”Brecht è sempre meno presente sulla scena teatrale, primo perché è rimasto marxista fino all’ultimo e secondo perché è stato liquidato come drammaturgo impegnato nel teatro civile, dimenticandosi che lui era anche molto altro. ErosAntEros ha avuto il coraggio e il merito di riproporre un autore che ha ancora tanto da dirci sul capitalismo neoliberista, anche questa una parola ormai caduta in disuso. Brecht non ha mai smesso di dire che il capitalismo è strettamente legato al nazismo e al fascismo”. Lui è il professore Marco De Marinis, docente di Discipline teatrali all’Università di Bologna e direttore del Centro Teatrale La Soffitta, oltre che giornalista de Il Fatto Quotidiano.
Lo spettacolo è Santa Giovanna dei Macelli di ErosAntEros, in scena al Teatro Alighieri di Ravenna dopo il debutto all’Arena del Sole di Bologna. L’incontro con gli attori della compagnia, l’attrice e drammaturga Agata Tomšič e il regista Davide Sacco, poco prima dello spettacolo, ha indagato le tematiche politiche e sociali che connotano fin dagli esordi la loro produzione, insieme alla ricerca estetica, alla multidisciplinarietà, alla sfida del multilinguismo in scena e alle molteplici collaborazioni che li sta proiettando verso un profilo sempre più internazionale.
“Non è la prima volta che affrontiamo Brecht – spiega Tomšič – . Nel 2014 abbiamo portato in scena il suo saggio politico-letterario Cinque difficoltà per chi scrive la verità, attraverso una lettura-concerto che riprenderemo anche quest’anno nel corso del Polis Teatro Festival l’8 maggio, ma in una nuova forma e insieme alle immagini del fotografo attivista Michele Lapini.
La gestazione di Santa Giovanna dei Macelli, invece, è stata abbastanza lunga. Io e Davide vi abbiamo lavorato fin dal 2017, anno in cui abbiamo debuttato con Allarmi! che già allora parlava del rischio del fascismo. Quest‘opera avrebbe richiesto uno sforzo enorme dal punto di vista produttivo con un cast di un centinaio di persone, nella parte degli operai in sciopero. È stata inoltre portata in scena da Giorgio Strehler nel 1970, che sul palco di persone ne aveva collocate 70, e poi da Luca Ronconi nel 2012. Misurarsi con due figure così imponenti è stata una grossa sfida in cui però abbiamo creduto fin dall’inizio.
Il testo di Brecht, scritto nel 1930 all’indomani del crollo della Borsa di New York, è ancora di sconcertante attualità perché ci racconta di come le dinamiche dello sfruttamento dei lavoratori, di fatto non abbia mai cessato di esistere. Semplicemente, ha cambiato forma, grazie alla globalizzazione e si presenta come struttura immodificabile perché percepita dalla gente, attraverso un’abile manipolazione, come necessaria alla sopravvivenza”.
Un testo, quello di Brecht, che come precisa Sacco, “noi abbiamo reso in un’ora e 45 minuti, con pochi operai in scena. Per ovvie ragioni, abbiamo tagliato ma non modificato, tenendo anche conto dei vincoli di copyright che scadono tra 2 anni e utilizzato le traduzioni ufficiali per le 4 lingue con le quali viene recitato in scena: il tedesco dell’epoca di Brecht, l’italiano, lo sloveno e l’inglese”.
Oltretutto, aggiunge De Marinis, quest’opera non è né una delle più semplici né delle più conosciute. Scritta in un periodo in cui Brecht sta componendo quelli che vengono definiti drammi didattici, Santa Giovanna dei Macelli è invece un itinerario tragico, in cui l’inferno capitalista procede a tappe e si conclude con la morte, inutile per stessa ammissione della protagonista, Giovanna Dark. Ispirata sì a Giovanna D’Arco, ma con la quale non condivide l’esito positivo del suo sacrificio per i più poveri. Anche rispetto a La madre. Vita della rivoluzionaria Pelageja Nilvona Vlasova di Tver, opera di Brecht del 1932, in cui la protagonista, dopo l’arresto del figlio ha una presa di coscienza che si traduce in un agire concreto e muore per questo, Giovanna rappresenta piuttosto il tentativo di superare l’ingiustizia sociale attraverso la carità.
Che di per sé, continua De Marinis, è un atto generoso, consolatorio, confortante, ma impotente, se non accompagnato da un sovvertimento delle regole del sistema. Tanto che alla fine, lo spirito caritativo si rivelerebbe, nell’opera, funzionale al mantenimento dello status quo del capitalismo rapace e ai suoi fini demagogici. Sia perché utile a mantenere in vita le speranze delle folle in un mondo migliore nell’aldilà, sia perché il gruppo religioso dei Black Hats, di cui Giovanna fa inizialmente parte, si rivela esso stesso avido e corruttibile. Di qui i versi conclusivi della protagonista: “O bontà senza conseguenze (…) Non solo essere buoni, ma lasciare un mondo più buono”.
De Marinis ha poi messo in luce come grazie alla multimedialità che caratterizza lo spettacolo attraverso la componente audio, i video di realtà e le immagini proiettate sul palco, si riduca il gap tra le due epoche di cui si parla: gli anni ’20 del ‘900 e gli anni ’20 del 2000, facendole percepire al pubblico così drammaticamente vicine. “L’attualità – aggiunge De Marinis – viene trattata senza mai appiattirsi sul piano formale, dove anzi, c’è una grande sforzo oltre che un salto di qualità rispetto alle opere precedenti”.
Soprattutto sul linguaggio scenico, che comprende la musica dal vivo con il gruppo cult sloveno dei Laibach, che sul palco rappresentano il gruppo dei Black Hats. Loro la cura del sound designer e le musiche, create appositamente per lo spettacolo e connotate da una grande potenza vocale.
Ma anche la sfida della recitazione in 4 lingue diverse in scena: italiano per il magnate dell’industria alimentare, Mauler, interpretato da Danilo Nigrelli, sloveno per gli operai, interpretati da Klemen Kovačič, Katarina Stegna, Ivan Peternelj, Matija Vastl. Giovanna, interpretata da Agata Tomšič, parla invece in italiano con Mauler e in sloveno con gli operai, gli allevatori di bestiame e gli investitori in inglese. Questi appaiono solo sul video. Come precisa Sacco “la Borsa del Bestiame non abbiamo voluto rappresentarla, proprio perché un ente disumano, così ci siamo limitati a proiettare le video chiamate di Mauler quando parla con loro di affari”.
Sempre a proposito del multilinguismo, Sacco aggiunge che pur avendo deciso di dividere le lingue in scena a seconda del gruppo sociale di appartenenza, è stata inserita anche una figura poliglotta in grado di collegarli tutti: è il socio di Mauler (interpretato da Blaž Šef), l’unico che parla in tutte e 4 le lingue.
“I video di realtà, invece – continua Sacco– sono principalmente scioperi e a questo proposito vorrei ricordare un aneddoto. Quando siamo arrivati a Bologna per il debutto dello spettacolo, il giorno dopo c’è stato uno sciopero generale che si è trasformato in un corteo per il centro della città, in seguito all’esplosione nella centrale di Suviana. Questa concomitanza ci ha motivato ancora di più a proseguire sul percorso intrapreso”.
Nel corso dell’incontro, infine, c’è stato anche collegamento video con Aldo Milohnić, che insieme ad Agata Tomšič, Urška Brodar e Florian Hirsch, ha lavorato come dramaturg a Santa Giovanna dei Macelli. A proposito di Mauler, Milohnić ha sottolineato come il suo istrionismo, la sua ambivalenza morale, la sua comunicazione aggressiva e per slogan lo rendano simile a tanti leader reali.
Insegnante di italiano come seconda lingua, formatasi all’Università per Stranieri di Siena, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine laureata in Filosofia e Beni culturali all’Università degli Studi di Bologna, una grande passione per il teatro. Pirandello, De Filippo, Pasolini e le avanguardie del Novecento i preferiti di sempre.