#Incontri: Cantiere Teatrale Flegreo al Napoli Teatro Festival. Intervista a Michele Schiano di Cola

Ago 14, 2021

Sarà uno degli artisti presenti nella prossima edizione del Napoli Teatro Festival di Ruggero Cappuccio, come attore nelle vesti di Anfitrione, drammaturgia e regia di Teresa Ludovico, prodotto dai Teatri di Bari, e regista per il “Sogno di una notte di mezza estate” , un progetto ideato e diretto da Pako Ioffredo, Demi Licata e Michele Schiano Di Cola di TERZA GENERAZIONE – Cantiere Teatrale Flegreo, protagonisti di una rinascita culturale nel polo industriale di Pozzuoli.

Michele Schiano di Cola ci parla del laboratorio seminale avviato per indagare il teatro di Shakespeare, o per indagare se stessi attraverso Shakespeare, e per trovare nuova linfa artistica dalle pagine di una delle più celebri commedie del Bardo. Un percorso artistico che avrà un secondo incontro – dato il gran numero di richieste – dal 5 Aprile al 10 Aprile presso l’Art Garage di Pozzuoli e darà la possibilità agli allievi attori di far parte del cast del “Sogno di una notte di mezza estate”.

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Una Terza Generazione di artisti sta rispondendo coraggiosamente all’emergenza socio-culturale nella zona campana dei Campi Flegrei, dopo la chiusura delle fabbriche e la perdita della vocazione industriale, e al generale senso di smarrimento di larga parte della popolazione. Come e sotto quali auspici è nato il Cantiere Teatrale Flegreo?

La società C.A.S.A. Srl e le associazioni culturali Marina Commedia ed EnArt mirano, insieme, alla creazione di un movimento che sappia rinvigorire la società civile attraverso la creazione di una realtà duratura nella quale confluiscano artisti e professionisti delle differenti arti sceniche, con l’intento di promuovere la cultura in tutte le sue espressioni, garantirne l’accessibilità, la fruizione, la crescita e lo sviluppo. Tale realtà prenderà il nome di Cantiere Teatrale Flegreo.

In che modo è strutturato il laboratorio/cantiere teatrale “Sogno di una notte di mezza estate”? Che figure attoriali sta cercando e con quali obiettivi è stato ideato?

Con Marina Commedia, EnArt e C.A.S.A. s.r.l., abbiamo dato vita ad una serie di laboratori, con attori per lo più napoletani, il cui fulcro è stata l’indagine di alcuni capolavori di Shakespeare. Trovo ci sia una forte parentela tra la tradizione drammaturgica inglese e quella napoletana: la capacità di raccontare storie, tanto per cominciare; la ricchezza linguistica, in grado di esprimere in forma poetica e nello stesso tempo popolare, svariati mondi; la capacità di far coesistere il tragico e il comico; l’innegabile comunicatività che consente di stabilire un ponte con il pubblico, che si lascia emozionare, commuovere e divertire.

Una sintesi meravigliosa di tale parentela è senza dubbio “La Tempesta” di Shakespeare nella traduzione di Eduardo De Filippo. Da questa riflessione, è nata l’idea di mettere in scena, con un gruppo di attori napoletani il “Sogno di una notte di mezza estate”. Lo spettacolo debutterà al Napoli Teatro Festival edizione 2018 al Teatro Bellini il 13 e il 14 giugno; e il cast sarà interamente composto da attori che hanno frequentato i laboratori.

Fra didattica e pedagogia teatrale: in quali direzioni volge il lavoro del docente rispetto agli allievi attori durante l’attività laboratoriale? Quali sono i principi e le tecniche drammatiche che vengono trasmessi?

Per un teatro di relazione. L’indagine che mi interessa affrontare verte allo scardinamento dei principi che fondano un teatro di rappresentazione, il cui fulcro è la descrizione del testo, delle sue dinamiche, dei suoi personaggi. L’attore finisce, in questo contesto, per indicare gli stati d’animo e i pensieri e le emozioni dei personaggi, per descriverli, e per riferire le parole del testo; ne consegue un appiattimento dei personaggi ad una sciocca bidimensionalità; e vittima di una preesistente idea registica, l’attore castra la propria creatività per approcciarsi con pregiudizio al lavoro, diventando un esecutore.

Ciò che mi interessa è indagare l’umano, nelle sue contraddizioni e fragilità. Ciò che mi interessa è la persona! In un teatro di relazione, il centro è l’attore. L’attore scevro dai pregiudizi, libero dai pudori, idiota nell’incarnare la propria umanità. Insomma l’attore che, mette a disposizione il proprio corpo, le proprie sensazioni, le proprie emozioni, i propri pensieri; in una parola la propria vita, lasciandosi vivere dal testo. Principio fondante di un teatro di relazione è l’ascolto.

L’ascolto è una condizione di apertura, necessaria, per lasciarsi suonare dal testo, dal proprio compagno di scena, da se stessi. Solo se l’attore è qui ed ora può fare accadere, può essere e non rappresentare . L’accadimento è l’altro principio fondante di un teatro di relazione; un teatro il cui centro è l’attore (actor-oris, der.. di agere: agire).

Il “Cantiere Teatrale Flegreo” debutterà nella sua prima produzione, all’interno del Napoli Teatro Festival, con “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare, regia di Michele Schiano di Cola. Quale impostazione registica verrà privilegiata al fine di rendere esplicito il legame fra classico e contemporaneo, fra il multiforme e ambiguo mondo raccontato da Shakespeare e la caleidoscopica realtà napoletana?

Si tratta di una commedia, beninteso; ma la linfa sotterranea, mistica che la alimenta, ha una connessione fortissima con il magmatico e ancestrale substrato che tuttora popola, meglio infesta, la nostra città. C’è un legame profondissimo tra il multiforme e ambiguo mondo raccontato da Shakespeare e la caleidoscopica realtà napoletana; realtà in cui il confine tra vita e morte è così labile: è innegabile che Napoli parli con i propri morti, fosse anche solo per chiedere i numeri al lotto! L’autore racconta un mondo imbastito su tre piani, ognuno con un linguaggio diverso.

Il bosco, ovvero l’onirico, il dionisiaco, il luogo potremmo dire, della lingua madre, che dunque mi piacerebbe esprimere in napoletano, con diverse influenze periferiche. La corte, ovvero l’apollineo, dominato dalla razionalità, dalla comunicazione formale e repressa, che vorrei raccontare usando l’italiano.

Il mondo degli artigiani, ovvero dell’arte, del teatro, quello sano, quello fatto per il piacere e divertimento, ma che trascende, diventa tramite tra i due mondi; dunque un piano con un linguaggio proprio, figlio di quell’italiano e di quel napoletano, continuamente in bilico tra l’uno o l’altro. Immagino un allestimento calato nel contemporaneo; non naturalistico ovviamente, trattandosi di una storia di fate e folletti. Ma chi sono oggi queste fate e questi folletti?

Qual è l’accesso che noi riserviamo al dionisiaco? Cosa è veramente il bosco? Cosa ci muove dalla corte di noi stessi? Cosa ci fa trascendere? Qual è il risultato dell’eterno conflitto tra il dionisiaco e l’apollineo e come lo esprime la nostra civiltà? Mi interessa indagare il disagio che lo sbilanciamento di questo conflitto provoca; in definitiva le fragilità e contraddizioni dell’uomo contemporaneo, decisamente in disequilibrio rispetto a se stesso e alla propria natura. Tutto questo, naturalmente, nel pieno rispetto della direzione indicataci dall’autore: la commedia!

Sempre per il Napoli Teatro Festival, al Teatro Trianon Viviani il 3 e 4 Luglio,  verrà presentata la pièce “Anfitrione” con la drammaturgia e regia di Teresa Ludovico, produzione Teatri di Bari, in cui Michele Schiano di Cola sarà il protagonista. Come viene rappresentata la figura di Anfitrione nello spettacolo? Quali sono le difficoltà nel trattare una materia teatrale con un retaggio classico? Più in generale come procedono i lavori artistici?

L’Anfitrione è uno spettacolo sul doppio; sui fantasmi che ci abitano; sulle contraddizioni che ci muovono. Sulla fragilità. Mi interessa la perdita di identità e la disgregazione dell’io. Si ride, si piange, si suda, si gode e si “ghietta ‘o sanghe!” In una parola di umanità si tratta. Anfitrione è l’uomo contemporaneo: schiavo del proprio ruolo sociale, del proprio ego, della costruzione farlocca della propria identità; quando non lo riconoscono, si disintegra, si sgretola, si perde. Interpretare Anfitrione, è stata una bella indagine, un bel gioco, nel quale mi perdo ogni volta, e ogni volta mi ritrovo.

Biografia di Michele Schiano di Cola

Nasce a Napoli nel 1982. Si diploma presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi, e prosegue la sua formazione frequentando una Masterclass presso il teatro Eliseo di Roma e La Nouvelle Ecole des Maîtres diretta da Franco Quadri e il corso di perfezionamento per attori professionisti del Mercadante Teatro Stabile di Napoli diretto da Luca De Filippo.

E’ diretto, in Italia dai registi: Teresa Ludovico, Jurij Ferrini, Mario Martone, Mauro Avogadro, Davide Iodice, Mimmo Borrelli, Claudio Longhi, Claudio Autelli, Alberto Oliva e, in diverse produzioni internazionali da: Bruce Myers, Matthew Lenton, Guy Delamotte,Gerard Watkins, Victor Alimpiev, Marian Zunin.

Nel corso degli anni collabora con alcuni dei maggiori teatri nazionali e internazionali: Teatro Kismet Teatri di Bari, La Corte Ospitale di Rubiera,Panta Théâtre di Caen, Institut Français Italia,Fondazione Teatro Piemonte Europa, Teatro Giacosa di Ivrea, Fondazione Pontedera Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG (Italia), Fondazione Campania dei Festival/Napoli Teatro Festival Italia (Italia), Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique-CREPA(CFWB/Belgique), La Comédie de Reims, centre dramatique national (France), Direcção-Geral dasArtes (Portugal),Teatro Nacional D. Maria II (Portugal), Teatro Litta, Teatro CRT, Mercadante TeatroStabile di Napoli, Teatro Eliseo di Roma, Fondazione Teatro Stabile di Torino, Fondazione TeatroMetastasio di Prato, Biennale di Venezia.

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