Il Festival La Macchina dei sogni diretto da Mimmo Cuticchio, promuove l’incontro tra la tradizione dell’Opera dei pupi siciliani e le sperimentazioni del contemporaneo Teatro di Figura, riscoprendo nell’universalità del linguaggio teatrale, la possibilità di creare nuove storie, nuovi miti, per una realtà da ridisegnare all’insegna della pace e di una rinnovata socialità. Esemplare è la parabola drammaturgica dello spettacolo di marionette Teste di Legno, ideato e presentato in occasione del Festival, dalla storica e prestigiosa Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli.
Franco Citterio, regista dello spettacolo insieme a Giovanni Schiavolin, ci racconterà di un teatro in grado di offrirsi alla realtà dell’esistenza quotidiana, pur nella trasfigurazione poetica e danzante di narrazioni dal sapore fantastico.
«Non dovrebbe essere questo il compito del teatro: offrire gesti semplici, solenni, riconoscibili da lontano?». Rainer Maria Rilke
Teste di legno è uno spettacolo che attinge al repertorio della Compagnia Marionettistica Colla & Figli. La costruzione drammaturgica prende avvio da un canovaccio di teatro di figura, arricchito da una narrazione orientata alla favola e al sogno, in cui si manifesta l’anima danzante delle marionette. Può ripercorrere la genesi dello spettacolo, sottolineando gli aspetti fondamentali del processo creativo?
Teste di legno è uno spettacolo pensato con marionette manovrate a fili corti, sagome e oggetti che prende spunto da un prodotto appositamente ideato, anni fa, da Eugenio Monti Colla, con il titolo Marionette che passione. La necessità di mostrare il lavoro del marionettista a vista, che svolge la propria funzione di demiurgo in rapporto al piccolo attore di legno mosso dalle sue mani, nasceva, in quel caso, da una esigenza didattico-divulgativa, che aveva il compito di far conoscere ad un pubblico di giovani e non, la natura del “mestiere” e dell’arte della marionetta. Ultimamente, dopo le difficoltà del periodo pandemico, questa tipologia di prodotto, viene anche proposta, in rari casi, al pubblico che generalmente conosce il repertorio della Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli per la grandiosità degli allestimenti e, lungi dall’essere uno spettacolo ridotto, ha trovato una sua dignità e una sua collocazione specifica nel grande repertorio della Compagnia. Teste di legno, dopo Dante delle marionette, prodotto dello stesso genere pensato per l’anno delle celebrazioni dantesche e portato lo scorso anno anche a Palermo per lo stesso contesto, propone uno spettacolo che racconta una vicenda fantastica che si ispira alla trama di un film muto, Il sogno folle, girato con le marionette Colla nel 1916 mostrando, nel contempo, uno spaccato del lavoro quotidiano del marionettista.
Allora, i personaggi del grande popolo di legno che notoriamente giacciono inanimati, appesi in laboratorio, vivevano in una dimensione parallela a quella dell’essere umano in un particolare momento storico caratterizzato dal primo conflitto mondiale. Dalla contemporaneità di questi spunti è nata l’idea di sviluppare una parabola drammaturgica di facile accessibilità che possa vedere i piccoli attori di legno, presentandosi con i loro personaggi più iconici, interpretare gli stati d’animo che li caratterizzano oltre che a sottolineare pregi e difetti dell’essere umano ai quali essi si ispirano, in un continuo ed altalenante cammino fra metafora, simbolismo ed evocazione. Le marionette si muoveranno accanto ai propri animatori in una sorta di azione coreografica che avrà come colonna sonora una serie di brani e musiche tratte da spettacoli di repertorio quali Pinocchio, La bella addormentata nel bosco, Il pifferaio magico, L’isola del tesoro e tanti altri, legati da una voce fuori campo che avrà la funzione narrante.
Come si struttura la relazione tra l’individuo e la sua proiezione (la marionetta di legno)? Nel gesto del marionettista e nel movimento della marionetta, che trascendono la dimensione artistica e artigianale puramente tecnica, per risalire alle origini del teatro, agendo in una zona liminale tra mondo ideale e mondo reale.
Il marionettista utilizza la marionetta come strumento espressivo. Esso entra in un rapporto simbiotico con l’oggetto che anima al pari di un musicista con il proprio strumento musicale. In più, il marionettista, si esprime anche in tutte quelle fasi di laboratorio che concorrono alla creazione dei personaggi: disegno, scultura, pittura, falegnameria, sartoria e quant’altro occorre per la confezione della marionetta. Poi, nell’atto di manovrare il piccolo attore di legno, l’animatore compie una sorta di proiezione dei propri stati d’animo che, correndo lungo i fili, scendono fino al personaggio che prende vita. Marionettista e marionetta generano così un rapporto empatico e di “intuizione” nel quale le gestualità si mescolano in un tutt’uno, sviluppando quel potere evocativo che da sempre contraddistingue il mondo del Teatro di Figura e che dalle sue origini conferisce quell’aspetto di “sacralità” che le diverse civiltà, nelle diverse ere, hanno saputo evidenziare.
Teste di legno verrà rappresentato al Museo Archeologico Antonio Salinas. In che modo il progetto scenico interagirà con lo spazio museale, modificando anche la percezione dello spettatore, testimone di due tradizioni: della rappresentazione teatrale e del patrimonio storico culturale della Sicilia.
La spettacolazione con marionette a fili corti viene proposta dalla Compagnia Carlo Colla & Figli proprio quando il contesto che ospita lo spettacolo ha già di per sé particolari caratteristiche che generano un potere evocativo enorme. Il “narrare” anche a volte silente della marionetta, ha come fondamento il concetto del “già noto”; da qui essa sprigiona tutto il proprio potenziale evocativo suscitando nello spettatore riverberi, proiezioni ed immedesimazioni.
Il Museo Archeologico Antonio Salinas, in questo caso offre alla marionetta, al marionettista ed allo spettatore un contesto ricco di “voci lontane”, presenze storiche o leggendarie che inducono il piccolo attore di legno animato a scostarsi dal semplice momento di intrattenimento, proponendosi, invece, come linguaggio puro, in un rapporto rituale che assume sapori ed aromi lontani, nel tempo, nella storia e nelle storie.
Il Festival La macchina dei sogni diretto da Mimmo Cuticchio pone particolare attenzione al contesto storico e culturale contemporaneo, promuovendo l’arte e la creatività come strumenti educativi e trasformativi. Quale è il ruolo del teatro nel panorama attuale, segnato dall’aberrante crudeltà della guerra e dalla caducità delle relazioni interpersonali?
La macchina dei sogni pensata da Mimmo Cuticchio offre un luogo ideale per poter proporre l’essenza del Teatro ed in particolar modo del Teatro di Figura. Raccontare storie per raccontare l’uomo, ed il teatro delle marionette, con i suoi rimbalzi dimensionali, non solo volumetrici ma anche culturali e filosofiche, propone in sintesi la marionetta come metafora dell’essere umano. Una metafora estremamente poetica ma al contempo popolare in quanto trasversale a cultura, strato sociale ed età dello spettatore. Questa peculiare natura di questo particolare linguaggio espressivo trova in questo Festival, il giusto terreno per esprimersi per artifici, generare sogni e perché no, anche denuncia sociale, sempre nel rispetto della fantasia e della poesia.
Nata a Campobasso il 03/03/1994. Diplomata presso il Liceo Classico M. Pagano di Campobasso nel 2013. Si forma come danzatrice presso l’Accademia Arte Balletto e IALS (istituto addestramento lavoratori dello spettacolo). Dal 2018 segue le attività seminariali di A.E.P.C.I.S (Ass. Europ. Psicofisiologi Clinici per l’Integrazione Sociale ), dedicate all’arte dell’attore e del danzatore, a cura di Vezio Ruggieri. Laureata in Fondamenti di psicologia per l’arte, del corso di laurea in Arti e scienze dello spettacolo, della facoltà di Lettere e Filosofia, presso l’Università di Roma Sapienza nel 2020. Frequenta attualmente il corso di Laurea Magistrale in Scritture e produzioni dello spettacolo e dei media, della facoltà di Lettere e Filosofia, presso l’ Università di Roma Sapienza.