Arriva da mondi lontani e oscuri come i ricordi dei racconti delle favole che da bimbi a volte ci incantavano, altre volte invece ci terrorizzavano. Andrà in scena al Teatro Argot Studio di Roma: Black’s Tales Tour, spettacolo in cui cinque fiabe classiche – la Sirenetta, Scarpette rosse, Biancaneve, La Regina delle Nevi e Cenerentola – vengono spogliate della loro parte edulcorata e consolatoria e presentate in tutta la verità della loro versione autentica. Per la rassegna DPBLACKMIRROR all’interno della stagione Home Sweet Home l’attrice e regista Licia Lanera – Premio Ubu come miglior attrice under35 nel 2014 – e fondatrice, insieme a Riccardo Spagnulo, di Fibre Parallele, firma una scrittura originale che racconta incubi notturni e storie di insonnia, per parlare di alcune donne, delle loro ossessioni, delle loro manie, delle loro paure.
“Arriva un tempo che è quello della notte. Arriva un tempo in cui dal tuo letto escono draghi e sirene, vecchie dal naso adunco e giovani spose, principi azzurri e maghi, gatti parlanti e serpi mozzate. Arriva un tempo che è pericoloso per chi non dorme, perché i pensieri si affastellano e strane creature ti vengono a trovare. Per me, che soffro d’insonnia, tutte le notti arriva un tempo magico e inquieto e questo tempo, per una sera, voglio condividerlo con gli spettatori. Travestita da icona pop, prendo in giro me stessa: la star. La star decomposta, la reginetta depressa. Arriva un tempo in cui racconto fiabe, o quello che ne resta, a suon di musica elettronica. Arriva un tempo in cui le fiabe che conosci da sempre sono una scusa per dire di te. E dici ciò che mai, altrimenti, avresti avuto il coraggio di dire”.
Licia Lanera
Quali fiabe ascoltavi da bambina e quali erano le tue preferite?
Nessuna, per questo sono un mostro! Ho un vago ricordo dei dischi con le Fiabe Sonore, quelle che iniziavano con la sigla “A mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrar…”, e di una videocassetta Disney della Bella Addormentata, perché mi è rimasta impressa la voce che ripeteva “Tocca il fuso! Tocca il fuso!”, ma di qualcuno che mi leggesse le fiabe a letto non ho un ricordo, proprio zero assoluto. Infatti il primo step di Black’s Tales, dal titolo “Licia legge le fiabe”, in cui leggevo fiabe inquiete nei letti degli spettatori, era proprio un riscatto cattivo della mia vita.
Nel tuo Black’s Tales Tour non si riescono a trovare aggettivi per i principi e la disperazione delle protagoniste che si esibiscono in una danza grottesca, strappando improvvise risate nella tragedia. Cosa diresti alla Sirenetta, a Cenerentola, alla matrigna di Biancaneve, a Karen di Scarpette rosse e alla Regina delle nevi, se potessero ascoltare i tuoi consigli?
Questa è una bellissima e difficilissima domanda, perché le eroine sono loro e quindi dovrebbero essere loro a dare consigli a me. A Cenerentola consiglierei di fare una vacanza da sola. È un’esperienza in cui ti ritrovi con te stessa e scopri anche i lati meravigliosi della solitudine, il piacere dell’autonomia selvaggia. Così sarebbe anche più svincolata da quel principe un po’… un po’… un po’ così.
Alla Sirenetta, più che di uccidere il principe, consiglierei di non barattare un pezzo di corpo per un’altra persona e direi anche che non vale la pena di morire per amore, se non si ha la certezza della resurrezione.
Alla matrigna di Biancaneve che cosa devo consigliare? Di guardare oltre lo specchio. È il consiglio che do anche a me stessa, ma è molto difficile da seguire.
A Karen di Scarpette rosse consiglierei di dirottare l’attenzione anche su qualche maglione, su qualche vestito… È quello che faccio io per evitare che l’ossessione per le scarpe mi porti alla rovina.
Alla Regina delle nevi non ho niente da consigliare: quella sa il fatto suo.
Cosa chiederesti alla Strega del Mare e qual è la cosa più preziosa che saresti disposta a cederle in cambio?
Darei una parte della mia carriera in cambio di una famiglia che mi accompagni fino a quando sarò vecchia. Una parte, non tutta, eh! Che poi magari divento una casalinga…
Alla fine dello spettacolo componi la scritta “eternità”, una parola che dici di non saper scrivere. Di questo lavoro così effimero, di quest’arte che non resta, cosa vorresti sopravvivesse al tempo? Cosa vorresti che si dicesse di te e di Fibre Parallele, tra venti anni?
Eternità è una parola legata all’arte: noi non siamo eterni ma l’opera d’arte, se di valore, sopravvive. Ogni artista ha ovviamente il sogno di restare nella memoria storica dell’arte non dico mondiale, ma almeno del proprio paese. Tra vent’anni mi piacerebbe essere nella memoria emotiva delle persone, sapere che un incontro a teatro con me per alcuni spettatori è stato qualcosa che magari non ha cambiato loro la vita, ma ha segnato un momento, un percorso. Quello che mi interessa è parlare alle persone, parlare dell’Uomo all’Uomo: se ci sono degli uomini che ricordano affettivamente quello che io ho fatto e che loro hanno visto, questo mi va bene, se non per l’eternità, almeno per i prossimi vent’anni.
Sei stata scelta come madrina degli UBU 2017: incubi ricorrenti nelle tue notti più o meno insonni, in attesa del 16 dicembre?
No, ero molto tranquilla. L’unico attimo di vertigine è stato quando ho cantato una canzone: non sono una cantante, accanto a me sul palco c’erano musicisti veri e avevamo fatto una sola prova, ma poi me la sono giocata, divertendomi. Mi sono anche data il microfono sui denti, è vero, ma non avevo alcuna ansia da prestazione: fare uno spettacolo è ben più impegnativo, ero lì con una tale leggerezza! Poi io dovevo solo leggere, Oliviero aveva il compito più complicato, invece io stavo lì e facevo la soubrette, che è un ruolo in cui mi sento totalmente a mio agio!
C’è un autore, classico o contemporaneo, su cui avresti tanta voglia di lavorare?
Sì, vorrei lavorare su Eduardo, ma non mi danno i diritti e mi viene da piangere per questo. È un desiderio forte che chissà se mai realizzerò. Intanto ci sono tanti altri autori su cui ho voglia di lavorare e su cui lavorerò.
scritto, diretto e interpretato da Licia Lanera
sound designer Tommaso Qzerty Danisi
scenografia Giorgio Calabrese
costumi Sara Cantarone
light designer Martin Emanuel Palma
regista assistente Danilo Giuva
ph. Luigi Laselva
Produzione Fibre Parallele/Licia Lanera
Spettacolo realizzato con il sostegno di Residenza IDRA e Teatro AKROPOLIS nell’ambito del progetto CURA 2017 e di Contemporanea Festival/Teatro Metastasio 2016
DURATA 60′
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=uvHWT3I0OQE[/embedyt]