Il Decreto “Cura Italia” e i lavoratori dello spettacolo. Intervista al Presidente dell’ANTAC Ruggero Sintoni

Il Decreto “Cura Italia” e i lavoratori dello spettacolo. Intervista al Presidente dell’ANTAC Ruggero Sintoni

L’emergenza sanitaria nazionale, provocata dalla diffusione del contagio da Covid-19, ha paralizzato l’Italia. I lavoratori sono in crisi, le aziende sono in ginocchio, il sistema sanitario è al collasso. A due settimane dalla chiusura dei teatri, ingenti problematiche si rilevano anche nel settore dello spettacolo dal vivo, apparato fragile che storicamente risente della delicata condizione di precarietà vissuta dai suoi lavoratori e dalle sue lavoratrici. Dopo l’ondata di soluzioni sperimentali messe in campo dagli artisti italiani per far fronte all’impossibilità delle rappresentazioni pubbliche, in molti restano in attesa di concrete misure statali di sostegno al mondo della cultura.

Lo scorso 11 marzo, l’Agis – Associazione Generale Italiana dello spettacolo ha inviato una lettera al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, al fine di segnalare gli interventi urgenti di cui necessita il settore spettacolo a causa della crisi in atto. Gran parte degli interventi economici e normativi richiesti da Agis, hanno trovato riscontro nel Decreto-legge “Cura Italia” emanato il 17 marzo. Un primo passo per soccorrere artisti e imprese auspicando un rapido ritorno alla normalità.

Quella che, per l’assurda riformulazione tout-court della vita di ciascuno di noi, sembra essere una pièce teatrale dai tratti distopici, è una realtà sacrilega che priva anche il teatro della sua essenza: la presenza dell’altro.  Nel lungo processo di riattivazione sull’intero tessuto nazionale delle pratiche artistiche, risultano necessarie risposte chiare, flessibili, immediate. Risposte che tutelino i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo dal vivo e che, nel lungo termine, siano capaci di rinvigorire il rapporto di fiducia tra i pubblici e i luoghi della cultura, oggi dilaniato dalla paura dell’infezione. 

Ruggero Sintoni, Presidente dell’associazione nazionale dei Teatri Stabili d’Arte Contemporanea (A.N.T.A.C.)

A fare il punto della situazione è Ruggero Sintoni, Presidente dell’associazione nazionale dei Teatri Stabili d’Arte Contemporanea (A.N.T.A.C.) che, in seno all’Agis, riunisce i Centri di produzione teatrale operanti in Italia con il proposito di sostenerne lo sviluppo e la diffusione nell’ambito del sistema teatrale nazionale e internazionale.

Nella lettera inviata da Agis al Ministro Franceschini la richiesta di interventi statali, di natura economica e normativa, si origina dall’aggravarsi dell’emergenza sanitaria che ha indotto il blocco totale delle attività culturali su tutto il territorio nazionale. Tenendo conto del Decreto “Cura Italia”, ritiene che la diffusa sofferenza di cassa generatasi e l’impossibile computazione dei danni contabili reali rendano necessaria la costituzione di una commissione tecnica ad interim, per formulare nuove strategie di contrasto al collasso del sistema produttivo e distributivo? 

Assolutamente sì. In alcune regioni le compagnie sono ferme e i teatri sono chiusi dal 24 febbraio, in altre dall’8 marzo. Le attività sono state bloccate fino al 3 aprile, speriamo di poter ripartire già dal 4 aprile ma fare la conta dei danni adesso non è possibile. In questo momento le compagnie e i teatri continuano a spendere ma non incassano. L’intervento che il Decreto “Cura Italia” ha approvato è assolutamente compatibile e coerente con le richieste fatte da Agis. Sicuramente lo spettacolo dal vivo è uno dei settori che sta vivendo con maggiore difficoltà questa crisi.

Basti pensare che solo in Emilia Romagna ci sono quasi 12.000 lavoratori dello spettacolo dal vivo. Moltiplicando questo numero per tutte le regioni d’Italia si può avere una stima di quanti lavoratori si trovino in una condizione di estrema difficoltà in questo periodo. Ma a essere in crisi non sono solo i lavoratori dello spettacolo, perché va considerato tutto l’indotto generato dal teatro: un teatro che funziona fa vivere una quantità immensa di economie; una compagnia che gira l’Italia crea lavoro per ristoranti e alberghi, ad esempio. In Italia i teatri non sono concentrati solo nelle grandi metropoli, ma anche nei centri più piccoli.

Nelle città di provincia il teatro rappresenta un valore immenso. Questo Decreto è stato assolutamente fatto con criterio, ma non sono sicuro che le risorse basteranno. Io dirigo un Centro di Produzione che si chiama Accademia Perduta/Romagna Teatri, se devo essere sincero, e credo di poter parlare anche a nome dei miei colleghi, condividiamo tutti l’immenso timore che le risorse non basteranno. Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare una condizione simile che coinvolge autori, attori, registi, tecnici, maestranze. Siamo in tantissimi a essere in crisi.

Alla luce delle nuove misure varate dal Decreto “Cura Italia” per i lavoratori dello spettacolo, cosa ci si può aspettare dalle future manovre statali e a che tipo di proposte sta lavorando l’Agis per i prossimi Decreti?

Ribadisco, stiamo spendendo e non stiamo incassando per cui è necessario che vengano immediatamente liquidati i saldi dei contributi per il 2019 e gli anticipi del 2020. Siamo a metà del 2020, in questi mesi buona parte delle attività è stata già portata a termine. Nel nostro settore gennaio, febbraio, marzo e aprile sono i momenti di maggior fervore lavorativo per cui queste risorse devono essere urgentemente erogate.

In questa situazione di crisi, oltre a richiedere l’intervento dello Stato, su che tipo di azioni verte la tutela dei lavoratori dello spettacolo dal vivo promossa da Agis?

I teatri sono un grande patrimonio e sono indispensabili alla cultura della città, per questo occorre che, oltre allo Stato, anche le Regioni e le amministrazioni comunali mettano a disposizione tutte le risorse in loro possesso. Io vivo in Emilia Romagna, mercoledì scorso ho incontrato il nuovo assessore alla cultura che si è messo in una posizione di ascolto e di studio, costituendo un tavolo permanente per capire quali strategie mettere in campo. Ripeto, i contributi pubblici devono essere liquidati il prima possibile perché le imprese sono in ginocchio e se l’Italia perde il patrimonio dello spettacolo dal vivo, perde una parte della sua identità culturale. Non potremo continuare a parlare di radici e di territorio se il patrimonio dello spettacolo dal vivo verrà distrutto.

Nella lettera dell’Agis al Ministro Franceschini si legge della preoccupazione per l’incrinatura del rapporto fiduciario tra gli spettatori e i luoghi fisici in cui si svolgono gli spettacoli. Attraverso quali strategie si potrà far fronte a questo rapporto mutato?

In Italia il rapporto fra i teatri e il loro pubblico è un rapporto sano che, in questo momento, è stato intaccato dalla paura. Un biglietto o un abbonamento a teatro, non sono solo un contratto di tipo economico. Oltre a una valenza commerciale, questi titoli hanno anche una valenza emotiva e sentimentale molto forte perché corrispondono a delle aspettative che hanno a che fare con le emozioni, con la crescita, con la formazione dello spirito critico, di una coscienza di massa. Ecco perché è fondamentale ricucire questo rapporto. Sono necessarie grandi azioni di “pubblicità progresso” che tendano a rivitalizzare il rapporto tra gli spettatori e i loro teatri. Oggi i teatri sono un luogo della paura: a teatro si sta seduti vicini, si parla agli altri stando a pochi centimetri.

Bisognerà fare delle azioni di promozione per ricostruire il rapporto fiduciario tra gli spettatori e gli artisti, tra gli spettatori e i luoghi dello spettacolo, tra gli spettatori stessi. Oltre a un grande intervento di promozione, dobbiamo chiedere allo Stato una ricognizione continua rispetto a ciò che sta accadendo, almeno finché non si saranno riprese a pieno le condizioni nelle quali eravamo tre mesi fa. Mi spiego: non basterà, finita l’emergenza virus, riaprire i teatri e fare un grande spot nazionale, sarà necessario anche monitorare la situazione quotidianamente poiché abbiamo la necessità di andare a riprendere mano per mano, cuore per cuore i nostri pubblici. Dobbiamo pretendere che lo Stato ci accompagni in questo percorso perché la cultura è un grande pezzo dell’identità nazionale di un Paese.

Oltre alla richiesta avanzata da Agis di una revisione straordinaria dei criteri di assegnazione dei contributi del Fus, nonché della metodologia di valutazione non meramente tecnica a preventivo della consuntivazione per il 2020, quali misure di agevolazione potrebbero essere previste dal Decreto Ministeriale relativo al triennio 2021-2023?

Occorrerà istituire un tavolo Agis-Ministero e un tavolo Ministero-Conferenza delle Regioni che, a lungo termine, tengano presente quanto inaudito sia quel che è accaduto. Il sistema dello spettacolo dal vivo italiano è fatto di Teatri Nazionali, di Teatri di rilevante interesse culturale, di Centri di produzione teatrale, di Enti lirici, di compagnie di prosa e di danza e le ripercussioni negative che scaturiscono da questa emergenza hanno colpito indistintamente, per cui devono essere prese in considerazione rispetto al lavoro tutti. Per questo, le valutazioni dovranno essere semplici e immediate. L’algoritmo va bene ma deve essere semplificato. Tenendo conto che i territori, le compagnie, i teatri e gli artisti sono diversi tra loro, con la sola coscienza algoritmica si rischia di creare delle grandi disuguaglianze.

Emergenza Covid-19: il teatro che resiste

Emergenza Covid-19: il teatro che resiste

Con i teatri chiusi, le precarie tutele lavorative per i professionisti delle arti sceniche, gli spettacoli e i festival annullati in tutta Italia fino al 3 aprile in ottemperanza alle nuove disposizioni di contrasto alla diffusione del “Coronavirus” del DPCM del 4 marzo 2020, risulta difficile non parlare dei problemi che stanno mettendo in ginocchio il settore.

Eppure, a fronte di un momento di crisi senza precedenti per il sistema teatrale c’è chi, con lucidità di pensiero e spirito d’iniziativa, tenta soluzioni sperimentali per far fronte all’impossibilità delle rappresentazioni pubbliche.

È il caso del Teatro Piccolo Orologio, spazio comunale di Reggio Emilia gestito dal Centro Teatrale MaMiMò, che ha lanciato l’iniziativa MaMiMò On Demand, pubblicando sul proprio sito web i video integrali di tutte le produzioni, visibili gratuitamente fino a quando resterà in vigore il DPCM del 4 marzo 2020.

Un esperimento radiofonico è stato proposto dal Festival Vie, organizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, alla luce dell’annullamento della XV edizione. Su Radio Città del Capo è stata proposta la performance radiofonica Daily Kepler della compagnia Kepler-452. Daily Kepler si svolge nell’ambito di Così sarà La città che vogliamo, il progetto di teatro partecipato dedicato ai ragazzi tra gli 11 e i 25 anni. ERT tenta inoltre, attraverso il progetto iBliz, di non perdere il legame con la scuola. Con questa iniziativa il teatro si mette a disposizione degli insegnanti per sostenere la didattica a distanza.

Il Teatro Regio di Torino è stato costretto ad annullare il debutto dell’opera Violata, capolavoro di Korngold nell’allestimento firmato da Pier Luigi Pizzi e diretto da Pinchas Steinberg con il Coro del Regio di Torino. In accordo con OperaVision, piattaforma video europea interamente dedicata all’opera lirica, lo spettacolo sarà trasmesso gratuitamente in streaming e on demand dal 28 febbraio al 28 agosto 2020.

Il Teatro Biondo di Palermo decide di far fronte alla chiusura con tre proiezioni streaming sul suo canale Youtube (@TeatroBiondo): fino a domenica 8 marzo, dalle 17 alle 22sarà possibile assistere gratuitamente allo spettacolo Viva la vida di Gigi Di Luca, con Pamela Villoresi e con Lavinia Mancusi (musiche) e Veronica Bottigliero (body painter). Mezz’ora prima di ogni proiezione, sulla pagina Facebook del Teatro Biondo, saranno pubblicate le interviste live dietro le quinte insieme a ospiti speciali, uno per ogni giornata.

Teatro a porte chiuse è la risposta del Teatro Studio Uno, casa romana del teatro indipendente, all’emergenziale chiusura delle attività. In comune accordo con le compagnie in scena, si è scelto di offrire la visione degli spettacoli trasmettendoli in diretta sulla pagina Faceboook di Teatro Studio Uno. A sostegno dello spazio e degli artisti, è stato aperto un conto paypal tramite il quale poter effettuare una donazione per la diretta dello spettacolo, oltre a prevedere la possibilità di acquistare dei biglietti virtuali dal sito eventribe.

Il contagio dilagante può destare meno paura se il virus che si diffonde è quello dell’arte. È quanto cercano di fare alcuni artisti che, attraverso la neonata pagina Facebook Il bel contagio, condividono dei brevi video in cui declamano stralci di opere per riaffermare che la cultura, lo spettacolo e la bellezza sono indispensabili (e devono essere virali).

In apertura del programma radiofonico Radio3 Suite, la giornalista Laura Palmieri insieme al team di Radio3, ha avviato un’iniziativa di sostegno agli artisti che consiste nella possibilità di usufruire di un palcoscenico sonoro della durata di 15 minuti. Dal lunedì al venerdì, dalle 20:10 alle 20:30, andranno in onda pillole teatrali in cui gli artisti potranno condensare creativamente gli spettacoli sospesi o annullati.

Teatro Tedacà

C’è chi ha scelto di non interrompere la propria proposta culturale seguendo la disposizione ministeriale di garantire un metro di distanza tra gli spettatori. È il caso del Teatro Trastevere e del Teatro Furio Camillo di Roma, del Teatro Faraggiana di Novara e del Teatro Tedacà di Torino.

Anche il Teatro dell’Opera di Roma non si ferma. Per il prossimo fine settimana, che va dal 13 al 15 marzo, in programma tre appuntamenti musicali dall’emblematico titolo R/Esistere aperti al pubblico nella sala del Costanzi.

Questa parziale mappatura delle iniziative di contrasto a un’emergenza che piega un settore fragile quale quello dello spettacolo, è un chiaro segnale lanciato da un sistema a rischio che, sul filo della precarietà, cerca di restare in equilibrio senza arrendersi. Richiamando artisti e operatori a unirsi, nella difficile condizione sanitaria che attanaglia la nazione, il teatro italiano si spoglia delle vesti ufficiali, portando avanti la necessità di fare cultura e condividere bellezza.