La stagione 2024 di Spazio Körper, Centro Nazionale di Produzione della Danza, prosegue con l’attesissimo ritorno di Körperformer, rassegna di danza contemporanea a cura di Gennaro Cimmino che avrà luogo dal 3 all’8 dicembre presso la Sala Assoli di Casa del Contemporaneo (Napoli). Il progetto, storica vetrina nazionale della danza, intende essere anche quest’anno un focus sulla regione Campania, uno spazio aperto e attento alla ricerca artistica dei giovani autori del territorio che da anni approdano sulla scena nazionale ed europea. L’edizione 2024 di Körperformer rappresenta una ripartenza importante per il Centro di produzione che, dopo la prematura scomparsa di Gennaro Cimmino, continua a immaginare e a costruire le azioni future partendo proprio dalla prima progettualità realizzata dal coreografo, genesi artistica della programmazione annuale.
La rassegna rappresenta dunque il cuore pulsante delle attività di Körper, centro di produzione impegnato nella valorizzazione dei giovani talenti che, oltre ai numerosi riconoscimenti ricevuti in questi anni di attività, vanta ben due candidature ai Premi Ubu 2024(Spettacolo di danza: Stuporosa di Francesco Marilungo e Progetto sonoro o musiche originali: Vera Di Lecce in Stuporosa). La programmazione, attentamente studiata e ideata da Gennaro Cimmino, coinvolge numerose realtà che da anni sono presenti a Napoli e provincia e mira alla creazione di una comunità mista di pubblico e artisti che possa rinnovarsi e ritrovarsi durante tutto l’anno anche nella programmazione del Centro di Produzione. Körper è divenuto nel tempo un’agorà aperta al confronto e al dialogo, un luogo in cui la danza guarda alla ricerca, all’indagine costante del corpo in relazione allo spazio e al tempo, una dimensione in cui attecchisce la genesi creativa e in cui è possibile riflettere sul rinnovamento della danza contemporanea.
L’edizione 2024 propone i progetti artistici di Roberto Tedesco (Körper), Francesco Colaleo e Maxime Freixas (Cie MF), Maria Anzivino, Ginevra Cecere e Viola Russo (Funa), Gianmaria Borzillo (Corpo Celeste), Maša Kolar, Nicolas Grimaldi Capitello, Nyko Piscopo (Cornelia) e Adriano Bolognino (Körper).
La prima regionale della performance Decisione Consapevole di Roberto Tedesco è il primo appuntamento in programma (3 dicembre, ore 21:00), un lavoro che affida la narrazione alla parola e al movimento, nell’imprevedibilità dell’improvvisazione. Lo spettacolo nasce come una mappa concettuale per guidare le sessioni di improvvisazione istantanea, con la funzione di definire uno schema da seguire, un punto di riferimento per costruire un lavoro coreografico che vede quattro danzatori confrontarsi con le loro scelte: uno spazio vuoto, da riempire e liberare grazie alla loro consapevolezza e al potenziale delle loro decisioni.
Cie MF –Francesco Colaleo e Maxime Freixas presentano in prima regionale Ça ira, il secondo capitolo del progetto coreografico C’est Pas Grave, una trilogia sul significato ambivalente della gravità (4 dicembre, ore 21:00). La performance è liberamente ispirata alla teoria filosofica dell’eterno ritorno di Friedrich Nietzsche, aspetto visibile nella logica della costruzione coreografica percepita come una ripartenza perpetua, un’apertura senza fine. Simili ai soggetti dei quadri del surrealista Max Ernst, i tre interpreti hanno sembianze di uomini uccello e intraprendono un viaggio surreale e onirico senza una vera destinazione finale; sperimentano, nel momento presente, la legge del caso e dell’imprevisto, risvegliando una relazione costante tra le diverse parti del corpo che dialogano e costruiscono nuove architetture nello spazio.
Il 5 dicembre (ore 21:00) sarà in scena Handle with care di Maria Anzivino, Ginevra Cecere, Viola Russo (prodotto da Funa), un archivio emotivo, un viaggio nel tempo dove le memorie si trasformano in tracce tangibili di un passato che si dissolve e si riforma incessantemente. Nel caos di un tempo non lineare, sulla scena l’intricata trama dell’ esperienza umana di una donna che tenta di ricostruire i pezzi di una vita forse mai vissuta. La danza si trasforma da linguaggio corporeo a linguaggio visivo e diventa il filo conduttore che guida lo spettatore attraverso una narrazione intensa e coinvolgente, plasmando un’esperienza teatrale che si snoda tra le ombre dell’animo umano e i bagliori della rivelazione.
Femenine è il titolo della performance di Gianmaria Borzillo, prodotta da Corpo Celeste e presentata in anteprima alla Sala Assoli (6 dicembre, ore 21:00). Il palcoscenico diventa luogo di ascolto e azione, di scoperta e di inizio, punto di solitudine ed euforia. Uno spazio queer, sghembo, un microcosmo creato per e dalla musica “organica” di Julius Eastman, in cui le frasi musicali vivono all’interno di altre frasi, strati multipli che fluiscono e defluiscono con il passare del tempo, tra passaggi e transizioni, in un accumulo che provoca stordimento, frustrazione e grazia. Una graduale conoscenza dell’altro come scoperta del sé, processo radicalmente queer, in cui vengono a palesarsi organicamente intimità e morte, AIDS e malattia, trasfigurazione e gioia dell’erotico, memoria, finzione e reale, la solitudine e la sua scomparsa.
Ispirato al celebre fenomeno dei BALLET RUSSES del Novecento, la compagnia Corneliapropone Hybridus, un trittico di danza contemporanea firmato da Maša Kolar, Nyko Piscopo e Nicolas Grimaldi Capitello che affronta la figura dell’ibrido mettendo in scena tre diversi processi di trasformazione del corpo in relazione al mondo contemporaneo, in una dimensione che accoglie le differenze ed il bizzarro. Le nuances del femminile sono celebrate nelle creazioni: Petrushka, attraverso la gestualità meccanica di una marionetta ancora umana e Sa Rose, la reinterpretazione di Le Spectre de la Rose di Michel Fokine, che sposta l’accento sulla ricerca del piacere erotico verso il proprio corpo. Facendo riferimento al capolavoro di Bronislava Nijinska, si completa il trittico di ibridi artistici con una nuova interpretazione del Bolero di Ravel attraverso la metamorfosi di Divine Beasts che irrompono sulla scena per la sopravvivenza di tutte le creature.
La rassegna si conclude con Your body is a battleground e Gli Amanti, dittico di Adriano Bolognino. Gli Amanti prende spunto dall’omonimo calco risalente al 79 d.C., portando alla luce un amore interrotto improvvisamente dalla forza prepotente della natura, ma custodito in eterno. L’abbraccio che li avvolge da circa 2.000 anni apre mondi e spazi di riflessione che vanno oltre la dimensione temporale, aprendo uno spiraglio di libertà attraverso il movimento dei corpi. Your body is a battleground si interroga invece sulla valenza dei ruoli sociali: il titolo rimanda all’immagine in di Barbara Kruger, creata e diffusa per la marcia delle donne di Washington nel 1989, grande manifestazione in favore della libertà femminile di autodeterminazione sul proprio corpo e sull’aborto negli USA. (Il dittico sarà in scena il 3 novembre al Teatro Nuovo di Napoli, ore 18:00).
Fra gli appuntamenti previsti allo SpazioKörper, la performance Anima radice eseguita dalle sei danzatrici del corso KörperYoung,a cura di Susanna Sastro e Flavio Ferruzzi (15 dicembre, ore 18:00). Il progetto di perfezionamento al palcoscenico ideato da Gennaro Cimmino, in questa nuova fase, propone due ricerche coreografiche inedite e pone l’attenzione ai nuovi linguaggi coreografici del territorio dedicando uno spazio a una giovane autrice, figlia di Körper, la quale indaga il rapporto che ha con la devozione partenopea insieme al nostro giovane ensemble. L’altro ramo si ispira al talento distintivo che può avere ogni essere vivente, un focus sulla spontaneità e sull’autenticità del movimento richiamando la leggerezza e l’accessibilità della cultura pop. Anima radice vuole scoprire quali ombre si conservano al di sotto della pelle, all’interno del corpo dotato di intelligenza, nei meandri dei nostri ricordi, eredità e tradizioni.
Torna a Roma, District Dance Festival, festival dedicato alla danza contemporanea, giunto alla terza edizione, ideato e organizzato dalla compagnia Atacama con la direzione artistica di Patrizia Cavola e Ivan Truol. Spettacoli, laboratori e incontri, dal 10 al 22 dicembre, tra La Scatola dell’Arte, l’ex Sala Consiliare del Municipio VII e il Teatro di Villa Lazzaroni di Roma con alcune tra le più rilevanti compagnie italiane: EgriBiancoDanza, Ariella Vidach Aiep, Compagnia Atacama, Mandala Dance Company, Res Extensa, Ersilia Danza, Luna Dance Theatre, Compagnia Petranuradanza – Megakles Ballet, Fabula Saltica.
La programmazione di District Dance prevede undici spettacoli in cinque giorni al Teatro di Villa Lazzaroni (14-15 e dal 20 al 22 dicembre) portando in scena produzioni pluripremiate, ma anche opere inedite di autori e autrici contemporanei, con l’obiettivo di offrire nuovi sguardi e linguaggi al pubblico romano. Si comincia sabato 14 dicembre alle ore 21:00 con Sciara (genesi)di Compagnia Petranuradanza – Megakles Ballet, un quadro surreale, con laregia e coreografia di Salvatore Romania e Laura Odierna. Un filo invisibile unisce l’uomo e la Terra, un flusso unico che nasce e cresce insieme, in cui il corpo è lo strumento che consente di mantenere salda l’unione tra questi due poli in un rapporto simbiotico e nello stesso tempo autonomo. Segue Res Extensa con Dalet, progetto di danza contemporanea di e con Giorgia Giannini e Andrea Tenerini, che esplora l’essenza della Terra e gli archetipi umani. Ispirato dalla lettera ebraica Dalet, simbolo di solidità, la performance immerge i danzatori in un dialogo tra corpo e spazio. Attraverso una coreografia che rappresenta figure archetipiche universali, emerge un linguaggio corporeo ricco di simboli primordiali.
Il 15 dicembre alle ore 17:30 il coreografo Claudio Pisa racconta in Delirante Tenerezza, i ricordi e le emozioni scaturiti dallanascita del figlio. Un viaggio nella paternità fatto di giochi, risate e gioie nel divenire di una famiglia. Una produzione della compagnia Fabula Saltica. Si continua con Luna Dance Theatre, in scena con Le Tre Marie del Mare, coreografia regia e drammaturgia di Simona Ficosecco. Tre donne, tre madri, tre sante portate dal mare, senza meta e senza tempo, da luoghi lontani. L’ispirazione arriva da un piccolo villaggio, Saintes Maries de la Mer, dove sono venerate tre Marie che secondo la leggenda qui approdarono su una zattera senza remi né vele.
Al debutto romano, dal 20 al 22 dicembre Compagnia Atacama presenta tre performance tratte dal progetto Lost Solos, l’ultima produzione che, ispirandosi alla rotta migratoria sbagliata di uccelli solitari fuori dallo stormo di appartenenza, dà corpo alla creazionedi tre assoli per differenti danzatori (Lost Solos – Bianco con Nicholas Baffoni, Lost Solos – Blu con Camilla Perugini,Lost Solos – Rosso con Valeria Loprieno) in un progetto coreografico a cura di Patrizia Cavola e Ivan Truol di intersezione delle arti, unendol’elaborazione della danza/poesia fisica a un lavoro di costruzione delle immagini pittorico e visionario, all’uso della parola e del suono.
Riflessioni politiche, nell’era del virtuale e delle guerre, delle pandemie e dell’emergenza climatica, del consumismo e del capitalismo, sono presenti in Essence, produzione in scena il 20 dicembre a cura di Mandala Dance Company, compagnia internazionale diretta da Paola Sorressa, che affronta la delicata questione di cosa, nonostante le apparenti diversità, ci lega indissolubilmente gli uni agli altri a brevi e lunghe distanze temporali e territoriali.
District Dance Festival continua il 21 settembre alle ore 17:00 con Ariella Vidach Aiep che presenta Nel Bosco del Futuro, un racconto musicale multimediale “danzato” dedicato alle famiglie, dove immergere sogni e desideri della contemporaneità, a partire dall’immaginazione di una visione del futuro del pianeta, idea e regia di Claudio Prati e Ariella Vidach. Alle 21:00 la compagnia Ersiliadanza presenta Chameleons, ispirata all’adattamento, esprimendo attraverso la danza come i corpi possano evolversi, sperimentare e rinascere, riflettendo la natura effimera e in continua trasformazione della vita, in una società fluida, dove il cambiamento è inevitabile e la resistenza è ciò che crea sofferenza.
Il 22 settembre EgribiancoDanza sarà in scena con Scritto sul mio corpo, un’opera di Raphael Bianco che esplora il corpo come supporto di emozioni, fragilità e speranze, riflettendo sulla precarietà della condizione umana in un contesto di crisi collettiva. La coreografia integra il segno corporeo con la narrazione, evidenziando come le esperienze passate plasmino l’individuo. Il lavoro affronta la transizione dalla morte alla rinascita, dedicandosi alla comunità che ne ha ispirato la creazione e a tutta l’umanità impegnata a fronteggiare sfide comuni.
Non solo spettacoli ma anche due percorsi dedicati alla formazione, accomunati dalla volontà di approfondire il linguaggio del movimento nella sue varie sfaccettature: dall’esperienza pratica al confronto su tematiche contemporanee fino all’utilizzo delle nuove tecnologie. Il 10-11 dicembre si terrà presso La Scatola dell’Arte, il laboratorio gratuito a cura di Patrizia Cavola e Ivan Truol, in collaborazione con la cattedra di Storia della danza dell’Università La Sapienza di Roma, che vuole accompagnare alla visione dello spettacolo Lost Solos indagando i temi e le scritture coreografiche della creazione. La pratica unisce lo studio tecnico del movimento, l’ascolto, l’osservazione e la consapevolezza del proprio corpo all’espressione artistica e alla ricerca di un proprio linguaggio coreografico, verso la costruzione o lo svelamento di un corpo poetico.
Mentre sabato 21 dicembre presso l’ex Sala Consiliare del VII Municipio si terrà Nel Bosco Dei Numeri, un laboratorio interattivo gratuito per bambine/i con quattro postazioni di realtà virtuale progettato per coinvolgere le famiglie, ideato e curato da Antonietta Mira in collaborazione con Claudio Prati e Ariella Vidach. Questo ambiente stimola la collaborazione tra genitori e figli attraverso dinamiche di gioco che si sviluppano ai confini fra il mondo virtuale e quello reale. Le attività ludiche offrono una nuova prospettiva sul nostro futuro, incoraggiando esperienze e interazioni che promuovono un approccio collettivo e collaborativo.
District Dance Festival 2024 è realizzato con il contributo del Municipio VII e in collaborazione con il Teatro di Villa Lazzaroni, La Scatola dell’Arte ETS, con la cattedra di Storia della danza dell’Università La Sapienza di Roma, e con il Municipio VII.
La Compagnia Atacama nasce nel 1997 fondata da Patrizia Cavola, coreografa e danzatrice, e da Ivàn Truol, coreografo, danzatore, attore. Da ottobre 2009 la compagnia ha residenza artistica presso La Scatola dell’Arte di Roma, centro di formazione e produzione, di cui sono essi stessi gestori e direttori artistici. Atacama è sostenuta e riconosciuta dal MIC Ministero della Cultura. L’Associazione Culturale, che negli anni ha ricevuto contributi anche dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma, dall’Imaie, persegue il fine di promuovere la conoscenza della danza contemporanea e delle arti performative attraverso la produzione di spettacoli dal vivo, l’organizzazione di festival e rassegne e la creazione di progetti di formazione e perfezionamento professionale.
Continua fino all’11 dicembre il progetto Affacciati alla finestra, amore mio! nel quartiere Primavalle di Roma, a cura dell’Associazione Cantieri dello Spettacolo, con la direzione artistica di Federica Mancini e la collaborazione delle Biblioteche Franco Basaglia e Casa del Parco.
L’iniziativa è realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura– Direzione generale Spettacolo ed è vincitrice dell’Avviso Pubblico Lo spettacolo dal vivo fuori dal Centro – Anno 2022 promosso da Roma Capitale – Dipartimento Attività Culturali. I lotti n° 4 e 5 delle case popolari (adiacenti via dei Barbarigo) dell’Ater Roma saranno trasformati in un palcoscenico a cielo aperto, ricco di proposte diversificate per tutta la famiglia. Gli eventi gratuiti (lettura, street art, teatro, concerti, cinema, circo) e le attività artistiche proposte rappresentano un’azione decisiva per la rigenerazione culturale e l’aggregazione del Municipio Roma 14.
I lotti di Primavalle saranno animati da attori, musicisti, performer e dagli stessi abitanti che si esibiranno nei piazzali comuni, dai balconi e dalle finestre delle case. Gli artisti verranno dislocati nei diversi palazzi e il pubblico sarà coinvolto attivamente attraverso un percorso di comunicazione animata e una serie di incursioni artistiche. Uno sguardo sul valore delle arti performative, una vera e propria festa di comunità con tanti ospiti, che vede i cittadini come protagonisti del progetto. Per gli spettacoli ai Lotti è consigliato portare una seduta.
Fra gli appuntamenti teatrali Ago, Capitano coraggioso con Ariele Vincenti, uno spettacolo sulla storia di Agostino Di Bartolomei – il Capitano Silenzioso – un uomo cresciuto in borgata, tra partite sui prati e cinematografi (26 novembre Cortili Lotti di Primavalle); Illoco Teatro mette in scena Fiabò, un viaggio sonoro attraverso racconti e narrazioni, una performance in cuffia pensata per i più piccoli che punta a valorizzare i tanti suoni che ci circondano, narrando come dietro una folata di vento o una pietra che rotola possa nascondersi una grande avventura (3 dicembre – Cortili Lotti di Primavalle). Storie diversamente magiche con Michela Cesaretti Salvi racconta la magia e la femminilità in modo poetico e ironico (10 dicembre – Cortili Lotti di Primavalle) e la compagnia Materiaviva propone Come in un sogno, uno spettacolo dal grande impatto visivo con esibizioni circensi e atmosfere oniriche (10 dicembre – Cortili Lotti di Primavalle).
Da non perdere la proiezione del film muto Il monello di Charlie Chaplin (1921) accompagnato al pianoforte dalle musiche originali di Paride Fusco, per restituire l’atmosfera dell’epoca (4 dicembre – Cortili Lotti di Primavalle) e Antica serenata, un concerto di musica sinfonica all’interno dei lotti. (11 dicembre – Cortili Lotti di Primavalle).
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Il programma prevede inoltre due percorsi complementari sul valore della lettura, uno dedicato ai teen e alle giovani generazioni e l’altro rivolto ai più piccoli sull’inclusione e il rispetto ambientale. Fra gli ospiti Fabrizio Colica, autore e attore de Le Coliche insieme al fratello Claudio; la scrittura e i tempi comici perfetti, la regia accurata e la capacità di reinterpretare i trend con la loro verve spiccatamente romana rendono le loro parodie tra i contenuti più virali del web. Fabrizio Colica incontrerà i ragazzi delle scuole medie e superiori all’interno della Biblioteca Franco Basaglia, un confronto divertito e ponderato sull’importanza della lettura; l’obiettivo è quello di immaginare le biblioteche come luoghi di tendenza e svelare tutte le potenzialità che queste rappresentano.
Dopo la presentazione del libro pop-up I Bruchessi e il loro magico mondo, guidata da Federica Mancini e avvenuta alla Biblioteca Casa del Parco, la direttrice artistica curerà la lettura di Migrando, il silent book di Mariana Chiesa Mateos sulle migrazioni raccontate senza parole, solo attraverso le immagini, per lasciare alla sensibilità di ciascuno l’epilogo della storia (29 novembre – Biblioteca Franco Basaglia, 30 novembre – Biblioteca Casa del Parco).
Prosegue poi Alla ricerca della storia perduta al Teatro la casetta, un laboratorio dedicato agli anziani volto al recupero della tradizione orale che prevede la realizzazione di una performance conclusiva con storie, aneddoti e antiche favole da raccontare ai bambini, a cura di Michela Cesaretti Salvi e Federica Mancini. Il 27 novembre andrà in scena Regalami una storia, la performance tratta dai racconti degli anziani del quartiere; in contemporanea, i ragazzi guidati da Stefano Salvi avranno il compito di tradurre in immagini la performance, fissando con i colori la memoria dell’evento attraverso le tecniche della street art. Per maggiori informazioni visitare il sito www.cantieridellospettacolo.it/, oppure scrivere a cantierispettacolo@libero.it o chiamare il numero 338 3707076.
La Signorina Giulia di Strindberg, regia di Leonardo Lidi sarà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 11 al 16 ottobre.
“Verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l’esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio” – August Strindberg, prefazione.
“Quando lo spazio è troppo piccolo fai l’amore con chi c’è, con l’ultimo uomo sulla terra, lo contendi con l’altra donna, cerchi di sedurlo sapendo già che tra pochi attimi lo odierai. Quando lo spazio è troppo piccolo se qualcuno sale sopra le nostre teste ci sembra che quello sia il Dio, un Conte gigantesco pronto a calpestare noi microbi con i suoi stivali fatti di fango, in un sadico tip-tap. Lo spazio pulito si sporca del nostro corpo. L’angolo di una stanza di una casa di una provincia, soffocante, un micro mondo dove nessuno sceglie niente e si entra nel corpo dell’altro per occupare meno spazio possibile”.
Continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione, dopo Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta, Fedra consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza.
La Signorina Giulia è considerato il capostipite del movimento europeo detto “naturalismo” e August Strindberg, spigoloso e violento, in Italia spesso subisce la semplificazione della verità. Se è vero che l’opera di Strindberg fa parte della nuova formula di Zola “rendere vero, rendere grande e rendere semplice” non bisogna scordare le grandi incoerenze, l’incapacità del normale, e la enorme statura teatrale dell’immorale drammaturgo svedese.
Tre orfani vivono uno spazio dove è impossibile non curvarsi al tempo, dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire. Nell’arco di una notte capiamo come gestire questa attesa, prima della fine, cercando di ballare, cantare e perdersi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio; se nella macabra attesa del Finale di Partita o nell’aspettare Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, in Strindberg sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro, il cannibalismo intellettuale. L’inganno. Il Teatro. Julie: Ottimo Jean! Dovresti fare l’attore.” Leonardo Lidi
Una moderna epicità, una riscoperta dei classici che rivelano una dirompente contemporaneità, che ci parlano di oggi e ci spiegano il presente, un coro di echi, voci e suoni dal passato per raccontare il presente lungo il percorso della celebre via Appia: questo è il senso della prima edizione di “Appia nel Mito”, rassegna che dal 18 giugno al 30 luglio abiterà e popolerà la Chiesa di S.Nicola a Roma e Villa Sciarra e Villa Torlonia a Frascati con 13 spettacoli, di cui 5 debutti assoluti, e circa 30 artisti, tra danza e teatro. Il progetto nato dall’idea di Alessandro Machìa e Fabrizio Federici della compagnia teatrale Zerkalo, con il contributo della Regione Lazio, si pone l’obiettivo di riconnettere teatro e pubblico, artisti e comunità, dopo questo periodo di isolamento. Un incontro che è un prendersi cura, delle persone e dei luoghi, che rimette al centro i luoghi simbolo della via Appia, li abita, li riattiva, li pensa ma come soggetti vivi, frammenti di una narrazione mitica che continua potente fino ai nostri giorni.
«Abbiamo voluto intitolare questa prima stagione “RICORDARE IL PRESENTE”- annota il direttore artistico Alessandro Machìa. “ Questo ossimoro che contiene apparentemente un’impossibilità, una contraddizione, ci è sembrato risolvesse in sé non soltanto quella propria del mito, della tragedia antica e della nostra realtà – come capisce Shakespeare quando fa dire alle streghe del Macbeth “Il bello è il brutto e il brutto è il bello”; ovvero l’ambiguità, la duplicità della verità che il mito racconta, che è e non è. “RICORDARE IL PRESENTE” significa anche far emergere quella linea invisibile che connette il mito al nostro presente: al di sotto dei nostri progetti di razionalità, delle “magnifiche sorti e progressive”, agisce ancora potente il mito. E ci parla. Ci parla oggi. E dunque ricordare il presente è ricordare il mito nel presente, interrogarlo come facevano Omero e Esiodo, che chiedevano la parola alle Muse per comprendere il proprio tempo e l’enigma che siamo. In questi nostri tempi bui, in cui il pensiero sembra aver ceduto il passo al tifo e alla falsa contrapposizione delle opinioni dove tutto si annulla, abbiamo bisogno di parole autentiche, di parole che vengono da lontano, dal Mito. E di ascoltarle insieme, come comunità. Queste parole le chiediamo agli artisti presenti in questa prima edizione: se l’uomo, come dice Heidegger, è il parlante e il mortale perché ha la facoltà del linguaggio e fa esperienza personale della morte, l’artista è doppiamente mortale e parlante perché può giocare la morte, nel teatro nella danza, reinventa la parola, ce la restituisce. E la parola dell’artista è sempre parola autentica.
Dedichiamo, inoltre, la prima edizione di APPIA NEL MITO alla memoria di un attore straordinario scomparso da poco, uno dei più grandi che abbiamo avuto e forse non sufficientemente omaggiato; col quale ho avuto l’onore di lavorare, di percorrere un piccolo tratto di strada al suo fianco: PAOLO GRAZIOSI. Paolo era un attore immenso, asciutto, modernissimo, generoso, che da attore straordinario conosceva bene quella ambiguità della parola che il mito ci porta ancora oggi. Vogliamo dunque dedicare questo festival a lui».
Seguendo il fil rouge “RICORDARE IL PRESENTE”, la rassegna si snoda in un percorso di spettacoli site-specific che hanno al centro il Mito: una via nel mito che dal passato giunge fino a noi, attraverso il nostro di rappresentarci nel tempo e nella storia. Una anàbasi, una risalita da due anni drammatici che parte dall’origine della nostra civiltà: il mito, la classicità, il tragico; per come ci parlano oggi, nella nostra società complessa, attraverso le riscritture e le diverse modalità di rielaborazione nel teatro e nella danza. APPIA NEL MITO è anche un ritorno all’origine della nostra civiltà con un nuovo modo di guardare all’antico e alla tragedia per come ci parlano oggi, attraverso le diverse modalità di rielaborazione del teatro e della danza.
Grandi artisti e giovani compagnie si alterneranno per un mese e mezzo di programmazione, dal 18 giugno al 30 luglio, in diverse location immerse nella Storia e nel verde, tra Roma ( Chiesa S. Nicola) e Frascati (Villa Torlonia), con spettacoli di teatro e danza, reading, laboratori gratuiti di teatro, danza e giocoleria. Tra gli artisti presenti: Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni, Daniele Salvo, Viola Graziosi, Andrea Tidona, Melania Giglio e Roberta Caronia.
Si inizia il 18 giugno alla Chiesa di San Nicola con CLITENNESTRA di Luciano Violante interpretata da Viola Graziosi, la quale intesse un viaggio dal mito alla contemporaneità sorretta da un fraseggio tragico che scolpisce le parole sulla declinazione di una storia di un esilio perpetuo post mortem, e con IFIGENIA IN CARDIFF (19 giugno) di Gary Owen con Roberta Caronia e la regia di Valter Malosti, un delirio monologante denso di lucidità che si rivela a poco a poco, ribaltando gli equilibri del senso comune e scardinando moralismi e perbenismi vari.
Si continua il 24 giugno con EDIPO… SEH! con Andrea Tidona e la regia di Carla Cassola, uno scherzo intelligente e raffinato per “raccontare” con leggerezza una delle più grandi tragedie della storia del teatro, e il 29 giugno con la danza di Aurelio Gatti, che traspone una sua versione del mito di DAPHNE.
Seguirà il 30 giugno CIRCE. Le origini con Alessandra Fallucchi e la regia di Manuela Favilla a delineare il ritratto di una figura ambivalente: crudele ma anche pietosa, ostile ma anche amica. Circe è Donna, Ninfa, Maga, Amante ma anche Moglie, racchiude le molte potenzialità del femminile, mentre il 1 luglio Melania Giglio e Daniele Salvo indagano la figura di Saffo, una delle poetesse più famose del mondo antico, con INNO AD AFRODITE- Serata per Saffo, in prima nazionale.
Grande attesa per Vinicio Marchioni e il suo IN VINO VERITAS, il 2 luglio a Villa Torlonia (Frascati), un meraviglioso itinerario nella letteratura, nella musica e nell’umanità che si è sviluppata intorno al culto del vino e a tutto quello che il vino rappresenta: incontro, amicizia, andare oltre i limiti del concesso, creazione, disperazione e gioia di vivere; da Dioniso a Charles Bukowski, passando da Hemingway all’opera lirica, da Omero ad Alda Merini; mentre Giuseppe Pestillo il 10 luglio darà corpo e voce a ONISIO FURIOSO, diretto da Luca Mazzone, il quale affronta il tema della modernità del mito e lo fa costruendo un personaggio che si muove a un ritmo sul crinale tra la poesia e l’epopea, tra la parola tragica e la quotidianità.
Venerdì 15 luglio (Frascati) sarà la volta della nuovissima produzione PASOLINI. UNA STORIA ROMANA di e con Massimo Popolizio che intreccia il racconto biografico di Pasolini, dal suo arrivo nella città eterna nei primi anni cinquanta fino alla sua tragica morte nel 1975, con i più celebri testi dell’autore, accompagnato dalle melodie eseguite dal vivo di Giovanna Famulari.
A seguire sabato 23 luglio appuntamento con LE DONNE DI SAMO di Menandro, rito teatrale in maschera che conserva tutto il suo fascino, diretto da Roberto Zorzut, e il 24 luglio con MOSTELLARIA, una delle commedie più divertenti e significative di Plauto, con la regia di Vincenzo Zingaro.
Il 26 luglio Ludovic Party tratteggia le coreografie di PROMETHEUS, uno spettacolo tra danza e video mapping. Il mito di Prometeo da sempre ha affascinato donne uomini, pensatori ed artisti di ogni secolo e di ogni disciplina, e questo probabilmente perché ha simboleggiato nel tempo la lotta delle forze amiche del progresso umano, e delle civiltà contro ogni forma di potere.
Chiude la rassegna il 30 luglio (Villa Torlonia), IFIGENIA IN AULIDE con Andrea Tidona tra i protagonisti e la regia di Alessandro Machìa, che offre una visione del tutto nuova dell’ultima tragedia di Euripide trasfigurandola in dramma borghese.
Parallelamente agli spettacoli prenderanno vita una serie di laboratori come quello di giocoleria a cura di Leonardo Angelini il 18 e 19 giugno, uno dei responsabili del settore circo e clowneria in Italia, che presenterà e racconterà la giocoleria come una tecnica a disposizione di tutti, per giocare e per migliorare il proprio benessere psicofisico, e quello su “La pedagogia dell’espressione per tutti” condotto da Gilberto Scaramuzzo il 29 e 30 giugno. Il lavoro prevede la presentazione teorica e la sperimentazione pratica degli elementi fondamentali della Pedagogia dell’Espressione e una applicazione di questi principi nell’ambito della relazione educativa, in qualunque contesto questa si trovi a essere sviluppata.
Una introduzione al Teatro della relazione e al Metodo Mimico di Orazio Costa Giovangigli, così come sono stati sviluppati dall’attività di ricerca del MimesisLab – il Laboratorio di Pedagogia dell’Espressione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università Roma Tre.Le attività della classe sono strutturate in maniera tale da poter essere fruite da ciascuno dei partecipanti in maniera organica al proprio livello di preparazione.
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