Focus sul sistema della distribuzione e produzione Vol. 2. La postura anarchica del teatro italiano

Giu 5, 2022

Del lavoro che strenuamente conducono operatori e operatrici culturali, resta traccia nella fioritura delle numerose iniziative di valorizzazione e sostegno rivolte alle arti performative.
Tali iniziative risultano considerevoli non solo per l’obiettivo – già di per sé lodevole – di dare alla luce o mantenere viva la funzione artistica, sociale e politica del teatro e della cultura nei territori di riferimento, ma anche e soprattutto per la loro capacità di rappresentare una risposta possibile, anarchica e virtuosa alle criticità di sistema. 

Laddove è riscontrabile un ritardo istituzionale nella presa di coscienza dei fenomeni in evoluzione e delle necessità a essi connessi, la pratica agita dai professionisti del settore diventa il reagente di una cartina tornasole con cui testare punti di forza e di debolezza. La politica, cui spetta – meglio, spetterebbe – un aggiornamento delle norme realmente rispondente alle condizioni del sistema, si mostra spesso sorda all’urgenza di assolvere a tale funzione, appesantita com’è dalla paperasse che la soffoca e da burocratici intoppi. 
Come spesso accade, non v’è esempio più esemplificativo di quello che può essere testimoniato attraverso esperienze già realizzate. 

Da qui si è originato il Focus sul sistema della produzione e distribuzione Vol. 2, moderato da Tiziano Panici e organizzato da Argot Produzioni nell’ambito della rassegna OVER / emergenze teatrali, tenutosi a Roma, presso Zalib. Il Focus ha fatto progredire istanze e riflessioni sorte nel precedente incontro curato da Qui e Ora Residenza Teatrale al TeCa di Cassano D’Adda.

Operatori e operatrici di tutto il territorio nazionale, con una consistente rappresentanza di quanti e quante operano nel Lazio, sono stati invitati a prendere parte al Focus per un brainstorming collettivo condotto a partire da questioni salienti, individuate da Francesca D’Ippolito, organizzatrice teatrale e Presidente C.Re.S.Co, e discusse nel suo libro Produrre teatro in Italia oggi. Pratiche poetiche politiche, edito da Dino Audino Editore.

D’Ippolito mette nero su bianco una lucida riflessione che muove dal passato per raccontare trasformazioni e processi in atto, rifacendosi alla peculiarità del teatro di essere «materia viva in costante equilibrio tra tradizione e innovazione». Una guida per gli organizzatori teatrali del futuro utile a orientarsi in quell’intercapedine in cui arte e impresa si incontrano, senza tradire, attraverso pratiche e poetiche, la funzione politica del teatro.

Nel survival kit che l’autrice propone in appendice emerge una considerazione tornata ciclicamente nel dibattito originatosi durante il Focus sul sistema della produzione e distribuzione: mettersi in rete significa uscire dall’isolamento al fine di tradurre esperienze spontanee e virtuose in consuetudini di sistema.
Lo dice bene il giornalista e critico Alessandro Toppi nella postfazione di Produrre teatro in Italia oggi: «Ecco, “Noi è un pronome pericoloso” direbbe Richard Sennett. […] Francesca D’Ippolito mostra invece e infine che Noi è un pronome ancora possibile, meglio: che è il pronome necessario».

Un Noi che durante l’evento si è interrogato su sostenibilità e nodi da sciogliere, prendendo in esame il riequilibrio territoriale nella contrapposizione tra capoluoghi e provincia, tra Nord, Centro e Sud Italia; il ruolo dei soggetti che compongono la filiera, in particolare valutando le funzioni dei circuiti; la presenza delle Fondazioni bancarie e le strategie messe in campo da chi opera in territori dove queste ultime non intervengono direttamente; strategie di sopravvivenza adottate.

Proprio le strategie di sopravvivenza hanno occupato una parte consistente della riflessione, avente come perno di rotazione l’autorganizzazione come strumento con cui arginare la disfunzionalità del sistema. Due ben costruiti panel tematici hanno scandito l’incontro, l’uno dedicato alle esperienze nazionali e territoriali, l’altro alle esperienze e pratiche urbane.
Qui e Ora Residenza Teatrale e Strabismi hanno posto l’accento sul lavoro in rete finalizzato al sostegno delle emergenze artistiche. Argot Studio, Argot Produzioni, NEST Teatro, Theatron 2.0 e Cubo Teatro, a partire dall’esperienza di Risonanze Network!, hanno ribadito il valore della progettazione condivisa. Twain, Ondadurto e SettimoCielo, tre dei soggetti che gestiscono Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, hanno intavolato un importante ragionamento sul decentramento culturale e sul diritto del pubblico dei piccoli centri urbani di ricevere un’offerta culturale di livello, in dialogo con Spazio Rossellini – Polo Multidisciplinare della Regione Lazio. Compagnia Valdrada / Teatro del Lido di Ostia, Zalib, Rete PAC e Margine Operativo si sono soffermati sull’attivazione culturale nei contesti urbani. 

Un dialogo continuativo con le istituzioni è quanto hanno a gran voce richiesto tutti gli operatori e le operatrici intervenute. Risposta istituzionale che, a conclusione del Focus, è stata affidata ad Andrea Valeri, collaboratore dal 2008 al 2013 dell’Assessorato alle Politiche Culturali, e a Giulia Silvia Ghia, Assessore I Municipio di Roma con delega alla Cultura, Scuola, Sport e politiche giovanili. Andrea Valeri ha proposto l’idea di un nuovo patto sociale imperniato su una cultura capace di creare comunità, sul bisogno di costituire spazi di emersione delle emergenze. Giulia Silvia Ghia ha messo in luce l’urgenza di attivare presidi culturali di prossimità, per incentivare la formazione di comunità educanti.

Il prezioso e generoso contributo di coloro che hanno partecipato al Focus sul sistema della produzione e distribuzione Vol. 2 ha fatto affiorare un atteggiamento condiviso, una postura “anarchica”. E tale aggettivo non deve confondere, poiché non è qui utilizzato in virtù dell’accezione caotica del termine, piuttosto in riferimento alla sovversione che l’anarchia scatena. La componente sovversiva delle testimonianze raccolte non risiede nella volontà di agire su lingue di terra scevre dalla presenza delle istituzioni – con cui anzi si cercano alleanze sempre più strutturate – manifestandosi invece nella mirabile capacità di ribaltare la difficoltà in possibilità.
Un orizzonte allora torna a intravedersi dopo l’annuvolamento: lavorare insieme, fare rete, uscire dall’isolamento e mettere a sistema le esperienze virtuose, le quali sono la testimonianza fulgida e vivente che una risposta possibile esiste. A livello poetico ma anche e soprattutto politico.

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