Balkan Focus, al via il Polis Teatro Festival

Apr 26, 2023

La questione balcanica, l’unità dell’Europa, la controversa gestione dei flussi migratori, l’imminente catastrofe ambientale che chiama ad un impegno collettivo e solidale. Questi i temi della sesta edizione del Polis Teatro Festival di Ravenna, creato e diretto da Agata Tomsič e Davide Sacco di ErosAntEros, che si svolgerà dal 2 al 7 maggio nei teatri Rasi e Socjale, alle Artificerie Almagià e per la prima volta, anche al MarMuseo d’Arte della città. Novità di quest’anno, l’epilogo al Teatro Alighieri il 10 e 11 giugno con lo spettacolo partecipativo Gaia, ispirato alla teoria della Terra di James Lovelock e ospitato nell’ambito del Ravenna Festival

Il titolo scelto per il 2023, Balkan Focus, vedrà susseguirsi artisti già affermati a livello internazionale con autori emergenti, per un totale di 25 spettacoli, tutti in lingua originale con sottotitoli in italiano e inglese, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì-Università di Bologna.

Rimarcando la vocazione di festival di teatro contemporaneo europeo già avviata nella scorsa edizione, ha spiegato la Tomsič in conferenza stampa “anche quest’anno saranno moltissimi gli artisti provenienti da tutta Europa e in particolare da quella orientale, per approfondire il tema dell’incontro e del dialogo  con un’area geopolitica complessa ed eterogenea che la stessa Unione Europea ha definito determinante sia per i flussi migratori che per la guerra in atto”. Ha poi proseguito spiegando che “il manifesto di apertura di quest’anno, disegnato da   Gianluca Costantini  vede come protagonista una bambina con una stella tra le mani. Una stella che in passato e in altri luoghi ha assunto diversi colori, ma che Polis desidera gialla come auspicio per un’Europa di pace tra i popoli e nei confronti del nostro pianeta. Auspicio che vogliamo coltivare per il futuro”.

Tra gli spettacoli in calendario dedicati non poteva quindi mancare A come Srebrenica, di e con Roberta Biagiarelli, spettacolo simbolo sul conflitto nell’ex Jugoslavia che dal debutto nel 1998, dopo oltre 600 repliche, arriva a Ravenna il 3 maggio al Rasi, coinvolgendo, per la prima volta, nella replica mattutina del giorno successivo, anche le scuole. 

A raccontare invece la disgregazione del Paese, con una performance tra le più rappresentate al mondo che racconta per bocca degli attori gli stereotipi politici sulla guerra degli anni’90 nei Balcani, Dannato sia il traditore della patria sua! del regista bosniaco-croato Oliver Frljić,  prodotto dallo Slovensko Mladinsko Gledališče di Lubiana, spettacolo-simbolo di questa edizione, in scena il 6 maggio e seguito dall’incontro con il saggista Gianni Manzella, la compagnia e l’artista kosovaro Branko Šimić

Tra gli spettacoli più attesi anche la prima nazionale di Vergine giurata del kosovaro Jeton Neziraj, prodotto da Qendra Multimedia . La vergine giurata, secondo la tradizione albanese, è la donna senza genitori e senza marito, che per non perdere il diritto alla casa e alle proprietà, accetta di vivere come un uomo, rifiutando il sesso e la vita femminile per beneficiare di alcuni privilegi in un territorio dove in passato sono stati riservati solo agli uomini. Anche qui lo spettacolo sarà seguito da un incontro, questa volta tra Anna Maria Monteverdi, esperta di teatro dei Balcani, Neziraj e la compagnia Qendra Multimedia.

Altra prima nazionale è lo spettacolo itinerante e transdisciplinare della performer e regista italo-svedese Gemma Hansson Carbone, Muoio come un paese che apre la rassegna il 2 maggio con partenza dal Teatro Rasi. Ispirato al testo del greco Dimitri Dimitriadis, che descrive una Grecia contemporanea assediata e allo sbaraglio e pubblicato nel 1978 Petheno san hora, nella rilettura postuma è apparso come una prefigurazione della crisi del Paese ellenico. Al debutto anche Nemico (attraverso i Balcani) del collettivo francese ZONE-Poème, coprodotto da Polis Teatro Festival, tappa del progetto internazionale intitolato Ennemi e allestito nelle sale del Mar

Dalla Grecia al Kosovo con Branko Šimić, artista originario di Tuzla (Bosnia), che porta a Ravenna l’installazione performativa Il minatore di Husino, rievocazione della rivolta dei lavoratori delle miniere degli anni’20 per rivendicare l’aumento del salario e duramente repressa dalle autorità governative. Se il minatore che brandisce un fucile e trasporta un piccone è tuttora il simbolo del villaggio della Bosnia Erzegovina, nella rappresentazione di Šimić, il ribelle rivive in una scultura di mosaico contemporaneo composto da specchi, che richiama la cultura disco anni’70 e invita a ragionare sulla transizione dal socialismo al post capitalismo. 

Dal giovane autore italo-albanese Klaus Martini, invece, l’omaggio a Pasolini nel monologo PPP ti presento l’Albania, in scena al Teatro Socjale di Piangipane. 

Ultimo spettacolo di forte impatto emotivo Gejm, Gioco, del 31enne Žiga Divjak, sulla rotta migratoria balcanica. Il gioco consiste nel ripetere compulsivamente (e disperatamente) anche fino a 50 volte, il tentativo dei migranti di varcare i confini tra Italia, Slovenia e Croazia, dove vengono attuati i respingimenti.

Due gli spettacoli di ErosAntEros: Libia, anche questo legato alle rotte migratorie e dal carattere multidisciplinare. Ispirato al reportage della giornalista  Francesca Mannocchi e illustrato dal fumettista  Gianluca Costantini, l’opera arriva per la prima volta a Ravenna, dopo il debutto nell’autunno scorso alla Città delle 100 Scale Festival di Potenza e la tournée nazionale. 

Gaia, infine, sarà l’opera-epilogo di questa edizione, come si scriveva sopra, ospitata nell’ambito del Ravenna Festival, che co-produce insieme a PTF. “Il testo originale, scritto da Agata – spiegano Davide Sacco e Agata Tomsič – a Chartreux d’Avignon nel novembre 2022, vedrà in scena una ventina di persone che lavoreranno in modo corale, richiamando così l’antica funzione del coro greco, sul tema del clima, nei tre tempi del passato, del presente e del futuro, attraverso materiale sia di tipo mitologico che scientifico, quest’ultimo purtroppo ancora più distopico delle opere letterarie scritte sull’argomento”. 

Preparato da due laboratori nei quali si è concretizzata la chiamata pubblica ai cittadini di alcuni mesi fa, “una pratica ormai consolidata grazie al lavoro del Teatro delle Albe” 

questo lavoro “ci ha permesso di portare all’attenzione del pubblico l’impegno quotidiano degli attivisti”. 

Dopo il Festival il progetto Gaia sarà presente ai due festival internazionali del Fiat-Festival of International Alternative Theatre di Podgorica, in Montenegro, e Mot-International Theater Festival di Skopje, in Macedonia.

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