Gli artisti
Nato nel 1974 nel distretto sud di Londra da famiglia di origine bengalese, Akram Khan è un danzatore e coreografo noto per la sua ricerca che combina danza contemporanea e Kathak, tradizionale tecnica indiana. Inaugura la sua carriera a tredici anni, diretto da Peter Brook nello spettacolo Mahabharata.Già da giovane, infatti, trova nella danza il suo modo di comunicare, o come egli stesso ama definirla, la sua voce. Il training nella tecnica Kathak incontra la danza contemporanea durante gli anni adolescenziali, portandolo a completare gli studi presso la Northern School of Contemporary Dance. Inizia a coreografare i suoi primi assoli durante gli anni ‘90 e nel 2000 fonda la Akram Khan Dance Company.
In più di vent’anni di attività, la compagnia vanta un vasto repertorio tra Kathak e moderno e numerose collaborazioni con artisti internazionali e ensemble, tra cui Sacred Monsters, duetto di Akram Khan e Sylvie Guillem, o il balletto Giselle coreografato per l’English National Ballet. Il coreografo ha inoltre ricevuto numerosi premi internazionali tra cui due Olivier Award, per la performance DESH nel 2012 e XENOS nel 2019. La Akram Khan Company è un associate artist del Sadler’s Wells Theatre e Mountview Academy of Theatre Arts di Londra, e del Curve Theatre di Leicester.
Naaman Azhari nasce in Francia ma frequenta anche il Libano in giovane età. Completa gli studi nel Regno Unito, dove sviluppa un particolare interesse per l’animazione digitale, in particolare il Rotoscoping. Il suo primo corto d’animazione The Sunshine Boy riceve il Vimeo Staff Pick nel 2017. Due anni dopo, il secondo corto The Magic Boat riceve una nomination BAFTA per miglior corto d’animazione.
L’opera
Breathless Puppets è un corto che vede la collaborazione tra i due artisti, l’uno a curarne la coreografia e l’altro la regia e animazione. Tra i committenti il Manchester International Festival, che lo inserisce nella serie Postcards From Now: un progetto che unisce le prospettive di cinque artisti provenienti da campi diversi – danza, musica, visual art, teatro, animazione – sviluppatosi durante il primo lockdown globale del 2020. Chiede agli artisti di declinare a piacimento la domanda what happens next? (e adesso che succederà?), riflettendo sul potenziale dell’arte e della creazione durante un’emergenza sanitaria.
Il duetto
Protagonisti della storia sono Nick e Karim, due giovani aspiranti danzatori alle prese con i preparativi per l’audizione a una scuola prestigiosa. La disapprovazione delle loro famiglie, che non considerano la danza un vero lavoro, rende loro la vita complicata. Ricorrente è la frase “Dance is Haram“, termine arabo che indica qualcosa di proibito o illegale. Ciò li obbliga a mantenere segreti i loro appuntamenti, fino a separare del tutto le loro vite. Solo la pandemia riuscirà a farli tragicamente riunire, ma non sotto le luci dei riflettori. La coreografia di Khan si concentra sull’uso delle mani, disegnando gesti e forme abilmente ricalcati dall’animatore. Le due figure danzano intersecandosi, creando effetti di sovrapposizione e incastro.
Dalle parole del coreografo: «Il progetto è una risposta al Covid-19 […] parla di due uomini che sono amici, della loro storia e come questa influisce sul loro futuro […] riflette sulla vita. La vita non è mai chiara, riconosci alcune sue parti, pensi di esserne in controllo ma in realtà non è così».
L’animazione
Azhari adopera il rotoscoping, processo che consiste nel tracciare manualmente ogni frame di un filmato. L’artigianalità della tecnica dà come risultante delle linee dal carattere dinamico e ondulante, che seguono alla perfezione il disegno tracciato dalle coreografie di Khan e che ne sottolineano il carattere etereo e sfocato. Lo stile si mantiene minimale per tutta la durata del corto, riducendo gli sfondi a un neutro bianco o nero, aggiungendo di rado oggetti di decoro.
I colori giocano inoltre con le linee narrative del racconto: se il bianco rappresenta la realtà, il nero sembra descrivere una dimensione onirica e virtuale. La lineart è sottile e essenziale, per porre l’accento solo su determinate parti del corpo. Ecco allora apparire il contorno bianco su sfondo nero solo delle braccia e della testa dei danzatori, mentre il loro corpo è tutt’uno con lo spazio che li circonda.
durata: 16 minuti
performer: Akram Khan Hannes Langolf Ashton Hall Robbie Ordona
pubblico: chiunque possieda un device con connessione internet
tecnica: animazione per rotoscoping
suono: composizione originale di Vincenzo Lamagna
Nasce in provincia di Siracusa nel 2000 e affianca la maturità classica allo studio in ambito performativo frequentando l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa e la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, dove ad oggi frequenta il corso Danzatore e persegue uno studio personale circa la storia della performance digitale e le sue future declinazioni. Il suo primo studio coreografico Else_or the january blues debutta a giugno 2021 in occasione del Festival Dominio Pubblico – La città agli Under 25 negli ambienti di Spazio Rossellini a Roma.