CA-NI-CI-NI-CA: individuare il conflitto

Dic 18, 2024

Articolo di Cecilia Cerasaro

Il pubblico che decide di passare una sera al Teatro Basilica per assistere a uno spettacolo sul lavoro dei braccianti nella filiera di produzione e distribuzione della salsa di pomodoro sa, con ogni probabilità, già abbastanza – ammette Greta Tommesani (autrice e interprete dello spettacolo) – sullo sfruttamento e sul caporalato.
La performer entra in scena e comincia a disporre con metodo alcuni pomodori su un telo di plastica bianco steso a terra, per poi prenderli di nuovo in mano e ripetere, con movimenti sapienti, l’operazione due metri più in là, mentre chi guarda intuisce da subito che prima della fine dello serata il candore della scena si macchierà del rosso della polpa. 

Nello stesso modo in cui lo spettatore sa che i pomodori che acquista al supermercato vengono raccolti da persone, perlopiù  immigrati, che lavorano a cottimo in condizioni degradanti per pochi euro a cassetta  sa anche – almeno secondo i due attori e drammaturghi Greta Tommesani e Federico Cicinelli – di chi sia la colpa di questa disfunzione del sistema produttivo. Nessun dubbio che la responsabilità sia dell’oligopolio della grande distribuzione organizzata che ha imposto ai produttori prezzi troppo bassi per la materia prima e delle istituzioni che non hanno posto argini a questo strapotere. Nessun dubbio che la strategia di spostare il problema sull’etica e consapevolezza del consumatore nel momento dell’acquisto sia una scusa e anche meschina. La domanda che i due autori si pongono sarà allora: cosa può aggiungere l’ennesimo spettacolo sul tema alla nostra prospettiva?

© Cosimo Trimboli

CA-NI-CI-NI-CA una risposta a questa domanda la trova nella risata autoironica, quella che riduce la distanza fra il percorso biografico dello spettatore e i campi di pomodori, ridicolizzando quel senso di pena e di superiorità che la piccola-media borghesia che frequenta i teatri, e che spesso pratica professioni afferenti alla sfera intellettuale, prova nel sentir parlare dell’argomento. Così, piuttosto che fingersi raccoglitrice di pomodori, Greta Tommesani racconta la sua storia di giovane laureata in relazioni internazionali con l’obiettivo di farsi assumere in una campagna di comunicazione che dovrebbe sensibilizzare proprio su questo tema. Poco a poco Greta, e il pubblico con lei, scopre nel rapporto con il suo nuovo datore di lavoro – interpretato da Federico Cicinelli che osserva la scena dalla regia visibile a fianco al palcoscenico – alcuni dei meccanismi di sfruttamento che vive in questo Paese anche chi lavora nei campi. 

La verità è che anche all’“anarchico insurrezionalista” tocca, se vuole riuscire a vivere senza abiurare i suoi ideali, scendere a patti con il sistema economico che ha intorno e che struttura qualsiasi ambiente di lavoro. Gli artisti e le artiste non fanno eccezione: quando Greta annuncia dopo venticinque minuti dall’inizio dello spettacolo che, come suggerito dagli esperti per aumentare la produttività, adesso si concederà cinque minuti di pausa, un moto di sorpresa attraversa la sala. Lo spettatore adesso si ricorda per la prima volta che anche quello a cui sta assistendo è un lavoro, che anche l’attrice che ha davanti fa un mestiere spesso mal retribuito e poco tutelato.

© Cosimo Trimboli

Il materiale di ricerca, divenuto performance, viene proiettato sul fondo del palco per raccontare il momento in cui Federico scopre che Samir, il bracciante e interprete che sta intervistando, non è un migrante sofferente e privo di coscienza politica. Non solo, Samir è riuscito lì dove Federico ha fallito, o piuttosto non ha mai tentato: insieme ai suoi colleghi raccoglitori ha riconquistato il potere di contrattazione, costringendo il datore di lavoro ad aumentare la paga. Questa alleanza solidale non è, spiega Federico, nemmeno immaginabile per chi come lui lavora da videomaker nel milanese.

 Ciascuno di questi lavoratori e di queste lavoratrici, sentendosi solo di fronte al potere economico, è disposto a svendersi, come la neolaureata in relazioni internazionali che avrebbe diritto a un riposo che non gli è concesso, e che spesso lei stessa rifiuta “non per brillare ma per rimanere a galla”.Non c’è modo di cambiare il sistema senza prima averlo compreso. Come rivela Gramsci, apparso in sogno alla timida rivoluzionaria Greta, è necessario “individuare il conflitto”. Solo allora gli scarti, i frutti ammaccati e imperfetti, troveranno la forza di unirsi a prescindere dal loro ruolo nella società e potranno, ormai abbastanza lacerati ed esplosi, dare inizio a qualcosa di nuovo.

Crediti 

Con Greta Tommesani e Federico Cicinelli

Drammaturgia e messa in scena Greta Tommesani e Federico Cicinelli con la collaborazione di Daniele Turconi

Cura del movimento Beatrice Pozzi e Angela Piccinni

Scene Rosita Vallefuoco

Luci Raffella Vitiello

Suono Jacopo Ruben Dell’Abate

Produzione Cranpi, 369gradi e Romaeuropa Festival

Con il contributo di MiC- Ministero della Cultura

Con il sostegno di Carrozzerie | n.o.t, Teatro Biblioteca Quarticciolo

Con il supporto di Residenza IDRA e Teatro del Lemming nell’ambito del progetto CURA 2023

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