#THEATRONCONSIGLIA: Cantiere Teatrale di Roma, al via le audizioni per il corso professionale

Giu 14, 2017

Si terranno a Settembre le audizioni per l’ammissione al corso professionale per attori del centro “Il Cantiere Teatrale” (Roma). La quarta ed ultima sessione di provini sarà il 25 Settembre 2017 > Link evento facebook 

La redazione di Theatron 2.0 ha intervistato Ciro Scalera ed Elisabetta De Vito,  dirigenti didattici del Corso:

  • Ciao Ciro ed Elisabetta, parlateci in breve della vostra formazione.

Ciro: Io mi sono formato sul campo a partire dal ‘76 con Eduardo De Filippo, Roberto De Simone e poi ho continuato. Non ho fatto una scuola ufficiale: avevo una mia compagnia pseudo-amatoriale prima, poi semi-professionale e poi sono passato al professionismo collaborando con De Simone. Al cinema ho debuttato invece con il film “In viaggio con papà” con Alberto Sordi e Carlo Verdone.

Elisabetta: La mia formazione nasce con gli ultimi anni del teatro sperimentale dal ’79 all’83 poi sono entrata al Laboratorio di esercitazioni di Proietti, tra cui i vari insegnanti c’erano, oltre Gigi Proietti, Annabella Cerliani, Rossella Falk, Leda Lojodice, Ingrid Thulin (che mi ha fatto vincere un premio con Signorina Julie di Strindberg) e Mario Scaletta.

  • “Il Cantiere Teatrale”, quando nasce e quale la mission di questa realtà?

C: Il Cantiere Teatrale nasce del 2005 e dopo due direttori artistici e didattici è arrivato a noi. La nostra missione innanzitutto è di formare delle persone consapevoli, degli individui che abbiano una coscienza propria, una coscienza civile che più importante del creare dei semplici attori. Anche perché pensiamo che il portato di un individuo sia una cosa determinante per quello che poi riuscirà a trasmettere dal palcoscenico, più è ricco il portato dell’individuo più roba scende dal palcoscenico o davanti una macchina da presa.

E: Poi il sogno, e spero che non rimanga un sogno, è rendere questo luogo, un luogo di produzione, soprattutto per i giovani. Quindi, ricreare il fermento artistico in generale. Per persone di tutte le età, ma con un buon e prima di tutto occhio sui giovani che stanno vivendo un momento di m****. 

C: I giovani sono il domani, sono il futuro. Vogliamo passare il testimone.

E: Anche perché è l’unica cosa che dà un senso reale al mio mestiere, per esempio: passare quello che ho imparato, che ho vissuto in questi anni a voi ragazzi.

  • A breve si terranno le audizioni per l’ammissione al Corso Professionale 2017/18 con durata biennale. Come si articolano i corsi, la metodologia e quali sono le novità che il prossimo anno accademico riserva ai possibili interessati?

C: Aldilà del fatto che io negli anni mi sono creato, chiaramente spizzicando da vari metodi, un po’ il mio personale metodo. Però passiamo sempre dal via precedente, ossia noi siamo convinti che per creare dei buoni artisti, bisogna creare delle buone persone. Persone consapevoli, in grado di stratificarsi ed essere coscienti dei propri sentimenti, di riconoscerli e accettarli come si fa con le persone. Passiamo per la formazione della consapevolezza, oltre a tutte le materie inerenti, necessarie e indispensabili per le arti sceniche, ma senza dubbio partiamo da quello. La metodologia è quella di inquadrare le persone e cercare di aiutarle a viaggiare verso l’equilibrio, il più possibile.

E: Io fondamentalmente credo che una scuola di teatro e di cinema è una scuola di vita ed evolutiva. Se non riusciamo ad avere questo, probabilmente non abbiamo centrato l’obiettivo. Perché ci sono delle regole che valgono anche nella vita. Sul palcoscenico devi farti sentire, devi ascoltare l’altro, devi farti vedere ma senza coprire l’altro. Mettere queste 4 regole nella vita, sarebbe già un passo in più.

C: La novità le troviamo sicuramente nella nostra saletta di doppiaggio appena inaugurata in cui abbiamo attivato e continueremo ad attivare durante l’anno dei corsi di doppiaggio con degli ottimi insegnanti e doppiatori, tra cui Paila Pavese (ma di questo parleremo dopo). Ci sarà l’introduzione del Metodo Feldenkrais che è un metodo che aiuta a dare una maggiore consapevolezza del proprio corpo, la coscienza di come si è e la conoscenza di nuove opportunità di movimento, che si sposa perfettamente con il nostro pensiero sulla recitazione: consapevolezza di se stessi. Senza di quella, poco si fa.

E: Porteremo i nostri ragazzi sulla scena ogni qual volta sia possibile, con esibizioni, messe in scena, letture pubbliche. Un minimo di tre esibizioni all’anno. Una che mi viene in mente è l’esibizione finale dello stage di Commedia dell’Arte che faranno i ragazzi del prossimo anno. Lo faremo concludere esattamente il 25 febbraio 2018, Giornata internazionale della Commedia dell’Arte; stiamo già prendendo contatti per portarli in qualche luogo dove esibirsi e mettersi a confronto con altre realtà.

  • Quali sono le date da voi individuate per l’audizione e come si articolerà la prova d’ammissione?

E: Avremo tre sessioni di provini:

Giugno: 19&20 giugno

Luglio: 17&18 luglio

Settembre: 7&8 settembre; 25&26 settembre.

Abbiamo messo più sessioni per poter dare una maggiore opportunità di scelta e di preparazione per tutti.
Dato che saranno aperti i provini sia per il PRIMO che per il SECONDO anno del Cantiere Teatrale, abbiamo distinto i due provini.
Per il PRIMO ANNO:

    • Curriculum vitae; foto in primo piano;
    • Pezzo a scelta del candidato da proporre sul palcoscenico, monologo o dialogo con spalla a memoria;
    • Brano musicale a scelta con base musicale o spartito;
    • Esecuzione di alcuni semplici esercizi di improvvisazione di movimento su richiesta della commissione;

Per il SECONDO ANNO:

    • Curriculum vitae; foto in primo piano;
    • Monologo e dialogo di un autore classico o contemporaneo (dal 1950 in poi). È possibile portare “monologo classico&dialogo contemporaneo” o viceversa;
    • Brano musicale a scelta con base musicale o spartito;
    • Breve monologo/poesia in lingua inglese (max. 3 min);
    • Breve monologo per la telecamera (max. 3 min);
    • Lettura all’impronta;
    • Esecuzione di esercizi di improvvisazione di movimento su richiesta della commissione;
  • Quali altri docenti vi accompagneranno in questo percorso e quali le loro materie d’insegnamento?

E: Gli altri docenti che abbiamo sono: Bianca Ara, per l’Acting in English, che è una mia amica e compagna di formazione di Proietti. Sono stata felice di poterla avere con i nostri ragazzi, perché credo in quello che fa, ha una bellissima energia, ha aiutato a creare la coesione del gruppo e gli ha insegnato le basi della recitazione in inglese. Cinque mesi fa c’era chi non spiccicava parola di inglese e ora riesce a fare un dialogo di Tennessee Williams.

C: Poi abbiamo Enzo Aronica, Recitazione per lo schermo, presidente e direttore di così tante cose che neanche me le ricordo più. Posso dirvi: ideatore e direttore artistico degli incontri internazionali di NEVERLAND, direttore del dipartimento di Arti Sceniche, Cinema e Nuovi Media presso il DAF – Dance Art Faculty e uno dei fondatori dell’associazione storica “Teatro Studio” insieme e Riccardo Bàrbera, insegnante di Lettura Drammatica, che è stato uno degli ultimi allievi di Orazio Costa che quest’anno ha portato i ragazzi a concludere il suo corso con una lettura pubblica alla Biblioteca Marconi.

E: Per il Doppiaggio abbiamo Paila Pavese, doppiatrice di Anjelica Huston, Nathalie Baye e di Jessica Rabbit, tanto per dirne qualcuno. Massimiliano Cutrera, per la Biomeccanica, i ragazzi non si scorderanno di certo il lavoro che hanno fatto con Max, perché gli ha ricordato quanto il fisico e la coordinazione siano importanti in scena… giusto per dirne due, ecco.

Abbiamo anche una colonna del teatro italiano che è Annabella Cerliani, per Storia dello spettacolo e Dizione poetica, se mi mettessi a elencare tutto ciò che ha fatto, finirei domani, forse. Per amore di ricordo, dirò che è stata la co-fondatrice del Laboratorio di Gigi Proietti. Fa così strano essere sua collega ora…
C: Abbiamo poi Sandro Fogli, per Storia e critica del cinema, meraviglioso acquisto, una positività e un’energia straripante, grandissima cultura cinematografica, meravigliosa, accurata e piena di amore. Siamo fieri e felici di averlo.

E: Poi c’è una cosa che io amo moltissimo e voglio aggiungere: essendo questo un paese per vecchi, io credo che anche i giovani abbiano qualcosa da dire.

C: E noi abbiamo degli ottimi giovani che si sono e si stanno inserendo nel corpo insegnanti, tra questi abbiamo Francesco de Francesco, che lavora sul Training emotivo, che ha studiato con Beatrice Bracco stessa quando era in vita; un ragazzo con un’energia e una passione a cui i ragazzi si sono subito affezionati. Poi c’è Ottavia Bianchi, per il canto, insieme a suo marito Giorgio Latini, per la dizione. Una coppia che insieme hanno dato molto ai ragazzi quest’anno e che li hanno seguiti con attenzione e con cura, spendendo ogni singolo minuto possibile a disposizione per loro. E poi dal prossimo anno, si inserirà anche Ivano Conte, per il Metodo Feldenkrais già accennato prima, che ha studiato e continua a studiare con costanza e passione.

E: Ognuno di questi giovani porta un’esperienza che noi più grandi non abbiamo, perché abbiamo intrapreso altre strade, in altro modo, e riescono a connettersi di più con i nostri ragazzi che sentono, oltre la presenza di persone con anni di esperienza, anche la presenza, l’energia e la positività di giovani che mostrano come in realtà niente è perduto! È un grande valore aggiunto.

  • Quali riscontri, al termine del biennio, vi siete prefissati di raggiungere?

C: L’obiettivo si sposa con la suddetta intenzione di diventare un piccolo polo artistico e centro di produzione. Ci piacerebbe che i ragazzi che si sono diplomati qui riuscissero a trovare, anche qui stesso, un trampolino di lancio, delle occasioni per lavorare e divulgare quello che hanno fatto qui.

E: E cercare di non farli circolare gratuitamente, soprattutto. Chiaramente con dei riconoscimenti. E anche fargli capire che cos’è il lavoro del professionista. Quest’anno, infatti, i ragazzi del primo anno del Cantiere, chiuderanno il loro percorso con un testo che non sarà un semplice saggio, ma un lavoro professionale che verrà portato in scena al Teatro Marconi per una rassegna teatrale estiva.

C: I nostri ragazzi devono capire cos’è il mondo che li aspetta fuori, quali sono i ruoli, quali limiti si possono superare e quali non, soprattutto nel rispetto di questi ruoli. Come funziona il lavoro sul testo in prova, quali sono i tempi di lavoro a teatro e su un set. Tutto ciò che noi professionisti abbiamo imparato sulla nostra pelle con l’esperienza… noi vogliamo che gli arrivi nel corso dell’apprendimento, perché una volta usciti da qui, nessuno ti guarda in faccia.

  • Perché consigliereste questo corso professionale ai nostri lettori, nonché possibili fruitori?

C: Noi ci basiamo su tutto quello che ci piace e che ci è mancato, quindi l’empatia con l’allievo che viene considerato una persona. Ogni allievo ha un nome e una personalità che a noi entra subito nel cuore perché sono figli. Perché abbiamo la responsabilità della loro crescita, delle loro scelte… noi ci mettiamo fondamentalmente a disposizione dell’individuo.

E: Sì, voglio dire… L’Italia… Roma… è piena di scuole di recitazione e cerchiamo di distinguerci nell’amore e nell’attenzione che mettiamo nell’insegnamento e anche dal fatto che tutti i docenti continuano a lavorare nel mondo del professionismo. Quindi riportano all’interno della scuola la realtà e l’aggiornamento continuo.

C: Mi piacerebbe aggiungere anche che per questo amore che ci piace dare, qui dentro l’ambiente che si crea è quello di una famiglia, di una casa. Ed è bello poter dire che non è una cosa detta da noi insegnanti, ma è una cosa detta da chi è passato qui e chi ci viene ancora tutti i giorni. Noi pensiamo che una persona che si sente a suo agio e si sente accolta renda al meglio qualsiasi cosa faccia e quindi questa dimensione di casa che creiamo con tanto amore è fatta a posta per far sì che gli studenti si sentano, come meravigliosamente succede, a casa e liberi di essere come sono e di poter sbagliare, crescere e diventare delle grandi persone. Perché, come dico sempre ai nostri ragazzi: se si è delle grandi persone, equilibrate e consapevoli nella vita reale, sul palco non si potrà essere altrimenti, perché noi rappresentiamo la vita; noi proiettiamo quello che accade nella vita reale, e tra quel palco e questa platea non c’è assolutamente differenza. Grandi persone significa anche grandi attori.

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