«E la scrittura partiva come una larga spirale di lingue, rassodate o liquefatte fra gli echi della grazia ineffabile del francese, della malia barocca dello spagnolo, di certi fiati e certe assonanze arabe. Palermo e Napoli, l’Etna e il Vesuvio, i Borbone e Garibaldi, diventavano specchi onirici deformati, riflessi infedeli di città deflorate da cento culture che arrivavano dal mare inesauste, a celebrare matrimoni di suoni, oscure danze di idee. Nella sospesa dimensione della morte di Lampedusa poteva ancora sognare, con disincantato distacco, senza scampo né appello. E il sognare si convertiva nel dolcissimo supplizio del desiderio» (R. Cappuccio, Desideri mortali, pp. 6-7)
Palermo è metonimia della Sicilia, isola di scrittori illustri, da Jacopo da Lentini, a Verga, Capuana, Pirandello, Quasimodo, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, Vittorini fino a Consolo, Bufalino, Buttitta e Camilleri. Numerose sono le immagini della Sicilia e di Palermo che, per l’intrinseca forza simbolica, sono diventate ormai vere e proprie allegorie viventi di quella “sicilitudine”, intesa come categoria dell’anima così come ne parlava Sciascia. La Sicilia e in particolare Palermo sono un tòpos dominante anche nell’opera di Ruggero Cappuccio come emerge da alcuni suoi scritti teatrali come Desideri mortali e Lighea, i silenzi della memoria.
In esclusiva per Theatron 2.0, pubblichiamo un saggio scritto da Carmen Lucia volto a tracciare un excursus sull’opera del drammaturgo e registra teatrale Ruggero Cappuccio, attuale direttore artistico del Napoli Teatro Festival :
LEGGI IL SAGGIO > Evocazioni simboliche del Gattopardo e della Sicilia nell’opera di Ruggero Cappuccio. Di Carmen Lucia
Nota biografica su Ruggero Cappuccio:
Dopo la laurea in Lettere all’Università di Salerno con una tesi su Edmund Kean ed un breve esordio come critico teatrale, si cimenta (1996) con Leo de Berardinis e Alfonso Santagata nella co-regia di Re Lear. Come autore di teatro esordisce nel 1993 con l’opera Delirio marginale. Ulteriore prova di maturità la dà con Shakespea Re di Napoli che debutta nel 1994 al Santarcangelo dei Teatri – Festival Internazionale del Teatro in Piazza. In esso, per usare le parole dell’autore: <<Il più grande drammaturgo di tutti i tempi e quel Basile che Italo Calvino definisce un deforme Shakespeare napoletano, si sono dati appuntamento, una notte, nel labirinto dei sensi e dei suoni>>. Nel 1997-98 cura per il Teatro di Roma, diretto da Luca Ronconi, la riscrittura e la regia del Tieste di Seneca e delle Bacchidi di Plauto. Ha curato la regia di Nina pazza per amore nel 1999 e del Falstaff nel 2001, con la direzione musicale di Riccardo Muti. È anche pubblicista sulle pagine della cultura del quotidiano napoletano Il Mattino. Con La notte dei due silenzi – storia d’amore al tempo del Regno delle Due Sicilie – è finalista alla 62ª edizione Premio Strega 2008. Con Fuoco su Napoli vince il Premio Napoli 2011. Attualmente Cappuccio è direttore artistico dell’associazione teatrale Teatro Segreto.
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