TESI DI LAUREA: L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau

TESI DI LAUREA: L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau

TITOLO TESI > L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau
ISTITUTO > Università degli studi di Pavia – Corso di Laurea in Lettere
AUTRICE > Benedetta Carrara

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Alla stagnazione dell’arte, l’inizio del Novecento ha spesso risposto con delle vere e proprie rivoluzioni, dei moti repentini di negazione della tradizione a favore di formule nuove, diverse, incentrate su tutto quello che differenzia la nuova epoca da quelle passate. Anche il Teatro, come le altre arti, si ritrova nella necessità di cambiare i propri paradigmi per sottrarsi a una lenta, inesorabile decadenza. I protagonisti di questo processo, i cosiddetti «Padri Fondatori» del teatro del Novecento, lavorano spesso sulla spinta di comuni fenomeni culturali, come la riscoperta del corpo e della ginnastica, o l’ideazione di uno spazio nuovo . Ma soprattutto, in questi anni la figura dell’attore viene messa alla prova da nuovi percorsi di formazione che lo rendano un artigiano, un artista, o in certi casi una macchina della scena.
Jacques Copeau, intellettuale e regista francese, nella sua opera di rinnovamento del teatro si rifà a diverse componenti tradizionali del teatro occidentale e orientale. Attinge alla tradizione del coro greco e a quella della maschera, svolgendo un lavoro di ricerca che mira alla riscoperta e alla rinascita della tradizione stessa, tramite la formazione di attori disciplinati e dediti al teatro come i fedeli di una religione. Nei tre capitoli della tesi, quindi, seguiremo la storia della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau: dalla fondazione del Vieux Colombier a quella dell’omonima scuola; da Parigi alla Borgogna; da esercizio a linguaggio. Un viaggio che segue la difficoltà del rapporto di Copeau con il mondo del teatro e con i propri allievi, scorgendo quella «porzione di fallimento che c’è in ogni opera» .

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Benedetta Carrara, classe 2000, nasce a Sondrio. Nel 2020 debutta con l’atto unico “Una cosa bella” (Divergenze), ispirato agli ultimi giorni di John Keats, collaborando poi con Matrice Teatro alla messa in scena; lo spettacolo continua ad essere portato in scena nei teatri e per le scuole. Nel 2021, il suo testo “Monstrum” è incluso nella Biblioteca Virtuale di Teatro-i. Nel 2022 si laurea in Lettere presso l’Università di Pavia, con una tesi sulla maschera nella pedagogia teatrale di Copeau. Nello stesso anno fa il suo debutto alla regia con “Rosmunda”, di cui è anche autrice, con il Collettivo MAB. Prende anche parte al progetto “Kobarid” di Gioele Rossi e Alberto Camanni (Matrice Teatro), con una sua composizione al pianoforte. Negli anni collabora con diverse blog e riviste, tra cui Bottega di Idee, Efemera, Il Libraio e Rivista Orizzonti Culturali Italo-Romeni; è anche parte del Coordiamento per il Diritto allo
Studio – UDU, Pavia, e dell’Osservatorio Antimafie di Pavia, per il quale si occupa dell’organizzazione di eventi teatrali e della realizzazione di podcast divulgativi. Attualmente frequenta la magistrale Scritture e Progetti per le Arti Visive e Performative,
sempre a Pavia.

TESI DI LAUREA: La performatività della Commedia, Gustavo Modena e le Dantate

TESI DI LAUREA: La performatività della Commedia, Gustavo Modena e le Dantate

TITOLO TESI > La performatività della Commedia: Gustavo Modena e le Dantate
ISTITUTO > Università degli studi di Pavia – Corso di Laurea in Lettere
AUTOR
E > Nicolò Trullu

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Sin da una prima e superficiale lettura della Divina Commedia appare subito chiara l’unicità di quest’opera nel nostro panorama letterario. Da quelle parole, così specificatamente scelte per descrivere luoghi, personaggi e sentimenti emergono, ad ogni lettura, emozioni sempre nuove che altrimenti possono essere vissute solo a teatro. Ma cosa permette di riscontrare una natura drammaturgica in quest’opera? Quanto di intrinsecamente performativo è presente nei versi danteschi? 

Il lavoro di tesi muove da questa fondamentale premessa, con l’obiettivo, in primo luogo, di sottolineare gli espedienti tecnici, presenti nell’opera, che comunemente si attribuiscono al teatro. Alcuni tra i più importanti sono sicuramente il grande numero di versi di discorso diretto o ancora l’importanza che viene data al gesto e alla sua descrizione all’interno di ogni Canto. 

Proprio per questa sua peculiarità teatrale, spesso grandi attori del panorama italiano si sono cimentati nella declamazione dei versi della Commedia: da Vittorio Gassman, passando per Roberto Benigni, fino a Lucilla Giagnoni. Per comprendere meglio questo fenomeno di messinscena dell’opera dantesca, era importante identificarne la genesi. Protagonista indiscusso in questo senso è Gustavo Modena, una tra le personalità più importanti dell’Ottocento teatrale italiano. Lo studio della vita di questo attore ha messo in luce alcune similitudini molto interessanti con la vita dello stesso autore della Commedia. Sia Dante sia Modena sono accomunati dalla presenza dell’opera durante il loro esilio come più forte chiave di denuncia. Ma poiché è risaputo che Dante abbia scritto il suo capolavoro in esilio, non restava che comprendere l’uso dei Canti da parte dell’attore, arrivando al grande nucleo tematico di questa tesi: le Dantate. L’obiettivo è quello di sottolineare il più possibile la portata rivoluzionaria della tradizione iniziata da Modena e di come la lettura teatralizzata della Commedia consenta un avvicinamento e un contatto con un’opera che, nel suo essere straordinaria, appare mitica e lontanissima.

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Nicolò Trullu nasce a Carbonia, nel sud Sardegna, il 22 Aprile del 2000. Dopo il diploma classico ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l’università di Pavia. Sin da piccolo, affascinato dalle arti performative, si cimenta nella recitazione, nel canto e nella danza. Fortemente convinto della forza che il teatro può assumere nella crescita dei ragazzi, si dedica alla conduzione di laboratori scolastici nei suoi luoghi d’origine. Nel 2023 frequenta la scuola di teatro sia attorale sia sociale del Teatro Fraschini. Attualmente prosegue i suoi studi con la Laurea Magistrale “Scritture e progetti per le arti visive e performative” presso l’università di Pavia.

TESI DI LAUREA: Gaga Movement, contesto politico, metodologia coreica e diffusione

TESI DI LAUREA: Gaga Movement, contesto politico, metodologia coreica e diffusione

TITOLO TESI > Gaga Movement: contesto storico-politico, metodologia coreica e diffusione nel territorio piemontese
ISTITUTO > Università degli studi di Torino – Corso di Laurea Triennale in Lettere Moderne
AUTRICE > Federica Siani

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Gaga è il rivoluzionario linguaggio del corpo che il coreografo Ohad Naharin ha ideato e sviluppato a partire dagli anni Novanta. Sebbene il codice corporeo sia nato come riscaldamento quotidiano della rinomata compagnia Batsheva Dance Company, ad oggi il metodo rappresenta tanto altro. Il training consiste in un’inesauribile ricerca di sensazioni e immagini attraverso cui tanto un danzatore quanto una persona comune può avvicinarsi al proprio mondo interiore. Secondo il sistema congeniato dall’israeliano, a ogni termine Gaga corrisponde un solo concetto riguardante una qualità o una precisa immagine psico-fisica.

La dissertazione ha lo scopo di proporre uno sguardo esauriente sul metodo coreico. Si decorre da una visione prettamente storica di tale realtà, con la nascita della compagnia Batsheva Dance Company che per anni è stata la sua principale fonte di ricerca e sperimentazione; per poi delineare la biografia e la carriera da ballerino, coreografo e insegnante di quest’ultimo; fino al conclusivo accenno sulla portata culturale e politica del “fenomeno Gaga”, tanto in Israele quanto nell’intero globo. La trattazione prosegue poi con un’illustrazione del metodo stesso (l’esegesi della sua natura, l’essenza e i principi del codice e i termini coniati) e la costituzione di una classe tipo che, nonostante la libertà di espressione e l’istintività del movimento richiesti dal codice, implica una serie di caratteristiche rigide da presentare ad ogni lezione. Nella sezione finale viene approfondita la formazione Gaga introdottasi nel territorio piemontese per la prima volta nel 2012 proprio per intercessione della Nuova Officina della Danza, di cui, è in seguito, offerta una presentazione interna, elaborata per mezzo di interviste poste ad alcune delle mie compagne di viaggio.

Per mezzo della stesura della presente dissertazione, il mio primo auspicio è quello di aver donato al codice Gaga, così effimero se pur così sensibile, un testo di accompagnamento in lingua italiana, a disposizione di tutti: agli esperti del campo ma anche a chiunque abbia voglia di avvicinarsi a tale pratica, già aperta ad ogni tipo di utenza. Infatti, il metodo è basato sulla sperimentazione e sulla ricerca instancabile di percezioni sempre rinnovate, attraverso cui tanto un ballerino quanto una persona comune può approdare a realtà corporee e mentali che superano di molto i limiti invalicabili che si è sempre creduto di possedere. Per questo Gaga è molto di più di una semplice metodologia coreica, ché ostenta la continua professione di una propria autenticità individuale e si allontana dalla ricerca di un unico modello riconosciuto esteticamente bello cui assomigliare a tutti i costi. Gaga è molto di più: è una lezione di vita applicabile indistintamente dentro o fuori dallo studio.

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Federica Siani nata nel 1996 in provincia di Torino, nel 2019 ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e nel frattempo ha proseguito la formazione da danzatrice contemporanea prima al Teatro Nuovo di Torino e poi presso la Nuova Officina della Danza. Nell’aprile 2022 ha conseguito la laurea magistrale in CAM (Cinema Arti Performative Musica e Media). Nel 2021 ha partecipato al Biennale College-Scrivere in Residenza presso la Biennale di Venezia e ha lavorato come moderatrice delle conversazioni ancora per la Biennale Danza 2022. Attualmente fa parte della redazione del TeatroDams e prosegue la sua carriera da danzatrice freelance, nel 2023 si è conclusa la residenza annuale Permutazioni con “Considero Casa” di Noemi Piva.

TESI DI LAUREA: Alessandro Sciarroni, coreografo “dissidente” di terzo paesaggio

TESI DI LAUREA: Alessandro Sciarroni, coreografo “dissidente” di terzo paesaggio

TITOLO TESI > Alessandro Sciarroni: coreografo “dissidente” di terzo paesaggio
ISTITUTO > Università degli studi di Torino – Corso di Laurea Magistrale in Cinema, Arti della scena, Musica e Media
AUTRICE > Federica Siani

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Per il sistema danza del XXI secolo sembra arduo rintracciare una geografia definita, capace di rispondere ad un’unica estetica. Piuttosto ogni certezza su cosa sia una coreografia vacilla e il dogma modernista della danza intesa come movimento si indebolisce progressivamente. Alessandro Sciarroni, classe 1976, è un artista accreditato in Italia e all’estero e che agisce in questa porzione di paesaggio su citata e di cui si cercherà di dare un rapido sguardo. Pur non avendo ricevuto alcuna formazione nel mondo coreico, le invenzioni dell’autore marchigiano, in grado di instaurare una relazione dialettica tra il movimento del corpo e i codici della Performance Art, hanno trovato nella danza contemporanea un luogo d’asilo fertile.

Questo elaborato ha lo scopo principale di offrire uno sguardo sulla figura di Sciarroni. Il primo capitolo presenta una panoramica sulla situazione coreica e teatrale del secolo in corso con il fine di offrire un’inquadratura ampia attraverso cui analizzare la sua produzione autoriale. Il principale fattore che emergerà è la multidisciplinarietà delle prove artistiche, spesso al confine tra una disciplina e l’altra, che, causando una sospensione di generi, prevede il loro amalgamarsi. Solo grazie ad una tale consapevolezza è comprensibile come tanto per la nuova scena teatrale quanto per la danza anfibia del XXI secolo, teatro e danza si siano trasformati in puro medium attraverso cui esprimersi. Nel capitolo successivo si tenta di delineare la biografia di Sciarroni e la sua teatrografia, di cui viene presentata una prima lettura in ordine cronologico. Accanto agli elementi principali delle sue invenzioni vengono elencate alcune tappe fondanti del suo percorso. Nel terzo ed ultimo capitolo si passerà all’analisi delle sue coreografie “dissidenti” attraverso una proposta di snodi tematici. Lo studio è arricchito da un’intervista di Sciarroni rilasciata a chi scrive nel settembre 2021 e riportata integralmente in Appendice.

Per mezzo della stesura di questa dissertazione, l’auspicio è quello di offrire uno studio di carattere monografico sull’artista Alessandro Sciarroni, sulla sua intera teatrografia, sebbene questo tentativo sia risultato, comunque, incompleto e parziale anche a causa della prossimità temporale con cui gli eventi performativi sono stati analizzati. Attento osservatore del vivente e del movimento come atto primordiale dell’esistere, Sciarroni è in grado di attivare nuove logiche del creare e partecipare ad uno spettacolo, che non viene più fruito solo per mezzo della vista, in favore di una riconfigurazione dei sensi da parte dei corpi protagonisti alla performance. 

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Federica Siani nata nel 1996 in provincia di Torino, nel 2019 ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e nel frattempo ha proseguito la formazione da danzatrice contemporanea prima al Teatro Nuovo di Torino e poi presso la Nuova Officina della Danza. Nell’aprile 2022 ha conseguito la laurea magistrale in CAM (Cinema Arti Performative Musica e Media). Nel 2021 ha partecipato al Biennale College-Scrivere in Residenza presso la Biennale di Venezia e ha lavorato come moderatrice delle conversazioni ancora per la Biennale Danza 2022. Attualmente fa parte della redazione del TeatroDams e prosegue la sua carriera da danzatrice freelance, nel 2023 si è conclusa la residenza annuale Permutazioni con “Considero Casa” di Noemi Piva.

TESI DI LAUREA: Io ti aspetto

TESI DI LAUREA: Io ti aspetto

TITOLO TESI > Io ti aspetto
ISTITUTO >  Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico – Master di I livello in Drammaturgia e Sceneggiatura
AUTRICE > Emilia Agnesa

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Laura, una donna di mezza età, aspetta.
In seguito alla rottura con Francesco, suo compagno di una vita, Laura è costretta a trasferirsi in una casa condivisa con altre due ragazze: Fiammetta, una giovane supplente di latino e greco, e Beatrice, studentessa universitaria che non compare quasi mai.
La convivenza non è particolarmente riuscita, ma Laura mantiene un profilo basso, continua a lavorare part-time in ufficio e affronta “Rolando”, la malattia che da diversi mesi ha stravolto la sua esistenza portandola a un ciclo di chemioterapia, all’operazione al seno e poi di nuovo alla chemioterapia.
Nei giorni in cui il lavoro, l’angoscia e le cure la fiaccano più del solito, la mente della donna torna a rivivere le litigate con il suo ex compagno.
Nonostante la loro storia si sia sgretolata, Laura spera ancora che Francesco la cerchi. Laura aspetta un messaggio, una telefonata, un segno. Aspetta.
Nel turbinio di una vita in caduta libera, Laura prova a mantenere la calma, disfa e ridisfa la tela dei suoi pensieri, e l’attesa, come una novella Penelope, è l’unica certezza su cui può contare per sentirsi viva.

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Emilia Agnesa, sarda trapiantata a Roma. Drammaturga, autrice e attrice teatrale, diplomata in drammaturgia all’Accademia Nazionale Silvio d’Amico. Laurea specialistica in lettere antiche, insegnante abilitata di latino e greco. Collabora come autrice con diverse compagnie nazionali e internazionali e scrive di teatro su Zero Roma.

TESI DI LAUREA: Attori-automi, gli artifici dell’inanimato

TESI DI LAUREA: Attori-automi, gli artifici dell’inanimato

TITOLO TESI > Attori-automi, gli artifici dell’inanimato
ISTITUTO > Università della Calabria – Corso di Laurea in Comunicazione e DAMS
AUTRICE > Chiara Pappaianni

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

La tesi si occupa del discorso dell’attore in relazione alla tecnologia, partendo da una riflessione più ampia, che sfiora il campo teatrale, cinematografico e filosofico, sull’animato e l’inanimato. Ci sono riferimenti all’animazione di Segundo de Chomón e Jan Švankmajer, e al lavoro dei fratelli Quay. In ambito teatrale, la tesi verte sulla teoria della supermarionetta di Edward Gordon Craig. Il lavoro conduce a una riflessione sull’attore cinematografico contrapposto a quello teatrale (compreso il burattino) con un approfondimento sul fenomeno dei synthespians, per il quale mi sono avvalsa dei contributi teorici di Lev Manovich.

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Chiara Pappaianni si laurea in Comunicazione e DAMS all’Università della Calabria, ed attualmente è iscritta alla magistrale in Discipline della Musica e del Teatro all’Università di Bologna. Ha frequentato per sette anni il laboratorio del Teatro Incanto a Catanzaro, partecipando ad alcuni spettacoli della compagnia. Si interessa di teatro e di cinema a livello critico (con una predilezione per il teatro di figura), ma, amando la scrittura a tutti i livelli, fa di tanto in tanto qualche esperimento drammaturgico. Frequenta i laboratori di poesia del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna e de Lo spazio letterario.