Il governo di destra ungherese presieduto da Viktor Orban mette un bavaglio ancora più stretto sulla cultura e lo spettacolo dal vivo. L’esecutivo condotto dal partito Fidesz del paese membro dell’Unione Europea ha approvato una legge che istituisce un Consiglio nazionale culturale guidato da un ministro con il compito di “fissure priorità e direzioni che la cultura ungherese dovrà seguire”, come rivela una bozza consultata dall’agenzia Reuters. In pratica il governo controllerà fondi e gestione in base al proprio gradimento politico o meno. La legge ha suscitato forti critiche e proteste nel paese da 10 milioni di abitanti.
Lunedì alcune migliaia di manifestanti (secondo Klubrádió) hanno protestato nel centro di Budapest contro la nuova proposta di legge concepita dal governo Orbán. I dimostranti sono scesi in piazza per sostenere il principio di una cultura indipendente.
Per molti osservatori la manovra dell’esecutivo è una mossa per stroncare l’indipendenza e la libertà artistica. Netto e chiaro il commento di Carlo Fontana e Filippo Fonsatti, rispettivamente presidenti dell’Agis Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e di FederVivo: “Il controllo governativo nei confronti di ogni forma di libera espressione, tanto più in ambito culturale, è un atto politico ripugnanteControllo dei teatri e valori nazionali, le mani di Orbán sulla … che riporta alla mente i peggiori regimi totalitari del secolo scorso”.
In un articolo da Budapest Krisztina Than della Reuters riferisce che il ministro alla guida del consiglio nazionale potrà incidere o decidere sulle nomine o sui licenziamenti di direttori teatrali e di istituzioni finanziate dallo Stato e dalle città. Recita il testo consultato dall’agenzia: “Un requisito fondamentale per le attività sotto gli auspici di questa legge è difendere attivamente gli interessi del benessere della nazione”. Un portavoce ha confermato un rafforzamento del controllo sui teatri parzialmente finanziati dallo Stato.
Secondo Gergely Karacsony, sociologo liberale eletto sindaco di Budapest a ottobre, “la proposta eliminerà la diversità culturale” che nasce alla libertà, la qual cosa significa che “gli artisti non sono tenuti a un guinzaglio politico”. Anche la Società del Teatro Ungherese ha giudicato il progetto in corso inaccettabile.
Questa norma, insistono Fontana e Fersatti, “oltre che rappresentare una gravissima forma di ingerenza politica nei confronti del settore della cultura, deve suonare come un campanello d’allarme per tutta l’Europa. È una legge che rischia di ledere i principi fondamentali della libertà”.
Orban è primo ministro dal 2010, ha rivinto per la terza volta le elezioni nel 2018, riscritto la Costituzione (il che è un monito anche per noi italiani), ha assunto il controllo dei media pubblici ed è stato spesso in contrasto con l’Ue per “la costante erosione dei controlli democratici”, come ricorda l’agenzia internazionale.
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