Ho pensato al titolo Claustrofobia dei cieli molto prima di iniziare a scrivere il testo che si intitola così. Vivo tra Como e Milano; spesso il cielo sopra la mia testa è grigio, e la notte, quando riflette le luci della città, può tingersi di arancione o di viola. Le nuvole non si rincorrono, ma ciondolano indolenti, promettendo una pioggia che non sempre arriva, pesanti, a volte immobili.
Questo senso di inerzia, questa sensazione che le cose siano, semplicemente, brutte e che nulla possa cambiarle, è uno dei motivi per cui ho scritto la storia di Mathias, Marcus, Sara, Ahmed, Alberto e Abdessamad. Però non volevo realizzare un testo statico. Tra tutti i miei lavori, questo è quello con la trama più articolata; si snoda nell’arco di vent’anni, in cui i personaggi cambiano, si tradiscono, invecchiano, muoiono. Attorno a loro una campagna sterminata intervallata da stazioni di servizio, gasometri, cantieri, minimarket, canneti, cascine abbandonate, catrame e asfalto.
Claustrofobia dei cieli è il mio testo più pessimista, e anche quello con più scene comiche; io non avevo previsto né l’una, né l’altra cosa. Provo una profonda empatia per questi personaggi; che però sono sgradevoli, egoisti, velleitari, soli. Uno di loro a un certo punto dice che “Non esistono le brave persone”, e nulla sembra contraddirlo. Io non penso che le brave persone non esistano, o che nella vita non si possa cambiare o migliorare. Ma forse per scrivere ho bisogno di concentrarmi sui lati negativi della realtà, e di vedere più squallore e cattiveria che razionalità e ottimismo. O forse, sotto sotto, sono davvero pessimista come i miei personaggi. Dopo tutto, nessuno conosce se stesso fino in fondo.
Sia come sia, resta che non scrivo per mandare messaggi, positivi o negativi che siano. E forse la bellezza del teatro sta anche nella sua capacità di prendere gli aspetti più deprimenti meschini, e anche noiosi delle nostre vite, e dare loro forma e senso, e bellezza.
(Francesco Toscani)
Anno di stesura: 2021
Numero pagine: 52
Numero personaggi: 6 (per cinque attori; del testo esiste anche una versione per quattro attori)
Testo già rappresentato: NO
Finalista all’edizione 2021 del Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli
SINOSSI
Marcus e Mathias sono fratelli, e crescono in una provincia isolata e razzista. Da ragazzi sono profondamente uniti, ma crescendo le loro vite si separanno. Mathias se ne va, staccandosi dal mondo in cui è cresciuto; Marcus vi sprofonda dentro, diventando sempre più aggressivo e solitario, fino a rimanere ucciso all’alba del 2021. Ma forse la differenza tra i due è solo apparente; un evento di cui nessuno sa nulla, avvenuto quando erano bambini, li lega assieme anche dopo la morte di Marcus. Alla storia dei due fratelli si intrecciano quelle di Sara, di suo padre Alberto, di Ahmed e di suo padre Abdessamad. Le loro storie scorrono parallele, a volte sfiorando soltanto la traiettoria dei due fratelli, altre intrecciandovisi profondamente. Ma tutte si concluderanno con un fallimento, con l’infrangersi dei sogni e la coscienza del proprio dolore.
Finalista all’edizione 2021 del Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli col suo Claustrofobia dei cieli.
Un affresco toccante e fanciullesco di due fratelli, una lei e uno straniero in una provincia schiacciante che diventa subito scenario di una saga asfittica, fratturata da una violenza spicciola e immotivata. Una capacità di fotografare un presente che si frantuma dalla noia, nella nebbia di una provincia ottusa e razzista, quasi involontaria, quasi per caso.
(Dal verbale di giuria del 56° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”)
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