HANDLE WITH CARE | Un invito a orientarsi nel buio

Dic 19, 2024

Articolo a cura di Sara Raia

Una luce calda ingloba la scena mentre due corpi si dondolano sospesi a mezz’aria. La figura al centro cammina di spalle al pubblico e non arresta il proprio passo verso la zona illuminata. È così che si conclude la terza performance della rassegna Korperformer alla Sala Assoli di Napoli.  

Handle with care di FUNA, con con Maria Anzivino, Ginevra Cecere, Viola Russo è un invito a maneggiare con cura, a ridimensionare lo sguardo: una silente dimostrazione che è possibile orientarlo nel buio.  Le tre danzatrici portano in scena un sapiente gioco di luci che tiene sospesa l’atmosfera, mentre i corpi appaiono e scompaiono. Lo spettatore, durante questa suspence temporale, ha lo sguardo sempre attento verso la messa in scena di un soft touch in evoluzione.

Tre corpi nudi camminano degni, seguendo le proprie traiettorie e ogni danzatrice possiede una piccola torcia che, al momento opportuno, illumina la propria figura o quella altrui. La scena cambia spesso, il pubblico assiste a frammenti collegati e a tratti scollegati tra loro. Ogni episodio ha per protagoniste le tre performer che ben riescono a mutare rapidamente i propri ruoli. La performance dà vita a situazioni di bagarre, lasciando gli spettatori stupiti e alla ricerca di senso: esso viene nascosto e poi modificato per amplificare la volontà d’indagare la realtà che ci circonda. La performance presenta una dimensione onirica da cui non è semplice distaccarsi. Una figura bendata pare portare avanti, da sola, il gioco della pignatta: un grande sacco è sospeso a mezz’aria e la performer cerca di colpirlo con l’ausilio di un bastone. Dopo diversi vani tentativi che suscitano il riso tra il pubblico, da quel grande sacco fuoriescono minuscoli elementi di plastica e la danzatrice muove i suoi passi inseguita da una piccola luce posta in alto, tra quelli che possono essere associati a coriandoli colorati. Il gancio che teneva in aria il sacco si adatta per essere l’altalena della performer che, fluttuando, porta avanti la sua danza. Brevi istanti sono caratterizzati dalle tre figure che, al lato della scena e in penombra, si fondono insieme: sono a terra, si intrecciano come radici al suolo, generando un’interessante suggestione nel momento in cui i loro corpi dialogano silenziosamente tra loro e con l’audience. In questa continua alternanza buio- semi-luce, non mancano aspetti macabri. Uno dei tre corpi diviene carne da macello: personificazione di un pollo da tagliare e speziare, quando poi una figura precipita nel buio dalle scale poste in fondo alla scena. I respiri affannosi sono per un breve momento il cuore pulsante della scena, che ritorna continuamente buia per mettere in luce nuovi aspetti.

Tramite la sperimentazione multidisciplinare delle performer si comprende che nel loro lavoro non c’è necessariamente un fil rouge da scovare perché ad emergere sono frammenti distinti e opposti tra loro: suggestivi, spensierati, misteriosi. L’emblema di Handle with care risiede in una indiretta richiesta di comprensione: non tutto viene chiarito ma è al pubblico che spetta ordinare le sequenze e, metaforicamente, accendere la luce. 

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