del cortile, l’illuminazione assicurata da alcune lumiere pendenti dai ballatoi e il cielo del cortile coperto da tende. Gli spettatori presero posto sui sedili, sulle gradinate di platea e sul palco reale, spazio riservato ai due sposi. In particolare, il volume offre un’apprezzabile descrizione dell’ultima scena dell’allestimento, dove l’elaborata manifattura dei prodigi tecnici e dei costumi contribuì a rendere lo spettacolo una delle opere chiave della figuratività barocca.
Il teatro granducale divenne, dunque, un esempio architettonico per le successive strutture teatrali. Inoltre, anche il sistema di gestione fu rivoluzionato dall’uso del biglietto d’ingresso, superando, di conseguenza, la distinzione tra gli “eletti”, ovvero coloro che appartenevano a un ceto sociale più elevato, e gli esclusi.
Non bisogna neanche dimenticare i grandi autori che hanno reso memorabile la Firenze medicea, ovvero Ariosto, Ruzzante, Machiavelli, Lasca, Gella, Bargagli, d’Ambra, e Bibbieni, per citarne alcuni. I loro testi venivano messi in scena soprattutto durante nozze, feste, conviti, occasioni mondane che permettevano al Principe di mettere in risalto il proprio potere. Inoltre, è proprio in questi ambienti che si è sviluppata la grande tradizione del balletto e del melodramma, genere quest’ultimo che ha riscosso notevole successo in tutta Europa. Nel lavoro della Mamone è stato possibile scoprire novità assolute, ma anche ritrovare gli elementi cardine del Barocco, movimento caratterizzato dal culto di una stupefacente spettacolarità.
Il teatro nella Firenze medicea è un ottimo volume che permette al lettore di fare un salto nel passato e riscoprire un panorama artistico degno delle premure seicentesche descritte dalla professoressa Mamone.
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