La neutralità della base ritmata, un minimale sottofondo in quattro quarti che si ripeterà uguale a se stesso per più di un’ora, e due giovani danzatrici che indossano casalinghi abiti azzurri di qualche decennio fa: la singolarità di Il sesso degli angeli, nuova coreografia di Roberto Castello ospitata in prima assoluta da Orbita Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza al Teatro Palladium, si scopre nella banalità apparente, voluta, di queste poche scelte che disattendono, già nei primi minuti di spettacolo, le aspettative grandiose dello spettatore.
Erica Bravini e Ilenia Romano, simili ma non identiche nel fisico, nell’acconciatura dei folti e neri capelli ricci, nell’atteggiamento delle spalle, eseguono con piccole differenze due versioni parallele e appena sfasate nel tempo di una stessa performance. La loro danza è fatta di movimenti minimi, ripetizioni di moduli cinetici che parodiano azioni comuni, gesti di tutti i giorni. Come bambine che giocano a imitare le posture degli adulti senza comprenderne il significato, Bravini e Romano eseguono la partitura con gli occhi sorridenti e una noncuranza che però è tutta esteriore.

La concentrazione richiesta alle due danzatrici è in realtà assoluta e nulla di ciò che lo spettatore vede è lasciato al caso. Senza mai guardarsi sia Bravini che Romano hanno coscienza per tutta la durata della performance di quale millimetro del palco stia occupando la compagna e di quale movimento stia eseguendo, a quale minuto e dopo quanti rintocchi della base sonora dovranno cambiare gesto, fermarsi, ripartire. Quel piccolo scarto tra le due donne in scena rivela in realtà una capacità di coordinazione che sembra trascendere l’umano: sono due pixel di un fotogramma, due punti distanti programmati per assumere colori diversi in un preciso istante, in modo da formare ciascuna delle immagini specifiche pensate dal coreografo in rapida successione.
È raro che le performer si guardino e questo espediente impedisce alle emozioni che caratterizzano ognuna delle loro azioni di contaminarsi, tanto che il pubblico arriva a fissare, divertito seppur confuso, per un tempo che sembra infinito Ilenia Romano che mangia con calma un pezzo di pane al centro della scena mentre Erica Bravini continua la sua frenetica danza in un angolo del palco.
A destabilizzare ancora di più chi osserva, però, c’è la sostanziale mancanza di senso e di connessione dei vari quadri, tanto che appare impossibile organizzarli nella propria mente seguendo un filo logico. D’altronde che l’argomento della performance sia il “sesso degli angeli”, ovvero il discorso inutile, la perdita di tempo, era già dichiarato dal titolo. Lo spettacolo oscilla così fra la parodia di se stesso e della vile rinuncia al significato di una certa tradizione di danza e teatro, soprattutto nei periodi storici di crisi sociale, e la meditazione, religiosa e filosofica, volta non al ragionamento con i suoi legacci quanto piuttosto a svuotare, ripulire la mente.

In questo modo nel loro gioco infantile le danzatrici, mentre scimmiottano un rituale sfrenato di danza, imitano con ironia le posizioni innaturali e statiche di un geroglifico egizio o simulano il volo di un uccello-angelo, si ritrovano senza volerlo trasportate tramite una ripetizione ipnotica all’interno dei gesti che compiono, delle sensazioni che suscitato e del loro significato.
Nello sconnesso percorso della rappresentazione nulla avvisa la spettatrice e lo spettatore che la conclusione sia vicina, se non le musiche tradizionali che si affiancano al ritmo in quattro quarti verso la fine. Il sesso degli angeli termina all’improvviso e il pubblico si risveglia dalla trance in un lungo applauso.
Crediti
Coreografia, regia, musica Roberto Castello
Con Erica Bravini, Ilenia Romano
Produzione ALDES
Con il sostegno di MIC – Ministero della Cultura, Regione Toscana / Sistema Regionale dello Spettacolo

Nata a Roma nel 1998, si laurea in Lettere all’Università di Tor Vergata e Filologia Moderna alla Sapienza, occupandosi di letterature comparate e viaggiando per studio e lavoro in Europa. Frequenta il master in Critica Giornalistica dell’Accademia Nazionale Silvio d’Amico. Appassionata di poesia e di parole, scrive per diverse testate e blog di argomento teatrale e culturale, accordando un interesse speciale alla drammaturgia contemporanea e agli studi di genere.