«Il nostro grido è manifesto!»: Ci hanno dato la città di IAC, storia di un imminente futuro

Gen 26, 2022

A qualche ora dal debutto di Ci hanno dato la città, lo IAC – Centro Arti Integrate di Matera è uno scrigno di sogni e speranze. Chiuse le porte sul mondo fuori, siamo riuniti in cerchio intorno a un’esperienza, di quelle edificanti, che nel percorso di crescita creano una netta distinzione tra ciò che si era prima e quel che si è diventati dopo.
Al centro non ci sono tizzoni ardenti, ma se vi si tendono i palmi, pelle e cuore sono presto scaldati dal fuoco del cambiamento.
Con i loro occhi grandi, curiosi, famelici, i ragazzi e le ragazze – di lì a poco in scena con Ci hanno dato la città – mi accolgono senza giudizio, senza paura, insegnandomi, nel tempo di uno sguardo, il senso profondo della condivisione.

Nato come esito finale di un laboratorio teatrale svolto nell’ambito del progetto “La nostra storia”, realizzato da IAC con il sostegno del Centro di Giustizia Minorile di Puglia e Basilicata, Ci hanno dato la città è anche e soprattutto un grido generazionale che parte dallo stomaco e dal cuore di giovani cittadini e cittadine che, nel cercare lo spazio urbano e comunitario ideale, pongono dinnanzi agli occhi – talvolta inconsapevolmente ciechi degli adulti – tutti quei nodi sociali che necessitano uno scioglimento.

Forse, l’errore più frequentemente commesso nel rapportarsi agli adolescenti è quello di confrontare il “nostro” stare al mondo con il “loro”, creando fazioni contrapposte. Opposizione, questa, facilmente superabile se ai giudizi di merito si sostituisse la domanda “Cosa vuol dire essere adolescenti oggi?”
Ci hanno dato la città si origina dalla risposta onesta, rabbiosa, delusa, speranzosa di coloro che oggi sono adolescenti e che domani non hanno intenzione alcuna di vivere nel mondo che gli stiamo consegnando.
Guidati da Nadia Casamassima e Andrea Santantonio, anime costitutive di IAC, dieci giovani ragazzi e ragazze hanno scelto il teatro per raccontare l’anelito di una generazione che muove dalle viscere e che non cerca affermazione nel conflitto ma nella tensione verso l’altro.

Ci hanno dato la città

Ci hanno dato la città
IAC-Centro Arti Integrate

Così, alla richiesta di definire il percorso collettivo compiuto fin qui con una parola, il vocabolario che viene a comporsi ha picchi di assoluta profondità e fervidi slanci di fantasia: «allunaggio», lo chiama Claudio, «perché arrivare alla luna è difficoltoso, ma quando vi si compie il primo passo è un sollievo ed è un passo in avanti di tutti». Il piede che lascia l’impronta potrà anche essere di uno o una sola di loro ma la conquista non è mai individuale. «Alienazione», dice Francesca, «però in senso positivo, perché venire in questo posto ogni settimana, lontano da tutto il resto, ti fa diventare un’altra persona, che tu stia interpretando o no un personaggio. Eppure è il momento in cui hai più occasione di manifestare te stesso». Piernicola, che affida all’organetto il suo sentire più intimo, ha imparato che gioco non è sinonimo di scherno. Per Sara tutto si condensa in «liberatorio e terapeutico» perché condividere il cammino con i suoi compagni e le sue compagne, ha rappresentato non solo la possibilità di esprimersi senza indugi ma anche la cura per la sospensione della vita con cui gli adolescenti, più di chiunque altro, sono costretti ormai da troppo tempo a fare i conti. 

«Responsabilità» è un concetto che torna con ciclicità tra le pagine del nostro vocabolario condiviso: i personaggi che i ragazzi interpretano portano i loro nomi, gli assomigliano caratterialmente, parlano con la loro voce ma soprattutto con le loro parole, rielaborate in un lavoro di scrittura originale da Andrea Santantonio e Nadia Casamassima.
Portando sul palco i loro timori e i loro desideri, si sono messi alla prova, facendo vibrare le corde vocali all’unisono nel pronunciare una richiesta di aiuto e al contempo tutta la voglia di chi, di fronte all’esplosione di un ecosistema umano e ambientale, prova a cavarsela da solo: «Il nostro grido è manifesto!».

Ci hanno dato la città inizia con la ricezione di un messaggio, una convocazione. I dieci giovani  prescelti si riuniscono alla ricerca di un luogo da costruire a loro misura scontrandosi con i depistaggi di quattro voci fuori campo – gli adulti – che intralciano il loro viaggio tra città compromesse. 
Ecco palesarsi i diversi piani del discorso: la tematica ecologica, la lotta generazionale, «la brutalità delle relazioni che non ammettono silenzi», in una spinta verso il futuro che mai perde di umanità.

«La verità è che viviamo in una nebbia e nessuno ha la soluzione per farla diradare, voi come noi, come quelli prima di noi, lo stesso cercare è il luogo e il tempo giusto chi si mette alla ricerca sa che da qualche parte è la spiegazione. La città che si fa culla di cobalto e cielo castano, pozzo vetrato di domande che si eviscera per accogliere».
Così chiosano gli adulti dai megafoni, a testimoniare una ricerca perpetua che mai si risolve e che proietta davanti a sé – al passaggio di ogni essere umano su questa terra, con le sue conquiste e i suoi errori – un’ombra di inquietudine.

Giunti nell’ultima città posta sul loro cammino, il disvelamento: ad attenderli ci sono fiamme e distruzione, la guerra sanguinolenta e polverosa, e quella cieca e silenziosa, ma i prescelti non hanno alcuna intenzione di arrendersi al gendarme-fantoccio che tenta di fermare la loro corsa. 
La ribellione è presto in scena ma non imbraccia fucili e non lancia molotov, accarezza e premunisce: «State calpestando i nostri sogni! Ci hanno dato la città, e noi ce la prenderemo!». 
Una boccata d’ideali che ristora le agonie del vivere presente.

Ci hanno dato la città

Ci hanno dato la città
IAC-Centro Arti Integrate

IAC-Centro Arti Integrate, nella più sensibile tra le declinazioni dell’umano che sono Nadia e Andrea, porta avanti progetti sul territorio dedicati alle nuove generazioni, per ampliare spazi d’azione e sedimentare processi di cura. 
Il lavoro con giovani non professionisti è l’essenza di IAC, raccontano Andrea e Nadia: «quando i ragazzi scoprono di poter esprimere, attraverso il teatro, qualcosa che può essere intimo, doloroso, con il proprio corpo, con la voce, la loro presenza si fa potentissima. Questa scoperta ci fa gioire, perché è lì che risiede il valore del teatro».

Il progetto “La nostra storia”, realizzato con il Centro di Giustizia Minorile di Puglia e Basilicata, da cui si origina Ci hanno dato la città, è a sua volta esito di un impegno sociale che IAC porta avanti fin dalla sua fondazione, affiancando il processo di reinserimento comunitario di minorenni individuati dai servizi sociali.
Nel progettare “La nostra storia” e proiettarlo sulla triennalità, si è scelto di indagare il rapporto che i giovani hanno con le proprie radici perché, dice Nadia, «a noi interessava lavorare sulla città per rinsaldarne il legame. Siamo in un territorio che soffre molto dello spopolamento, soprattutto della fascia più giovane, quindi abbiamo scelto un percorso che permettesse ai giovani di affezionarsi nuovamente ai propri luoghi». 

A soli due mesi dal debutto, il processo creativo di Ci hanno dato la città si è rimesso totalmente in moto: il gruppo è al lavoro per rimodellare lo spettacolo che si prepara – come fin d’ora meriterebbe – a saziare di bellezza le pupille di numerosi spettatori e spettatrici. Perché di bellezza si tratta quando la rivoluzione scorre tra le dita degli uomini e delle donne di domani, con l’intento di rifare il mondo per renderlo un posto che valga ancora la pena di abitare.

Ci hanno dato la città
con: Francesca Beati, Giulia Gravela, Pietro Locantore, Dadahon Montemurro, Giovanni Ninnivaggi, Claudio Rubino, Matilde Santantonio, Barbara Scarciolla, Sara Ventrella, Francesco Vizziello.
Voci off: Nadia Casamassima, Cosimo Frascella, Andrea Santantonio, Francesco Zaccaro
regia: Nadia Casamassima, Andrea Santantonio
luci: Joseph Geoffriau
assistente di palco: Ottavio Alato
Prodotto da IAC

Segui Theatron 2.0

Pubblicità

Bandi  e opportunità

Ultimi articoli