I linguaggi con cui la danza contemporanea suole “esprimersi” nell’ultimo decennio si diffondono a macchia d’olio in tutto il mondo, marcando fortemente il territorio occidentale europeo, come anche l’Estremo Oriente, come anche il Nord del continente americano. In particolar modo, per quanto concerne quest’ultima area geografica, la Nazione canadese ne è a dir poco emblematica, proponendo al proprio pubblico – ma soprattutto a quello internazionale – una vetrina di talenti coreografici e performativi, anelanti la scoperta di una dinamica e un’espressività sempre nuove, sempre più “cliniche”.
Una giovane (professionalmente parlando) rappresentante di tale categoria è Virginie Brunelle, classe 1982, approcciatasi al mondo della danza all’età di 20 anni. Un debutto leggermente tardivo, ma non per questo poco fecondo: solo sei anni più tardi, infatti, crea la sua prima full-lenght piece (opera di grande formato) denominata Les cuisses à l’écart du coeur, presentata sia in Canada sia in Italia. Nel medesimo anno fonda la sua compagnia omonima, con la quale porta in scena, nel corso del lustro successivo, capolavori del calibro di Foutrement (2010), Complexe des genres (2011) ePLOMB (2013).
La danza di Brunelle pone assai delicatamente una lente d’ingrandimento sulle emozioni dell’uomo, sulle cause e gli effetti che da esse scaturiscono e si riflettono nel vivere quotidiano, senza rappresentarle in scena in maniera astratta o generalizzante. Tutto ciò che raffigura palesemente la mondanità attrae, anzi, in maniera calamitante l’interesse dell’artista canadese, la quale lo riflette coreuticamente nelle dinamiche energiche dei passi a due, o nell’intensità interpretativa vibrante degli assoli.
Le performance, quindi, demarcano un segno indelebile nell’animo dello spettatore, sedotto dalla pregnante fisicità dei passaggi coreografici e ipnotizzato dalla miriade di dettagli tecnici che compongono l’intero “quadro” delle opere di Brunelle. Ma è anche nostalgico, rivedendo nelle pose dei danzatori immagini di vetuste pellicole cinematografiche, poi decostruite da un turbine di ritmi e gestualità quasi selvagge.
Insomma, ad affascinare e stimolare il genio creativo dell’artista di Mont-Saint-Hilaire è l’Umanità a tutto tondo, imbevuta delle proprie vivide emozioni – categoricamente inoccultabili – e perciò fortemente degna di essere protagonista della scena, senza filtri né iperboli, senza maschere né eccezioni.
Foto
Virginie Brunelle / Foutrement © Tobie Marier Robitaille