Con occhi bambini. Osservatorio sul Teatro per le nuove generazioni

Con occhi bambini. Osservatorio sul Teatro per le nuove generazioni

TITOLO TESI > Con occhi bambini. Osservatorio sul Teatro per le nuove generazioni
ISTITUTO > Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Corso di laurea in Musica e Spettacolo
AUTRICE > Elisa Faggioni

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Scopo del presente lavoro è di osservare il teatro per le nuove generazioni al fine di individuarne un’identità artistica, educativa, culturale e progettuale. Nel contempo, vuole tentare di correggere alcuni dei difetti di miopia che tuttora offuscano l’autentico valore del settore. L’osservazione si è concentrata sull’Italia e sulla situazione contemporanea, ovvero dagli anni 2000 ad oggi e più in particolare la stagione teatrale 2021/2022, allo scopo di studiare tendenze, direzioni e problematiche. Tutta l’intera tesi si articola sulla metafora dello sguardo. Questo perché le riflessioni sul rapporto teatro e infanzia si basano sul valore dell’incontro, un incontro che è prima di tutto condivisione e comunicazione, e che parte quindi, dal ‘vedere’ l’altro da sé e dal contatto stretto con gli occhi.

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Elisa Faggioni, pedagoga teatrale, educatrice, teatro terapista, regista e attrice. Laureata con Lode Magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale all’Università di Roma Tor Vergata. Laureata in Scienze dell’educazione e della formazione all’Università di Roma Tor Vergata. Diplomata all’Accademia d’Arte drammatica di Roma P. Sharoff. Diplomata presso L’Istituto Teatrale Europeo in Teatroterapista e operatrice di teatro sociale Metodo Hansen® nell’orientamento sociale, nell’arte teatrale e arti terapie espressive.  Partecipa negli anni a seminari con Eugenio Barba, Gaetano Oliva, Franco Ruffini, Michele Monetta, Carlo Boso. Lavora per diversi anni nei Match di Improvvisazione teatrale con Francesco Burroni. Dal 2011 lavora fianco a fianco con il regista, autore Marco Maltauro. Nel 2013 Vince il festival Teatro del Sacro con lo spettacolo “Figliol Prodigo” di M. Maltauro. Nel 2015 vince il Premio Mecenate alla regia con lo spettacolo “Obsolescenza”. Nel 2016 vince il premio Corvo D’Oro come Miglior Attrice protagonista. Nel 2022 vince il premio come Miglio Attrice al Festival di Teatro Romano per Zetema Roma Capitale. Dal 2003 è direttore artistico dell’APS Teatro dell’Applauso. 

Principi-che-ritornano transculturali. Elementi di pre-espressività teatrale

Principi-che-ritornano transculturali. Elementi di pre-espressività teatrale

TITOLO TESI > Principi-che-ritornano transculturali. Elementi di pre-espressività teatrale
ISTITUTO > Università degli Studi Roma Tre, Corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
AUTORE > Federico Fanella

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Non sempre è possibile comprendere uno spettacolo in modo profondo. Non sempre ci si sofferma su come sia stato possibile, per quel performer, arrivare a quella specifica realtà scenica. Cosa ci sia dietro uno spettacolo, quali meccanismi siano stati affrontati per arrivare, in quell’esatto momento, con quell’esatto schema, davanti al pubblico non è dato saperlo. Ed è dietro questa miopia dello spettatore che una delle rivoluzioni copernicane più importanti nel panorama teatrale del Novecento ha potuto avere luogo: l’ISTA e l’Antropologia Teatrale del maestro Eugenio Barba.

Essi hanno motivato, con urgenza, la necessità di rieducare l’occhio dello spettatore, insegnando ad osservare e comprendere ciò che si sta vedendo. A vedere il processo creativo, il processo nascosto, attraverso un’ottica transculturale. Furono i primi ad abbattere quel muro invisibile che separava l’Occidente dall’Oriente. O, come ama definirli il maestro, l’Attore del Sud dall’Attore del Nord. Definire la realtà scenica, permettendo così di entrare all’interno di meccanismi invisibili e straordinari con cui una donna e un uomo ricreano ad-arte un nuovo corpo-in-vita.

E quello che è stato scoperto è stato sensazionale: analizzando i diversi attori proveniente da culture teatrali radicalmente opposte, si è scoperto come tutti vengano mossi, penetrati, dagli stessi identici principi di fondo. I cosiddetti “principi-che-ritornano” attraversano trasversalmente tutte le culture teatrali mondiali: dal Nō Giapponese al Kathakali Indiano, dalla Danza Balinese al Teatro Greco. Questi hanno rappresentato un fatto epocale, uno stravolgimento completo e radicale del mondo teatrale: universi lontani, che per molto tempo non hanno comunicato l’uno con l’altro, hanno saputo far nascere queste arti basandosi su principi sostanzialmente identici. Mondi diametralmente opposti che non essendosi mai parlati hanno saputo raccontare la stessa storia.

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Federico Fanelli è organizzatore teatrale, insegnante di teatro, regista e attore. Laureato in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo nel 2021.  Dal 2018 è insegnante di Teatro nel Centro di Educazione alla Teatralità e alle ARTI espressive “Teatro dell’Applauso”. Dal 2019 al 2022 è stato Presidente, Direttore Artistico e Responsabile della Sezione Teatro dell’Associazione Culturale Chimera ETS. Nel 2022 è vincitore del Premio Corvo d’Oro per la miglior Regia, miglior Scenografia e miglior Spettacolo per “Smith&Wesson”. Nel 2023 partecipa alla XVII sessione dell’ISTA a Budapest, l’International School of Theatre Anthropology di Eugenio Barba, andando in scena al Teatro Nazionale di Budapest nell’ambito delle Olimpiadi di Teatro con “Anastasis”, con la regia del maestro Barba. Sempre nel 2023, grazie ad una instaurata collaborazione col maestro Barba, fonda la Sede Itinerante della Fondazione Barba Varley al Teatro dell’Applauso, divenendone la 13esima Sede nel mondo e la 7ima in Italia, e continuando a collaborare con la stessa tuttora. Come Organizzatore Teatrale collabora attivamente con realtà nazionali e internazionali come:Abraxa Teatro, Hystrio, Teatro Potlach. Nel 2024 fonda la Compagnia teatrale Chimera Teatro, della quale cura la Direzione Organizzativa, la Promozione, la Distribuzione e i Progetti Speciali. 

Emergenti: un’indagine sulla scena teatrale under 35 in Italia

Emergenti: un’indagine sulla scena teatrale under 35 in Italia

TITOLO TESI > Emergenti: un’indagine sulla scena teatrale under 35 in Italia
ISTITUTO > Università degli studi di Pavia – Corso di laurea magistrale in scritture e progetti per le arti visive e performative
AUTORE > Carmelo Crisafulli

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Questo elaborato nasce dall’esigenza di approfondire le dinamiche produttive attorno alle quali ruota il sistema teatrale italiano, in particolar modo quello che interessa i gruppi teatrali che rientrano nella cosiddetta fascia ministeriale degli under 35.
Negli anni successivi al mio diploma come attore alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, ho avuto modo di toccare con mano quanto il lavoro da “attore scritturato” – che, per chi non fosse del settore, tradurrei come “interprete con contratto a tempo determinato per il periodo della scrittura teatrale”, spesso nei contesti dei grandi centri produttivi in cui è strettamente richiesto di attenersi al contratto (in altre parole: recitare e basta!) – riguardi una minuscola percentuale di una nuova generazione di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo.

Tali soggetti, nella restante parte del tempo, sono impegnati, piuttosto, nella progettazione e nella rielaborazione continua della propria professione attraverso, per esempio, la programmazione di laboratori e la compilazione di bandi di produzione e/o residenza, superando di gran lunga i confini del mero lavoro attoriale. Inoltre, alcune esperienze personali mi hanno spinto a credere che, oggi, diverse compagnie teatrali percipienti contributi statali si sono trasformate e operano principalmente in quanto enti produttivi, un po’ perché costrette a rispettare parametri alquanto vincolanti, un po’, in alcuni casi, per una certa pigrizia progettuale, limitandosi ad “accumulare” repliche di spettacoli qua e là che, spesso, non presentano alcuna connessione artistica e progettuale con la compagnia stessa.

Tale puzzle composito, si configura come la strada dissestata sulla quale nuovi professionisti dello spettacolo provano a muovere i loro primi passi.
A partire da queste considerazioni, il Capitolo 1 presenterà un excursus storico che attraversa l’evoluzione della compagnia teatrale italiana, dalla prima costituzione ufficiale nel Cinquecento fino ad arrivare ai giorni nostri. L’obiettivo di questa sezione sarà quello di individuare, nel corso dei secoli, gli elementi di continuità con le compagnie contemporanee, provando a stilare per quest’ultime una sorta di classificazione delle diverse tipologie odierne.

Il Capitolo 2 intraprenderà un’analisi sintetica delle più agili forme giuridiche esistenti a disposizione delle organizzazioni teatrali, saranno illustrati alcuni elementi fondamentali per orientarsi all’interno del quadro normativo che regola il sistema dello spettacolo dal vivo in Italia e, inoltre, si guarderà con particolare attenzione al caso delle residenze artistiche, e all’importanza di costruire un dialogo strutturato e continuativo con le amministrazioni locali.

Il Capitolo 3 si focalizzerà sui risultati ottenuti attraverso la diffusione di un questionario rivolto alle cosiddette compagnie under 35. I dati raccolti verranno riportati e analizzati con l’intento di ricostruire i percorsi di aggregazione e sviluppo delle giovani realtà, facendone emergere le difficoltà incontrate e gli obiettivi possibili in un sistema complesso e poco permeabile.

Il Capitolo 4 analizzerà criticamente la definizione di teatro emergente, utilizzando come pretesto l’edizione 2023 di In-Box, rete distributiva italiana espressamente dedicata a tale categoria. L’obiettivo sarà quello di indagare il valore che il termine assume nel contesto teatrale italiano, mettendo in luce la sua ambiguità e l’assenza di confini definiti che lo caratterizzano.
Infine, si cercherà di fare un bilancio di tutta l’esperienza ripercorrendo le riflessioni sviluppate e maturate attraverso un coinvolgimento diretto e approfondito nella materia.

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Carmelo Crisafulli (1995) è un attore. Si diploma presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano nel 2019 e l’anno dopo frequenta il corso Perfezionamento attoriale Manifesto/Manifesti promosso da ERT Fondazione e condotto dai registi e drammaturghi uruguaiani Gabriel Calderón e Sergio Blanco. Recita in Dante Muore (2016) regia di Simone Corso, La dodicesima notte (2019) regia di Giampiero Solari, Racconti della foresta di Arden (2021) regia di Nanni Garella, Romeo e Giulietta (2023) regia di Mario Martone. 
È attore e co-fondatore di Firmamento Collettivo per cui recita in Kalergi! – Il Complotto dei Complotti (2024) regia di Adele Di Bella. Dal 2020 collabora con il progetto di ricerca artistica also.known.as. a cura di Simone Corso e Jovana Malinarić, per cui è attore e performer in Liberamente ispirato a La maschera della morte rossa di E. A. Poe (2022), Quando le porte delle case resteranno di nuovo aperte (2023) e Vita di nostra donna (2024). 
Dal 2021 lavora a Milano in progetti dedicati alla didattica teatrale rivolta a adulti, adolescenti e bambini: con la compagnia teatrale Eco di Fondo nell’ambito del progetto Quartieri Vivi (2021) promosso dal Comune di Milano e di Elfo Summer Camp (2022-2024) presso il Teatro Elfo Puccini; con l’attore Angelo Campolo in progetti dedicati alla scuola secondaria di primo grado Thouar Gonzaga e in laboratori teatrali organizzati dal teatro Pim Off. 
Nell’idea che l’arte attoriale debba farsi interprete del suo tempo oltre che della scena e nell’ottica di far fronte a un panorama lavorativo che richiede sempre più competenze trasversali ed eterogenee, nel 2024 consegue la laurea magistrale in Scritture e progetti per le arti visive e performative presso l’Università degli Studi di Pavia.  

TESI DI LAUREA: L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau

TESI DI LAUREA: L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau

TITOLO TESI > L’uso della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau
ISTITUTO > Università degli studi di Pavia – Corso di Laurea in Lettere
AUTRICE > Benedetta Carrara

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Alla stagnazione dell’arte, l’inizio del Novecento ha spesso risposto con delle vere e proprie rivoluzioni, dei moti repentini di negazione della tradizione a favore di formule nuove, diverse, incentrate su tutto quello che differenzia la nuova epoca da quelle passate. Anche il Teatro, come le altre arti, si ritrova nella necessità di cambiare i propri paradigmi per sottrarsi a una lenta, inesorabile decadenza. I protagonisti di questo processo, i cosiddetti «Padri Fondatori» del teatro del Novecento, lavorano spesso sulla spinta di comuni fenomeni culturali, come la riscoperta del corpo e della ginnastica, o l’ideazione di uno spazio nuovo . Ma soprattutto, in questi anni la figura dell’attore viene messa alla prova da nuovi percorsi di formazione che lo rendano un artigiano, un artista, o in certi casi una macchina della scena.
Jacques Copeau, intellettuale e regista francese, nella sua opera di rinnovamento del teatro si rifà a diverse componenti tradizionali del teatro occidentale e orientale. Attinge alla tradizione del coro greco e a quella della maschera, svolgendo un lavoro di ricerca che mira alla riscoperta e alla rinascita della tradizione stessa, tramite la formazione di attori disciplinati e dediti al teatro come i fedeli di una religione. Nei tre capitoli della tesi, quindi, seguiremo la storia della maschera nella pedagogia teatrale di Copeau: dalla fondazione del Vieux Colombier a quella dell’omonima scuola; da Parigi alla Borgogna; da esercizio a linguaggio. Un viaggio che segue la difficoltà del rapporto di Copeau con il mondo del teatro e con i propri allievi, scorgendo quella «porzione di fallimento che c’è in ogni opera» .

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Benedetta Carrara, classe 2000, nasce a Sondrio. Nel 2020 debutta con l’atto unico “Una cosa bella” (Divergenze), ispirato agli ultimi giorni di John Keats, collaborando poi con Matrice Teatro alla messa in scena; lo spettacolo continua ad essere portato in scena nei teatri e per le scuole. Nel 2021, il suo testo “Monstrum” è incluso nella Biblioteca Virtuale di Teatro-i. Nel 2022 si laurea in Lettere presso l’Università di Pavia, con una tesi sulla maschera nella pedagogia teatrale di Copeau. Nello stesso anno fa il suo debutto alla regia con “Rosmunda”, di cui è anche autrice, con il Collettivo MAB. Prende anche parte al progetto “Kobarid” di Gioele Rossi e Alberto Camanni (Matrice Teatro), con una sua composizione al pianoforte. Negli anni collabora con diverse blog e riviste, tra cui Bottega di Idee, Efemera, Il Libraio e Rivista Orizzonti Culturali Italo-Romeni; è anche parte del Coordiamento per il Diritto allo
Studio – UDU, Pavia, e dell’Osservatorio Antimafie di Pavia, per il quale si occupa dell’organizzazione di eventi teatrali e della realizzazione di podcast divulgativi. Attualmente frequenta la magistrale Scritture e Progetti per le Arti Visive e Performative,
sempre a Pavia.

TESI DI LAUREA: La performatività della Commedia, Gustavo Modena e le Dantate

TESI DI LAUREA: La performatività della Commedia, Gustavo Modena e le Dantate

TITOLO TESI > La performatività della Commedia: Gustavo Modena e le Dantate
ISTITUTO > Università degli studi di Pavia – Corso di Laurea in Lettere
AUTOR
E > Nicolò Trullu

INTRODUZIONE DELL’AUTORE

Sin da una prima e superficiale lettura della Divina Commedia appare subito chiara l’unicità di quest’opera nel nostro panorama letterario. Da quelle parole, così specificatamente scelte per descrivere luoghi, personaggi e sentimenti emergono, ad ogni lettura, emozioni sempre nuove che altrimenti possono essere vissute solo a teatro. Ma cosa permette di riscontrare una natura drammaturgica in quest’opera? Quanto di intrinsecamente performativo è presente nei versi danteschi? 

Il lavoro di tesi muove da questa fondamentale premessa, con l’obiettivo, in primo luogo, di sottolineare gli espedienti tecnici, presenti nell’opera, che comunemente si attribuiscono al teatro. Alcuni tra i più importanti sono sicuramente il grande numero di versi di discorso diretto o ancora l’importanza che viene data al gesto e alla sua descrizione all’interno di ogni Canto. 

Proprio per questa sua peculiarità teatrale, spesso grandi attori del panorama italiano si sono cimentati nella declamazione dei versi della Commedia: da Vittorio Gassman, passando per Roberto Benigni, fino a Lucilla Giagnoni. Per comprendere meglio questo fenomeno di messinscena dell’opera dantesca, era importante identificarne la genesi. Protagonista indiscusso in questo senso è Gustavo Modena, una tra le personalità più importanti dell’Ottocento teatrale italiano. Lo studio della vita di questo attore ha messo in luce alcune similitudini molto interessanti con la vita dello stesso autore della Commedia. Sia Dante sia Modena sono accomunati dalla presenza dell’opera durante il loro esilio come più forte chiave di denuncia. Ma poiché è risaputo che Dante abbia scritto il suo capolavoro in esilio, non restava che comprendere l’uso dei Canti da parte dell’attore, arrivando al grande nucleo tematico di questa tesi: le Dantate. L’obiettivo è quello di sottolineare il più possibile la portata rivoluzionaria della tradizione iniziata da Modena e di come la lettura teatralizzata della Commedia consenta un avvicinamento e un contatto con un’opera che, nel suo essere straordinaria, appare mitica e lontanissima.

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Nicolò Trullu nasce a Carbonia, nel sud Sardegna, il 22 Aprile del 2000. Dopo il diploma classico ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l’università di Pavia. Sin da piccolo, affascinato dalle arti performative, si cimenta nella recitazione, nel canto e nella danza. Fortemente convinto della forza che il teatro può assumere nella crescita dei ragazzi, si dedica alla conduzione di laboratori scolastici nei suoi luoghi d’origine. Nel 2023 frequenta la scuola di teatro sia attorale sia sociale del Teatro Fraschini. Attualmente prosegue i suoi studi con la Laurea Magistrale “Scritture e progetti per le arti visive e performative” presso l’università di Pavia.

TESI DI LAUREA: Gaga Movement, contesto politico, metodologia coreica e diffusione

TESI DI LAUREA: Gaga Movement, contesto politico, metodologia coreica e diffusione

TITOLO TESI > Gaga Movement: contesto storico-politico, metodologia coreica e diffusione nel territorio piemontese
ISTITUTO > Università degli studi di Torino – Corso di Laurea Triennale in Lettere Moderne
AUTRICE > Federica Siani

INTRODUZIONE DELL’AUTRICE

Gaga è il rivoluzionario linguaggio del corpo che il coreografo Ohad Naharin ha ideato e sviluppato a partire dagli anni Novanta. Sebbene il codice corporeo sia nato come riscaldamento quotidiano della rinomata compagnia Batsheva Dance Company, ad oggi il metodo rappresenta tanto altro. Il training consiste in un’inesauribile ricerca di sensazioni e immagini attraverso cui tanto un danzatore quanto una persona comune può avvicinarsi al proprio mondo interiore. Secondo il sistema congeniato dall’israeliano, a ogni termine Gaga corrisponde un solo concetto riguardante una qualità o una precisa immagine psico-fisica.

La dissertazione ha lo scopo di proporre uno sguardo esauriente sul metodo coreico. Si decorre da una visione prettamente storica di tale realtà, con la nascita della compagnia Batsheva Dance Company che per anni è stata la sua principale fonte di ricerca e sperimentazione; per poi delineare la biografia e la carriera da ballerino, coreografo e insegnante di quest’ultimo; fino al conclusivo accenno sulla portata culturale e politica del “fenomeno Gaga”, tanto in Israele quanto nell’intero globo. La trattazione prosegue poi con un’illustrazione del metodo stesso (l’esegesi della sua natura, l’essenza e i principi del codice e i termini coniati) e la costituzione di una classe tipo che, nonostante la libertà di espressione e l’istintività del movimento richiesti dal codice, implica una serie di caratteristiche rigide da presentare ad ogni lezione. Nella sezione finale viene approfondita la formazione Gaga introdottasi nel territorio piemontese per la prima volta nel 2012 proprio per intercessione della Nuova Officina della Danza, di cui, è in seguito, offerta una presentazione interna, elaborata per mezzo di interviste poste ad alcune delle mie compagne di viaggio.

Per mezzo della stesura della presente dissertazione, il mio primo auspicio è quello di aver donato al codice Gaga, così effimero se pur così sensibile, un testo di accompagnamento in lingua italiana, a disposizione di tutti: agli esperti del campo ma anche a chiunque abbia voglia di avvicinarsi a tale pratica, già aperta ad ogni tipo di utenza. Infatti, il metodo è basato sulla sperimentazione e sulla ricerca instancabile di percezioni sempre rinnovate, attraverso cui tanto un ballerino quanto una persona comune può approdare a realtà corporee e mentali che superano di molto i limiti invalicabili che si è sempre creduto di possedere. Per questo Gaga è molto di più di una semplice metodologia coreica, ché ostenta la continua professione di una propria autenticità individuale e si allontana dalla ricerca di un unico modello riconosciuto esteticamente bello cui assomigliare a tutti i costi. Gaga è molto di più: è una lezione di vita applicabile indistintamente dentro o fuori dallo studio.

LEGGI LA TESI DI LAUREA> Gaga Movement: contesto storico-politico, metodologia coreica e diffusione nel territorio piemontese

Federica Siani nata nel 1996 in provincia di Torino, nel 2019 ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e nel frattempo ha proseguito la formazione da danzatrice contemporanea prima al Teatro Nuovo di Torino e poi presso la Nuova Officina della Danza. Nell’aprile 2022 ha conseguito la laurea magistrale in CAM (Cinema Arti Performative Musica e Media). Nel 2021 ha partecipato al Biennale College-Scrivere in Residenza presso la Biennale di Venezia e ha lavorato come moderatrice delle conversazioni ancora per la Biennale Danza 2022. Attualmente fa parte della redazione del TeatroDams e prosegue la sua carriera da danzatrice freelance, nel 2023 si è conclusa la residenza annuale Permutazioni con “Considero Casa” di Noemi Piva.